I B A R O N I
COME E PERCHÉ SONO FUGGITO DALL'UNIVERSITÀ ITALIANA
pp. 203, € 13, Feltrinelli, Milano 2009
Q
uando ho cominciato aleggere il libro di Nicola Gardini ho fatto un balzo. La storia in prima persona di Gardini - un nordico calato al-l'Università di Palermo, Fa-coltà di scienze della formazio-ne, che fa presto a sue spese i conti con un modo di gestire l'accademia a sé del tutto alieno - mi è parsa subito consonante con la mia storia, che in quella città e quella facoltà in particola-re ho speso vari anni della mia vita. Era questo il libro che avrei voluto da sempre scrivere, mi sono chiesto? La risposta, però, si è rivelata presto
es-sere negativa.
La trama del libro si riassume rapidamen-te. Dopo una vittoria "casuale" di un posto da ricercatore alla suddetta facoltà di Palermo, l'autore sof-fre, prima di tutto in
tale sede, di una
con-ventio ad excluden-dum, se non di un
ve-ro e pve-roprio mobbing; fino a quando, dopo aver conseguito un'idoneità a professore asso-ciato ma senza venir poi chia-mato da nessun ateneo, riesce a scappare dall'Italia in Gran Bretagna per l'offerta di un po-sto a Oxford. Molti dei catte-dratici, palermitani e non, che gli hanno fatto subire quelle vessazioni sono ampiamente de-scritti, anche se i nomi e qual-che particolare biografico è ca-muffato. Di questo camuffa-mento, peraltro, non sono chia-rissime le ragioni. Se il libro fos-se un'opera fictional, l'identità di caratteristiche, comprese quelle nominali, tra personaggi fittizi e persone reali potrebbe essere salvaguardata come una pura coincidenza. Ma anche se il libro viene preso come sem-bra dover essere preso, e cioè come un'autobiografia intellet-tuale, quelle persone reali sono facilmente identificabili, per cui i camuffamenti di Gardi-ni appaiono spesso su-perflui se non fuorvian-ti. Perché, ad esempio, descrivere come italia-nista un candidato a un concorso da associato alla facoltà in questione di Palermo (poi vincito-re in quello stesso con-corso), quando la corri-spondente persona rea-le non lo è, visto che Gardini descrive corret-tamente e dettagliata-mente il concorso in questione?
Il punto fondamenta-le del libro sembrereb-be consistere in una de-nuncia esplicita di uno
dei mali fondamentali dell'uni-versità italiana: clientelismo nel reclutamento, senza alcuna con-siderazione per il merito dei candidati. Purtroppo, però, nel fissarsi esclusivamente sulle vi-cende particolari dell'autore, la trattazione rimane al livello del-l'aneddotica, al punto che si po-trebbe facilmente obiettare al libro di essere di parte. Io stes-so, che pure ben conosco l'am-biente descritto da Gardini, ri-conosco il peso dell'obiezione; per esempio il personaggio del-ia Rosi, la baronessa debole che fa da trait d'union tra i baroni forti e il malcapitato Gardini, sebbene sia ben delineato nar-rativamente, è trattato in modo assolutamente prospettico e po-co obiettivo. (Le espressioni "baroni deboli" e "baroni forti" sono di Gardini, ma parlare di baroni deboli non è come parla-re di quadrati rotondi?).
Ora, supponiamo pure che la più parte di quanto Gardini dice sia conforme al vero. An-cora, accettiamo che non sia solo Palermo, ma tutta Italia, a sof-frire dei mali che semplicemente a Pa-lermo si manifestano
in forma più caratte-ristica. Incidental-mente, questo è un punto che Gardini non sottolinea con la dovuta enfasi; a tratti, sembra nel libro che Palermo sia la principale depositaria delle malefatte ac-cademiche italiane. (A volte Gardini insiste su ciò quasi con una forma di razzismo, ad esempio quando rileva ironica-mente il fatto che uno dei per-sonaggi più negativi del libro, il truce Fecaloro, parla con pe-sante accento palermitano; cosa verso cui Gardini avrebbe do-vuto mostrare invece affettuosa benevolenza, visto che all'inizio del libro dichiara che dopo aver vinto il concorso da ricer-catore era sua intenzione tra-sferirsi in pianta stabile a Paler-mo; e poi, non è mai capitato a Gardini di percorrere i corridoi delle università del Nord e sen-tire rispettati docenti addirittu-ra esprimersi in dialetto loca-le?). Eppure Gardini stesso ci
parla dei vari "nipotini" sparsi per l'Italia di uno dei protago-nisti del libro, il principe dei baroni Carmelo Corona; i quali "nipotini", pur comportandosi come il loro mentore, mancano della sua indubbia grandezza: ciò che in Sicilia si presenta con una sua tragica nobiltà altrove si presenta in forma di una co-mica senza aura alcuna.
Detto tutto questo, resta però che Gardini non ci propone un rimedio a questo disagio dell'u-niversità italiana. Quando un'al-ternativa pure ci sarebbe; non proiettata nel mondo del mai, ma proprio a partire dalla reali-stica ammissione che l'accade-mia italiana versi nello stato pre-sentato da Gardini. E cioè, 1)
deregulation totale nel
recluta-mento: ogni ateneo assume chi vuole senza più barocchi, farra-ginosi e infinitamente lunghi concorsi, ma con il solo metodo dell'intervista e della lezione da tenere di fronte a potenziali col-leghi e studenti, così che chi vuole prende i clientes, chi vuo-le i meritevoli.
M
a al tempo stesso, 2) su-bordinazione completa del finanziamento per la ricerca dei dipartimenti a un meccani-smo rigido di valutazione gesti-to da effettivi peer reviewers, se-condo i criteri già seguiti prima di tutto nel mondo anglosasso-ne: considerazione ponderata tanto dell 'impact factor delle ri-viste su cui uno studioso pub-blica, quanto del citation index dei suoi stessi articoli (si veda al riguardo l'articolo di Gilberto Corbellini pubblicato sul "Sole 24 ore" del 14 giugno 2009). Di per sé l'uovo di Colombo, po-tenzialmente capace di innesca-re nello stesso meccanismo di reclutamento un circolo virtuo-so, una competizione tra atenei per accaparrarsi i migliori can-didati disponibili, come sostie-ne con dovizia di particolari Ro-berto Perotti, L'universitàtruc-cata (Einaudi, 2008; cfr.
"L'Indi-ce", 2008, n. 12), e - si parva
li-cet - era stato anticipato dal
sot-toscritto proprio su questo gior-nale (cfr. "L'Indice", 2007, n. 9). Bisognerebbe forse chiedersi co-me mai quest'uovo rimane sem-pre in dispensa a seccarsi, invece
di essere mangiato. •
alberto.voltolini®unito.it
A. Voltolini insegna filosofia del linguaggio all'Università di Torino
M A L A T A E DENIGRATA L'UNIVERSITÀ ITALIANA A CONFRONTO CON L'EUROPA