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DEI E ARTIGIANI ARCHEOLOGIE DELLE COLONIE

GRECHE D'OCCIDENTE

pp. 236, €35, Laterza, Roma-Bari 2011

D

edicate entrambe all'ar-cheologia della Grecia d'Occidente, secondo la dizione ormai corrente a partire dal tito-lo scelto dai curatori della gran-de mostra gran-del 1996 a Palazzo Grassi, escono

con-temporaneamente per Laterza due opere di taglio diverso ma in certa misura comple-mentari nei contenuti. La coincidenza non è casuale, ma risponde con tutta evidenza a un progetto organico.

Di impostazione di-chiaratamente manua-listica, ed

espressamen-te dedicato agli studenti universi-tari, è il volume di Gioacchino Francesco La Torre. La trattazio-ne è articolata in due parti: trattazio-nella prima vengono illustrate esausti-vamente le vicende storiche della Magna Grecia e della Sicilia in un vasto arco di tempo che, a partire dalle fasi precedenti all'arrivo dei coloni greci, si spinge fino ad analizzare le trasformazioni por-tate dal sopraggiungere dei Ro-mani in quei territori, assecon-dando l'interesse già in altre sedi dimostrato dall'autore per questo importante momento storico di passaggio.

L

a seconda parte è invece de-dicata a quelle che vengono qui ricomprese nella definizione di "strutture": l'occupazione del territorio, le manifestazioni urba-nistiche e quelle architettoniche sono illustrate in modo chiaro e completo, fornendo al lettore tut-ti gli elementut-ti necessari alla cono-scenza di quelle esperienze.

Il maggior pregio dell'accura-to lavoro di La Torre sta, come pure ben sottolinea Mario Torel-li nella prefazione al volume, nell'offrire per la prima volta in un'unica trattazione una sintesi aggiornata dell'archeologia della Magna Grecia e della Sicilia, fi-nalmente considerate come espressioni peculiari di un'unica cultura e non secondo la giu-stapposizione artificiosa prodot-ta dalle contingenze della storia della ricerca. Poco spazio viene invece dedicato nel manuale alle manifestazioni artistiche e arti-gianali dei coloni, tanto che l'ul-timo capitolo, dedicato a

Linea-menti di storia dell'arte e della cultura materiale, risulta poco

più che un'appendice.

Le manifestazioni artistiche e artigianali, anche in questo caso sia italiote che siceliotè, costi-tuiscono invece una delle due prospettive di indagine privile-giate scelte da Mario Torelli per il suo volume che compare nel-la colnel-lana delle "Grandi Opere" di Laterza e dove, non a caso già nel titolo, l'archeologia è de-clinata al plurale. Diversa l'am-bizione di questo contributo, anch'esso organizzato in due parti e dedicato nella prima

all'Archeologia della religione e

nella seconda ali 'Archeologia

della produzione materiale e ar-tistica. Queste due declinazioni

dell'archeologia sono percorse dall'autore come "due vie ai ca-ratteri originali della storia co-loniale greca", espressioni com-piute del "mondo delle forme ideali delle città greche".

Piuttosto critico Torelli si di-mostra a più riprese verso l'utilizzo, a suo modo di vedere ana-cronistico e fuorviarne, di certe categorie inter-pretative di origine an-glosassone che hanno avuto particolare for-tuna negli studi più re-centi, come quella di identità o, ancora, quella di etnicità. Lo studioso enfatizza la stretta relazione che sempre in-tercorse tra i coloni e la madrepa-tria, in una dialettica che non in-tende mai interrotta, ma pure sottolinea i caratteri di assoluta eccellenza raggiunti in alcuni am-biti della cultura materiale della Magna Grecia e della Sicilia gre-ca, dalle espressioni dell'architet-tura sacra a quelle della coropla-stica e della coroplacoropla-stica architet-tonica dove, grazie all'indiscussa perizia dei "prestigiosi plasticato-ri magnogreci e sicelioti", " la grecità coloniale raggiunge e su-pera la madrepatria".

Nella lunga e versatile espe-rienza intellettuale di Torelli si annoverano importanti contri-buti sulla religiosità coloniale e la scelta della religione e delle sue espressioni come osservato-rio privilegiato di indagine nasce proprio dall'antica convinzione dell'autore del forte portato ideologico che essa rivestì presso la società greca almeno fino a buona parte dell'età classica. Maggiore attenzione è dedicata ai culti di più forte fisionomia politica, di cui si cercano di leg-gere in filigrana i retaggi eredita-ti dalla madrepatria ma pure di descriverne la rielaborazione at-tiva che ne venne fatta da parte dei coloni. Giustamente Torelli sottolinea come gli elementi di innovazione siano variamente elaborati a seconda delle vicen-de storiche particolari di ogni singola apoikia, arrivando a casi assolutamente peculiari come quello di Locri Epizefiri. Pro-prio alla realtà religiosa locrese l'autore dedica a più riprese am-pio spazio nell'ambito della sua trattazione, con la riconsidera-zione complessiva dell'area sacra ad Afrodite e un'inattesa

ripro-Archeologia

posizione della funzione della stoà a U come locale adibito alla sacra prostituzione e con una certa enfasi per il culto deme-triaco di Parapezza. E proprio i culti demetriaci vengono indivi-duati a ragione come uno degli esiti religiosi più originali della Grecia d'Occidente, e in parti-colare della Sicilia greca.

In questa prima parte si dà conto anche delle pratiche reli-giose per così dire "minori", quelle testimoniate da offerte individuali spesso raccolte in depositi votivi, contesti tra i più proficui per l'archeologo che si voglia cimentare nel ten-tativo della ricostruzione degli aspetti più minuti e quotidiani dei rituali. Anche per l'illustra-zione di realtà di questo tipo Torelli sceglie, tra gli altri, il ca-so unico rappresentato dai

pi-nakes rinvenuti nel santuario

locrese della Mannella. Non vengono trascurati infine nep-pure gli aspetti della religiosità domestica e di quella funeraria, ambiti questi meno noti ed in-dagati dalla storia degli studi.

La seconda parte, come già detto, scorre rapidamente le ma-nifestazioni artistiche e artigia-nali prodotte dalle poleis colo-niali: in poche pagine viene trat-teggiato un quadro generale del-la scultura e deldel-la pdel-lastica, deldel-la pittura, della ceramografia, del-l'architettura, per la maggior parte esiti materiali delle prati-che della religione evocata nella prima sezione dell'opera.

U

n ampio apparato illustrati-vo completa il illustrati-volume di Torelli e può utilmente integrare la piccola sezione iconografica compresa nel manuale di La Tor-re. La scelta di riportare la biblio-grafia, completa e aggiornatissi-ma, al fondo di ogni capitolo ren-de conto di ogni ren-debito, senza appesantire il testo con note.

In chiusura, è importante sot-tolineare come entrambi i lavori partano con l'inquadramento storico dell'Antefatto - così Ma-rio Torelli intitola la sezione ini-ziale del suo saggio - e cioè il fe-nomeno della colonizzazione storica, a ribadire ancora il forte scetticismo, già espresso a gran voce in più sedi e occasioni da parte di molti studiosi, verso certi revisionismi recenti che hanno tentato senza il sostegno di motivazioni convincenti di ri-dimensionarne significato e

por-tata. • rosina.leone@unito.it

R. Leone insegna archeologia classica all'Università di Torino

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