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magister militum per Orientem Giovanni Mistacon, qualche anno dopo, si trovò ad operare in Tracia contro gli Avar

Nel documento Issue 10, “La Siria bizantina” (pagine 98-101)

(vincendo la battaglia di Adrianopoli)278 Droctulfo279, fedele

duca già al servizio del

kuropalate

Baduario in Italia, Troviamo

sebbene i Longobardi fossero stati lavati dall’onda del sacro battesimo, tuttavia, mantenendo essi i riti antichi del paganesimo, dato che avevano una mente bestiale, piegavano il collo che debitamente avrebbero dovuto piegare davanti al loro Creatore, davanti al simulacro di una bestia, chiamata vipera. Inoltre, non lontano dalle mura di Benevento, nei giorni solenni, adoravano un albero sacro, al quale sospendevano una pelle di animale; [allora] tutti quelli che erano presenti voltavano le spalle all’albero e cavalcavano il più velocemente possibile, spronando a sangue i cavalli, per superarsi l’uno con l’altro; poi, tornati indietro nel loro tragitto, strappavano la pelle con le mani e una volta fattala a pezzi ne prendevano superstiziosamente un piccolo pezzo da mangiare. E poiché lì scioglievano i loro stolti voti, da questo fatto dettero nome a quel luogo Voto, così come è chiamato ancora oggi». Vedi

GASPARRI S, Cultura tradizionale, pp. 45-50. La traduzione di Gasparri è su

www.storia.unive.it/_RM/didattica/fonti/anto_ame/cap_V/V_5_it.htm#A.

274 BOGNETTI, p. 464. In questa parte l’autore si riferisce alle milizie longobarde stanziate nel centro-sud Italia. Vista la possibile somiglianza con la spedizione in Siria ho optato per questa teoria.

275 BOGNETTI, p. 464

276Ibidem.

277 BOGNETTI, p. 464.

278 TEOFILATTO SIMOCATTA, II, 17.

279 Per la figura di Droctulfo, uno dei pochi duchi rimasti sempre al servizio di Bisanzio, vedi DIACONUS, III,

18-19; BERGAMO N., Il problema dell’entità etnica tra Romani e Longobardi nell’Historia Langobardorum di

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nelle fonti280 un’altra figura, quella di Nordulfo, che di sicuro

prese parte nel conflitto tra Persiani e Romei in Siria e forse sposò la stessa figlia di Alboino, insignito dell’aulica carica di

patricius

e successivamente inviato in Italia al fianco del

kuropalate

Baduario.

La figura di Nordulfo è fondamentale per la politica di Bisanzio in Italia, perché venne utilizzato per convincere i Longobardi stanziati nella Penisola a scegliere in maniera definitiva l’impero al posto dell’effimero regno; egli ricopriva quasi certamente l’incarico di duca nella campagna di Siria281

contro i Persiani. Verso il 590 lo troviamo nella nuova controffensiva di Bisanzio in Italia dove, a fianco dell’

exarchus

Romano,282 aveva aggregato a sé molti guerrieri provenienti

dalla Siria e delle varie arimannie italiche. Purtroppo la campagna dell’

exarchus

Romano si rivelò fallimentare e tutto l’esercito longobardo alleato a Bisanzio si sfaldò in breve tempo.283 Non si hanno notizie certe del risultato della

spedizione militare del

patricius

Giustiniano, che annoverava tra le sue fila, una forza di questi uomini venuti dal Nord che mal tolleravano il caldo, il freddo, la pioggia e la mancanza di provviste.284

Qualche mese prima l’imperatore Maurizio aveva richiamato un comandante di nome Comentiolo, che godeva di ampia stima da parte dei su,mmacoi longobardi.285 Sembra che

questo abbia insospettito Ariulfo, che fu parimenti inviato in Italia per combattere contro Autari. Vi giunse nel settembre del 591, quando ancora in Italia non si poteva prevedere la completa sconfitta di Bahram (il quale comunque continuava ad incitare i longobardi contro Bisanzio).286 Ariulfo si preparava ad agire in

Italia e Gregorio Magno era allarmato per la sua attività: non era chiaro se intendesse colpire Roma o addirittura Ravenna. Le truppe in Italia, secondo quello che scrive il Bognetti, sarebbero riconducibili a quelle che combatterono in Oriente al soldo di Bisanzio ed erano comunque divise tra Bizantini e il nuovo regno longobardo. Gran parte delle antiche famiglie aveva perso il proprio carisma e così molti soldati cominciarono a scegliere, al posto di certi duchi, il regno che cresceva e prosperava nella penisola italica. Ariulfo pare avesse a disposizione un esercito variegato formato dalle truppe defezionate dell’esercito regio, riconducibili ad Autari, e quelle di Nordulfo, con le quali aveva combattuto in Oriente. Chiedeva all’

exarchos

di poter tornare tra

280 BOGNETTI, p. 465.

281 Per il riferimento alla fonte, vedi VON FALKENHAUSEN V., I bizantini in Italia, in CAVALLO G., VON

FALKENHAUSEN V., FARIOLI CAMPANATI R., GIGANTE M., ROSATI F., I bizantini in Italia, Milano

1982, pp. 1 – 136: p. 15, n. 62.

282 Per maggiori dettagli riguardo la campagna militare del 590 cfr. GOUBERT P., Byzance avant l’Islam,, Paris 1965, pp. 95-98

283 Secondo la tesi del Bognetti questi “transfughi” longobardi costituirono il ducato di Spoleto e di Benevento.

284 STRATEGIKON, XI, 3.

285 BOGNETTI, p. 470.

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le fila dell’impero, a patto che venissero erogate le paghe che ormai da parecchio tempo non venivano corrisposte.287 Questo

voltafaccia potrebbe essere riconducibile alla sconfitta di Bahram in Persia e alle prime vittorie di Maurizio contro gli Avari. Così, l’imperatore domandò al fido Nordulfo, anch’esso combattente e comandante in Siria, qualche consiglio sul ex- traditore.288 La cosa stupì molto lo stesso papa, che si sentì

tradito sulla fiducia, visto che considerava il

patricius

longobardo quasi un incompetente.289 Sta di fatto che Ariulfo

divenne duca di Spoleto pochi anni dopo e la politica di Bisanzio in Italia iniziò un lento decadimento.

L’esercito longobardo: armamento e organizzazione. L’esercito longobardo: armamento e organizzazione. L’esercito longobardo: armamento e organizzazione. L’esercito longobardo: armamento e organizzazione.

È ormai quasi di prassi ricordare i Longobardi come grandi combattenti. La loro saga, tramandata dall’

Origo gentis

Langobardorum

, è ricca di spunti riferiti proprio ad azioni eroiche e a gesta vigorose degne di nota. Fin dallo loro mitica partenza dalla Scandinavia, i Longobardi dovettero affrontare numerosi nemici e una moltitudini di popoli, riuscendo però ad avere sempre la meglio su di loro. Quando migrarono verso la penisola italica, il loro ordinamento interno era pressoché quello di un grande esercito ed essi stessi si consideravano un popolo- esercito. Il re era a capo dell’esercito per discendenza e per nobile etnia, mentre i

duces

venivano scelti per la loro grande forza militare; gli arimanni erano l’insieme di uomini liberi armati che componevano l’esercito.290 Il termine

arimannus

è

assai antico e specialmente nel periodo della migrazione aveva altri significati che ora ci sfuggono; è poco attestato durante il regno longobardo, più frequente invece nel periodo carolingio e post-carolingio, fino addirittura al periodo comunale.291 La base

della struttura militare dell’esercito si costruì sempre su queste figure, che però non furono più legate all’etnia ma al censo, come si vedrà con le leggi militari dei re Liutprando e principalmente Astolfo.

Alla base del sistema militare longobardo vi erano i cavalieri. I reperti archeologici che sono stati trovati in questi anni ci parlano di una società legata proprio all’uso del cavallo come stato sociale: sono state trovate anche staffe per piedi infantili. Nel primo periodo ogni attività militare era riservata alla stirpe longobarda, non accessibile dunque ad altre etnie. I vertici della società si presentavano di fronte alla propria

287 GREGORIO MAGNO, II, 45. Inoltre in BOGNETTI, p.472, n. 91.

288 BOGNETTI, p. 473.

289Ibidem.

290 GASPARRI S., Nobiles et credentes omines liberi arimanni. Linguaggio, memoria sociale e tradizioni

longobarde nel regno italico, in "Bollettino dell'Istituto Storico Italiano per il Medio Evo e Archivio Muratoriano", 105 (2003), pp. 25-51: p. 4.

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comunità come cavalieri, sia nelle vesti di abili guerrieri in alta armatura, sia nella veste pubblica. L’assenza o la scarsezza dei ritrovamenti di staffe fa pensare che, almeno all’epoca della migrazione in Italia, esse non fossero regolarmente usate e che i Longobardi sopperissero alla mancanza di questo strumento con le loro straordinarie doti di cavalieri, coltivate sin dall’infanzia. Nona caso Paolo Diacono scrive:

’Non colpirmi, posso reggermi sul cavallo’… il fanciullo, afferrate le briglie, seguì i fratelli nella fuga…292

E ancora:

Il piccolo Grimoaldo, tutto felice, voltato il cavallo e ripresa la fuga, alla fine si riunì ai fratelli e diede loro un’immensa gioia.293

Le armi usate dai Longobardi erano del tutto simili a quelle delle altre tribù germaniche, forse con differenze regionali non ancora del tutto chiarite.294 Fondamentale importanza hanno in

questo senso i ritrovamenti archeologici:295 i resti rinvenuti nelle

tombe, specialmente prima della cristianizzazione, mostrano un corredo composto da armi e da altri oggetti preziosi. Le prime leggi militari scritte, quelle di Astolfo (VIII secolo) non comprendono norme specifiche riguardanti l’armamento.

Le scarse fonti scritte dovranno quindi essere integrate con l’abbondante materiale archeologico.

Era tradizione militare, tra le popolazioni barbare e specialmente presso i Franchi, l’uso dell’ascia o scure, in latino

Nel documento Issue 10, “La Siria bizantina” (pagine 98-101)