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2. La narrazione come forma di lotta politica: il caso Wu Ming

2.6 Da Luther Blisset a Wu Ming

«Luther Blissett è morto. Viva Luther Blissett. Il babau dell'informazione, il Grande Beffatore, lo spacciatore di notizie false per eccellenza, si è suicidato alle prime luci del Duemila»46, questo è

l'incipit di un articolo pubblicato sul giornale La Repubblica, il 7 marzo 2000. I quattro autori del famoso romanzo di successo Q firmato Luther Blissett, che rispondono ai nomi di Roberto Bui, Federico Guglielmi, Luca di Meo e Giovanni Cattabriga, fondano, insieme a Riccardo Pedrini, altro membro del LBProject, il progetto Wu Ming. Il loro distacco dal famoso collettivo verrà sancito da un simbolico seppuku, questo termine sta ad indicare il suicidio rituale, praticato dai samurai

43 JOHN VIGNOLA, Il Mucchio incontra Valerio Evangelisti e Wu Ming 1. Storia, lettere e artigianato, 2002, nel sito www.wumingfoundation.com.

44 MARCO AMICI, La narrazione come mitopoiesi secondo Wu Ming,cit. 45 Ibidem

46 LOREDANA LIPPERINI, Il suicidio di Luther Blissett. Scompare l'autore virtuale di “Q”: lo sostituisce Wu-ming

che in cinese vuol dire senza nome in «La Repubblica», 7 marzo 2000, nel sito

giapponesi come estrema dimostrazione di coraggio. Il “suicidio” coinvolge chi aveva aderito al progetto fin dall'inizio e che vi apparteneva da almeno cinque anni, «la convinzione di chi fuoriesce dal progetto è che un lustro di identità multipla sia più che sufficiente: “per quanto si faccia, alla lunga un nome conduce a un'identità”47 e un'identità, multipla o virtuale che sia, è qualcosa a cui si

deve sapere rinunciare»48.

Questa volta le teste pensanti all'interno del collettivo sono ben identificate poiché ad ogni singolo Wu Ming viene associato un numero: Bui diventa Wu Ming 1, Cattabriga Wu Ming 2, Di Meo Wu Ming 3, Guglielmi Wu Ming 4 e Pedrini Wu Ming 549.

Non ci troviamo più dunque davanti ad uno pseudonimo comune, com'era quello di Luther Blissett, ma a un nome posto ad indicare un collettivo di scrittori di cui ora si conosce l'identità:

La scelta di ricorrere al marchio Wu Ming risponde all'esigenza di praticare un anonimato ambivalente, inteso come presenza continua presso le comunità di lettori, trasparenza nei confronti delle reti sociali e al tempo stesso rigetto delle logiche dell'Apparizione.50

Il collettivo continua a reclamare il diritto a “non apparire”, contesta la figura dell'autore, non crede nel genio e nell'ispirazione, al contrario ritiene che la scrittura debba essere intesa come un'attività artigianale in cui si citi, si riprenda, modificandolo, un patrimonio culturale già esistente che è frutto di un lavoro collettivo. Perciò attraverso lo scrittore singolo parla sempre e comunque una comunità anonima; queste considerazioni ci riportano alle parole di Wu Ming 1 riguardo la “scrittura collettiva”:

La genesi del romanzo come lo conosciamo non sarebbe stata possibile senza la scrittura collettiva e la cooperazione allargata tra narratori […] noi crediamo che nessuna “opera dell'ingegno” sia aliena all'ecosistema culturale in cui nasce, e che il singolo autore sia soltanto un terminale, un temporaneo riduttore di complessità: intercetta flussi incessanti di idee e informazioni – flussi eminentemente collettivi – e trova una qualche sintesi. Tra l'altro, non lo fa quasi mai da solo: a parte i consigli di chi lo circonda, si tende a dimenticare che nell'industria editoriale ci sono gli editor, i ghost writer etc. Quindi noi non facciamo che rendere esplicita una dimensione che, implicitamente, copre tutta la produzione culturale.51

47 LUTHER BLISSETT, Introduzione a Id., Totò, Peppino e la guerra psichica. 2.0, Einaudi, Torino, 2000, p. IX. 48 MARCO AMICI, La narrazione come mitopoiesi secondo Wu Ming, cit.

49 Originariamente venivano usati numeri cinesi per identificare i membri del gruppo, quindi si aveva Wu Ming Yi (uno), Wu Ming Liang (due), Wu Ming San (tre), Wu Ming Si (quattro), Wu Ming Wu (cinque), poi per semplificazione, si iniziò ad utilizzare la numerazione decimale.

Questo nuovo collettivo presenta delle affinità con il Progetto Luther Blissett: ad esempio, ritiene essenziale produrre opere che si svolgano all'interno del contesto reale e che in qualche modo fungano da effetto disturbante per le narrazioni composte dai media; il rifiuto dell'individualità e l'idea di comunità aperta di scrittori. La differenza dei due progetti sta nel fatto che Wu Ming affina i propri strumenti di lotta sociale e politica, scegliendo principalmente il campo della narrativa. Per gli appartenenti a questo collettivo dunque scrivere e raccontare storie diventa il loro punto di partenza per confrontarsi con la realtà circostante, e per di più, un atto politico. Essi inoltre ritengono fondamentale instaurare un rapporto molto stretto con i loro lettori, da qui l'esigenza di utilizzare la newsletter telematica52, che diventa per il collettivo uno strumento di comunicazione

fondamentale.

É a mio parere importante ricordare che entrambi i collettivi, sebbene abbiano le loro singole particolarità come abbiamo potuto notare, lavorano con uno specifico scopo in comune, quello di instaurare un ponte immaginario tra la letteratura e la Rete, manipolando quella che è la materia prima delle storie, ovvero l'informazione.

Il progetto Wu Ming si pone come naturale evoluzione del grande successo del romanzo Q, che ha permesso a Luther Blissett di entrare nel cuore dell'industria culturale, il compito del nuovo collettivo è perciò quello di mantenere la posizione e continuare a guadagnare terreno.

«Consapevoli di vivere in una società in cui l'informazione costituisce la più importante forza produttiva e in cui l'industria culturale non può che essere in connessione dinamica con l'intero universo delle merci, i Wu Ming aspirano a costituirsi in impresa politico/letteraria autonoma»53.

Il gruppo inizierà a lavorare su qualcosa di diverso dal racconto giornalistico e dalla controinformazione, nonostante comunque sia presente una certa continuità con il collettivo Blissett che va ricercata nella narrazione: «Anche Luther raccontava storie. Creava e raccontava storie mettendole in scena sul palcoscenico del mondo vale a dire che tutto il panorama massmediale era considerato teatro da occupare. […] Wu Ming invece vuole raccontare l'aspetto più specifico del raccontare storie. Recuperare la tradizione del cantastorie, dell'aedo, del bardo, dello sciamano. Parliamo del potere curativo del raccontare storie, valido tanto per chi le ascolta quanto per chi le racconta. […] Wu Ming cerca di studiare le tecniche del racconto. Sembra un lavoro più tradizionale, in realtà io credo sia sottilmente più sperimentale: miriamo al legame molecolare del “cosa è” raccontare una storia: ci interessano le nanotecnologie della storia. Ai tempi di Blissett lavoravamo al contrario su un piano “macro”»54.

52 Dal 2000 nasce infatti Giap, il bollettino telematico di Wu Ming, spedito gratuitamente via mail con cadenza irregolare. La newsletter, nata come strumento per aggiornare le attività del collettivo, diviene in poco tempo, un luogo di confronto e di interazioni tra scrittori e lettori.

53 LUCA MUCHETTI, Storytelling. L'informazione secondo Luther Blissett, cit., p. 170. 54 Ivi, pp. 170-171.