« Menzioniamo anche il sistema di governance degli oceani. Infatti, benché vi siano state diverse
convenzio-ni internazionali e regionali, la frammentazione e l’assenza di severi meccanismi di regolamentazione, controllo e sanzione finiscono con il minare tutti gli sforzi » (LS, 174)
Introduzione e contestualizzazione
La saggia amministrazione di beni comuni, qua-li sono oceani e mari, esige che l’umanità si doti di strutture e meccanismi proporzionali alla complessi-tà della loro gestione.
Gli oceani, spesso definiti polmone azzurro del pianeta, sono il crocevia di numerose attività e sfide.
Per esempio: l’organizzazione dell’attività portuale e delle rotte turistiche e commerciali (dedicate al tra-sporto di alimenti, beni di consumo e materie prime);
lo sfruttamento delle risorse ittiche (con la pesca o l’acquacultura), dell’energia dalle correnti, delle ri-sorse dei fondali e dei sottosuoli marini, senza dimen-ticare altre risorse come il sale e le alghe; il dispiega-mento di cavi, che consentono lo scambio di dati e le comunicazioni; lo studio scientifico e la delimitazione di zone marittime, che godono di diversi tipi di prote-zione; il turismo; le migrazioni, che si svolgono anche in condizioni drammatiche. A tali questioni si
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cano quelle con forti risvolti negativi come la tratta di persone, la pirateria, la pesca illegale, gli svariati traffici illegali, tra cui droga, armi e beni contraffatti.
Non vanno altresì dimenticate le necessità di pattu-gliamento di sottomarini e navi militari in numerose zone, alcune delle quali soggette a tensioni (dalle ri-valità tra Stati ai conflitti tra pescatori); la preoccupa-zione per le condizioni ambientali del mare, in par-ticolare per quanto concerne la presenza di plastica e microplastiche nei flussi marini e negli organismi degli animali, i molteplici inquinamenti (causati dal-le navi, daldal-le estrazioni offshore o provenienti dalla terraferma), la tendenza all’acidificazione, la perdita di biodiversità, che si riscontra nell’estinzione di alcu-ne specie o alcu-nell’impoverimento di zoalcu-ne corallifere; le condizioni di lavoro e di vita dei lavoratori portuali, delle comunità costiere, degli abitanti di piccole isole, dei marittimi e dei pescatori; l’estensione di alcune città sui mari o l’avanzamento dei mari sui litorali (che può mettere a repentaglio abitazioni, risorse di acqua dolce, agricoltura); la coesistenza o la competizione tra diversi metodi di pesca.
Si capisce che le questioni connesse agli oceani, foriere di criticità geopolitiche, richiedono una gover-nance dedicata al bene comune dell’intera famiglia umana, capace di lavorare in sussidiarietà, con un approccio integrale e orientato al lungo termine. Il Santo Padre, nella Laudato si’, insiste proprio su que-sta governance.
Testi essenziali di riferimento
Commissione Pontificia “Iustitia et Pax”, La destina-zione universale dei beni. A proposito della Con-ferenza sul Diritto del mare, Città del Vaticano, 1979.
S. Giovanni Paolo II, Discorso ai portuali e ai pescato-ri a Civitavecchia, 19 marzo 1987.
S. Giovanni Paolo II, Omelia durante la celebrazione della Parola con la gente del mare a Gdynia, Po-lonia, 11 giugno 1987.
S. Giovanni Paolo II, Lettera apostolica Stella Maris sull’apostolato marittimo, 31 gennaio 1997.
S. Giovanni Paolo II, Esort. ap. postsin. Ecclesia in Oceania (22 novembre 2001), 31.
S. Giovanni Paolo II, Discorso ai partecipanti alla XV Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio per i Migranti e gli Itineranti, 29 aprile 2002.
Francesco, Enc. Laudato si’ (24 maggio 2015), 40;
41; 174.
Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano In-tegrale, Messaggio in occasione della Domeni-ca del Mare, 8 luglio 2017.
Francesco, Messaggio alla Conferenza “Our Ocean”
organizzata a Malta, 27 settembre 2017.
Francesco, Discorso ai rappresentanti del “Pacific Islands Forum Secretariat”, 11 novembre 2017.
Francesco, Messaggio per la Giornata di preghiera per la cura del creato, 1° settembre 2018.
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Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano In-tegrale, Aqua fons vitae. Orientamenti sull’ac-qua, 2020.
Buone prassi
La Chiesa accompagna con speciale attenzio-ne le popolazioni che vivono a stretto contatto con i mari e gli oceani: pescatori, marittimi, viaggiatori e migranti, nonché numerose comunità costiere. Dalla fine del XIX secolo, in numerosi Paesi e a bordo del-le navi, l’Apostolato del Mare garantisce un servizio pastorale e spirituale, interessandosi anche alle con-dizioni di vita della gente del mare e affrontando pro-blemi come la schiavitù, le cattive condizioni di lavoro e la separazione dai familiari.
In numerosi Paesi le comunità cattoliche locali sono coinvolte in attività di pulizie di spiagge oppure nelle realizzazioni di muraglie (piantagioni di man-grovie, staccionate, sacchi di sabbia) per arginare l’avanzamento del mare. Caritas Kiribati ha coinvolto gruppi giovanili nella piantagione di mangrovie; an-che le Caritas di Australia, Filippine e Vietnam hanno in più occasioni organizzato attività di formazione, promozione e altre forme di aiuto per le comunità di pescatori.
In Oceania, i Vescovi hanno contribuito a mobi-litare l’opinione pubblica e ad interpellare le autorità sullo stato del mare e in particolare in merito ad al-cuni progetti di estrazione di minerali o idrocarburi dai fondali, che avrebbero potuto avere gravi
riper-cussioni sull’ecosistema. La Federazione dei Vescovi dell’Oceania ha rilasciato un comunicato il 16 aprile 2018 concernente la situazione difficile della popo-lazione in molte di quelle zone. La Chiesa presta as-sistenza a queste persone anche nelle situazioni più estreme, per esempio dopo un ciclone, oppure quan-do è contemplato un reinsediamento, per esempio nel caso dell’evacuazione delle isole Carteret verso alcune zone dell’isola di Bougainville.
La Rete Europea delle Commissioni Giustizia e Pace ha diffuso, nel febbraio 2020, il documento The Common Good of the Seas. Basic Text for the 2020 Annual Concerted Action of Justice and Peace Europe, che può servire da spunto a chi prepara iniziative di advocacy o attività concrete.71
Alcune piste di azione
1. Ridurre la quantità di acque inquinate e pla-stica negli oceani, evitando di usare i mari e gli oceani come discarica.
2. Debellare la pirateria, la tratta di persone, di droga e altre forme di commercio illegale in mare e nei porti.
3. Perfezionare i sistemi di allarme e le proce-dure di urgenza in caso di cicloni e tsunami.
71 Cfr. http://www.juspax.ch/it/justice-et-paix-europe/concerted- actions/the-common-good-of-the-seas.
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4. Tutelare le zone marittime più ricche di biodi-versità e patrimoni culturali, regolamentandovi il tu-rismo, la navigazione e qualsiasi attività economica.
5. Promuovere tra armatori, marittimi e turisti che viaggiano in mare la consapevolezza delle conseguenze e degli impatti socio-ambientali delle loro attività.
6. Rinunciare a progetti sottomarini estrattivi di minerali o idrocarburi con elevate probabilità di dan-neggiare zone ricche in biodiversità.
7. Evitare la pesca intensiva che non consente la rigenerazione e che risulta antieconomica e distrutti-va, nonché la pesca di specie a rischio di estinzione.
8. Adottare ritmi e metodi di pesca che rispet-tino la biodiversità, in particolare evitando la pesca a strascico, laddove può danneggiare i fondali marini, e creando le condizioni affinché i pescatori tradizionali abbiano accesso alle risorse ittiche sufficienti per vi-vere dignitosamente.
9. Tutelare le condizioni di lavoro e di vita dei marittimi e dei pescatori, garantendo il rispetto dei diritti umani e favorendo la vita di famiglia.
10. Informare in merito alla drammatica situa-zione di quelle comunità costrette ad abbandonare i territori sui quali abitano e coltivano perché progres-sivamente sommersi.
11. Valorizzare e diffondere l’Apostolato del Mare, nei porti e in mare.
12. Incoraggiare le iniziative spirituali e le rifles-sioni teologiche collegate agli oceani ai mari. Educa-re alla contemplazione degli oceani e dei mari e
pro-muovere i santuari che nel tempo hanno sviluppato un particolare collegamento col mare.
13. Applicare il Diritto del mare, chiarendone le disposizioni e rafforzando la cooperazione a tutti i li-velli. In particolare per quanto concerne l’assistenza in mare (specialmente ai migranti in difficoltà), la sor-veglianza della pesca, la disciplina dell’estrazione di risorse dai fondali marini, il ricorso alla forza armata sui mari e la lotta all’inquinamento.
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