• Non ci sono risultati.

La ricerca presenta alcuni limiti metodologici, per altro tipici di questa area di indagine (Aalten, 2003; Watson, 2004; van Alphen, 2012). Lo studio, come più volte sottolineato ha un carattere esplorativo anche considerata la bassa numerosità numerica dei gruppi oggetto di indagine. D'altronde è nota la difficoltà di reperimento di individui anziani in grado di autosomministrarsi prove self report o da sottoporre a indagini di tipo longitudinale per le ovvie condizioni di vita che li caratterizzano. Particolarmente complesso è il reperimento del campione geriatrico-psichiatrico istituzionalizzato nonché l’appaiamento con altri gruppi comparabili. Il gruppo psichiatrico risulta infatti eterogeneo e dunque non distribuito in modo normale, a meno che non vengano esclusi casi limiti (per età) che però renderebbero meno rappresentativo il campionamento (Aalten, 2003). È infatti condivisa la più precoce istituzionalizzazione dell’individuo psichiatrico, aspetto che

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andrebbe maggiormente indagato rispetto al tema degli effetti sulla qualità dell’invecchiamento. Certamente nel proseguo di questa e di altri possibili ricerche sarà necessario ampliare il gruppo dei partecipanti con attenzione alla sua rappresentatività rispetto alla popolazione generale e anche alla distribuzione a livello geografico. Questo consentirebbe la costruzione di un campione con distribuzione normale su cui applicare indagini parametriche, più robuste dal punto di vista dei risultati.

Un altro limite particolare è lo squilibrio numerico tra individui di sesso maschile e femminile, che può incidere sul tipo di risultati ottenuti, ma che rappresenta un dato oggettivo relativo alle differenti attese di vita tra maschi e femmine e che si presenta in ricerche simili (Aalten, 2003). Un altro limite è costituito dalla difficoltà a controllare variabili intervenienti come la terapia farmacologica (tipo di farmaco, effetti collaterali o sulle prestazioni del soggetto, tempi e modalità di assunzione, etc.) o la durata del periodo di istituzionalizzazione. Infine questo tipo di ricerca, che non può basarsi sulla attribuzione a random degli individui ai diversi gruppi data la natura del problema studiato, non può limitarsi ad analisi di tipo quantitativo, ma richiede un approccio anche qualitativo, o una integrazione di questi due approcci. In questa sede si è solo impostato uno studio il più possibile integrato di diverse competenze in diverse condizioni di invecchiamento, cercando di evidenziare l’associazione, in alcuni casi la corrispondenza o non corrispondenza in altri, tra la conservazione o meno di tali competenze. Certamente sarebbe opportuno evidenziare dei predittori se non dei veri e propri nessi di causa-effetto tra le variabili considerate. Questa è la sfida per ricerche future.

3.7 CONCLUSIONI

Alla luce di quanto emerso dalla rassegna della letteratura e dai risultati della ricerca, risulta ancora molto complesso definire il legame tra evoluzione della personalità sana/patologica in terza età, andamento cognitivo, affettivo-relazionale, comportamentale. Quello che sembra emergere è la necessità di ripensare la teoria di una “evoluzione tipica della personalità in terza età” (Laicardi, Pezzuti, 2000; De Vanna, 2012), considerando un processo multi-determinato e condizionato dalla salute fisica, dalla resilienza personale, dai tratti, dalle condizioni ambientali e relazionali che caratterizzano la vita dell’individuo. Nei gruppi di studio di questa ricerca la malattia

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psichiatrica early onset, ovvero la personalità patologica espressa nel corso di vita, si dimostra essere un fattore negativo rispetto all’evoluzione dell’individuo nella fase dell’invecchiamento, che incide in senso peggiorativo sulla qualità di vita e sullo stile di invecchiamento stesso. È necessario ripensare pertanto alla classificazione dei disturbi geriatrici considerando, oltre alle sindromi organiche e neurodegenerative, anche una apposita classificazione nosografica che includa i disturbi psichiatrici e di personalità per la terza età, valutando la complessa eziopatogenesi e fenomenologia clinica (van Alphen, et al., 2006; PDM-2, in press). Le ricerche sostengono l’esigenza di uno studio della sintomatologia psichiatrica nell’intero arco di vita (DSM-5, 2014; PDM-2, in press), dando nuova luce ai quadri sindromici che si mantengono per l’intera vita, mutano, evolvono o addirittura si slatentizzano in fasi specifiche come la terza età o durante processi complessi quale, ad esempio, è l’invecchiamento.

Alla luce di ciò ci si auspica che la psicogeriatria presti maggiore attenzione allo studio della personalità sana e patologica nella terza età. Questo potrebbe portare a un maggiore confronto tra specialisti dei diversi ambiti di ricerca, nello specifico favorendo il dialogo tra psichiatria e geriatria, ampliando le conoscenze della disciplina che si definisce “psichiatria-geriatrica”. Ciò potrebbe portare a nuovi sviluppi nel contesto sia della prevenzione che del trattamento precoce di sindromi psichiatriche nell’ anziano, oltre che produrre importanti ricadute applicative sulla formazione del personale. Ci si potrebbe maggiormente interrogare, ad esempio, su che tipo di istituzione sia più idonea ad ospitare l’anziano psichiatrico, se questi possa essere semplicemente inserito nelle residenze per anziani o necessiti di strutture che coniughino psichiatria e geriatria, attualmente non previste dalla legislazione regionale (vedi delibera Regione Marche 1331/2014). Dall’esperienza sul campo, durante questo dottorato, mi sembra infatti che sia proprio l’anziano psichiatrico, inserito nelle residenze per geriatrici, a sollevare più problemi nella gestione, relazionali, comportamentali. Le strutture, nelle persone dei coordinatori, infermieri, operatori e animatori, si trovano prive di una formazione specifica per la gestione di questo tipo di anziano, sollevando così domande e malesseri irrisolti.

Come riflessione conclusiva di questo lavoro di ricerca ritengo urgente non solo dal punto di vista teorico e terapeutico, ma anche dal punto di vista etico, affrontare con sistematicità la tematica della specificità dell’invecchiamento e della sua gestione in rapporto a patologie psichiatriche early

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PARTE II