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MANUFATTI ARCHITETTONICI E ARCHEOLOGICI COMPLESS

Inoltre, la realizzazione di video/visite virtuali e di realtà virtuale è un’ulteriore possibilità, anche se non sfruttata appieno. Diventano comuni, negli anni temporalmente più vicini, l’integrazione con web database/database, la strutturazione di GIS e 3D GIS, mentre risulta ancora poco praticata la prototipazione tramite stampanti 3D.

La sintesi interpretativa proposta con le tabelle e con i diagrammi, nonché lo studio analitico dei prodotti delle singole ricerche schedate, determinano un quadro complessivo, in cui le nuove tecniche ottiche di misura 3D influiscono sull’ordine dei problemi e delle necessità, proprie del rilevamento tradizionale.

Il mezzo tecnico, che non ha istanze percettive, ma solo esigenze fisico- tecnologiche, determina un processo di acquisizione legato alle sole potenzialità della tecnica, “imponendo” le sue problematiche (elevata accuratezza, ricerca della verosimiglianza, …) e riversandole nelle restituzioni correntemente prodotte.

In tutte le operazioni del rilevamento tradizionale, infatti, predomina la “qualità” del risultato, mentre con le tecniche di misura 3D sono la precisione, il riscontro metrico e la possibilità d’accuratezza ad avere un ruolo predominante.

Il rilevamento tradizionale stesso propone una restituzione efficace in senso compositivo, con un’attenzione elevata alle logiche geometrico-formali, quindi alla ricerca degli elementi essenziali che ne definiscono le qualità formali e allo studio di una eventuale legge compositiva, che regola i rapporti tra le parti e il tutto, fino ad indagare i legami tra i singoli elementi che formano le varie componenti di un’opera.

Le tecniche range-based e image based muovono dalla quantità e dalla qualità metrica dei dati acquisiti e, quasi inevitabilmente, spingono verso una maggiore attenzione alla precisione della forma geometrica, ovvero alla definizione “esatta” delle geometrie reali, ad una restituzione verosimile – mediante immagini che riproducono le forme, i materiali e i colori delle superfici –, alla realizzazione di visite virtuali, alla ricostruzione virtuale di ambienti e così via, più che puntare ad una rappresentazione valida in senso analitico (compositivo, percettivo, …).

In sostanza, con le nuove tecnologie è forte la spinta a raggiungere situazioni di verosimiglianza, sino al limite di un modello digitale che appaia

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più “vero” dell’oggetto fisico stesso, confinando in secondo piano le operazioni di ricerca formale (moduli geometrici ripetuti, allineamenti e proporzionamenti, logiche compositive, …).

La verosimiglianza, operativamente, si traduce nella ricerca di una spiccata aderenza delle forme rappresentate con quelle del manufatto reale e nell’applicazione di foto ad alta definizione (o texture), tanto da superare i limiti fisici della percezione visiva, trascurando, o relegando a livelli di importanza secondaria, il fattore di scala69.

Il parametro della verosimiglianza sembra essere diventato imprescindibile: si tende alla costruzione di un modello figurativo “identico” al reale, anche quando risulta superfluo, come accade, ad esempio, nell’analisi formale. La capacità di calcolo dei computer e lo sviluppo dei software favorisce il carattere “estensivo” della rappresentazione “informatica”, cioè la proliferazione degli elaborati, a differenza di quanto avveniva nel disegno tradizionale, caratterizzato dall’economia dei segni, dei disegni e dal riuso delle immagini. Infatti, dopo aver ottenuto la mesh (passaggio spesso oneroso per tempi e risorse hardware e software necessari in presenza di nuvole di punti non strutturate di grande dimensione), si possono facilmente desumere da questa, un numero potenzialmente infinito di viste senza, molte volte, tener conto della loro significatività.

D’altro canto, l’utilizzo di foto ad alta definizione, mappate sulla nuvola di punti al fine di ottenere una descrizione verosimile delle superfici, insieme alla possibilità di evidenziare il degrado superficiale dei materiali attraverso la riflettenza, apre nuove opportunità di indagini, ai fini della lettura degli elevati,

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La scala di rappresentazione grafica, lungi dall’essere solo un rapporto matematico convenientemente scelto in base alla “grandezza” con cui si vuole raffigurare il manufatto o una sua parte, esprime, prima di tutto, il legame con il concetto di focalizzazione per gradi della percezione. La facciata di un edificio ci appare da lontano nelle sue linee essenziali: distinguiamo la griglia formale e le eventuali variazioni in essa, in altre parole l’assetto d’insieme, ma restano indefiniti i particolari decorativi. Soltanto avvicinandoci riusciamo a cogliere le varie parti dell’apparato decorativo fino ad arrivare a percepire i singoli ornamenti. Per un interessante esempio di recupero del valore della scala si rimanda a B. BENEDETTI, M. GAIANI, F. REMONDINO (a cura di), op. cit., Pisa Edizioni della Normale, 2010. Un recupero inteso in funzione di parametri percettivi, della potenza di calcolo necessaria e della larghezza di banda per una eventuale consultazione tramite internet e concretizzato mediante modelli con differenti livelli di dettaglio per la visualizzazione e l’utilizzo in ambienti di realtà virtuale).

della mappatura di fenomeni di degrado e di dissesto70.

Dal punto di vista delle restituzioni, si ha la tendenza a produrre elaborati tradizionali (piante, prospetti, sezioni, …) – tipologia di disegni che si presenta onerosa dal punto di vista dei tempi di elaborazione – solo nel caso in cui vengono espressamente richiesti, ad esempio, nel caso di restauro del manufatto. Nella maggior parte dei casi, invece, si punta ad ottenere immagini raddrizzate o meno – a seconda degli scopi –, desunte dalla nuvola di punti o dalla mesh, integrandole con elaborazioni vettoriali, da usare come surrogati dei disegni tradizionali e sui quali condurre l’analisi.

Altri prodotti della ricerca, oramai consueti e da inscrive nell’alveo della ricerca della verosimiglianza, sono le visite virtuali, o i video desunti da modelli sia discreti che continui. Si è dimostrata interessante l’applicazione della realtà virtuale in campo architettonico, sfruttando la modellazione tridimensionale per simulare un cantiere virtuale di restauro, tramite visualizzazione semi-immersiva in real-time71.

In ultimo, possibili sviluppi futuri sono da ricercarsi nella realizzazione di 3D GIS, cioè di sistemi informativi, che hanno come base il modello tridimensionale del manufatto, a cui sono collegati database esterni, al fine di creare strutture integrate grafico-testuali per la documentazione, la promozione di nuovi tipi di indagini e di ulteriori possibilità di analisi72.

70 Il dissesto statico, solitamente visto come presenza qualitativa di lesioni (per analizzare le

lesioni si utilizzavano – e si utilizzano tuttora – sensori capaci di integrare le informazioni ottenute dal rilievo tradizionale) può essere valutato anche nei suoi aspetti metrici, ad esempio, mediante rappresentazioni a curve di livello, o con sistemi grafici che utilizzano gamme cromatiche per definire lo scostamento da una superficie ideale.

71 Cfr. il caso studio relativo alla Sala delle Cariatidi (Palazzo Reale, Milano). 72 Cfr. il caso studio relativo al Foro Civile di Pompei (SNS, SAP, INDACO, FBK).

Le applicazioni per i beni culturali. Ricognizione, riflessioni e deduzioni 76

Tab. 2.5 – Griglia concettuale che ordina le 33 esperienze catalogate in due gruppi omogenei: uno relativo ai manufatti archeologici e architettonici complessi (i), l’altro, a statue, dipinti, manufatti archeologici e architettonici non complessi.

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