• Non ci sono risultati.

Il madrigale 52 va letto con il vicino madrigale 54, come dimostra, tra l’altro, lo stretto rapporto dei due madrigali con la canzone 23: 52 ripropone allusivamente il

mito di Atteone, centrale nell’ultima stanza della canzone 23, che incorpora alcuni

versi delle Metamorfosi di Ovidio; 54 condivide con la sesta strofe della canzone 23

34  «Aut – ut omnium delirationum tuarum supremum culmen attingam et, quod paulo ante

comminatus sum, peragam – quis digne satis execretur aut stupeat hanc alienate mentis insa- niam eum, non minus nominis quam ipsius corporis splendore captus, quicquid illi consonum fuit incredibili vanitate coluisti? Quam ob causam tanto opere sive cesaream sive poeticam lauream, quod illa hoc nomine vocaretur, adamasti; ex eoque tempore sine lauri mentione vix ullum tibi carmen effluxit, non aliter quam si vel Penei gurgitis accola vel Cirrei verticis sacerdos existeres. Denique quia cesaream sperare fas non erat, lauream poeticam, quam studiorum tuo- rum tibi meritum promittebat, nichilo modestius quam dominam ipsam adamaveras concupisti» [«O ancora (per toccare il culmine d’ogni tuo delirio e portare fino in fondo quanto poco fa ti ho minacciato), chi potrebbe esecrare abbastanza o meravigliarsi della follia della tua mente alie- nata, quando con incredibile vanità hai adorato ogni cosa che la riguardasse, prigioniero tanto della bellezza del suo nome quanto della bellezza del suo corpo? Tu hai tanto amato la laurea sia militare che poetica, solo perché lei si chiamava così. E da allora non ti è uscito quasi nessun ver- so in cui non si nominasse l’alloro, quasi tu fossi un abitante delle rive del Peneo o un sacerdote delle vette di Cirra. Sì che – visto che non potevi proprio sperare l’alloro militare – hai comin- ciato ad amare la laurea poetica, che il merito dei tuoi studi ti prometteva, con lo stesso eccesso di passione con cui hai amato lei»]: franCeSCo petrarCa, Secretum. Il mio segreto, a cura di

Enrico Fenzi, Mursia, Milano 1992, pp. 226-227, con la nota ad locum, pp. 376-377. Il passo del Secretum è citato in apertura del saggio di giuSeppe ChieCChi, Itinerarium mentis ad Lauram.

Ancora sui sonetti dell’aura, in Studi in onore di Vittorio Zaccaria, Unicopli, Milano 1987, pp. 89- 106. Che il nome Laura corrisponda allegoricamente alla laurea poetica ritiene anche Boccaccio: «Et quamvis in suis quampluribus vulgaribus poematibus in quibus perlucide decantavit, se Laurettam quandam ardentissime demonstrarit amasse, non obstat: nam, prout ipsemet et bene puto, Laurettam illam allegorice pro laurea corona quam postmodum est adeptus accipiendam existimo» [«E sebbene in numerose poesie volgari, splendidamente composte, abbia dichiarato di aver amato con grande passione una tal Lauretta, ciò non fa difficoltà per la mia affermazione, poiché, come per mio conto e giustamente suppongo, ritengo che quella Lauretta vada intesa allegoricamente per la corona d’alloro che poi ottenne»]: gioVanni boCCaCCio, De vita et mo-

ribus domini Francisci Petracchi, a cura di Renata Fabbri, in Tutte le opere di Giovanni Boccaccio, a cura di Vittore Branca, vol. V/1, Mondadori, Milano 1992, pp. 879-911: 908-909.

IL PARADISO PERDUTO

1007

le rime intorno : giorno e faggio : vïaggio.

35

rvf 52

Non al suo amante più Dïana piacque, quando per tal ventura tutta ignuda la vide in mezzo de le gelide acque, ch’a me la pastorella alpestra et cruda

posta a bagnar un leggiadretto velo, 5 ch’a l’aura il vago et biondo capel chiuda,

tal che mi fece, or quand’egli arde ’l cielo, tutto tremar d’un amoroso gielo.

rvf 54

Perch’al viso d’Amor portava insegna, mosse una pellegrina il mio cor vano, ch’ogni altra mi parea d’onor men degna.

Et lei seguendo su per l’erbe verdi, 5 udì’ dir alta voce di lontano:

Ahi, quanti passi per la selva perdi! Allor mi strinsi a l’ombra d’un bel faggio, tutto pensoso; et rimirando intorno, vidi assai periglioso il mio vïaggio:

et tornai indietro quasi a mezzo ’l giorno. 10

Nel madrigale 52, la visione dell’amata (pastorella) intenta a lavare un velo con

l’intenzione di usarlo per coprirsi i capelli, raggela l’amante (vv. 7-8 «tal che mi fece

35  Un’analisi dei rapporti tra i due primi madrigali anche rispetto alla canzone 23 e alle

Metamorfosi di Ovidio, si trova in Maria Sofia lannutti, Laureta novata. L’alieniloquium nei

madrigali dei «Rerum vulgarium fragmenta», «Giornale storico della letteratura italiana», CxCii,

2015, pp. 172-208 e 321-360; ead., «Timor» e «fortitudo», «desiderium» e «temperantia» nei due

primi madrigali del Canzoniere petrarchesco, in Ragionar d’amore. Il lessico delle emozioni nella lirica medievale, a cura di Alessio Decaria e Lino Leonardi, Edizioni del Galluzzo, Firenze 2015, pp. 281-305.

CARA SCIENTIA MIA, MUSICA

1008

[…] / tutto tremar d’un amoroso gielo»). Nel madrigale 54, l’amante segue l’ama-

ta, che è in cammino (pellegrina). L’allusione al mito di Atteone ambienta la scena

nel locus amoenus di memoria ovidiana. Come nell’episodio delle Metamorfosi, sia

nell’ultima stanza della canzone 23 sia nei due madrigali, tutto avviene nel pieno

del giorno (23, v. 151 quando ’l sol più forte ardea, 52, v. 8 or quand’egli arde ’l cielo,

54, v. 8 quasi a mezzo ’l giorno). L’aura del madrigale 52 annuncia la presenza di Dio,

che si manifesta nel madrigale 54, dove un’alta voce ammonisce di lontano l’amante

a non procedere inutilmente nel suo cammino, inducendolo a fermarsi per riflet-

tere. Nel locus amoenus, l’amante ode la voce di Dio, come accade a Elia sul monte

Oreb, e come accade al primo uomo e alla prima donna nel paradiso terrestre,

quando è da poco trascorso il mezzogiorno. L’ultimo emistichio quasi a mezzo ’l

Documenti correlati