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Marū‘ī: l’incarnazione dell’amore verso il proprio popolo

5. Gli altri racconti appartenenti al repertorio narrativo sindhī

5.3 Marū‘ī: l’incarnazione dell’amore verso il proprio popolo

Qāne‘ dedica una sezione del Toḥfat al-kerām anche alla storia di ‘Umar e Marū‘ī,503 una delle più conosciute ancor oggi in Sindh: in questo caso il tema della

498 Idem, p.114. A tal proposito, l’autore inserisce una precisazione sul concetto di “cortigiana”,

facendo un confronto con la figura di cortigiana così come conosciuta in Europa: “The European reader must not, however, confound the idea of this class with that of the unhappy beings in his own country, whom necessity or inclination have urged to break through all restraints human and divine”.

499 Idem, p. 117. 500 Idem, p. 122.

501 Idem, p. 123. L’autore afferma di aver tratto questi versi dalla fonte a cui fa riferimento che, però,

non precisa.

502 Idem, p. 124.

503 Qāne‘ (1971), pp. 99-102. ‘Umar fu sovrano di ‘Umarkot dal 1355 al 1390 (Cfr. Ajwani (1994), p.

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coppia di amanti passa in secondo piano rispetto a quello dell’amore della protagonista verso la propria patria.

Viveva a Malīr un pastore di nome Palvī che aveva una graziosa figlia di nome Marū‘ī. In casa viveva anche un garzone, Phog, che aspirava alla mano della giovane, ma il padre l’aveva promessa in sposa al cugino Khet, che la stessa giovane amava. Disperato, Phog chiese udienza privata al sovrano ‘Umar, durante la quale gli descrisse la bellezza di Marū‘ī, degna solo per un sovrano come lui. ‘Umar partì quindi insieme al giovane verso Malīr e, non appena furono nei pressi del villaggio, scorsero la giovane che stava andando a prendere l’acqua nel pozzo. Il sovrano, non appena la vide, divenne folle d’amore per lei, le chiese dell’acqua per dissetarsi, ma quando Marū‘ī si voltò per prendere l’acqua dal pozzo, ‘Umar la rapì e la portò nel proprio palazzo di ‘Umarkot. Il sovrano intendeva sposarla ed elevarla a regina, ma Marū‘ī si rifiutò, preferendo rimanere chiusa nella propria stanza pensando alla propria famiglia e all’amato e continuando a guardare fuori dalla finestra in direzione di Malīr. Marū‘ī non fa altro che ricordare la vita semplice che conduceva nella sua patria e, nella sua disperazione, trascura anche sé stessa, evitando cibo e non avendo cura della pulizia del proprio corpo.

‘Umar comprese infine le ragioni di Marū‘ī e decise di lasciarla tornare a Malīr. Giunta nel suo amato villaggio, tuttavia, Khet, dubitando della sua castità, non voleva più averla accanto a sé. La giovane continuò a professare la sua purezza e Khet le disse che le avrebbe creduto solo se si sarebbe sottoposta alla prova del fuoco. Solo quando rimase indenne dopo aver retto una sbarra di ferro ardente, Marū‘ī fu di nuovo accettata da Khet e dal popolo di Malīr.

Il racconto di ‘Umar e Marū‘ī viene utilizzato dai poeti sindhī per diffondere un sentimento patriottico e per dimostrare l’oppressione e la tirannia della società e dei governatori. La vicenda vuole anche elevare la figura di Marū‘ī a modello comportamentale che tutte le donne sindhī dovrebbero perseguire: non bisogna lasciarsi sopraffare dalla tirannia e dal desiderio di condurre una vita agiata, ma è importante accontentarsi di ciò che si possiede e mantenere l’amore per la propria patria. Tuttavia, questa storia potrebbe essere interpretata anche erroneamente dalla

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gente comune: infatti Marū‘ī potrebbe essere considerata semplicemente una povera ragazza indifesa, mentre ‘Umar rischierebbe di essere preso come esempio poiché, alla fine della vicenda, concede la libertà alla giovane.504

I versi di Shāh ‘Abd al-Laṭīf sono quelli che meglio descrivono, con parole sublimi, lo stato di ineguaglianza sociale e di oppressione che doveva subire la gente comune. Il poeta presenta i personaggi in modo semplice ed esplicito, evitando metafore e giochi di parole, per fare in modo che il suo pubblico potesse riconoscersi nei personaggi della vicenda. Dai versi di Shāh Laṭīf è inoltre possibile cogliere molte informazioni sulle abitudini dei pastori abitanti il deserto del Thar: tra di essi vi è un forte sentimento di solidarietà e di fratellanza, mentre le donne si occupano della raccolta dell’acqua nei pozzi e della coltivazione dei campi.505

ڻيپرلپ

ڻڇوا

،نُا

نﺟ

اﺟ

ريپ

يٿم

ٽپ

ڪاپ

ڻھو

نڪارو

،۾

نُا

يﺟ

وﺟا

يك

قاطوا

ڻاپ

هن

نسپ

ڻاپ

،يك

اراچيو

يب

ڪاب

رمع

!

۽وا

هن

،قاع

ايكڏ

مﺟ

نيئوكڏ

!

They drink rain water and clad themselves with wool. They move about barefooted on clean ground

And pass their time amidst bushes which is a danger-free retreat for them. Since they are oblivious of self, they are indifferent to anything untoward.

Oh ‘Umar! They are definitely not disobedient. Please see that you do not harass those who already are alien to comforts.506

Per il popolo di Malīr, inoltre, il latte costituisce un elemento fondamentale per la nutrizione e l’economia locale e l’unica dote che i genitori possono dare alle figlie è una semplice coperta di lana. Le donne del deserto del Thar indossano semplici bracciali e nessuna di esse fa uso della seta.507 La gente del deserto, secondo il poeta, è

504 Ḥussain (1996), p. 296. 505 Idem, p. 301.

506 Agha (2004), p. 552. 507 Idem, pp. 549-50.

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fisicamente forte, si accontenta di poco e non spreca nulla; si può notare che le condizioni di vita sono molto faticose anche per il fatto che a tutte le persone cola il sudore sino ai piedi.508 Le donne, inoltre, portano da bere agli uomini nei campi e, durante la stagione delle piogge, il popolo di Malīr migra portando con sé i propri beni; sempre in questo periodo, le donne lavano i reely e raccolgono il grano e la verdura.509

Shāh Laṭīf descrive in splendidi versi anche la sofferenza ed il rifiuto della vita di palazzo da parte di Marū‘ī durante la sua prigionia a ‘Umarkot: la giovane rifiuta il cibo, non si cura i capelli, non parla e non desidera altro che tornare nella sua amata Malīr per riprendere la sua vita quotidiana:

سيدنيو

نطو

،نيھماس

ريلم

وجنھنم

ڳام

َٿَڏ

سيدنيڊنچ

هيڏ

،۾

ڻاس

نيترس

ڳاس

هت

نوم

نوئس

،ڳاڀس

يﺟ

يھجيو

نايٿ

يكرو

I would straightway go home, Malīr is my destination.

I would pick wild grain and vegetable from fields there in the company of my companions.

It would definitely mean restoration of good luck to me if I get close to my consort.510

I versi della Sur Marū‘ī ritraggono quindi la società rurale del Sindh contemporanea al poeta e si fanno portavoce del sentimento popolare. Shāh Laṭīf vuole diffondere il messaggio per cui la vita e l’economia della propria terra si basano sull’attività svolta dalla povera gente, concependo così i suoi versi come esaltazione della purezza del lavoro. È per questo motivo, infine, che Malīr diventa simbolo di libertà:

508 Idem, pp. 569-71.

509 Idem, pp. 578-81. 510 Idem, p. 558.

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يئاھﺟاو

نطو

،يك

يراس

نايڏ

هاس

تب

وجنھنم

دنب

،۾

ديق

َم

هاجيرڪ

رپ

يٹايھيڏ

نئيرپ

،ير

راڌ

َم

هاجيرڌ

يڌٿ

جئاسو

نرٿ

،يﺟ

يٽم

يئم

هاٿم

يﺟ

نايوپ

ميئٿ

،هاسپ

هت

ناجن

هڙم

ريلم

يڏ

If I give up life here while desiring to be in my homeland, Please do not detain my corpse here, nor bury me,

An alien, here, away from my Beloved.

Please bury me in the desert and use its cold and tranquilizing earth for my grave. Please see that when I am in throes of death, my body is transported to Malir.511

Il Toḥfat al-kerām presenta in prosa la vicenda di Marū‘ī apportandovi alcune lievi modifiche, che però non alterano il corso degli eventi. Secondo la versione di Qāne‘, infatti, il nome del pastore che vorrebbe prendere Marū‘ī come sposa è Punhū, e non Phog, e Marū‘ī viene rapita mentre portava al pascolo la sua mucca e non mentre si recava al pozzo; il villaggio di Malīr, inoltre, non viene menzionato, e la vicenda viene ambientata in un villaggio qualsiasi. Per quanto riguarda la trama, il poeta afferma che dopo un anno dal rapimento ‘Umar, vedendo la giovane sempre più sofferente per la lontananza dalla patria e dal proprio amato, decise di riaffidarla al marito, assicurandole che aveva mantenuto la sua purezza e castità. Tuttavia né il marito né il popolo del villaggio credettero alle parole del sovrano e vollero mettere Marū‘ī alla prova: non dovette soltanto reggere la sbarra di ferro rovente, ma, secondo quanto afferma Qāne‘, la povera giovane dovette oltrepassare il fuoco ed uscirne indenne prima di essere creduta ed accettata nuovamente nel villaggio.512

Il racconto di ‘Umar e Marū‘ī è l’unico a cui il poeta introduce un commento personale, sottolineando il comportamento lodevole sia della giovane, ma anche di ‘Umar, il quale non si è mai approfittato di lei e l’ha difesa di fronte al marito ed ai

511 Idem, p. 566.

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suoi compaesani. Per sottolineare la purezza e la fedeltà mantenuta da Marū‘ī, il poeta introduce un aneddoto esplicativo, che si riporta qui di seguito.

Un uomo, innamorato di una donna, la rapì e la condusse in un luogo isolato. La giovane, che voleva mantenere la sua castità, propose un so‘āl wa

javāb all’uomo, promettendogli che poi tutto ciò che desidera sarà suo. La donna cominciò il suo discorso: “Si dice che l’intelletto sia suddiviso in 40 parti: Dio ha conferito 39 parti all’uomo e una sola alla donna e per questo motivo si dice che la donna ha un’intelligenza imperfetta. Condividi questa affermazione?” L’uomo annuì e la donna continuò: “Anche la sensualità è divisa in 40 parti, 39 delle quali sono attribuite alla donna ed una sola all’uomo, condividi anche ciò?” Anche in questo caso l’uomo diede una risposta affermativa. Allora la donna disse: “Se concordi con queste affermazioni, io sono stupita del fatto che tu, che possiedi 39 parti dell’intelletto, ti lasci sopraffare dall’unica parte di seduzione, mentre io, che possiedo solo seduzione, mi lascio guidare dall’unica parte di intelletto che mi hanno conferito”. L’uomo fu talmente colpito da queste parole che provò vergogna per il suo gesto e le sue intenzioni e decise di lasciarla andare.513

Al termine di questo aneddoto, Qāne‘ conclude il suo resoconto sulla storia di ‘Umar e Marū‘ī specificando che la vicenda è molto diffusa e conosciuta nell’ambiente sindhī poiché rappresenta una metafora della ḥaqīqat. Inoltre l’autore riporta che Sayyīd Moḥammad Ṭāher Nesyānī riportò tale racconto in versi persiani, intitolandolo Nāz wa Niyāz.514

Il racconto di ‘Umar e Marū‘ī è riproposto anche da Burton e da Kincaid, i quali riportano entrambi diverse variazioni che modificano in parte anche il corso degli eventi, in particolare nella versione di Burton.515 Secondo quest’ultimo, infatti, la madre di Marū‘ī, già sposata, fuggì dal marito assieme all’uomo che diventerà il padre di Marū‘ī. Alla nascita di Marū‘ī, inoltre, l’astrologo predisse che la figlia si sarebbe

513 Idem, pp. 101-2.

514 Idem, p. 102. L’opera, composta nel 1621, rappresenta l’unica versione del racconto di ‘Umar e

Marū‘ī in versi persiani ma è andata purtroppo perduta.

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unita a ‘Umar ed i genitori ne furono felici.516 Quando Phog chiese udienza ad ‘Umar, il sovrano gli consentì di andare nel suo harem per scegliersi una moglie, ma il giovane disse che nessuna delle donne è comparabile alla bellezza di Marū‘ī.517 Burton sostiene inoltre che la giovane escogita il suo piano di fuga non assieme al marito Khet, ma al cugino Mārū. Il finale della vicenda è completamente stravolto: quando ‘Umar scopre la fuga di Marū‘ī, torna a Malīr non per rapire nuovamente la giovane, ma per assicurarle che, data la castità che aveva mantenuto durante la sua permanenza a ‘Umarkot, d’ora in poi l’avrebbe considerata come una sorella. Infine, il sovrano si ammalò e Marū‘ī andò anche a recargli visita; un giorno fu erroneamente comunicato alla giovane che ‘Umar era venuto a mancare e lei ne soffrì a tal punto che morì. ‘Umar, venuto a sapere della morte di Marū‘ī, morì a sua volta e, in questo modo, Burton allude quindi ad un amore puro tra ‘Umar e Marū‘ī.

Anche la versione di Kincaid riporta alcune modifiche nella trama ed aggiunge alcuni episodi.518 Quando ‘Umar, ad esempio, si rende conto della sofferenza di Marū‘ī per la lontananza dal suo luogo natio, fa piazzare una tenda, delle capre e dei pastori proprio fuori dal palazzo, al fine di darle conforto e di farla sentire nel suo ambiente abituale. La giovane fa però notare che nella tenda non ci sono i suoi genitori e che il pastore non è l’amato Khet.519 Ad un certo punto ‘Umar perde la pazienza e traveste un suo cammelliere da contadino, fingendo di portare un messaggio da parte della madre, secondo il quale tutti, a Malīr, sanno che Marū‘ī si trova al palazzo reale di ‘Umarkot e che anche se mantiene la sua castità, tutti penseranno che lei, vivendo con il sovrano, non sia pura.520

516 Per entrambi gli eventi cfr. idem, p. 107.

517 Idem, p. 109. In questo caso Phog descrive la bellezza di Marū‘ī nei termini seguenti:

“Her nilufar-like nose, her cheek, rich as the light falling on ambergris, The dark locks on her forehead, the braids which fall below her waist

Must be seen to be appreciated, believe me, O Umar Sumra.”

518 Cfr. Kincaid (1922), pp. 51-6. Come accade negli altri racconti proposti nel volume Tales of Old

Sind, anche in questo caso Kincaid introduce una dettagliata descrizione della bellezza di Marū‘ī: “Her form is tall and straight: her eyes are blacker than the humming bees: her glances are sharper than a soldier’s sword: her skin is like satin: when she smiles, it is as if there fell a shower of pearls: her bosom is as white as the clouds in spring, and the buds there put to shame the rosebuds in your garden: her face is fairer than the moonbeam: her gait is like the pea-hen’s: and, when she speaks, the “coils” answer her from the forest” (Cfr. Idem, p. 52).

519 Idem, p. 54. 520 Idem, pp, 54-5.

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Il racconto di Kincaid presenta una variazione anche nella sua parte finale. In questo caso Khet giunse a ‘Umarkot e riuscì ad avvicinarsi alla finestra di Marū‘ī, la quale escogitò un piano di fuga e gli disse di farsi trovare in un mausoleo non lontano dal palazzo. La giovane riesce poi a convincere ‘Umar a darle il permesso di recarsi nello stesso mausoleo: il sovrano acconsente, ma solo se accompagnata dalle altre principesse. Non appena giunte al santuario, a Marū‘ī fu facile dileguarsi con l’amato Khet mentre le altre principesse erano distratte nell’ammirarsi le vesti ed i gioielli. ‘Umar, non appena venne a conoscenza dell’accaduto, voleva inizialmente mandare un esercito a Malīr per riportare Marū‘ī a ‘Umarkot, ma si rese poi conto del vero amore tra la giovane e Khet, i quali, infatti, si sposarono e vissero felici.521

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