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I margini dei componimenti brevi

3. Altre poesie

3.1 Componimenti originali brevi

3.1.4 I margini dei componimenti brevi

Una significativa parte dei componimenti brevi presenta nei propri margini testuali, vale a dire nel titolo, nell‟incipit e nella conclusione, dei caratteri di apertura e di incompiutezza che rendono le poesie stesse realtà incomplete e in sé non del tutto autosufficienti perché spesso dipendenti da fattori extratestuali o, come si vedrà, rinvianti ad elementi intertestuali.

Affacciandosi ai testi i primi segnali di apertura subito ravvisabili risultano essere quelli di carattere tipografico, vale a dire l‟utilizzo della lettera iniziale minuscola e/o dei punti di sospensione introduttivi; si tratta di indicazioni dell‟indebolimento della funzione incipitaria degli esordi poetici, ridotti così a luoghi secondari rispetto a una situazione già iniziata e perciò dipendenti da un qualcosa che resta estraneo al corpo del testo. Questa sensazione di iniziale sospensione che impedisce di contestualizzare e ricostruire le premesse dei testi risulta particolarmente accentuata quando manca anche

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un titolo a fornire un qualsiasi tipo di informazione utile all‟inquadramento della situazione preliminare:

…même on voit des oiseaux sur la ville zigzaguer par la froidure en vols compacts

(«…même on voit des oiseaux sur la ville», vv. 1-2)

toujours l’eau courante, la fuite illusoire (toujours le ventre de la forêt

(«toujours l’eau courante, la fuite illusoire», vv. 1-2) un grand vent souffle sur la page, entre

les lettres de ton nom, tu t‟éloignes

(«un grand vent souffle sur la page, entre», vv. 1-2) Talvolta, pur essendoci un titolo, questo non contribuisce in maniera significativa a chiarificare il contesto di partenza, finendo anzi per accrescere l‟oscurità, rimandando per contenuto e per veste tipografica a sottintesi extratestuali:

la rivière l‟enfant

90j’ai touché son corps de petite sirène aussitôt cambrée, étouffant sous le jour brutal au zénith, déjà soustraite avec l’instant fugitif qu’elle a peut-être su

(«la rivière l’enfant», vv. 1-4) Oppure il titolo, con funzione quasi metasegnica,91 si limita a indicare la natura precaria e incompiuta del componimento stesso:

Autre fragment

là dans le ventre de la forêt

avec douceur et pénombre et transparence de l‟eau brune et pourtant transparente

90 Nella traduzione raboniana l‟incipit di questo componimento è il solo, tra quelli inizianti con lettera minuscola, ad essere restituito con la maiuscola: “Ho toccato il suo corpo di piccola sirena”; in tutti gli altri casi il poeta-traduttore ha rispettato i caratteri tipografici e i segni di interpunzione definiti nell‟originale.

91 Cfr. Pier Vincenzo Mengaldo, Titoli poetici novecenteschi, in La tradizione del Novecento. Terza serie, Einaudi, Torino, 1991, p. 5.

160 en fuite immobile elle a cueilli des fleurs

(«Autre fragment», vv. 1-4) Talvolta invece questi incipit fragili trovano nel titolo una premessa capace di inquadrare più o meno precisamente la situazione, o quantomeno di suggerirne l‟atmosfera. Tuttavia talvolta questi stessi titoli, in qualità di didascalie introduttive di testi non autonomi, sembrano quasi essere suggeriti sottovoce piuttosto che affermati come intestazioni delucidative; infatti essi possono comparire tra parentesi ed iniziare con la lettera minuscola, come si trattasse quasi di note ancillari e potenzialmente omissibili: in questo modo ciò che è essenziale viene marginalizzato e in qualche modo parificato per grado di provvisorietà a quanto segue.

Nel primo dei due esempi che seguono si può osservare come il titolo funga da chiave interpretativa di ciò che avviene nel componimento:

(lieu du retournement)

Pour parler encore lorsqu‟on ne peut plus dire, il invoque la force de céder, de se laisser balayer à l‟intérieur, soumis au souffle brusque qui tout le traverse, comme arraché au fourreau de ses membres, dégainée pulpe sanglante, graine qui vibre et souffre et furieusement dévale jusqu‟à la fin qui est derrière lui, son amont.

Il “retournement”, eco del montaliano Ribaltamento,92 permette infatti, anche in virtù del riferimento extratestuale, di illuminare il fine, che entro la poesia resta inespresso, di un‟azione oscura, annodata in una sintassi ipotattica e complessa che tuttavia trascura ogni contestualizzazione.

Nel secondo esempio di seguito proposto, tratto dal frammento in prosa incluso nell‟antologia, si osserva come l‟incipit si ricolleghi logicamente al titolo posto tra parentesi e in assenza del quale il contenuto del testo mancherebbe di senso:

(rêve)

je fais rouler pas très loin au fond du précipice de blocs argileux une gross‟espèce de limace ronde palpitante, c‟est moi-même

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Ancora una volta, tuttavia, lo stesso titolo sembra essere depotenziato del suo valore esplicativo e orientativo, quasi si trattasse di un elemento accessorio entro un contesto di più ampio inquadramento di cui sfuggono tuttavia le coordinate.

I titoli dunque a causa del loro carattere parentetico e dimesso, perdono la loro autosufficienza e sembrano alludere ancora una volta a qualcosa di estraneo al componimento in se stesso, ad un principio ordinatore superiore forse, implicito e difficilmente individuabile.

Se negli ultimi esempi si è osservata la dipendenza dell‟incipit poetico dal proprio titolo, che pure però restava rispetto ad esso sintatticamente autonomo, ora si viene a dare il caso di un titolo in sé non indipendente, una sorta di didascalia introduttiva al testo non scindibile da esso pena la sua incompletezza logica:

Ce matin, dimanche, une amie… Des avions ce matin qui s‟en vont on ne sait où passent à travers nos corps gisants, vides de tout hors ce bruit […]

Il titolo infatti, sospeso sui tre punti, trova parziale ripresa nel primo verso (“ce matin”) e sviluppo nel resto del componimento, il quale, per parte sua, non può prescindere da quello dal momento che esso chiarifica l‟identità degli attori e il frangente in cui si svolge la scena.

Il rapporto simbiotico tra titolo e testo viene a minare, per dirla con Pier Vincenzo Mengaldo, “l‟indipendenza” e la “discontinuità sintattica dell‟uno rispetto all‟altro” normalmente consolidate dalla tradizione, nonché “l‟integrità semantica del testo medesimo”,93 decretando la necessaria integrazione delle diverse parti della poesia in un nesso inscindibile che ricrea lo spazio espressivo, caricandolo in virtù di tali legami di una nuova tensione emotiva.

Tuttavia i componimenti spesso non completano il proprio significato soltanto ricomponendo titolo e testo; come si è visto lo stesso titolo può sembrare rimandare ad un quadro più ampio, che sfugge osservando il semplice frammento poetico; in altri casi

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il titolo non esiste nemmeno e l‟apertura iniziale del testo poetico sembra perciò mancare di riferimenti esplicativi prossimi. In questi casi bisogna dunque considerare la serie di poesie di cui ciascun componimento fa parte; non solo: talvolta è necessario considerare i rapporti di successione delle poesie non solo dentro una medesima sezione ma anche tra le diverse parti di cui si compone la raccolta. I rapporti intertestuali tra le varie poesie dell‟antologia sono infatti sottolineati anche da segnali di incompiutezza conclusiva che contribuiscono continuamente a rimandare altrove il termine di una situazione, di un‟ispirazione. Colpiscono, a tal proposito, in particolare due componimenti, la rivière l’enfant e «toujours l’eau courante, la fuite illusoire», appartenenti a due diverse sezioni dell‟antologia, rispettivamente Insenatura e Rares éclairs sur le versant d’en face (da:), che oltre a presentare segnali di apertura e incompiutezza presentano al proprio interno il medesimo soggetto, la “petite sirène”:

la rivière l‟enfant

j’ai touché son corps de petite sirène

aussitôt cambrée, étouffant sous le jour brutal au zénith, déjà soustraire avec l’instant fugitif qu’elle a peut-être su (comme aux kyrielles de tes souvenirs l’esquives, pour qui t’appelais Miss Water)

toujours l’eau courante, la fuite illusoire (toujours le ventre de la forêt

où la traduction laisse un signe au fer rouge

sur sa peau de petite sirène…)

Le affinità formali tra i due componimenti, inoltre, si estendono al carattere tipografico utilizzato per entrambi, il corsivo, e all‟uso della parentetica in chiusura di componimento – che nella seconda poesia va a costituire anche buona parte dello stesso corpo del testo. I due componimenti vengono così a richiamarsi tematicamente e formalmente e ad arricchirsi reciprocamente, senza però, ancora una volta, completarsi definitivamente.

L‟ultimo dei due testi, primo della serie di poesie di cui fa parte, si riallaccia anche ad un altro componimento, «…même on voit des oiseaux sur la ville», l‟ultimo della

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sezione precedente, Insenatura, col quale condivide la medesima forma metrica, ovvero l‟essere una quartina di ennéasyllabes ed hendécasyllabes alternati:

…même on voit des oiseaux sur la ville zigzaguer par la froidure en vols compacts imprévisiblement presque hostiles ou bien poursuivant ensemble quel vouloir…

La prossimità di questi testi posti in chiusura e in apertura di due differenti sezioni adiacenti suggerisce la continuità d‟ispirazione tra le due parti dell‟antologia, invitando il lettore a ricercare nella continuità della successione delle poesie tra l‟una e l‟altra gli elementi utili a definire un quadro complessivo che mai può essere risolto in un singolo frammento.

La lettura in continuità dei singoli componimenti all‟interno della progressione della raccolta è corroborata da indicazioni metapoetiche riscontrabili, per esempio, nei titoli dei testi, come accade per Autre fragment: in esso si può leggere infatti l‟allusione ad altre realtà testuali frammentarie precedentemente inserite nell‟antologia rispetto ad esso (come per esempio può essere la rivière l’enfant); tale componimento, per altro, non solo, come si è già visto, inizia con la lettera minuscola alludendo col deittico “là” ad un ambiente che sembra già essere stato tratteggiato altrove, ma si conclude senza punto fermo, lasciando aperta una scena che di per sé appare sospesa:

Autre fragment

là dans le ventre de la forêt avec douceur et pénombre et transparence de l‟eau brune et pourtant transparente en fuite immobile elle a cueilli des fleures parmi toutes sans vent tiède

Ulteriori prove a riconferma dell‟interconnessione di molti componimenti si riscontrano nelle varie poesie ruotanti attorno a una “messagère” (La messagère du dedans, La messagère du dehors, Messagère d’en bas e L’autre (messagère)) e nelle due poesie tematicamente affini «Elle crie une espèce de songe» e «Mais elle crie dans les rues»,

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che compaiono in quest‟ordine a distanza di sette componimenti l‟una dall‟altra nella sezione Rares éclairs sur le versant d’en face…:

Elle crie une espèce de songe quand on l‟entend crier, que les gens diraient «elle ne se connaît plus»: dans ce vide on ne peut se tenir, personne, à vouloir la reconnaître où elle n‟est pas, rêve d‟un rêve qui la ravit – qui l‟arrache à soi, la jette dans le cri de ses pères sans même qu‟elle sache le dire, qu‟elle puisse le voir, y renaître.

Mais elle crie dans les rues, crie sans pitié pour sa bouche, craque ses grosses jointures rougies par le vent, le vin, mauvais vin qui lui descend dans le bas, la rend rageuse chienne, lui ôte la vue…

L‟incipit con congiunzione del secondo componimento in particolare, nonostante possa ben rientrare anche nella categoria di quelle che Mengaldo chiama congiunzioni d‟apertura “impulsive”,94 sembra effettivamente rimandare a un discorso pregresso a cui si torna dopo un excursus intercorso nel frattempo, corroborando l‟ipotesi dell‟interconnessione tra le due poesie, la cui trama sembra doversi comunque ancora del tutto esaurire, vista la sospensione di quei punti che concludono ma non chiudono il secondo dei due componimenti.

Talvolta, tuttavia, i componimenti sembrano davvero rinviare ad un premessa o a una conclusione che è soltanto extratestuale, di cui non possono trovarsi precedenti né continuazioni nelle altre poesie della raccolta, siano esse anche solo provvisorie come in fondo sono quelle che fin ora si sono messe in evidenza.

Così, per esempio, Ce matin, dimanche une amie…, che termina con una virgola, non trova una vera e propria conclusione in se stesso, restando sospeso su un accumulo allitterante di sensazioni, né figura come un tassello di una serie più ampia di

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componimenti che ne completino il senso, rimanendo perciò inconcluso e rinviante ad una fine a venire:

Ce matin, dimanche, une amie…

Des avions ce matin qui s‟en vont on ne sait où passent à travers nos corps gisants, vides de tout hors ce brui par lequel seuls nous nous en irons, s‟éloignant, revenant toujours dans nos chairs, plomb froid, plume d‟air, pressentiment,

Oppure «Et pourquoi mon amour serait-il un monstre,», con la sua congiunzione incipitaria, quasi una “mossa gestuale” d‟ispirazione teatrale,95 a introdurre un‟interrogazione che sembra rispondere ad una accusa fuori campo, sembra appunto ricollegarsi ad un prima di cui si possono soltanto ricostruire a posteriori le premesse:

Et pourquoi mon amour serait-il un monstre à faire admirer sous le couvert des mots qui disent toujours nous ne laisserons pas mourir ce que tu as aimé une fois? Mon amour, chacun l‟a connu, l‟a perdu dans la misère ordinaire de nos jours, la houle longue où tous résistent, puis lâchent, la molle saison d‟ombres noyées. Il passe tout près, parfois tout autre, et meurtri profond comme le vôtre, parlant pour tout le monde.

O ancora in «Et l’on essaie d’apprivoiser les semblants,», dove l‟unica proposizione reggente è proprio quella introduttiva, che risulta coordinata a un qualcosa di assente, ad un preludio che, ancora una volta, non si può che determinare alla fine:

Et l‟on essaie d‟apprivoiser les semblants, les serves de la reine aux lamentations grêles, les petites suivantes ridées comme contours de la camarde acceptant quelques blessures, quelques échappatoires dans le destin qui nous courbe sans façon

166 vers la terre des plantations épuisées, vers l‟écoulement des pots, les trames noires d‟un enfer domestique où chacun s‟entend pour mithridatiser sa vie à la mort.