• Non ci sono risultati.

GOALS E LE CONCLUSIONI DELL’INCONTRO

2.2 I LIMITI DELLO SVILUPPO

Come già affermato, l’industrializzazione e il modello di sviluppo basato esclusivamente sulla crescita economica, hanno comportato numerosi problemi di cui tutti siamo testimoni, soprattutto per l’ambiente naturale. Sin dagli anni ’70 del Novecento hanno iniziato a diffondersi numerosi e importanti studi critici che hanno evidenziato gli aspetti negativi di uno sviluppo di questo tipo, contribuendo a determinare nuovi approcci.

In tal senso, occorre ricordare il lavoro del MIT (Massachusetts Institute of Technology), con sede a Cambridge, nel Massachusetts. Nel 1972 un gruppo di ricercatori di questa università ha effettuato un’analisi sullo stadio di sviluppo del pianeta, raccogliendone i dati in un famoso rapporto che può essere considerato il capostipite di una visione problematica dello sviluppo economico su scala mondiale.

La critica allo sviluppo che il MIT porta avanti in questo testo, dal titolo

89

per la crescita economica, rappresentati dalla necessità di rispettare le leggi naturali di conservazione dell’ambiente e di ricostituzione delle sue risorse.

Il rapporto è stato commissionato al MIT dal Club di Roma, associazione non governativa, no-profit, fondata nel 1968 da Aurelio Peccei, importante manager italiano della prima metà del Novecento, molto interessato ai problemi ambientali: Peccei fu artefice di un importante incontro a Roma, al quale furono invitate personalità di tutto il mondo e durante il quale si discusse a proposito delle conseguenze della crescita economica illimitata sull’ambiente e sull’uomo. In seguito a questa riunione venne fondata l’associazione, a cui hanno aderito nel tempo illustri scienziati, economisti e uomini d’affari, con l’intento di analizzare le problematiche e le relazioni tra economia, società e ambiente. Il rapporto, diffuso in Italia proprio dal Club di Roma con il titolo Rapporto sui limiti dello sviluppo, è conosciuto anche come Rapporto Meadows, dal nome di quella che fu la sua principale autrice, Donella Meadows, importante scienziato e collaboratrice dell’università americana, che per questa indagine si è avvalsa dell’aiuto di altri due colleghi, Dennis Meadows e Jorgen

90

Randers. Nel rapporto, grazie a modelli di calcolo computerizzati18, vennero fatte alcune previsioni sulle possibili conseguenze negative di una crescita economica illimitata su un pianeta con risorse finite: si è mirato ad evidenziare, cioè, tutto quello che potrebbe verificarsi nel caso in cui la popolazione continuasse a crescere senza controllo e se non si ponessero dei limiti allo sfruttamento delle risorse naturali. Anche se le previsioni si riferivano al XXI secolo, la crisi petrolifera del 1973 ha contribuito ad avvalorare le tesi diffuse dal rapporto e a far crescere l’interesse dell’opinione pubblica verso la questione. Il superamento della crisi, però, ha determinato un maggiore ottimismo al riguardo, diffondendo l’idea che le previsioni del MIT non si sarebbero avverate, con una conseguente e diffusa disattenzione al problema: infatti, la cultura economica internazionale non ha preso sul serio la previsione secondo cui, a partire dall’anno 2000, le risorse naturali sarebbero state sempre meno reperibili, e ha proseguito il suo progresso sulla stessa linea, nella convinzione che la tecnologia avrebbe potuto risolvere il problema della scarsità delle risorse. In realtà, i dati raccolti negli anni successivi dimostrano come il destino

18 È stato utilizzato il World3, modello di simulazione al computer di interazioni tra popolazione, crescita industriale,

produzione alimentare e limiti degli ecosistemi del pianeta; è stato creato da Donella Meadows, Dennis Meadows e Jorgen Randers, che lo hanno utilizzato per raccogliere i dati dei loro studi.

91

dell’umanità sia quello di trovarsi ben presto a vivere le conseguenze del superamento dei limiti fisici del pianeta.

Nonostante le critiche suscitate da chi voleva “chiudere gli occhi” davanti ai problemi del pianeta, The Limits to Growth è stato ed è ancora oggi un best seller, il maggior successo nella storia dell’editoria ecologista e ambientalista.

L’importanza rivestita dal volume ha reso necessarie delle revisioni. Un primo aggiornamento del rapporto, dal titolo Beyond the Limits (Oltre i limiti), è stato operato dal MIT nel 1992: in esso gli scienziati (gli stessi che hanno redatto il primo rapporto), hanno aggiornano le analisi effettuate nel primo testo, riconfermando le teorie esposte 20 anni prima ed evidenziando, come afferma lo stesso titolo, che è stata superata la “capacità di carico” del pianeta e che è necessario adoperarsi evitare il peggio.

Un secondo aggiornamento, pubblicato dalla Chelsea Green Publishing Company, risale invece al 2004 ed è intitolato Limits to Growth: The 30-

Year Update; aggiornando e integrando la versione originale, i tre

scienziati spostano l’attenzione dal problema dell’esaurimento delle risorse a quella del degrado ambientale. In questo rapporto si sostiene la

92

necessità di un tipo di sviluppo sostenibile, concetto che ai tempi della sua prima edizione non esisteva ancora. Inoltre si stabilisce che esso deve fondarsi sulla valutazione dell’impatto delle attività umane sull’ambiente, misurato mediante l’impronta ecologica, termine con cui si indica il l'impatto dell'uomo sulla Terra. È un metodo di misurazione elaborato negli anni ’90 da William Rees della British Columbia University, ma poi diffuso, a partire dal 1996, da Mathis Wackernagel, suo allievo e oggi direttore dell'Ecological Footprint Network, centro autorevole e di importanza a livello internazionale. L’impronta ecologica “indica quanto territorio biologicamente produttivo viene utilizzato da un individuo, una famiglia, una città, una regione, un paese o dall'intera umanità per produrre le risorse che consuma e per assorbire i rifiuti che genera” (WWF, sito web).

Le analisi evidenziate dal rapporto diffondono dunque un messaggio allarmante per l’umanità e la sua sopravvivenza ma, in un’ottica più ottimista, si ribadisce anche che la crisi non è irreversibile e che una soluzione è possibile solo se si intraprende la strada dello sviluppo sostenibile.

93

2.3 SVILUPPO SOSTENIBILE: PRIMA DEFINIZIONE ED