Luigi Valentino Brugnatelli nasce a Pavia nel 1761, studia dapprima ma-tematica e quindi passa a medicina conseguendo brillantemente la laurea nel 1784. Per il dottorato presenta una dissertazione sull’analisi chimica dei suc-chi gastrici, molto apprezzata da alcuni docenti dell’ateneo pavese, in parti-colare dal chimico e botanico Giannantonio Scopoli (1723-1787) e da Lazzaro Spallanzani (1729-1799) che qualche anno prima si erano occupati dell’argo-mento. Esercita per qualche anno la professione diventando anche direttore di un ospedale militare. Influenzato dallo Scopoli lascia la medicina per dedicarsi completamente alla chimica. Nel 1796, dopo aver supplito vari docenti nell’insegnamento della chimica e di materia medica (farmacologia) diventa ordinario di chimica generale. Nel giugno 1800, riaperta dal Bona-parte l’Università di Pavia, a Luigi Brugnatelli viene assegnata la cattedra di Chimica generale e la direzione del Laboratorio di chimica nella Facoltà di Medicina per i suoi meriti di ricercatore e soprattutto di divulgatore (1,2). Egli infatti è assai noto negli ambienti scientifici di inizio Ottocento per essere il fondatore e direttore di alcuni giornali che hanno notevole influsso sulla cultura europea dell’epoca: il periodico “Biblioteca fisica d’Europa” in 20 volumi dal 1788 al 1791, gli “Annali di Chimica” in 22 volumi dal 1790 al 1805, il “Giornale fisico-medico” in 20 volumi dal 1792 al 1796 e nel 1808 il “Giornale
di fisica, chimica e storia naturale” che uscirà fino al 1827, quindi fin dopo la
sua morte avvenuta nel 1818. Il periodico ormai noto a tutti come il “Giornale
del Brugnatelli”, sarà diretto dal figlio Gaspare (1795-1852) e da Pietro
Con-figliachi (1777-1844) successore di Volta alla cattedra di fisica a Pavia (1,3). Brugnatelli dal 1813 è anche rettore dell’Università di Pavia.
La sua produzione scientifica ammonta a più di 70 pubblicazioni alcune delle quali lo designano inequivocabilmente come l’artefice del procedimen-to di elettro-doratura e di galvanoplastica, invenzione erroneamente attribui-ta ad altri ricercatori (4).
Importanti il suo “Trattato elementare di chimica generale” del 1795 che ebbe 4 edizioni e gli “Elementi di chimica appoggiati alle più recenti scoperte chimiche e
farmaceutiche” in due volumi (1795-1797) dove propone una nuova
nomen-clatura chimica che aveva ottenuto qualche successo in Inghilterra ed in Ger-mania (riguarda specilmente l’ossigeno che denomina t e r m o s s i g e n o, l’azoto
fossigeno, l’idrogeno flogogeno e gli acidi ossifici).
Fra gli studi di “chimica animale” sono senz’altro da ricordare, oltre al citato lavoro sui succhi gastrici, altre note sull’analisi della saliva, sull’acido urico (1787), sulla natura dei calcoli della vescica (1798), su un nuovo sale scoperto nei calcoli intestinali di un cavallo (1808) e sulle analisi chimiche fatte su diverse specie di calcoli (1808).
L’opera più importante per quanto riguarda la chimica clinica è senz’altro il libroatlante “Litologia umana, ossia ricerche chimiche e mediche sulle so
stanze petrose che si formano in diverse parti del corpo umano soprattutto nella ve -scica orinaria” opera postuma, curata e pubblicata dal figlio Gaspare, che lo
pone fra gli iniziatori di questa disciplina (5).
“Essendomi da varj anni occupato dell’esame delle calcolose concrezioni della ve scica orinaria umana, mi sono accorto con grande mia sorpresa che questo argomen to, malgrado le molte singolari scoperte fatte sopra di esso da abilissimi chimici mo -derni di diverse nazioni, trovasi ancora in molte sue parti oscuro e imperfetto. Le mie osservazioni, ed i miei esperimenti rivolti ad un numero grandissimo di calcoli trasmessi generosamente da diversi naturalisti, medici o litotomi d’Italia nel corso di circa venti anni, mi hanno somministrato nuovi fatti, e curiosi risultamenti. E quanto maggiori lumi si vanno acquistando sulla genesi e natura delle mentovate concrezioni, sempre più mi confermo, che esse sole presentano al chimico e al medico filosofo un vasto campo di interessanti investigazioni ed utilissime scoperte” (5).
La-menta le poche nozioni che ancora si hanno sulla composizione chimica del-le urine dei malati, sul fatto che “nissun chimico ha finora ricercato cosa sia e da
cosa dipenda la materia rosseggiante delle orine nelle malattie infiammatorie (...) nissuno ha determinato con esattezza cosa sia la materia colorante delle orine del -l’uomo sano (...) nissun chimico si è dato la cura di osservare se le orine bianche acquose delle donne isteriche e convulsionarie, e di certi bambini, siano mancanti o no delli tanto numerosi componenti ritrovati nell’orina di altre persone adulte e sane (...) (5). Annuncia che nuovi chiarimenti sul colore rosseggiante delle urine,
su quello roseo dei loro sedimenti e forse anche sul colore rosso del sangue, argomento “oggetto d’interessante ricerca ed anche di disputa fra i chimici ed i fi
-siologi di tutti i tempi, avvolgendosi sempre più in dense tenebre” (5), deriveranno
dalla scoperta dell’acido eritrico (secondo la sua nomenclatura o s s i e r i t r i c o)
(6). Il ritrovamento di questo nuovo acido dell’urina, che ha la proprietà di diventare rosso sotto l’azione dell’idrogeno nascente, studiato e analizzato in seguito da Liebig e Wöhler che lo denominano allossana, viene da tutti attri-buita a Luigi Valentino Brugnatelli mentre è opera del figlio Gaspare suo successore nella cattedra di Chimica a Pavia (1).
L’opera termina con un capitolo sui “litontrittici ossia solventi de’ calcoli ori
-narj nel corpo vivente” che, in seguito alle migliori conoscenze sulla
composi-zione chimica dei calcoli della vescica, cominciano all’epoca ad essere usati per la cura di persone “afflitte dalla renella”. “Intanto l’Umanità si consola preve
-dendo che nella riunione de’ lumi dalle nuove scoperte forniti, questo soggetto subirà fra non molto un notabile e proficuo incremento” (5).
Il “Giornale del Brugnatelli” (1808).
L.V. Brugnatelli: “Litologia umana” (1819).