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Abbiamo già detto fino a che punto fosse scottante la questione dell’istruzione femminile nella società del Secolo d’Oro e quanto la maggior parte dei moralisti non vedessero di buon occhio che alle donne fosse permesso di acquisire una buona educazione. Il dibattito su questa tematica fu tra i più accesi, andando a creare una notevole spaccatura tra gli intellettuali dell’epoca. Ma qual era la posizione di Lope de Vega al riguardo? Credo che il punto di partenza nell’approccio a questa breve analisi debba ricercarsi nell’atteggiamento che il Fénix mostrò nei confronti delle intellettuali a lui contemporanee; sappiamo, infatti, che sono diverse le donne illustri da lui elogiate, dapprima nel Peregrino en su Patria e poi nel Laurel de Apolo. Tra queste si annoverano: la poetessa ed esperta di latino Laurencia de Zúrita; doña Valentina de Pinelo, suora, autrice de Libro de las alabanzas y excelencias de la gloriosa Santa Ana; le poetesse Clara de Barrionuevo e Cristobalina Fernández de Alarcón – quest’ultima aveva partecipato a Flores de poetas ilustres –; Beatriz Galindo, professoressa di latino di Isabel la Católica e, per concludere, María de Zayas, che lui stesso definì «inmortal102». Come vediamo, furono diverse le donne elogiate da Lope per la loro istruzione all’avanguardia, e difficilmente si potrebbe pensare che non si trattasse di sincera stima. A questo punto non resta che chiederci quale fosse, invece, l’atteggiamento di Lope nei confronti delle figure femminili colte presenti nelle sue opere. Possiamo vedere che nel suo immenso corpus sono diverse le donne dall’istruzione notevole e alcune di queste sono degne di particolare nota ai fini di questa analisi.

La prima che prenderemo in esame è La doncella Teodor: figlia di un professore, la giovane e colta Teodor deve affrontare una serie di viaggi e peripezie per riuscire a riunirsi con l’amato Felis. Alla fine dell’opera, dopo essere stata catturata dai mori, la ragazza riesce ad ottenere la propria libertà proponendosi di sfidare in una competizione culturale tutti i saggi della corte fino a batterli uno ad uno. Il sultano rimarrà talmente impressionato dall’enorme

102 Apud PROFETI, Maria Grazia (2005), El claustro y la pluma: Lope de Vega y la mujer culta, in

FERNÁNDEZ GARCÍA M. Isabel – RUSSO Mariachiara (eds.), Palabras con aroma a mujer. Scritti in onore di Alessandra Melloni, inTRAlinea Special Issue:

http://www.intralinea.org/specials/article/el_claustro_y_la_pluma_lope_de_vega_y_la_mujer_cult a, [ultima consultazione: 29/07/2016].

61 conoscenza di Teodor che la libererà e le farà dono di una ricca dote per sposare l’amato. Madroñal ha visto nella figura di Teodor un possibile riferimento – oltre all’amata di Lope, Micaela de Luján – ad una certa Luisa Sigea, saggia donna toledana, realmente esistita, considerata quasi “mostruosa” per le sue incredibili doti e conoscenze. Figlia di un umanista francese, aveva una piena padronanza di spagnolo, latino, greco, ebraico, francese, italiano, arabo e aramaico, e per questo aveva servito come insegnate di latino presso numerose sovrane103.

Altrettanto sorprendente è la figura di Juana in La hermosura aborrecida; la donna, ripudiata dal marito – viceré di Navarra –, si serve del travestimento maschile per apprendere le arti della chirurgia e diventa talmente abile da riuscire a curare da una brutta ferita niente meno che il re Ferdinando. Il re, allora, la ripaga facendola entrare nell’ordine di Santiago e nominandola giudice. Successivamente è costretta a processare il marito e lo fa giustamente, ottenendo per lui il perdono dei sovrani, il tutto dopo essere stata costretta a rivelare la propria identità di donna.

Dai simili risvolti è la storia di Rosarda, protagonista di El alcalde mayor; una serie di circostanze sfortunate la portano a travestirsi da uomo e con questo stratagemma frequenta l’università, si laurea in legge e riesce a diventare alcalde mayor di Toledo. Il finale è comunque convenzionale: Rosarda rivede l’amato e decide di abbandonare il posto di sindaco per sposarsi con lui. Nonostante ciò, non smette di essere un personaggio dalle caratteristiche inconsuete per l’epoca in cui viveva, perché sebbene decida di sposarsi, lo fa per volere proprio e dopo aver raggiunto gli scopi che si era preposta. Il suo amore per la conoscenza non ha confini, studia legge ed è anche appassionata di astrologia e la motivazione che l’ha portata allo studio trova fondamento nella lettura delle vite di donne sagge dell’antichità. Questo elemento, che lei stessa riferisce, poteva essere senz’altro di grande ispirazione per le donne del pubblico.

Proseguendo con la nostra rassegna di personaggi femminili colti, è impossibile non nominare la protagonista di La prueba de los ingenios;

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MADROÑAL, Abraham (2011), A propósito de “La doncella Teodor”, una comedia de viaje de Lope de Vega, in Revista de literatura, enero-junio, vol. LXXIII, n°145, pp. 183- 198: http://revistadeliteratura.revistas.csic.es/index.php/revistadeliteratura/article/view/258/273 [ultima consultazione: 31/07/2016].

62 ambientata in Italia, vede la bella e giovane erudita Florela ingannata dall’amato Alejandro che le preferisce Laura, dalla dote più consistente. Florela, diventa segretaria di Laura e grazie alle proprie conoscenze, riesce dapprima a farsi amica la ragazza, per poi divenire l’oggetto del suo amore platonico. Successivamente finge di essere un uomo travestito da donna e Laura, sempre più affascinata, cerca di posticipare la scelta tra i pretendenti dichiarando che sposerà chi, tra le altre cose, batterà Florela in una competizione a carattere culturale. Alla fine, quest’ultima riuscirà ad ottenere nuovamente l’amore di Alejandro e pronuncerà versi emblematici, sostenendo che: «las mujeres / son aptas y son perfetas / para el gobierno y las armas / lo mismo para las ciencias104».

Per ragioni di spazio e tempo non mi è possibile approfondire maggiormente il nostro excursus sulle donne istruite nell’opera di Lope, che altrimenti si rivelerebbe eccessivamente ampio. A questo proposito credo che sia necessario, innanzitutto, porre l’accento su quanto sia complesso poter elaborare un’idea definita della concezione di Lope sull’istruzione, soprattutto perché nella sua immensa produzione letteraria ha saputo spaziare con abilità e soffermarsi su vari aspetti della stessa tematica.

Sono diversi e autorevoli i critici più improntati verso una visione negativa dell’istruzione femminile da parte di Lope; basti pensare a McKendrick, che in riferimento a Rosarda di El alcalde mayor, vede la rinuncia alla sua posizione di sindaco in favore del matrimonio, e di conseguenza la restaurazione di una situazione convenzionale, come una sorta di rinnegazione dell’istruzione fino ad allora acquisita. Anche Díez Borque è dello stesso avviso, tanto da sostenere che Lope «fue especialmente virulento en sus ataques a la cultura femenina, por miedo a que la mujer superara al hombre105».

Nonostante ciò, alla luce di quanto è stato analizzato finora, mi sento di appoggiare la tesi di Dixon, il quale sostiene che lo sguardo del nostro autore su

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Apud DIXON, Victor (2000), Lope de Vega y la educación de la mujer, in PROFETI, Maria Grazia (ed.), Otro Lope no ha de haber. Atti del convegno internazionale su Lope de Vega (dal 10 al 13 febbraio 1999), Vol. II, Alinea Editrice, Firenze, p. 68.

105 Apud SÁNCHEZ CRESPO, M. Del Carmen (1996), El personaje de Laura en “La vengadora

de las mujeres”: cultura, tradición y modernidad, in PEDRAZA JIMÉNEZ, Felipe B. – GONZÁLEZ CAÑAL, Rafael (eds.), Lope de Vega: comedia urbana y comedia palatina: actas de las XVIII Jornadas de teatro clásico, Almagro, 11, 12 y 13 de julio de 1995, Universidad de Castilla y la Mancha, Almagro (Ciudad Real), pp. 145-156.

63 tale tematica fosse del tutto positivo106:

De todas estas comedias se desprende que para Lope las mujeres – o almenos algunas de ellas – son capaces de competir en igualdad de condiciones con cualquier hombre. De todas pudiera decirse, desde luego, que son «teatro de evasión», que presentan un «mundo al revés», ajeno a la experiencia diaria de sus espectadores, y que su único propósito es entretener a fuerza de provocar admiratio. Pero la caracterización de sus heroínas implica también admiración. Y Lope debe haber sabido que esa admiración sería compartida, no sólo por la cazuela sino por gran parte de sus espectadores, y que no era incompatible con el «horizonte de expectativas» de su público en general. En este aspecto, como en otros, su teatro no se destinaba a fortalecer – como mantienen algunos hoy – sino a poner en tela de juicio la ideología de sus oyentes más conservadores. Esta ideología, como hemos visto, no deja de expresarse; se oyen voces de protesta reaccionaria107.

Come potrebbe, altrimenti, un autore definito misogino o contrario all’istruzione femminile, dare vita a tante figure femminili dall’istruzione tutt’altro che ordinaria e, soprattutto, far pronunciare loro versi talmente emblematici, se non fosse favorevole a determinate conquiste in merito? Sicuramente lo scopo di Lope era mirato all’intrattenimento del pubblico attraverso la presentazione di situazioni e personaggi non convenzionali, ma è altrettanto possibile che il suo fosse anche un accenno di denuncia nei confronti di una situazione estremamente ingiusta.

Se si parla di Lope e di istruzione femminile, implicitamente si parla anche di La vengandora de las mujeres, la cui analisi troverete a seguire.

106 Apud SÁNCHEZ CRESPO, M. Del Carmen (1996), pp. 63-74. 107 DIXON, Victor (2000), p. 71.

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