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i maestri… Un viaggio attra- attra-verso il tempo, per conoscere

l’origine e l’evoluzione della Scuola elementare di Tauria-no, attraverso i documenti d’archivio e le testimonianze di quanti l’hanno frequentata.

Scuola Elementare di Tauriano, classe 3 A anno scolastico 1948/49, maestra Zelasio-Desiderato.

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autorizzava il Comune di Spilimbergo all’acquisto del terreno “a sede dell’e-rigendo edificio scolastico di Tauriano, (metri quadrati 1610) da Martina An-tonio fu Giuseppe e Consorti”.

Il Consiglio comunale, così, nell’in-tento di dar lavoro ai capimastri locali richiedeva alla R. Prefettura l’auto-rizzazione a concedere l’esecuzione dei lavori a trattativa privata. A con-cessione ottenuta nel dicembre 1905, per la scuola di Tauriano si stipulò un contratto con la ditta China Anto-nio di Baseglia. La costruzione degli edifici, tutti, ebbe luogo in circa un anno e mezzo, con la sorveglianza del progettista Giulio De Rosa e anche l’impresa si adoperò al meglio per la buona riuscita dei lavori.

Nel 1905 a Tauriano nasceva anche la Società Operaia, a quel tempo: So-cietà Operaia di Mutuo Soccorso ed Istruzione (SOMSI) che sempre operò per la formazione dei giovani.

Nel giro di sette anni, tra permessi e concessioni si portò a conclusione l’opera e il nuovo edificio della Scuola elementare di Tauriano fu inaugurato nel settembre 1907.1

Dopo il 1918 la scuola fu intitolata al capitano Raffaele Libroia dei Caval-leggeri di Saluzzo, morto nella batta-glia ingaggiata con le retroguardie au-striache sulla strada Tauriano-Istrago.

dove ora sorge un cippo a memoria.

Negli anni 1960 la Scuola elementare di Tauriano divenne Scuola elemen-tare statale intitolata a San Giovanni Bosco.

Tutto questo si è recuperato dai do-cumenti consultati. Poi, c’è anche chi con piacere e con passione parla della sua scuola. Una ex alunna rac-conta…

Nell’anno scolastico 1932/33 l’edificio della scuola aveva un unico piano con 3 aule. Il corridoio molto ampio era di-viso da una parete e c’erano due en-trate poste sulle facciate laterali. Nelle due aule da una parte si tenevano le lezioni per le classi prima, seconda e terza, dall’altra, oltre la parete, un’aula per le classi quarta e quinta.

Erano classi miste, rigorosamente dalla prima alla terza gli alunni aveva-no una maestra, in quarta e quinta il maestro Benvenuto Facchin. Un’altra sezione delle classi prima, seconda e terza era ospitata presso i locali della Società Operaia sopra la nuova latteria. In questa sede, due volte la settimana, nel pomeriggio, le

bambi-ne frequentavano lezioni di economia domestica con la maestra Antoniet-ta QuarAntoniet-taro. Imparavano a cucire, ricamare i primi punti: punto erba, catenella a usare l’uncinetto. Ogni anno si imparava qualcosa in più e si confezionavano piccoli capi.

Nelle stesse aule era ospitata la Scuola Professionale di Disegno, isti-tuita dalla SOMSI fin dal novembre del 1908, due file di banchi erano disposti al centro, mentre addossati alle pareti trovavano posto i tavoloni per i ragaz-zi della Scuola serale di Disegno.

Le maestre in quel periodo erano:

la signora Larise, Maria Pantaleoni in Garavini cognata della direttrice severa e temuta che periodicamente si recava in visita nella scuola. La maestra Pantaleoni nei giorni prece-denti l’ispezione impartiva tutte le rac-comandazioni possibili: non distrarsi mentre la direttrice parlava, prestare ogni attenzione, mantenere i libri e i quaderni ordinati e altre regole di ri-spetto. La direttrice non interrogava gli alunni, ma controllava attentamente il registro di classe e l’ordine dell’aula.

Si stava a scuola dalle otto del matti-no fimatti-no a mezzogiormatti-no, e nel pomerig-gio dalle due fino alle quattro e mez-za, cinque. Tutti gli alunni andavano a mangiare a casa; le maestre Quartaro e Larise, soprattutto d’inverno si por-tavano il pasto al sacco e erano ospi-tate presso la famiglia di Maria Moca che abitava vicino alla trebbia non lontano dalla scuola, dove potevano riscaldare e consumare il cibo.

La maestra Pantaleoni invece, che abitava a Spilimbergo, con la biciclet-ta andava e veniva quattro volte al giorno con pioggia, neve e ogni altra intemperia. Era sposata e aveva figli.

Tornando a casa a mezzogiorno po-teva fare il pranzo per tutti e poi ripar-tire per fare le lezioni del pomeriggio.

Era una buona maestra, ogni tanto passava in qualche casa a salutare le mamme delle scolare.

Le classi erano veramente affollate.

In quarta e quinta si aggiungevano i ragazzi di Istrago e Barbeano che volevano continuare a studiare, al loro paese c’erano solo le prime tre classi.

Da queste frazioni vicine, venivano a piedi calzando scarponi con la suola di legno o dalmine. Unica tra tutti i maschi, da Barbeano, veniva anche una bambina.

Al mattino si svolgevano le lezioni per la quarta che contava circa cinquanta scolari e altrettanti erano presenti nel

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pomeriggio per la classe quinta. Su cento alunni c’erano tre scolare.

In ogni aula si trovava una stufa di terracotta di color mattone, a cin-que piani. Il Comune provvedeva a fornire la legna, ma spesso quando mancava per un motivo o l’altro, ogni bambino arrivava da casa con una bracciata di tronchi. Le aule erano grandi con soffitti molto alti, l’edificio posava su basamenti rialzati da terra, luogo ideale per i giochi a nascondino e per le correnti d’aria.

I pavimenti di legno al passo di piedi calzati con zoccoli producevano il rumore di una cavalcata di cavalli. In seguito le insegnanti fecero portare da casa delle ciabatte da indossare in classe e fecero allineare gli strumenti sotto gli attaccapanni del corridoio.

Sempre il maestro nel cortile metteva in fila gli scolari e li faceva marciare co-me dei soldati. Suddivisi in squadre, dovevano muoversi rigorosamente a tempo: “fianco destr, fianco sinistr” gli errori erano la regola perchè i “piccoli balilla” o le “giovani italiane” non era-no ancora ben lateralizzate.

In classe terza si sostenevano gli esami per passare agli studi superiori delle classi 4a e 5a. In classe 5a gli esami servivano come attestato di completamento degli studi del grado

“Superiore”.

Sul frontespizio della pagella si legge-va: “Opera Balilla”; “Ministero dell’E-ducazione Nazionale”.

Le materie di studio erano numerose:

religione, canto, disegno, ortografia, lettura e scrittura espressiva, esercizi scritti di lingua, aritmetica, contabi-lità, nozioni varie di cultura fascista, geografia. Storia e cultura fascista, scienze fisiche e naturali si studiavano in seguito nelle classi superiori.

Negli anni 1953/54 l’edificio è stato riadattato, tolta la parete divisoria del corridoio, rialzato di un piano per assumere la struttura attuale, tre aule sotto, tre aule sopra, più una piccola per la biblioteca. Era passata la Se-conda guerra mondiale, le condizioni di vita stavano migliorando per tutti.

Per andare a scuola ci si spostava ancora a piedi. Si superavano sempre due prove d’esame: una in classe seconda e una in quinta.

Tutti gli scolari avevano una divisa: i maschi vestivano una casacca di tela blu con un colletto bianco mentre le bambine portavano un grembiule ne-ro con un colletto bianco. Qualcuna lo aveva ricamato, altre di plastica, così

si sporcava di meno e si puliva velo-cemente senza bisogno di inamidarlo.

Un fiocco nei capelli, mai troppo corti.

Ogni anno, in primavera veniva a scuola un fotografo che faceva tre fotografie a ogni alunno: nel banco davanti alla carta geografica dell’Italia, con la penna in mano e un mazzetto di fiori di biancospino; una di gruppo, ancora una foto singola dietro l’edifi-cio scolastico, sullo sfondo il campo dove ora si trova l’orto della Società Operaia, sopra una Vespa.

Le insegnanti erano cambiate, veni-vano ancora da Spilimbergo, erano la maestra Zelasio Desiderato, Favero, Candida Giacomello, Liliana De Ste-fano (che da Udine con la corriera arrivava fino a Spilimbergo poi con la bicicletta fino a Tauriano) e il maestro Leonardo Picco. Tutti ricordano il ma-estro Picco come un appassionato di calcio, e con i maschi ogni momento era buono per giocare. C’era qual-cuno tra gli scolari che si rifugiava a giocare con le bambine perchè non amava il gioco del pallone. Le bambine più facilmente giocavano a bateçis, a balutis, salto con la corda, cucuc, gare di palla prigioniera e ruba-fazzoletto.

Nel tempo, i figli di questi scolari hanno frequentato la stessa scuola, le classi erano meno numerose, in ogni casa c’erano televisione, giradischi, radio, automobili e telefoni. Le bam-bine giocavano con bambole filiformi tipo Barbie che si contrapponevano alle Matrioske, il Dolceforno, Mazin-ga Z per tutti. Si ascoltavano Simon Le Bon dei Duran Duran, Spandau ballet, Pink Floyd e molti altri. Le maestre di Tauriano sempre un punto di riferimento importante, la scuola continuava a essere molto qualificata.

Così nel susseguirsi di periodi intensi ricchi di cambiamenti e di stili di vita è arrivato l’anno 2000, quando le classi delle frazioni sono state accorpate presso le Scuole di Spilimbergo. I bambini meno numerosi dalle frazioni venivano prelevati dagli scuolabus.

Ora a integrare il numero degli sco-lari sono presenti molti bambini pro-venienti da Albania, Burkina Faso, Argentina... Parecchi sono nati qui, risiedono nelle frazioni e vanno a scuola a Spilimbergo.

Nota

1 Archivio storico Comune di Spilimbergo Cat. IX Istruzione pubblica Busta 821 Inaugurazione scuole – Relazione.

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