da moltissime altre, e che altre moltissime i loro sforzi con-giungessero ai vostri per testificargli colle opere dello zelo ctistiano, della cristiana carità T amore, onde ardono i loro petti per Lui.
E non
sarebbe, credo, malagevol cosa conse-guire tanto bene, se elleno si facessero a considerare, quali ragioni e quali motivi obblighino in peculiare maniera le persone del vostro sesso a porre inGesù
Cristo tutto il loro amore, e a dargliene colla pietà e santità della vita, colla pratica di opere salutari, quelle dimostrazioni, delle quali, conviene pure a vostro onore confessarlo, il vostro sesso gli fu largo in ogni tempo.Avvedutamente
dissi ragioni e motivi peculiari al tutto costringereilminor
sesso adun amore
operoso per il Figliuolo di Dio fattoUomo. E non
è egli vero diffatti, a peculiari benefizi ondovenimmo
da altri ricolmati,non
potersi rendere degno contracambio, senon
con peculiari dimostrazioni di gratitudine e di riconoscenza ?A
rinfiammare pertanto la vostra carità e lo ztdo, che ne è il frutto, e ad invogliare ogni altra, che vi è pel sesso sorella, a divenirlo per l’ eser-cizio di quelle opere, che per 1’amore
diGesù
Cristo avete intraprese, ed alle quali attendete con sì mirabile costanza, qual cosa poteva io fare di meglio, dovendo rivolgere a Yoi in cotestaGenerale Adunanza,nella quale secondo F usato siete convenute, che mettere innanzi agli occhi vostri, senon
tutti,almeno
alcuni dei singolari beneficii, onde foste da Lui pri-vilegiate ?La
donna fu daGesù
Cristo e perGesù
Cristo liberata daun
abisso di mali più profondo di quello dal—
42—
quale venisse tratto l’
uomo
: la donna fu posta da Lui, a preferenza dell’uomo
in migliore condizione in ordine al conseguimento della Vita Eterna.E
dunque debito della donna amarlo con peculiar tenerezza, e colla prova delle opere ad-dimostrargli la sincerità e la forza dell’amore, onde è accesa per Lui, imperocché anche oggi,come un
dì, ecome sempre
—
Probatio dilectionis exhibitio est operis.Deh
! amabilissimoSalvator Nostrouna fiamma
sola,una
sola scintilla della carità divina, onde è tutto fuoco il tuo purissimo Cuore, s’apprenda a questo
mio
freddo e gelido petto, purifichi e ravvalori lamia
debole parola, e laimmonda mia
lingua, sicché valga ilmio
dire ad accrescere in coteste tue figlie la carità onde ardono per te, a destarne in altre la fiamma, ed a far sì, che congiunte di tutti gli sforzi, le industrie, le cure, s’ accrescano del pari in ampiezza ed in efiìcacia le opere pietose, onde si studiano di porgere alcun riparo ai gravissimi danni, dei quali é alla tua Sposacagione la guerra, che le infernali potenze contro lehanno
mossa.Da Gesù
Cristo e perGesù
Cristo ladonna
fu liberata daun
abisso di mali più profondo di quello, dalquale venisse tratto r uomo. Certo la colpa degli antichi nostri progenitori era stata cagione a quanti doveano nascere di loro di quei gravissimi danni, che vennero poscia misericordiosamente ri-sarcitidaGesù
Cristo Signor Nostro,pel quale,Adamo
novello,ci fu con maggiore larghezza ridonato quanto per 1’ antico
avevamo
perduto.Ma
potrebbe alcuno negare delretaggio di miseria, che il peccato né tramandò, essere per giusto giudizio di Dio, lasoma
più grave caduta sul capo e sugli omeri del sesso più debole!Benché
pel peccato fosse 1’uomo
stato condannato alla morte, all’ ignoranza, alle difiìcoltà di ogni maniera, benché formidabiliostacolidiogni manieralo assiepasserodaognilato, e gl’ impedisseroil conseguimento della felicità, alla quale a-nelava con vivissimo ardore, pure se riguardisi alla ingenita fortezza, che é propria del suo sesso, e più che a questa, alle qualità onde é dotato il suo spirito, che certonon
furono estinte per la colpa, é facile avvisare,come
in quella, ed in queste, avrebbe 1’uomo
stesso trovato qualche presidio almeno,—
43—
a percorrere ed a compiere con quadclie dignità ed onore il
terrestre pellegrinaggio.
E
diffatti se volgiamo 1’ occhio alla storia, se prendiamo a scorrere gli annali dei popoli, 1’uomo
ci si rappresenta
mai
sempre, qualeun
potente dominatore, che coll’ ingegno e colla forza estende sulla creata natura ilsuo impero, la vince, la soggioga, e perviene ben sovente ad assoggettare alla sua potenza quanto osa fargli contrasto.
Ma
quale divenne dopo.il peccato la condizione di colei, che Dio creata aveva perchè fosse dell’
uomo compagna
indivisa, e conlui dividesse sopra le inferiori creature la signoria e l’ im-pero ?
Dopo
il peccato e ]>el peccato 1’ umiliazione, 1’ avvili-mento, rabbiezione divennero la sua eredità.Chè
1’uomo
peruna
funestaconseguenza della originariaprevaricazione e della ignoranza, che ne offuscò illume
della mente, disconobbe ben presto i diritti di lei, ne dimenticò F origine, ne umiliò la dignità, valendosi della forza, colla quale avrebbe dovuto prot-teggerne la natia debolezza ad opprimere questa debolezza medesima, rimasta innanzi alla sua prepotenza, ed alle sbri-gliate passioni del suo cuore, senza schermo e senza difesa.Leva
il capo antichissimaÈva
dal tuo sepolcro, e rimira, se ti da il cuore, inqual miseranda condizione siano ovunque cadute i»er cagione del tuo fallo le tue figliuole! L’ Oriente e F Occidente non ebbero per esse altro che abbandono e disprezzo. Nell’Oriente la dominante polgamia aveva cancel-lata del tutto F idea, ladonna
esserecompagna
dell’uomo
emadre
de’ suoi figliuoli : a lei interdette le domestiche,gioie;ella incatenata di perle e di diamanti, che non la privano dì ogni libertà
meno
che ferree catene: essa costretta a lo-gorarsi la vita tra i cupi rancori e le ignobili gelosie di unharem
e diun
serraglio, dovenon
penetra raggio di quel sole, che rischiara le intelligenze, nobilita il cuore, purifica gli affetti : essa zimbello di ennuchi, e trastullo del suonon
marito,ma
despota, costretta a mendicarneun
guardo edun
sorriso, ed a vivere senzaamore
per estinguersi senza speranza.Nell’ Occidente se è per
buona
venturameno
diffusa la poligamia, costumi e leggi s’ accordano però ad opprimere ad umiliare, a svilire il sesso minore. Presso quel popolo ilquale coll’ armi seppe incatenare il
mondo
a suoi piedi,e-—
44divenir col senno maestro di civile sapienza, la moglie, in virtù delle leggi stabilite (notatelo bene) si compra, si acqui-sta, si prescrive
come un
animale qualunque,come
un arnese da cucina: entrata nella casa del marito, questi spiegherà sopra di leiuna
autorità illimitata, e lungi dal dividereconlui il domestico potere qual
madre
de’ suoi figliuoli, appena ne sarà tenuta in conto di sorella, soggetta al dispotico di-ritto del marito, che potrà giudicarla, e condanarla a morte pei più leggeri motivi: per avere per grazia d’ esempio bevuto del vino,come
ci viene riferito da ValerioMassimo
L.VI
C.III. n. 9.
Che
se iltempo
e la consuetudine ammoliscono diun
poco la durezza del prisco rigore, ciònon
accade peraltro, se non se per sostituire a di lei danno alla domestica tiran-nide una sfrenata licenza.La
licenza del divorzio pei motivi più frivoli, r uso del quale erasi reso così frequente, chè a quanto neviene narrato da Seneca,da Cornelio Tacito,da A"ale-rioMassimo
non erano poche le femmine, che noveravano i mariti coiconsolati; così radicato,che agl’imperatori Cristiani, che tennero dietro a Costantinomancò
il coraggio di farne divieto, anzi dovè Costantino stesso conuna
legge tollerarne r abuso. Divorzio che rendeva ladonna
schiava del capriccio e della passione dell’ uomo, spegneva in lei le sorgenti del-r affetto, togliendole ogni certezza dell’ avvenire, che fosse per attenderla, ne avviliva la dignità, tenendola esposta continuamente al rischio di sentirsi direun
giorno da uno schiavo qualunque—
Vattene, il tuo padrone non vuole più saperne di te: mentre la legge, sempre la legge, per aggiun-gere alla ingiuria lo scherno, la donna così avvilita e degra-data, dichiarava perpetuamente, insanabilmente imbecille, ecome
tale F assoggettava a perpetua tutela.E
lasciando in disparte gli antichi esempi,non
crediate sia oggidì molto migliore,chenon
fosse in passato la condi-zione del minor sesso, là ove G-esù Cristonon
regna, ove Eglinon
è conosciuto, ove Eglinon
è amato. Nella maggior parte dell’Asia e dell’Africa, nell’ angolo più bello d’ Europa, sotto il sorriso più puro del cielo, è tuttavia in vigore lapoligamia col suo dispotismo, colle sue brutalità, col degra-damento, che F
accompagna;
sotto la sferzadel sole affricano mentre Fuomo
si sdraia all’ombra
assaporando le delizie—
45—
del Kiev, la
donna
è condannata a sostenere quale schiava le fatiche più dure;nel sacroIndostano, una costumanza cru-dele obbliga mille e mille sventurate a consumarsi nella stessa pira, che abbruccia gli avanzi del morto marito:nella China, le famiglie vestono a duolo se viene alla luce
una
bambina, ed il padre o lavende o 1’ uccide: gli abitatori di alcune contrade nell’ Oriente si negano a ricevere lamo-neta spagnuola, perchè porta sovente impressa 1’ effigie di una femmina. Breve è troppo vera anche di presente la sen-tenza di uno spirito arguto, colà dove
non
regnaGesù
Cristo, la donna,essere tenuta in conto di una bestia da soma,come
accade presso i popoli selvaggi, o diuna
suppelletile,come
incontra nelle regioni orientali.Io
non
toccherò quivi della recondita e quasi misteriosa cagione, per la quale videsi dopo il peccato la donna preci-pitata inun
abisso di abiezzione e di avvilimento tanto pro-fondo :mi
terrò pago a rammentarvi, che del peccato del-ruomo
e della ruina di lui fu essa la cagione prima, e siconveniva perciò, che del fallir suo più duro ne pagasse lo scotto : il genere
umano
per mezzo di una vaga tradizione ovunque diffusa,non
dimenticò giammai, essere statauna
donna, che dischiuse la porta ai mali, che ne fanno strazio, e parve volere perciò, ch’ella dovesse in più sensibile maniera risentirne il peso. Forse esprimevacotesto pensiero ilgrande Tertulliano, in quel celebre libro, nel quale fassi a rimpro-verare alle donne cristiane lo smodato lusso del vestir la persona e dell’ acconciarsi la testa— E non
sai, ei prende a dirle, enon
sai che tu seiÈva — Et Evam
te essenescis;non
sai,che eziandio neltempo
s’aggravauna
divina sentenza sopra il tuo sesso—
Yivit sententia Dei supersexum
istum in hoc saeculo: poiché ne è ancora viva la colpa—
vivat et reatus necesse est.Ora consentitemi che io vi dimandi: chi ha rilevata la
donna
dalla condizione abiettissima nella quale per sì lungo corso di secoli prostrata si giacque? Chi leha
ridonati iproculcati suoi diritti, e
T
ha fatta grado grado risalire su quel trono, nel quale lamano
diDio
T aveva locata fino dall’ origine delle cose? Chi senon Gesù
Cristo? Si fu dessoGesù
Cristo, che pietoso vi protese la mano, e vi sollevò a—
46-queirciltezza, a quella nobiltà, aquell’ onore, che
accompagna
il vostro sesso nei paesi cristiani.
Che
semi
chiedetecome
e quando il facesse, vi risponderò averlo Ei fatto quando richiamò 1' unione coniugale a quella forma di indivisibile unità, nella quale Dio da principio costituita l’aveva:
quamlo
solennemente bandì— Quod Deus
conjunxithomo
nonseparet;quando
subblimò quest’ unione all’ eccellenza di Sacramento del patto novello—
Sacramentuin hocmagnum
est—
quandogli comunicò virtù di rappresentare nientemeno, cht) il nodo di
amore
e di carità ineffabile, che congiunge il Verbo fatto carne alla Chiesa sua sposa— Eg
>autem
dico in Christo et in Ecclesia; quando purificò il cuore dell’uomo
ispirando in esso per lacompagna
della sua vitaun
amore, die deve as-somigliare ramore
di Cristo per i suoi redenti—
Viri dili-gete uxores vestras, sicut et Christus Ecclesiam— quando
Egli infine
ammaestrò
i suoi Apostoli a dettare intorno al connubbio cristiano un codice di leggi,che sono tutela della vostra debolezza, salvaguardia del vostro decoro, ornamentoe corona della vostra vita.
Vi risponderò inoltre averlo fatto,quandò Egli consacrò la verginità,
quando
ne ispirò il santo proposito, ne gettò ilseme
fecondo, e ne prepose l’ illibato candore alla stessa fe-condità diun
talamo immacolato. >Ia sopratutto ei rilevò ilnostro sesso dall’ abbiezioue, nella quale era caduto,
quando
fu da Lui prescelta una figliuola diÈva
per sollevarlaal-r
ineffabile dignità diMadre
di Dio. Allorquando Egli a ren-dere Maria abitacolo non disdicevole della DivinaMaestà, che doveva discenderle in seno, si compiacque ornarla de’ suoi doni più eletti, arrichirla delle prerogative più sublimi, e fino dal primo istante del suo Concepimento, preservarla inconta-minata da ogni fiato di corruzione, da ogni alito di peccato:allorquando ei degnossi inviare all’umile figliuola di
Giuda un
celeste messaggiere, mettere sullelabbradi questi ilsalu-to onde doveva inchinarla
— Ave
gratinpiena—
e attendere daun
fiat pronunciato dalla boccadi Lei, l’incominciamentodell’ opera maravigliosa, per la quale si compirà la salute del
mondo:
allorquando ei le cinse incielo la fronte di regai corona, la fe sedere al suo fianco, le diè le chiavi del suo cuore, allora specialmente fu rilevato ilvostro sesso dall’ab-—
47—
biezione, nella quale lo aveva gettato il peccato, perchè allora fu lavata 1’ onta, ondela colpa di
Èva
aveva coperto ilvostro volto.Per la prevaricazione di unadonna
il peccato, il dolore, la morte era entrata nelmondo
: per 1’ubbidienza, 1’ umiltà, la purità diuna donna
Dio ridona all’uomo
la vita: così viene cancellato 1’ anatema, che gravava sul vostro capo, e cominciano a correre per voi giorni novelli. Allora ladonna
vedesi associata alle scene più pietose dal Vangelodescritte, onorata dagli Apostoli, protetta dalla Chiesa, rispettata dal marito, siccome la consorte della sua vita, edamata
siccome la consolatrice delle sue tristezze; allorala circonda1’ affetto e la riverenza de’ suoi figliuoli, il rispetto di tutti, rispetto del quale rendonoampia
testimonianza perfino gli idiomi dei popoli cristiani, che fecero dellamulier, la donna, la signora, ladama
; appellazioni tutte esprimenti altezza, decoro,nobil-tà, signoria.
Quando
anche il figliuolo di Dio, riverite Signore, altronon
avesse fatto per voi, che levarvi dal volto l’ ignominia, della quale il peccato dell’ antica nostramadre
ricoperto1’ aveva, e restituirvi in quel grado di degnità, che s’addice alla
compagna
dell’ uomo, sarebbe questo sufficiente a mostrar vero quello, che io vi asseriva nel farmi a ragionar con voi, avere cioè il minor sesso peculiari titoli di obbligazione in-verso aGesù
Cristo nostrocomune
Salvatore, i quali io stringonoad amarlocon peculiare tenerezza, e debbono essergli di sprone a dimostrargli colle opere quella gratitudine, onde gli andatecome
a singolarissimo Benefattor vostro in guisa così insigne debitrici.Restami
però ad aggiungere altre ragioni, le quali sono di gravissimo peso a confermare la sentenza testé enunciata, a rischiararla di più vivo lume, e ciocché più rileva, acom-muovere
e ringagliardire nel vostroanimo
quei sensi di pietà, di devozione, diamore
verso la sua persona divina, i qualinon
potranno ameno
di dare vita in voimedesime
a quelle opere,che sono frutto di ardente carità. Oltre all’ avere per-tanto tratto daU’abiezzione e dall’ avvilimento, ove giacerebbe tuttavia, il vostro sesso, oltre all’averlo sollevato a quell’ o-nore ed a quella dignità, onde ilveggiamo
nella Chiesa e nelle cristiane società circondato, ha Egli con sapientissimo— 48 —
consiglio ordinate di tal maniera le cose conducenti a sal-vezza, che a voi
meno
arduo e più agevole tornandone ilconseguimento,
può
sotto certi rispetti affermarsi, voi essere state poste in ordine allamedesima
in condizione migliore dei sesso più forte. Sarà qui breve ilmio
dire,ma
quanto breve altrettanto, io spero, convincente.Non
sipuò
negarenon
essere sventuratamente nè pochi nè lievi le difficoltà, che è pur d’ uopo ad ogni patto supe-rare affine di evitare gli eterni danni ai reprobi minacciati, affine di conseguireuna
sede in quel regno, che lino dall’ o-rigine delmondo
Iddio tiene in serbo pe’ suoi eletti. Ora tra cotali ostacoli,dei quali è giocoforza trionfare, alcuni ve ne hanno, che alladonna non
oppongono pressoché nessun im-pedimento a percorrere le vie, che conducono al cielo, cosi che r assicurarsene il possesso, può dirsi,sol che Ella voglia coiraiuto della grazia del Signore, secondare i preziosi istinti del suo cuore, affare assaimeno
malagevole, che per 1’uomo non
sia.Una
sola è la strada chepuò
condurci a salvezza, uno solo ilcammino
che può dall’ esilio menarci alla patria, quello della cristiana umiltà.Or non
vi ha per Fuomo
sacrificio più arduo, più penoso, che quello del proprio orgoglio e della propria superbia; sacrificio che è pur necessario per lui sicompia, affine di acquistare e di esercitare quelle virtù, che la religione di Gresil Cristo sì imperiosamente da noi richiede.
Le
richiede col imporci F obbligo diuna
fede sincera, diuna
continua preghiera, diuna
schietta manifestazione dellecolpe onde ci siamo talora contaminati.Tolga Iddio eh’ io osi asserire essere F
uomo
incapace di credere, insuperabili le difficoltà eh’ egli incontra ad ac-cettare il freno della fede, disdicevole alla sua dignità il lasciarsi guidare dalla sua luce; dovreste tenermi in conto più che di stolto quando volessi affermarenon
saperFuomo
curvar la fronte iiiiiauzi a Dio, e protese verso di Lui le braccia, con fervido slancio di umile preghiera, invocarlo
di-cendo:
—
Padre nostro chesei ne’ cieli;— quando mi
facessia dirvi, che F
uomo non
varràmai
ad inchinarsi fino a ri-conoscersi colpevole di avere vilmente abbandonato il suo Dio. Questo io sono ben lungi dal voler dirvi; vi dirò anzi.-
49—
che io
non
conosco ossequio più bello,che l’uomo
possa rendere a Dio, di quello che ei gli tributa piegando la propriaintelli-genza al giogo della fede, prostrandosi nel cospetto del Padre suo, ed implorandone 1’aiuto, conoscendosi reo delle colpe, che deturparono lapropria vita:
ma
è mestieri, che aggiunga, ben-chéalsommo mi
rattristiildoverloconfessare, divenire ognorameno
frequente ilnumero
di quegli uomini, che vivono di fede, che pregano con fervore, che si inginocchiano appiedi del sacerdote per essere prosciolti dal proprio peccato. Per compiere questi gravissimi doveri,che la religionec’impone, è mestieri l’uomo
sia pronto a compireun
sacrificio, chegli riesce insommo
penoso : il sacrificio del proprio orgoglio, della propria superbia.La
sua ragione, oggidì specialmentesì altera e curiosa,che vorrebbe pure tutto conoscere, vedere tutto, di tutto rendersi ragione, trovasi innanzi