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Capitolo 1 – CONFINI E TRAVERSATE Considerazioni introduttive

IV. Dal mare alle piscine

Certo, chi comanda Non è disposto a fare distinzioni poetiche Il pensiero come l'oceano Non lo puoi bloccare Non lo puoi recintare Così stanno bruciando il mare Così stanno uccidendo il mare Così stanno umiliando il mare Così stanno piegando il mare Lucio Dalla, Com'è profondo il mare

Rilevando la costruzione dell'etnicità a livello di percezione spaziale, risulta tanto più stretta la forzatura della produzione della differenza adottata dal discorso ufficiale quanto da quello

66 Come osserva Signorelli, la diversità in contesti urbani non è prodotta solamente in relazione alle caratteristiche

etniche (Signorelli 1996: 29); questa precisazione serve a ricordare che i processi di differenziazione e omogenizzazione che si verificano nelle città non soggiaciono solamente a fini etnici. Questo permette di apprezzare ancor più il fatto che questi ultimi, a Ceuta, risultassero preponderanti.

condiviso dai ceutì. L'evidenza dello stacco che vi era tra la diversità effettiva e quella ricreata ci riporta ad osservare come il contatto che avrebbe portato allo smussamento di angoli precostituiti rimbalzava contro una rete di analisi che, calate dall'alto, dividevano a priori. Ho incontrato diverse opinioni che descrivevano Ceuta come una colonia. Come mi ha raccontato Sergio, un musicista residente a Ceuta ma domiciliato a Tetuan, motivando così la sua scelta di lasciare l'enclave:

«Ceuta es una colonia e non ci stava bene, y no hay que decirlo de manera elegante»67. Credo che

quest'etichetta della colonia, questo refrain che veniva confermato da chiunque avesse costruito il proprio sé a distanza di sicurezza dal luogo, come anche un insegnante funzionario a Ceuta da 13

anni ma che continuava a definirsi “basco”68, stesse in realtà ad indicare la comprensione della

continua costruzione della differenza che la struttura del centro permetteva di produrre e riprodurre. Perché il meccanismo funzionasse e la piazza continuasse ad essere difesa, era necessario che il vallo si moltiplicasse all'interno di ciascuno dei corpi la cui presenza assicurava lo

svolgimento dell'amministrazione della primaria funzione di Ceuta: controllare l'immigrazione69. Se

da un lato l'indirizzo della governamentalità era sotto la luce del sole, dall'altro i ceutì rifiutavano di riconoscere questo processo e, al contrario, premevano per una sua normalizzazione.

Se a risvegliare il mio interesse per Ceuta era stata la forza con cui il suo confine politico veniva segnato attraverso il “muro”, ciò che mi ha più sorpreso è stata la scarsa incidenza di questo sulla vita quotidiana e, parallelamente, l'insistenza con cui gli spazi urbani erano formulati in chiave “europea”. I finanziamenti da parte della Comunità Europea erano piovuti su Ceuta nel momento in cui la sua identità di città di pescatori era venuta a mancare: lo spostamento della produzione in grandi centri e le dispute sulla pesca con il Marocco avevano disciolto le attività degli abitanti

67 «Ceuta è una colonia, e non c'è da dirlo in maniera elegante»; conversazione appuntata sul diario di campo, 25

luglio 2014.

68 «Augustín mi commenta che questo è un modo di vita coloniale, e mi parla di come l'altro giorno, alla

manifestazione contro Wert, volessero portarlo alla comisaría»; dal diario di campo, 28 giugno 2014.

69 «Por esto Ceuta está aquí, ¡es la frontera sur de Europa!»; conversazione con il capo del gabinetto della stampa

costringendoli ad orientarsi sempre più verso il commercio.

Antes esta que era una ciudad pesquera era el mar lo que... y ahora las ciudades no se sabe de que viven, es un transito constante, no hay una actividad concreta... todo eso ha cambiado mucho el mondo urbano.70

Nell'ultimo secolo, la fine del Protettorato e la caduta di Franco avevano decretato per Ceuta degli anni di profonda insicurezza, in cui nemmeno il proprio governo aveva dimostrato di difendere la città incondizionatamente. In questo periodo si era rafforzata la Ceuta di frontiera, la città che consapevolmente si assumeva come piazzaforte, ma che pur racchiudeva il suo senso nelle attività che svolgevano coloro che la abitavano. Con l'affievolirsi di queste minacce attive e la conquista dello Statuto di Autonomia, Ceuta era stata elevata ad una condizione che le avrebbe permesso di ripensarsi in chiave meno belligerante; se non ché, questa svolta è avvenuta nel momento in cui è diventata uno snodo cardine nella gestione della politica sull'immigrazione. La posizione di Ceuta, marginale se considerata l'area geografica occupata dall'Europa, è divenuta centrale a partire dall'assunzione dei confini politici come depositari del compito di far fronte a situazioni di pressione continua. Il massiccio intervento dell'Unione Europea è coinciso con un'epoca in cui Ceuta aveva perduto le sue mani di pescatore; il vuoto colmato dalle attenzioni europee a causa del suo essere la “frontiera a sud d'Europa” ha scatenato il bisogno di risemantizzare le forme assunte dalla città in modo che non fosse la sua funzione di controllo dell'immigrazione a risultare evidente. Ad attirare la mia attenzione sullo slittamento del modo in cui i ceutì pensavano la propria città è stato in continuo richiamo al mare che sgusciava quando avevo occasione di parlare con chi aveva vissuto il passato della città:

70 «Prima, questa era una città di pescatori, ed era il mare che... e adesso le città non si sa di cosa vivono, è un transito

costante, non c'è un'attività concreta... tutto questo ha cambiato profondamente il mondo urbano»; intervista a José Luis II.

La muralla está aquí, hasta aquí llegaba el mar, todo esto es relleno. […] Y esta, todo es muralla, esta está tamponanda con todo esto que han hecho, esto fueron rellenando al mar y comiendole al mar todas las avenidas. […] Todo esto es relleno, yo de crío bajaba aquí a coger morenas, los largos, que muerden. Y luego, Cesar Manrique71... en este sitio rellenaron de

tierra, y luego le quitaron la tierra pa' hacer las piscinas que hay aquí.72

Quella che era una città di pescatori, pur con le sue insicurezze e i suoi grossi problemi, era radicata sul luogo: il suo interlocutore privilegiato era il mare. Il mare che decretava il buono e il cattivo tempo, il mare che forniva lavoro, forniva sostentamento; dava le basi per l'identità della città.

I vari interventi avevano invece operato in modo da rendere Ceuta alla stregua di una

qualsiasi città europea, «allontanando lo stretto»73 e scalzando le basi del rapporto con il mare.

Tutte le strade costruite sul terreno strappato al mare per agevolare il commercio e, soprattutto, le sontuose piscine del Parque Marítimo, avevano avvicinato la città ad un ideale “europeo” che l'aveva resa simile ad una qualsiasi altra città sede di welfare, situata in un luogo non meglio precisato. Allontanando un mare che, ormai, non portava più sostentamento, ma illegalità. Gli sforzi indirizzati al poter porre le basi per definirla una “città normale” sono stati ben accolti dagli abitanti di Ceuta, che non avrebbero facilmente accettato che la propria città di convertisse in un centro di accoglienza per immigranti, subsahariani quanto marocchini, né che ne assumesse dichiaratamente la funzione. Normalità e controllo dell'immigrazione erano i due piatti della bilancia su cui Ceuta veniva misurata: il suo passato di ciudad fortaleza serviva a porre tutto il peso sul primo, in modo che le misure di sicurezza adottate rientrassero in una continuità storica e non

71 Architetto che aveva progettato il Parque Marítimo del Mediterráneo.

72 «La muraglia è qui, fino a qui arrivava il mare, tutto questo è stato riempito. […] E questa è tutta muraglia, è stata

coperta con tutto quello che hanno fatto, questo, hanno riempito il mare e hanno mangiato al mare e hanno fatto le strade. […] Tutto questo è stato riempito, io da bambino scendevo qui a prendere le murene, quelle lunghe, che mordono. E poi, César Manrique... qui hanno riempito tutto di terra, e poi hanno tolto la terra per fare le piscine che ci sono qui»; intervista a Javier Arnaiz.

caratterizzassero esclusivamente quel particolare momento mentre, dall'altro lato, si premeva sempre di più sulla costruzione di una città “europea”.

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