1.“Cominciammo a notare che esistevano parecchie marcate differenze tra questi
due mondi, differenze che portavano gli americani e i miei parenti a pensare gli uni
agli altri come a degli stranieri.
La differenza che più mi faceva soffrire era quella della lingua, probabilmente perché
me ne rendevo conto molto spesso. Per quanto io fossi il bambino che ero, mi sentivo
terribilmente in imbarazzo ogni volta che mia madre mi chiamava in italiano mentre
ero per strada a giocare, con tutti i miei compagni lì a sentire; oppure quando stava
acquistandomi degli abiti e si metteva a discutere sul prezzo con il commesso in un
inglese smozzicato.”
5 Fonte 1 : in Petrelli (2011) Fonte 2, 4, 5, 7 : in Barcella (2012) Fonte 3 : in Fosanelli (2001) Fonte 6 : P. Martini (1970) Fonte 8 : in G. Cheda (1981)2.“Quel primo anno fu per me il più terribile (…) non uscivo mai dalla casa in cui
abitavo, non avevo amiche perché su quella strada non c’erano ragazze italiane,
erano tutte svizzere ma io non capivo e non parlavo la loro lingua. Dopo un po’di
tempo cominciai ad andare a scuola ma le compagne non mi erano molto simpatiche,
incominciavo a capire un po’il tedesco e non mi fu difficile capire che queste mi
odiavano addirittura, da quel tempo mi è rimasto quel complesso di inferiorità che
me lo porto ancora dietro, fino a quando non tornerò definitivamente in Italia. Ora
lavoro in un piccolo ufficio di Linthal (…) ma quella brutta esperienza che ebbi da
bambina non l’ho ancora dimenticata, i miei superiori sono sempre gentili con me (
…) io rido, scherzo, mi sono anche fatta delle amiche svizzere, ho cercato di apparire
simpatica e ci sono riuscita, ma dentro di me sento che non potrò mai dimenticare
tutte quelle parole d’odio e quelle umiliazioni che ho subito durante l’infanzia.”
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3.
Isla San José, 26 agosto 1893
Moglie carissima !
Non posso con la penna descriverti la grandissima consolazione che ieri ho provato
quando ho aperto la tua lettera contenente il ritratto della mia cara famiglia.
L’ho coperto di baci tante volte e non trascorre un ora che non corra a vederlo e
rivederlo.
Ti ringrazio infenitemente perché son certo per
accontentare tanto me e Chechin avrai dovuto spendere i danari che ti dovevano
servire per i tuoi bisogni più urgenti del ritratto. Chcchin finora non l’ha visto
perché è andato alla casa del Carlo, domenica starà qui !
Non so perché non
me dici novità dei paesi se è guarita la zia Ghina o qualche cosa d’altro. Non mi dici
se hai ricevuto una mia lettera dopo della tua ultima risposta. Io pensavo male e
avevo deciso che fino a che non ricevevo una tua risposta non ti avrei più scritto.
Basta conchiudo e salutandoti di vero cuore come tutti i cari figli
Crede mé qual tuo affezionatissmo Marito
Valentino
4.
Ecublens, 12.01.1970
Nunzia, cara mia ti faccio sapere che e con grande gioia che ò ricevuto la tua
desiderata lettera e che quando lo presa tremavo e che o fatto le scale a tre o quattro
alla volta per leggerla Cara Nunzia voglio essere sincero con te fino a che o avuto la
fortuna di incontrarti non credevo che potessi stare in pensiero per qualcuno e in uno
stato d’animo simile, è la prima volta che mi arriva sarà perché siamo lontani un po
ma di più è perché ti voglio tanto bene. e io francamente non credevo che ci potessi
capitare una cosa tanto dolorosa ma nello stesso tempo meravigliosamente bella (...)
In quanto alla
tua calligrafia va bene così per la foto che miai mandato e stata magnifica (...)
Alla mia Nunzia dagli occhi misteriosi
Tanti saluti e baci
il tuo Pippo
ciao
Buona notte
l’ultimo pensiero per Nunzia : ti voglio tanto bene
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5.“Anno 1968 ore 17 di un pomeriggio triste, il più triste della mia vita, appena
diciottenne, mi accingevo a salutare i miei genitori, per andare a lavorare in una terra
mai vista, tanto lontano dalla mia casa che si trova in un paese dell’Italia
meridionale ; paese sfortunato : tanto bello, ma, tanto povero che vede, ogni giorno
partire tanti suoi cari figli ! « Mamma, non piangere andrò a lavorare finalmente
dove potrò guadagnare quei soldi che mi permetteranno di aiutarvi, e poi, sai
mamma, mi sento un poco come una principessa che va, in un paese meraviglioso »
dicevo a mia mamma con un sorriso sulle labbra ma, con la morte nel cuore. Con
forza mi staccai da quelle braccia che mi stringevano ( ...)
Il treno partì e incominciò a correre tra campi verdi, paesi nuovi (...) ma non riuscivo
a vedere che il volto di mia madre in lacrime (...). Viaggiai tutta la notte,
senza chiudere gli occhi, alzandomi ad ogni stazione in cui ci fermammo... e
finalmente... Milano... Como... Chiasso !
6. Quando io e mio fratello Antonio siamo andati via da Cavergno era lunedì 22
gennaio 1929.(...)
Finalmente il treno si mosse; già da un pezzo stavamo lì a guardarci senza sapere più
cosa dire, ma poi il macchinista sbloccò le ruote. Ricordo Maddalena e Federico che
si staccano dal gruppo degli altri per correre lungo la strada, e poi ricordo Maddalena
in piedi su un mucchio di ghiaia a sventolare il suo fazzoletto, poverina, finché la
curva sotto il passaggio a livello non la tolse per sempre dagli occhi miei.(...)
A Locarno abbiamo dovuto cambiare treno, ma io non ricordo più era come se non
fossi più io. Però alla stazione di Tenero ricordo che trovammo una baldoria di
fisarmoniche di canti e di grida(...). I più allegri parevano proprio i partenti
6.
Antonio abbassò il finestrino (...) “America! Gridò felice, e faceva dei gran
gesti. America!(...)
A me cresceva soltanto la voglia di piangere. E guardavo sfilare con moto uguale una
campagna chiazzata di neve; (...) ormai andavo incontro al mio destino, una dopo l’
altra quelle nuove cose guardate restavano alle mie spalle, diventavano passato.
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7.
Soledad, 23 febbraio 1891
Carissimo amico ;
L’amicizia non si perde ! Scusami amico, se io un po’ da raro penso di metter
nero in sul bianco a farti sapere di mie notizie : ma so che sei pazientoso, e saprai
anche tu quel proverbio che dice ; meglio tardi che mai ! la salute è buonissima e ne
spero un simile di te (...)
A mè i mesi passano alla corsa e mi pare che io sia partito ieri da casa. Certo che i
primi mesi che passai in California mi sembrarono molto lunghi, a motivo che il
rincrescimento era un pò tanto, dover abbandonare la patria, genitori, parenti, amici,
e amiche, e specialmente... ma adesso questi pensieri mi cominciano andar sotto ai
piedi ; e grido con tutta forza di voce (...) Evviva la California ! Evviva Cristoforo
Colombo !
Io mi trovo molto contento che son venuto in questi paesi, e per male che siano, son
sempre paesi più buoni dei nostri : e credo che io non potevo avanzarmi tanto se fossi
stato a casa.
Ti scriverò meglio un’altra volta. Intanto non faccio che salutarti di vero cuore (...).
Ricevi una stretta di mano da chi ti ama. Sono tuo amico sincero.
Golia
8. “Finalmente Zurigo la meta del mio viaggio, scesa dal treno mi diressi verso
l’inducta
7, dove presi alloggio e dove fui colmata da mille gentilezze, dalle mie
compagne d’appartamento: con quale cura cercarono di colmare in me ogni vuoto, di
prepararmi con coraggio e dignità al mio lavoro e all’incontro con i miei superiori,
care compagne che non dimenticherò mai! Il giorno seguente: la prima giornata di
lavoro, il primo vero contatto con un mondo, che incominciai ad amare per il suo
ordine. La fabbrica non mi sembrò tetra come le fabbriche che avevo conosciuto in
Italia; pulita, circondata da giardini verdi, colmi di fiori, allietata perfino da uccelli
nuovi per me: neri con il becco rosso. Poi, il primo dialogo con il capo del personale,
conoscenza con il mio maestro e le mie compagne di lavoro! Italiane, spagnole,
turche e.... svizzere!
Ragazze di paesi diversi insieme nello stesso lavoro, insieme nello stesso sforzo di
condurre una vita un po’... frettolosa con ordine sì, ora mi sono abituata (...) ma in
quel periodo mi sembrava di correre sempre, correvo con gioia (...)! Cosa sento ora in
me? Certo, amo l’Italia; la mia patria (...) ma non posso non amare la Svizzera che
sembra quasi essere una patria internazionale (...) dove le persone si trovano unite dal
lavoro!
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Nel documento
Col sorriso sulle labbra e la morte nel cuore
(pagine 75-83)