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Il marcatore post-verbale miga

3.2 Il marcatore post-verbale miga

Questa parte, come ho già scritto in apertura del capitolo, è strutturata in modo simile al lavoro di Zanuttini (1997): mi occuperò cioè di stabilire sia le posizioni che il participio passato può occupare, sia la posizione di miga rispetto agli «avverbi bassi». Nella maggior parte dei casi accompagnerò ciascuna frase con l’indicazione della valutazione media ad essa relativa. In quanto marcatore di negazione post-verbale, di norma miga segue immediatamente il verbo:

(8) Mangi miga la chérn10. ‘Io non mangio carne’,

Quando la forma verbale consiste in un ausiliare e un participio passato, miga occorre immediatamente dopo l’ausiliare:

(9) Èi miga mangè la torta.

‘Non ho mangiato la torta’.

Nelle infinitive rette da «verba dicendi» miga preferibilmente precede l’infinito:

(10) a. Al dotor al m’è dit da miga mangela freida. 3 b. Al dotor al m’è dit ma mangela miga freida. 2,7

‘Il dottore mi ha detto di non mangiarla fredda’.

Nei contesti in cui viene negato un sintagma nominale, benché miga sia accettato, è preferito l’avverbio negativo no:

(11) a. Luca al śgiara ala fesc’ta, Gigi miga. 2,01 b. Luca al śgiara ala fesc’ta, Gigi no. 2,88

‘Luca c’era alla festa, Gigi no’.

Come si è visto nella parte dedicata allo studio di Cinque (1999) gli «avverbi bassi» sono i costituenti avverbiali che occorrono nella porzione di frase delimitata a sinistra dalla posizione più a sinistra che un participio passato può occupare e a destra dal complemento (o soggetto) del participio passato stesso. L’ordine relativo degli avverbi che occorrono in questa porzione di frase sembra essere rigidamente fissato. Ripropongo in (12) l’ordine relativo degli avverbi in questione:

(12) solitamente > mica > già > più > sempre > completamente > tutto > bene

Nel mio lavoro, oltre al marcatore di negazione, ho considerato gli avverbi «già», «più», «sempre» e «tutto». Rispetto a questi avverbi, il participio passato in livignasco nasce alla posizione a sinistra di tót, «tutto», e può salire fino alla posizione a sinistra di «plu»:

10

(13) a. Gianni l’è capì tót. 3

b. Gianni l’è tót capì. 1

‘Gianni ha capito tutto’.

c. Gianni l’è sèmpri lorè. 3

d. Gianni l’è lorè sèmpri. 3

‘Gianni ha sempre lavorato’.

e. Èi plu mangè la torta. 3

f. Èi mangè plu la torta. 2

‘Non ho più mangiato la torta’.

g. Noaltri èm śgià sciolvú. 3

h. Noaltri èm sciolvú śgià. 1

‘Noi abbiamo già mangiato’.

i. Èi miga mangè la torta.

j. Èi mangè miga la torta. 1

‘Non ho mangiato la torta’.

Come si vede dall’esempio in (13f) il participio passato può occupare una posizione immediatamente a sinistra dell’avverbio plu, anche se questa non sembra essere una posizione naturale, come si intuisce dalla valutazione media pari a 2. La distribuzione del participio passato in livignasco è quindi la seguente:

(14) miga śgià PP plu PP sèmpri PP tót

Sulla valutazione di (13f) ritornerò quando dovrò stabilire la posizione dell’avverbio

gnemò, «non... ancora», il quale, nella trattazione di Cinque (1999) è considerato della

stessa classe di «già».

Stabilite le posizioni in cui può occorrere il participio passato in livignasco, analizzerò ora la distribuzione del marcatore di negazione post-verbale miga, inizialmente rispetto agli avverbi śgià, plu e sèmpri.

Miga precede śgià:

(15) a. Èt miga śgià mangè? 3

b. Èt śgià miga mangè? 1,4

‘Non avete già mangiato?’

Miga non può mai co-occorrere con l’avverbio plu:

(16) a. Èi miga plu mangè la torta. 1,12 b. Èi plu miga mangè la torta. 1,06

‘Non ho più mangiato la torta’.

Considerando nuovamente il lavoro di Cinque (1999), anche in francese pas e plus, «più», non possono co-occorrere (in nessuno dei due ordini possibili):

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(17) a. *Ils n’ont pas plus téléphoné. b. *Ils n’ont plus pas téléphoné.

‘Loro non mi hanno più telefonato’.

Si può ipotizzare che essi non possano co-occorrere in quanto occupano la stessa posizione nella frase, ma non è corretto. Infatti, pas precede déjà, «già» (18a, b), e

plus segue déjà (19a, b), perciò non è possibile concludere che pas e plus occupino la

medesima posizione strutturale:

(18) a. Si tu n’as pas dèjà mangé, tu peux le prendre. b. *Si tu n’as déjà pas mangé, tu peux le prendre.

‘Se tu non hai già mangiato, puoi prenderlo’.

(19) a. A l’èpoque, il ne possédait déjà plus rien. b. *A l’èpoque, il ne possédait plus déjà rien.

‘All’epoca non possedeva già più nulla’.

La stessa situazione si ha in livignasco, in cui cioè miga precede śgià, come si vede in (20), e plu lo segue:

(20) a. Èi śgià plu fóm. 3

b. Èi plu śgià fóm. 1

‘Non ho già più fame’.

Per quanto riguarda il francese, Cinque (1999) aggiunge una ulteriore evidenza al fatto che pas e plus non occupino la stessa posizione: l’evidenza proviene dalla sintassi degli infiniti. Per alcuni parlanti, un infinito lessicale può precedere plus, così come seguirlo (Ne dormir plus... e Ne plus dormir... ‘Non dormire più...’). Apparentemente, nessun parlante sembra permettere che un infinito lessicale preceda pas (*Ne dormir

pas... ma Ne pas dormir... ‘Non dormire...’). Sulla base dell’analisi di Pollock (1989) sul

movimento dell’infinito in francese questo contrasto può essere spiegato se pas occupa una posizione più alta di plus e l’infinito può salire alla posizione di testa a sinistra di

plus ma non più in alto:

Se pas e plus occupassero la stessa posizione, la loro diversa distribuzione rispetto all’infinito lessicale rimarrebbe inspiegato.

Relativamente al livignasco, invece, una ulteriore evidenza del fatto che miga e plu non occupano la stessa posizione deriva dalla distribuzione del participio passato: come si è visto, il participio può occorrere a sinistra di plu ma mai a sinistra di miga. Anche in questo caso, se miga e plu occupassero la medesima posizione, questo fatto rimarrebbe inspiegato.

Miga precede sèmpri:

(22) a. A vai miga sèmpri al mar. 2,86

b. A vai sèmpri miga al mar. 1,05

‘Non sempre vado al mar’.

Si considerino ora le seguenti frasi:

(23) Da cor ca al sè féit mal...

a. Gianni l’è plu sèmpri vingiú. 1,6

b. Gianni l’è sèmpri plu vingiú. 1

c. Gianni l’è plu vingiú sèmpri. 3

d. Gianni l’è sèmpri vingiú plu. 1

‘Da quando si è fatto male, Gianni non vince più sempre’.

Apparentemente le frasi in (23a, b) sembrano entrambe agrammaticali in livignasco, il che potrebbe suggerire che plu e sèmpri non possano mai co-occorrere. Tuttavia, la frase in (23c) dimostra che plu è effettivamente più in alto di sèmpri in struttura, tant’è che la valutazione di (23d) è pari a 1.

Tornando agli esempi in (22), i dati emersi dal questionario richiedono una ulteriore riflessione. Si consideri la seguente frase:

(24) a. Èi mangè miga sèmpri chèrn sta sc’temana. 1,87 ‘Non ho mangiato sempre carne questa settimana’.

In questo caso la valutazione è prossima a 2, ma se si guarda alle valutazioni medie di ciascuna generazione, il quadro che emerge è il seguente:

ANZIANI ADULTI GIOVANI

1,33 1,8 2,5

Come si vede, la valutazione relativa a questa frase aumenta in maniera considerevole tra le tre diverse generazioni: gli anziani sembrano rifiutarla decisamente, gli adulti la accettano, mentre i più giovani la considerano perfettamente grammaticale. In apparenza l’esempio in (24) è agrammaticale, dal momento che il participio passato si trova a sinistra di miga, fatto che non dovrebbe essere possibile. Tuttavia l’alta valutazione

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media attribuita a (24) dalla generazione dei più giovani trova una spiegazione nel fatto che miga sèmpri possono formare un unico costituente, con il marcatore di negazione in posizione di Spec di sèmpri:

(25) [miga [sèmpri]]

Evidenze della possibilità di (25) sono date nelle frasi in (26a, b), nelle quali il costituente può muoversi alla periferia sinistra della frase tramite movimento di Focus e rappresenta da solo una risposta ben formata:

(26) a. Miga sèmpri la va a lorér. 3

‘Non sempre va a lavorare’.

b. Ta vasc al mar? Miga sèmpri. 3

‘Vai al mare? Non sempre’.

Come si vede, le valutazioni di (26a, b) sono pari a 3, e questo significa che anche la generazione degli anziani ha attribuito alle frasi il punteggio massimo. Sulla base delle valutazioni emerse in (24) mi sarei aspettato invece che anche in (26a, b) le valutazioni degli anziani fossero prossime a 1. La ragione di questa discrepanza rimane quindi una questione aperta.

Inoltre, il fatto che miga sèmpri possa comportarsi come un unico costituente non implica che si comporti sempre in questo modo. Il participio passato può, infatti, occorrere tra le due forme:

(27) Èi miga mangè sèmpri chèrn sta sc’temana. 2,75

Si considerino ora le seguenti frasi:

(28) a. Èi sèmpri miga mangè chèrn sta sc’temana. 1,94 b. Èi sèmpri mangè miga chèrn sta sc’temana. 1,22

‘Non ho sempre mangiato carne questa settimana’.

La valutazione prossima a 2 di (28a) fa ipotizzare che sèmpri possa occasionalmente salire alla posizione di Spec di miga11:

11Togeby (1984) ha osservato che in francese toujours può precedere pas, benché sia strutturalmente più basso. In questo caso il costituente toujours pas assume il significato di encore, «ancora»:

(29) On ne démarrait toujours pas.

‘We were not beginning yet’.

Qui dobbiamo assumere che toujours sia nello Spec di pas. Evidenze di questo provengono dal fatto che pas può essere separato da toujours quando lo precede, ma non quando lo segue:

(30) a. Ne pas être toujours invité est normal. ‘Not to be always invited is normal’. b. *Ne toujours être pas invité est normal.

(31) [sèmpri [miga]]

Se così fosse mi aspetterei che miga possa essere separato da sèmpri quando lo precede, ma non quando lo segue, tanto più se l’elemento interposto tra i due avverbi è il participio passato, il quale, come si è visto, non può occorrere in una posizione a sinistra di miga. La prima delle due condizioni è realizzata in (32), la seconda in (28b):

(32) Èi miga mangè sèmpri chérn sta sc’temana. 2,75

‘Non ho mangiato sempre carne questa settimana’.

Se considerassi solamente la seconda coppia di valutazioni, potrei concludere che in livignasco sèmpri non può mai occorrere a sinistra di miga, come dimostra l’agrammati-calità di (28a). L’agrammatil’agrammati-calità di (28b) sarebbe poi dovuta non solo alla posizione relativa di sèmpri e miga ma anche a quella del participio passato. Ancora, la situazione sarebbe più chiara se la prima valutazione di (28a) fosse combinata con la seconda valutazione di (28b), il che permetterebbe di concludere che sèmpri possa salire alla posizione di Spec di miga. Alla luce di queste considerazioni, le valutazioni discordanti in (28) rimangono una questione aperta. Dal mio punto di vista, benché io abbia competenza perlopiù passiva di dialetto, la frase in (28a) è accettabile in livignasco, mentre non lo è quella in (28b).

Alla stessa classe di «sempre», appartiene anche l’avverbio «mai», il quale, come si è visto nel primo capitolo, apparentemente sembra che debba precedere «più», diversamente da quanto ci si attende. La considerazione di Cinque è che mai più possa soltanto occorrere come un singolo costituente, con «mai» nello Spec di «più», tant’è che un participio passato non può mai occorrere tra i due avverbi. La sua osservazione trova ulteriore conferma in livignasco:

(33) a. Èi plu mai vedú Laura. 1

b. Èi mai vedú plu Laura. 1,4

‘Non ho mai più visto Laura’.

Miga e mai, esattamente come miga e plu, non possono co-occorrere. Anche in

questo caso è lecito chiedersi se miga e mai occupino o meno la stessa posizione. Si confrontino a tal proposito la frase in (13j), qui riproposta in (34a), e quella in (34b):

(34) a. Èi mangè miga la torta. 1

‘Non ho mai mangiato la torta’.

b. Som śgi mai al mar. 3

‘Non sono mai andato al mare’.

Come si vede dagli esempi in (34) il participio passato può occorrere a sinistra di

mai, ma non a sinistra di miga. Per questa ragione mai non occupa la stessa posizione