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Luca Serianni e Giuseppe Benedetti

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Il grande gioco della società

di J o l e Garuti

In lingua nazionale

di Rossella Sannino

Luca Serianni

e Giuseppe Benedetti

SCRITTI SUI BANCHI L'ITALIANO A SCUOLA TRA ALUNNI E INSEGNANTI

pp. 212, € 19,50, Carocci, Roma 2009

T i umori di fondo: "È

me-X V g l i o che un insegnate co-nosca l'inglese o il dialetto?". "Mi parrebbe più importante che sappia insegnare...". Di-stolta così dalle vane chiac-chiere che hanno recentemen-te animato il dibattito politico sull'istruzione, e invece piutto-sto felice della mia lettura, ri-pongo il libro di Serianni e Be-nedetti. Si tratta di un excursus sull'insegnamento della lingua italiana scritta, sulla storia delle varie idee e aspettative che, a partire dall'unità d'Italia, sono proliferate attorno all'idea del "tema" come prova di conoscen-za linguistica e alla sua valutazio-ne. Piacevole anzitutto perchè non è uno scritto a tesi. Con pa-ziente e accurata documentazio-ne, gli autori illustrano dappri-ma il percorso che, con finalità coerenti alle fasi storiche del paese, successivi governi hanno Fatto compiere alla prova scritta di italiano; si passano quindi in rassegna alcuni aspetti nodali posti dalla loro valutazione, e ben cinque capitoli sono dedica-ti al sondaggio di un ampio

cor-pus di elaborati svolti da

studen-ti del primo anno di scuola supe-riore, corretti da insegnanti di-versi tra il 2000 e il 2007. Di questi elaborati sono riportati ampi stralci della versione origi-nale, così com'è stata redatta da-gli studenti, completa della cor-rezione degli insegnanti, con i voti e i giudizi assegnati; a essi si aggiungono le note degli autori, che entrano nel merito della ti-pologia dell'errore oppure di co-me il docente abbia operato.

F

ra le tante cose interessanti -non ultima la tipologia di tracce proposte, gli effetti di coe-sione e coerenza fra giudizi dei docenti ed elaborati degli studen-ti, la curiosità per le arrampicate retoriche con cui gli studenti cercano di adeguarsi alle richieste -si viene anche a conoscenza del fatto che il divario tra Nord e Sud è meno forte di quello, ma non ci sorprende, tra licei e istituti tecni-ci e professionali.

Fra i pregi di questo testo vi è quello di proporre una sintetica e chiara storia dello scritto in lin-gua nazionale attraverso una fitta rete di citazioni d'autore, dal let-terario allo specialistico; per que-sta ragione il lettore si trova al centro di un dibattito che non so-lo non è ancora concluso, ma non è esauribile. Cito, tra le citazioni: da Luigi Meneghello, a proposito dei suoi ricordi scolastici: "Con la cultura scolastica urbana si entra-va nel mondo dello sbaglio. In paese non c'erano sbagli seri, se non in quanto scrivere è sempre mettersi in risico di sbagliare, ma si trattava in generale di sbagli

meccanici, di ortografia. Qui [in città] lo sbaglio era il centro stes-so del sistema, si finiva col crede-re che esistesse una specie di teo-logia del rosso (veniale) e del blu (mortale). In generale, non si era nutriti di cose, ma di parole sulle cose". Da Lucio Mastronardi, Il

maestro di Vigevano: " -

Rinno-viamo la scuola - sento che dice. - Non chiamiamoli più temi, chiamiamoli composizioni. - La professoressa fa una disquisizio-ne sulla differenza che passa fra il tema e la composizione. - Com-posizione è più armoniosa paro-la! Aderisce di più allo spirito del componimento. 'Componimen-to', dal latino componere: quindi è più esatto, più italiano chiamar-li composizioni".

Il libro di Serianni e Benedetti è un testo che non resta chiuso dopo la prima lettura: per la den-sità e la ricchezza dei riferimenti, è piacevole e confortante da ri-leggere, anche a segmenti, per brevi passaggi e sezioni. La corre-zione degli elaborati, ricordano gli autori, non può essere affidata a estemporanei divieti perchè "l'impatto che la norma trasmes-sa dall'insegnante esercita sugli alunni è straordinario: al presti-gio della fonte (...) si accompa-gna l'effetto della sanzione".

Questa considerazione può dare una lettura singolare di un'iniziativa promossa, in occa-sione della maturità 2007, dal-l'Invalsi e dall'Accademia della Crusca: un campione di elabora-ti venne affidato contempora-neamente al giudizio di due commissioni, una che operava con scheda appositamente pre-disposta e un'altra che procede-va per criteri soggettivi: non vi furono sostanziali discrepanze tra le conclusioni delle due com-missioni, ma risultò evidente l'indulgenza, per altro "ben no-ta", delle commissioni ufficiali. La considerazione: più che la va-lutazione finale, ai fini di un cor-retto insegnamento, ha impor-tanza l'azione normativa svolta dal docente nei confronti delle mende degli studenti. E la tesi che sviluppa Maurizio Della Ca-sa che, ricordano gli autori, "in-vita ad esplicitare i criteri di va-lutazione per sottrarsi al rischio di essere arbitrari e instabili". La valutazione di uno scritto non può essere "oggettiva"; anche se bisogna cercare di liberarsi da vari condizionamenti soggettivi, 'T'oggettività', più che essere so-stanziale, diviene essenzialmente un fatto di esplicitazione, di in-tersoggettività e di continua ri-verifica". A documentazione de-gli inediti scorci di vita scolastica che si trovano fra queste pagine, un'ultima citazione, tratta dal te-ma di una studentessa straniera: "L'aqua non è soltanto un ele-mento indispensabile alla nostra vita, anche se questa è più im-portante ma l'aqua è anche un elemento che ti aspira, ti tranqui-laa e in tanti casi ti fa sognare". Questo fu il giudizio dell'inse-gnante: "Il tuo elaborato è molto bello e pieno di poesia, anche la calligrafia è molto bella e chiara, così mi dispiace 'sporcare' que-ste pagine con la correzione. Lo correggeremo insieme". •

rossella. sannino® f astwebnet. it

R. Sannino insegna latino e greco al liceo Berchet di Milano

Gherardo Colombo,

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