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4. LE CINQUE LEGGI DELLA BIBLIOTECONOMIA VERUS LA

4.1 Library is for use

Ma quanto ancora le cinque leggi delle biblioteconomia si possono ritenere valide alla luce delle "novità" proposte dal modello library 2.0? L'analisi effettuata in questo lavoro cerca di dare una risposta a questo quesito. Prima di arrivare a rispondere in modo completo a questa domanda, è già possibile confermare almeno la validità della prima e della quinta legge della biblioteconomia, entrambe connaturate all'esistenza stessa della biblioteca. La prima legge, "i libri sono fatti per essere usati", ricorda non solo la funzione stessa dei documenti ma anche il dovere primario del servizio, infatti nulla avrebbe senso in biblioteca se non fosse orientato al servizio e quindi alla produzione di servizi personalizzati per l'utenza149 e proprio in quest'ottica SOLIMINE [2010] dice che "library is for use", l'intera biblioteca è votata all'uso,

ovvero al servizio. La quinta legge, "la biblioteca è un organismo che cresce", incarna l'idea di una biblioteca vitale che sa adattarsi al contesto in cui vive e che ancora oggi è, esiste, perché nonostante i cambiamenti, nel corso del suo processo evolutivo, ha mantenuto intatto quello che RANGANATHAN [2010b, p. 308] chiama principio vitale dell'esistenza, secondo cui la

biblioteca "è un mezzo al servizio dell'educazione universale, (che) riunisce insieme e distribuisce liberamente tutti gli strumenti dell'educazione e dissemina la conoscenza grazie ad essi", ovvero ha mantenuto saldi i suoi valori e le sue finalità tradizionali. In effetti, se anche oggi una biblioteca fosse solo di conservazione potrebbe "crescere" attraverso il servizio di digitalizzazione dei documenti e non sarebbe più una "biblioteca incatenata", secondo il principio: "i libri sono fatti per essere conservati" RANGANATHAN [2010b, p. 19-

20], ma risponderebbe senz'altro alle altre quattro leggi ed in particolare alla prima, perché la digitalizzazione favorirebbe l'uso dei documenti.150 Questo anche per dire che la conservazione non è disgiunta dall'uso e che la perdita dei documenti del passato sarebbe a

148 Titolo del saggio introduttivo di SOLIMINE [2010] all'edizione italiana RANGANATHAN [2010b].

149"La conseguenza logica del concetto I LIBRI SONO FATTI PER ESSERE USATI è un servizio

personalizzato di livello elevatissimo offerto senza remore." RANGANATHAN [2010b, p. 65].

150 Si segnala un recente esempio di conservazione digitale della Biblioteca nazionale irachena, mirato a salvare i

documenti dalla distruzione: <http://parer.ibc.regione.emilia-romagna.it/notizie/conservazione-digitale- biblioteca-baghdad>.

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tutti gli effetti una forma di censura, come sostiene GORMAN [1995, p. 785], motivo per cui

sempre secondo Gorman:

"il nostro ruolo come conservatori e trasmettitori di conoscenza è il solo valore, tra gli otto di cui ho discusso,151 che sia unicamente nostro [...] La gestione della conoscenza umana è un compito che non possiamo dividere con altri. I dati scritti, visivi e orali sono stati trasmessi fin dall'alba della storia, in tutte le epoche, da tutti i continenti, nazioni e comunità, e in tutti i formati, dai manoscritti medievali ai libri, ai film, fino alle risorse elettroniche. Il compito di tutelare e trasmettere questi materiali è nostro dovere e ovviamente dipende dalla cooperazione di sforzi locali, regionali, nazionali e internazionali. [...] E' grazie a questo ciclo senza fine di acquisizione, creazione, registrazione, conservazione e trasmissione che la società migliora e la civiltà avanza. Niente di ciò sarebbe possibile senza il lavoro che facciamo e sarebbe inutile se non fosse poi possibile decodificare questi veicoli di conoscenza." GORMAN [2002, p. 190-191].

Veniamo adesso alla seconda e alla terza legge, per verificare se alcuni degli strumenti della L2 possano aver garantito la loro validità o meno, o se non siano stati in grado di potenziare i servizi all'utenza. La seconda e la terza legge, "ad ogni lettore il suo libro" e "ad ogni libro il suo lettore", nel loro essere complementari mettono sostanzialmente in evidenza gli aspetti centrali della professione del bibliotecario e del ruolo stesso della biblioteca, spiegano difatti in cosa consista il servizio bibliotecario, ovvero: nel lavoro di mediazione fra documenti e utenti, stabilendo fra loro una comunicazione biunivoca (cfr. SOLIMINE [2011, p.

34]), attivando servizi coerenti con i propri fini istituzionali e che soddisfino i bisogni informativi, si badi bene informativi e non altri, dell'utenza. Per questi motivi SOLIMINE

[2011, p. 35] suggerisce di sintetizzare le due leggi nell'unica: "every reader his/her library". Quanto detto rivela come già in Ranganathan i servizi siano pensati per soddisfare al meglio la domanda informativa degli utenti, pertanto diremmo user-oriented, facendo in modo che sia la biblioteca con i suoi servizi ad andare incontro all'utenza e offrendo loro un servizio personalizzato, costruito sulle loro esigenze. Il servizio personalizzato per eccellenza è il servizio di reference ovvero un servizio personalizzato reso al pubblico, attraverso il quale il bibliotecario aiuta l'utente a raggiungere i documenti di suo interesse, e che è l'antenato di quel principio "2.0" della massima personalizzazione dei servizi all'utenza. Questo servizio è la massima realizzazione delle funzione di mediazione esercitata dalla biblioteca, mediazione che si esplica anche attraverso l'assistenza e l'educazione alla ricerca e nella selezione delle fonti informative che soddisfino un interesse particolare, e che guida qualsiasi attività di biblioteca, pertanto il reference è considerato l'essenza stessa del servizio (SOLIMINE [2011,

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p. 35]) e il paradigma della biblioteca (GUERRINI [2010]). Ma se il servizio di reference è

considerato il servizio totut court della biblioteca, allora possiamo chiederci se e come gli strumenti della L2 siano in grado di realizzarlo. I due strumenti della L2 che confermano più di altri la validità di queste due leggi e della quarta in particolare, sono gli OPAC 2.0 e il servizio di reference online e di alfabetizzazione informativa attraverso piattaforme social. Per quanto riguarda i primi abbiamo già visto alcune delle loro nuove caratteristiche che oltre a facilitarne l'uso, e quindi a far risparmiare tempo all'utente, riescono a "dare voce" ai documenti - che come ricorda RANGANATHAN [2010a, p.48] sono per loro natura muti e inerti

e quindi incapaci di raggiungere da sé il lettore - e questo è il caso del sistema del filtraggio collaborativo che suggerisce all'utente dei documenti in base ai suoi interessi; poi ancora l'interfaccia google-like che propone di interrogare il catalogo attraverso un unico campo di ricerca (rendendo così la ricerca simile a quella effettuata attraverso un motore di ricerca), la possibilità di salvare le proprie ricerche bibliografiche, di prenotare un documento per il prestito, di accedere ad altre banche dati e relativi documenti grazie agli abbonamenti sottoscritti dalla biblioteca di riferimento, di prendere visione di indici e abstract dei documenti. Per quanto riguarda il servizio di reference online e di alfabetizzazione informativa, questi vengono offerti anche attraverso le pagine o i profili istituzionali delle biblioteche sui social network152, e sono pensati sia per offrire un servizio comodo e veloce agli utenti (così come vengono in effetti percepiti dall'utenza, cfr. p. 35 del presente lavoro), che per andarsi a collocare e incontrare l'utenza lì dove questa passa più tempo, ovvero online, aumentando le probabilità che per soddisfare i propri bisogni informativi questa si rivolga alla biblioteca e non al motore di ricerca, e che sappia come cercare, selezionare e valutare le fonti informative. Tutto questo senza dubbio garantisce una piena realizzazione della seconda, della terza e della quarta legge e rende più efficace il servizio all'utenza, ma a mio avviso va letto come una normale evoluzione tecnologica, scevra dall'enfasi tipica del 2.0, come le tante che le biblioteche hanno vissuto nei secoli, recepita dalle biblioteche e il cui utilizzo è finalizzato all'erogazione di un servizio migliore, sempre in una prospettiva che pone al centro l'utente e volta a soddisfare la sua domanda informativa. Le folksonomie invece sono uno di quegli strumenti della L2 che non possiamo a pieno titolo ascrivere fra quelli che soddisfano le cinque leggi e la loro realizzazione perché, come già visto, se da un lato potrebbero collegare l'utente alle risorse e viceversa, anche in modo accidentale

152 Qui un esempio di servizio di reference online: <http://info.askalibrarian.org/social-sites/> fornito dall Florida

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(serendipità), e risparmiare per certi versi il tempo del lettore, dall'altro tutto questo potrebbe essere ostacolato a causa della loro stessa natura, ovvero per la loro scarsa qualità, ambiguità di significato, ridondanze ed espressioni generiche (cfr. par. 3.3 del presente lavoro). Va anche sottolineato il fatto che più che gli strumenti in sé, quello che più ci interessa è capire se l'uso che ne viene fatto possa o meno essere utile alla realizzazione delle cinque leggi, per questo nel prossimo paragrafo cerchiamo di capire se alcuni usi di strumenti quali blog o social network, come quello di comunicazione fra biblioteca ed utenti, ha realmente una ricaduta sull'erogazione del servizio (realizzando le cinque leggi), o se questo utilizzo non è indispensabile.