circa (6 livellari su 28) possiede almeno una qualche competenza grafica di base
tale da consentire l’apposizione di una sottoscrizione autografa
437. Il restante 78,5%
• 12 casi di concessioni ex novo, in cui vengono nominati precedenti amministratori (in 4 casi definiti massari) dei beni oggetto del contratto di livello: ChLA, LXXXIV, n. 37 (beni già posseduti da Gumprando); ChLA, LXXXIV, n. 42 (beni già tenuti da Vualpo e Pietro suo fratello); ChLA, LXXXV, n. 10 (una casa già tenuta dai fratelli Ildipertulo e Natalio, l’altra da Pertinandulo e Ghisulo); ChLA, LXXXV, n. 11 (alcuni dei beni erano detenuti da Adalpaldo e dai figli del fu Giovanni); ChLA, LXXXV, n. 18 (beni tenuti da Petronilla Dei
ancilla); ChLA, LXXXV, n. 43 (beni già retti dal defunto massaro Felicio); ChLA,
LXXXVI, n. 4 (beni detenuti dal massaro Arolfulo); ChLA, LXXXVI, n. 17 (beni già retti da Ilpulo); ChLA, LXXXVI, n. 22 (beni detenuti dal massaro Marino, da Pietro e suo figlio Causari); ChLA, LXXXVI, n. 31 (beni già retti da Liusprando); ChLA, LXXXVII, n. 13 (beni già tenuti dai fratelli Aggo e Poso e Gaifridi e Toto); ChLA, LXXXVII, n. 39 (beni retti dal massaro Filicco).
• 7 casi in cui non disponiamo di notizie specifiche: ChLA, LXXXIV, n. 24; ChLA, LXXXIV, n. 41; ChLA, LXXXV, n. 40; ChLA, LXXXV, n. 49; ChLA, LXXXVI, n. 32; ChLA, LXXXVI, n. 35; ChLA, LXXXVII, n. 27.
436 Delle 24 carte di livello ben 19 sono destinate a singoli concessionari, mentre 5 sono rivolte a
coppie di livellari: Leoprando detto Cillo del fu Cristiano, e Giovanni del fu Vualpo (ChLA, LXXXIV, n. 42); Upperto del fu Stefano e Leo del fu Ardifuso (ChLA, LXXXV, n. 40); Andrea del fu Pietro e Ildiperto del fu Ildiprando (ChLA, LXXXV, n. 42); prete Gherimundo, figlio del fu Rachifuso, e Giovanni del fu Magniprando (ChLA, LXXXV, n. 43); Pietro del fu Vualprando e Andrea del fu Pietro (ChLA, LXXXV, n. 49). Tra i 19 destinatari singoli è da sottolineare il caso di Urso del fu Ardimanno, che, nel testo del documento, si impegna esplicitamente anche a nome del fratello Romano senza che costui, tuttavia, intervenga nella stipula del negozio, vd. ChLA, LXXXV, n. 46. Fa altrettanto anche Gundalprando del fu Martino che prende esplicito impegno a nome del figlio, anch’egli chiamato Romano, e dei suoi eredi, vd. ChLA, LXXXVII, n. 39.
Tra i concessionari dei livelli di San Frediano soltanto un personaggio è, senza margini di dubbio, destinatario di più carte. Si tratta di Leoprando detto Ato, figlio del fu Teuderado a cui sono accordate 2 concessioni a livello tra il maggio 893 e il dicembre 894 (ChLA, LXXXVI, nn. 32, 35). In due carte da datare al marzo e all’agosto 887 (ChLA, LXXXV, nn. 42, 49) compare poi come livellario un certo Andrea del fu Pietro; ma la scarsità degli elementi a nostra disposizione – non c’è sottoscrizione autografa, antroponimo e patronimico sono piuttosto diffusi – non consente di sapere se sia lo stesso personaggio oppure se si tratti di un’omonimia tra due diversi concessionari. A riguardo si veda più approfonditamente: infra, 3.2.a., pp. 223-224.
Allargando l’indagine ai 4 livelli di San Frediano menzionati dal Breve de multis pensionibus incontriamo altri 9 livellari: un destinatario singolo (Lopo), due coppie (Aliprando e Liufredo; Romaldo e Lamberto, figlio di Rodilando) e un gruppo di 4 concessionari (Adalprando, Urso e i fratelli Dominico e Rachifuso), vd. ChLA, CXVII, n. 18; infra, 3.1.d., pp. 203-205.
437 Utilizzano la sottoscrizione autografa tutti e 3 gli ecclesiastici intervenuti in veste di autori-
concessionari delle carte: Urso chierico del fu Adalmanno (ChLA, LXXXIV, n. 28), Gherimundo prete del fu Rachifuso (ChLA, LXXXV, n. 43), Sisimundo prete detto Gundo, figlio del fu Dalmazio (ChLA, LXXXVI, n. 22). Gherimundo prete, in particolare, riceve i beni a livello assieme al laico Giovanni del fu Magniprando, che ricorre al Signum manus. La condizione sociale dei 3 personaggi coinvolti pare quindi paragonabile – anche considerando che i censi richiesti sono simili – a quella degli altri laici destinatari di livelli di San Frediano. La competenza grafica deve perciò essere messa in relazione alla loro condizione ecclesiastica. Ricorrono alla sottoscrizione autografa, invece, soltanto 3 laici: Liutifridi del fu Teuderado (ChLA, LXXXIV, n. 41), Fraolmi del fu Teudimundo
(22 su 28) si manufirma ricorrendo al Signum manus
438. Si tratta di personaggi che
dispongono di una discreta liquidità, come testimoniato dall’importo dei censi, che
prevedono, nella quasi totalità dei casi, un pagamento in denaro. Le cifre richieste
rientrano solitamente in un intervallo compreso tra 10 e 40 denari, o si rivelano
inferiori ai 10 denari; soltanto in rari casi si arriva a un massimo di 60 denari (5
soldi) o 84 denari (7 soldi)
439. Curiosamente però ben 2 dei 4 livelli di San Frediano
ricordati dal Breve de multis pensionibus e non conservatisi nella documentazione
superstite riportano importi considerevolmente superiori: rispettivamente di 18 e 16
soldi (216 e 192 denari d’argento)
440. Tale osservazione parrebbe suggerire
l’esistenza di una ‘seconda serie’ di livelli di San Frediano, probabilmente relativa
a concessioni più ricche e sfortunatamente a noi non pervenuto. Al pagamento in
denaro sono spesso accompagnate corresponsioni in natura di vario genere (vino e
(ChLA, LXXXVII, n. 13) e Ghiselfridi notaio e scabino, figlio del fu Roffridi (ChLA, LXXXVII, n. 27). Si tratta in tutte e 3 le occasioni di laici di condizione sociale alta o comunque distinta – tra cui un notarius et schabinus che manifesta la capacità scrittoria già dai ‘titoli’ – e con una certa disponibilità monetaria, come evidenziato dal valore mediamente elevato dei censi richiesti: 24 denari, 60 denari, 11 denari.438 L’apposizione del Signum si riscontra, con frequenza esclusiva, tra livellari di condizione laica.
Tra questi sembra di poter individuare, restringendo il campo d’analisi, una ‘categoria’ di destinatari di concessioni inferiori, solitamente tenuti a corrispondere una parte o l’intero importo del censo in natura e a risiedere sulle sostanze allivellate, oltre che sottoposti a prestazioni di altro tipo (costruzione/restauro di case, accoglienza di funzionari vescovili in occasione di vendemmia o trebbiatura). Si tratta di un gruppo che, con le dovute cautele, potremmo considerare come “coltivatori diretti” dei beni concessi. Tornerò sul tema del ricorso alla scrittura e ‘dell’inquadramento sociale’ degli intervenuti più avanti, nel corso del capitolo III, vd. in part. infra, 3.2.a., pp. 226-229. Si tenga comunque presente che i ‘coltivatori’ di cui stiamo parlando erano individui che si erano distinti all’interno della massa dei laboratores: personaggi che «potevano disporre di denaro e ottenere la scrittura formale giuridica di patti; strumento di controllo e garanzia per le due controparti, che fissava consensualmente le corresponsioni dovute al proprietario», vd. TOMEI, Censum et iustitia, p. 262. Per un’ampia riflessione sul tema dei ‘coltivatori’ si veda: GHIGNOLI, Libellario nomine, pp. 18-32.
439 Proprio in occasione di questi maggiori esborsi incontriamo le pene più alte previste in caso di
mancata osservanza dei termini stabiliti da parte dei livellari: 50 soldi d’argento (ChLA, LXXXIV, n. 42, censo di 60 denari) 60 soldi d’argento (ChLA, LXXXV, n. 11, censo di 84 denari; ChLA, LXXXVII, n. 13, censo di 60 denari). Una compositio pari a 60 soldi è prevista anche in relazione a un censo complessivo di 1 denaro d’argento e 16 gallete di vino puro (ChLA, LXXXIV, n. 28). Si nota, come tendenza generale, che il rapporto tra censo in denaro e compositio è solitamente più basso in presenza di importi più elevati. L’ammontare della pena è comunque estremamente variabile e viene stabilito secondo logiche di difficile comprensione. Si considera infatti che la più alta cifra (100 soldi) è attestata in occasioni che possiamo ritenere ‘insolite’: un semplice censo monetario di 24 denari (ChLA, LXXXIV, n. 41) e un censo ‘misto’ corrispondente a 36 denari d’argento con l’aggiunta di 50 uccelli murtinos (ChLA, LXXXV, n. 10). Inoltre, proprio la particolare natura ‘mista’, parzialmente in denaro e parzialmente in natura, di alcuni censi, rende particolarmente complesso il tentativo di trarre una lettura più dettagliata e profonda di questo indicatore. Per un approfondimento del tema del rapporto tra censo e compositio e sulle riflessioni connesse, vd. GHIGNOLI, Libellario nomine, pp. 21-27.
La suddivisione del campione documentario in base agli esborsi monetari, accompagnata da varie considerazioni sul rango dei concessionari, è rimandata al capitolo III.
440 Vd. ChLA, CXVII, n. 18, p. 110, r. 23, r. 36. Si tratta in entrambi i casi di sostanze appartenenti