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2.5 Introduction to A Good Sound Marriage

2.6 Un matrimonio davvero solido

Carrie pianse tanto fino ad addormentarsi. Sua nonna le apparve in sogno e iniziò a parlarle. Almeno pensava che fosse sua nonna. L’apparizione o il fantasma o qualsiasi altra cosa fosse, che parlava in modo così lucido, si materializzò in una donna bella, anche se anziana, con poco seno e i capelli corti, castani e accuratamente ondulati. Aveva un vestito grigio e morbido che cadeva dritto arrivando a metà polpaccio, delle calze piuttosto spesse e delle scarpe scollate, con tacco basso e un cinturino sul dorso.

Carrie lavorava nel Reparto Costumi della BBC e, professionale perfino nel sonno, collocò il vestito alla fine degli anni venti o eventualmente ai primi anni trenta. Carrie calcolò che sua nonna dovesse avere circa sessant’anni, ma volesse dimostrarne cinquanta. Un’età, in ogni caso, che precedeva la venuta al mondo di Carrie.

Sua nonna era morta a ottantadue anni, quando Carrie ne aveva undici. La madre di Carrie, Kate, non aveva lasciato che la bambina andasse al funerale. Carrie ricordava di essersi offesa. Le piaceva stare dove aveva luogo l’azione, almeno tanto quanto a sua madre sembrava sempre non piacere che lei ci stesse. I problemi in casa erano uno dei motivi per cui adesso, a ventisei anni e incinta di cinque mesi, piangeva prima di addormentarsi. Anche la madre di Carrie era

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come se fosse morta; in altre parole, Kate aveva ben poco da dirle adesso che Carrie se era andata via da casa e aveva sposato Clive. Kate alzò le mani per il disgusto, e semplicemente la abbandonò a suo marito e alla sua gravidanza, e Carrie, con sua sorpresa, ne sentì la mancanza. Era la prima tra le sue amiche ad aspettare un bambino, e chi c’era lì a parlarne insieme a lei, chi aveva la benché minima conoscenza in materia? Carrie, nelle giornate buone, era felice del bambino, nelle giornate no, era terrorizzata; ma le giornate buone erano sempre più distanti fra loro e, di tanto in tanto, arrivava semplicemente alla conclusione di aver fatto la cosa sbagliata. Non avrebbe mai dovuto sposare Clive, che non era al suo fianco nel letto, dove avrebbe dovuto essere; non avrebbe mai dovuto rimanere incinta. Adesso Carrie piangeva, dormiva e sognava.

“Smettila di piangere e di fare storie,” disse la nonna di Carrie, Christabel, o chiunque fosse. “Fa male al bambino ed è inutile: non ci sono adulti in giro che possano ascoltarti e far migliorare le cose. Peggio ancora, tu stessa sei un’adulta, non più una bambina. Piangi ma non c’è nessuno che ti stia ascoltando e perciò finirai per piangere, piangere e piangere.

“Quando tua madre, Kate, mi fece diventare nonna avendoti, ammetto che piansi, piansi e piansi, perché il passaggio da una generazione all’altra non avviene mai in modo completo e definitivo. Ma feci attenzione che David, il padre di Kate, tuo nonno, non venisse a sapere che piangevo o il motivo del mio pianto, perché certe cose, anche in un matrimonio davvero solido, è meglio tenerle per sé. La tua generazione condivide troppo. Condividere il dolore significa raddoppiarlo, non dimezzarlo; a ciascuno dei due poi piace credere nella forza dell’altro e ciascuno, nel momento in cui si comporta come un bambino piagnucoloso, vuole che l’altro si schieri dalla parte degli adulti. Le angosce bisogna sopportarle da sole e non condividerle con un marito già di per sé preoccupato perché quella mattina che si è pettinato sono rimasti più capelli sul pettine che sulla testa e perché per lui è arrivato l’inizio della fine. Inoltre la paura di diventare vecchi maschera la paura vera, quella della morte, tanto forte e ineluttabile quanto la morte stessa, che deve essere affrontata, non sminuita attraverso la condivisione o lavata via con le lacrime. Ma tu, tu hai pianto così

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tanto e così forte che mi hai costretto ad uscire dalla tomba, mettermi in piedi e venirti a parlare di persona. Da morta penso di essere più gentile e responsabile di quanto tua madre sia mai stata da viva”.

“Smettila di piangere, Carrie. Fa male al bambino e ciò vuol dire che fa male a te, è per questo che te lo dico. Se tu adesso piangi, per mancanza di fiducia nel futuro, rimpianto del passato e paura della morte, al bambino, una volta fuori, rimarrà l’abitudine di piangere e ti farà passare le pene d’inferno e notti insonni. Sto pensando a te, non tanto al bambino, perché c’è un’altra cosa che ti infastidisce: il modo in cui ora le persone si concentrano sull’energia radiosa della nuova vita che è dentro di te, come se tu, morbido guscio che la circonda, non avessi più alcuna importanza. Questo è l’altro motivo per cui piangi prima di addormentarti.”

“Ne ha di fantasia per essere un fantasma,” disse Carrie. “Sei solo una mia proiezione che parla di me, che trasforma in parole quello che confusamente provo o sei davvero mia nonna?”

“Carrie! Un nome terribile” dichiarò Christabel. “Nemmeno a me è mai piaciuto”, rispose Carrie.

Carrie si alzò bruscamente sul letto e l’apparizione, invece di svanire, come Carrie avrebbe alquanto sperato facesse, sedeva sulla sedia a dondolo come per tenere in equilibrio la situazione.

“Ho cercato di tirar fuori il meglio dal nome con cui mi ha battezzata,” si lamentò Carrie. “So cosa aveva in mente per me: voleva il classico tipo di figlia sportivo, amante dei berretti di lana e senza anima. Ma io mi sono rifiutata di fare sport, mi sono iscritta alla Scuola d’Arte, ho passato gli esami, ho fatto carriera e adesso sto aspettando un bambino; e non so come faremo a cavarcela e non sono sicura di volermela cavare. Non posso lasciare il lavoro. Non sono sicura di volerlo lasciare. E abbiamo bisogno del mio stipendio. Si sentono cose talmente terribili su chi accudisce i bambini, di questi tempi. Baby sitter che si

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tramutano in assassine. Ho sposato un uomo di quattordici anni più vecchio di me con due figli adolescenti che mi dice: “non preoccuparti, ci faranno loro da baby sitter”, ma sicuramente scherza. Quei ragazzi mi odiano.”

“Gli uomini sono portati a fare pensieri illusori, è vero,” disse la nonna di Carrie. “Non solo per quanto riguarda le baby sitter, ma per tutto. Tuo nonno credeva che i nostri problemi si sarebbero risolti nel momento in cui suo zio fosse morto e gli avesse lasciato la sua fortuna in eredità. Ma suo zio visse fino a centouno anni e poi, comunque, se la portarono via le tasse. Però anche io, con lui, ci ho creduto, anche se, pensandoci due minuti, avrei capito che la prospettiva di una ricchezza immediata era altamente improbabile. Il nostro è stato un matrimonio felice e solido.”

“E che dire di tutti gli uomini che non avrò mai l’opportunità di incontrare?” chiese Carrie. “Mi sono sposata troppo presto, troppo giovane. Adesso come faccio ad uscirne?”

La visione tremolò, ondeggiò. Ma erano solo gli occhi pieni di lacrime di Carrie che creavano l’effetto.

“Come te, piansi molto a dispetto del matrimonio felice e solido,” disse Christabel. “Come te, mi chiedevo sempre se avevo fatto la cosa giusta e tutta una vita ho aspettato l’uomo che avrei davvero amato. Ma era già lì nel mio letto, ovviamente. Non esiste l’ amore perfetto, non esiste l’uomo perfetto; c’è solo quello che si ha, lì, nel proprio letto.”

“Non c’è nessuno nel mio letto,” fece notare Carrie, piuttosto acida. “E’ uno dei motivi principali per cui sto così adesso. Clive è andato ad una festa. A me non andava di accompagnarlo. Non potevo andarci. Non ho niente da mettere, il mio bel girovita è sparito. Ha detto che doveva andarci per lavoro, non per piacere, e perciò sarebbe tornato a casa prima di mezzanotte. Ma ormai sono le due e non è ancora a casa e io sono rimasta qui, a badare a quei due mostri che la sua prima moglie ha messo al mondo, i quali mi hanno costretto a giocare a Monopoli e ad andare a prendere la Coca perché ero io quella più vicina alla cucina. E lui con chi è? Dov’è? Ho sposato un quarantenne alcolizzato (non m’importa quanto lo

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neghi) e sono rimasta incinta. E vorrei essere morta. Come può l’assenza di qualcuno che odi così tanto, fare tanto male?

La nonna rise e sembrò dissolversi un poco, tanto che Carrie vedeva la finestra attraverso il suo corpo e rimasero visibili solo la sagoma del suo petto e due capezzoli rotondi. Ma poi si ricompose, per così dire, e rimase seduta lì con la sua faccia di bronzo.

“Quello tra me e tuo nonno è stato un matrimonio è stato felice e solido” aveva detto questa Christabel, “eppure son certa di essermi sentita come ti stai sentendo tu adesso almeno una volta alla settimana, però più o meno due volte alla settimana, direi, per quarantacinque anni, anche se più verso l’inizio e meno verso la fine, lui mi rigirava nel letto oppure lo facevo io e ci dimenticavamo il nostro sconforto. Non c’è dubbio che sarà lo stesso per te.”

“Fra quarantacinque anni,” disse Carrie terrorizzata, “lui ne avrà ottantacinque.” “E tu ne avrai settantuno. E allora?”

“Prima arriverà la fine del mondo,” sentenziò Carrie.

“No, purtroppo”, disse compiaciuta l’apparizione. E ci fu una sorta di clic, clic, clic, che avrebbe potuto essere quello dei ferri da maglia o, forse, come quello di uno scarabeo contro le travi della vecchia casa a trenta chilometri da Londra dove vivevano Carrie e Clive. L’ avevano messa in vendita per ottenere dei soldi e ricominciare da capo in una casa diversa, ma nessuno l’aveva comprata; il che rallegrò i figliastri di Carrie, Chrissie e Harry, i figli che Clive aveva avuto da Audrey. Quella era la casa dove avevano sempre vissuto e dove la loro madre, Audrey, era morta. La casa era loro, altro che di Carrie!

“Mi ha sposato”, si lamentò Carrie, “solo per dare una madre ai suoi figli, solo per usarmi”.

“Se avesse voluto farlo,” disse l’apparizione, sedendosi per continuare con i suoi ferri lungo scialle che pareva aver solcato i secoli, “ne avrebbe scelta una più istintivamente in sintonia con la vita domestica, una più pratica, non una

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mangiucchia specialità gastronomiche, una che piange a letto nelle lunghe notti passate da sola.

“Vedila così,” disse il fantasma, “niente è davvero perfetto”. Quel che è pericoloso per una donna è aspettare troppo per poi ritrovarsi a non avere niente in mano. Il tempo scorre nel modo sbagliato: comincia come un grande fiume lento e poi inizia a correre, incontrando acque basse, sempre più stretto, veloce; improvvisamente sparisce, si tuffa in profondità e se ne va. E se non stai attenta, rimani sola. Nessun bambino arriva al momento giusto, nessun uomo è perfetto. Ma se ti vengono concessi un bambino e un uomo, accettali. Le cose della vita che più si rimpiangono non sono quelle che fai, ma quelle che non fai. Perciò Carrie, tu ti sei tappata il naso e hai fatto un salto! Buon per te. Hai imparato a nuotare.”

“Prevedo per te un matrimonio solido e felice in cui troverai non tanto la pace – e chi desidera pace? – ma molte soddisfazioni: questo è solamente il primo dei tuoi figli. Sarà il tipo di matrimonio che attirerà sia sabotatori che parassiti. Consideralo come segno della sua forza. Clive-e-Carrie, dirà la gente, come una volta diceva David-e-Christabel. Queste precise parole saranno legate insieme. David-e-Christabel, Jim-e-Kate, Clive-e-Carrie. Queste sono le generazioni. Audrey-e-Clive furono solo l’antipasto, tu sei la portata principale. A volte succede. Ma poi Jim-e-Kate diventarono Jonathan e Kate e questo fu un errore. Non hai mai perdonato tua madre per aver divorziato ed essersi risposata ed è per questo che per te lei è morta così come lo sei tu per lei. Semplicemente i nuovi nomi non suonavano bene. Tu, Carrie, giustamente, sei rimasta fedele al concetto di Jim-e Kate, come credo che i tuoi figliastri rimangano per il momento fedeli ad Audrey-e-Clive. Ma tu vincerai, Carrie. Tu sei il suo secondo matrimonio, ma è quello solido, quello durevole. Clive e Carrie: i più longevi, i più importanti”.

“Come lo sai?” la schernì, Carrie.

“So quello che so” disse sua nonna misteriosa, come si addice ad un messaggero dall’aldilà. “E se accetti il mio consiglio porterai tua madre, quella ragazzina

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cattiva ed egoista, a tornare a vivere ancora adesso che stai aspettando un bambino tutto tuo. Avrai bisogno di lei. Potrebbe rivelarsi positivo per lei pensare a qualcosa che non sia se stessa.”

“Tutto quello che devo sapere sulla nascita dei bambini lo so grazie ai libri,” disse Carrie. “Un nuovo sapere, un sapere moderno. Non chiacchiere da levatrici. E tu cosa sai?”

“Accetta il mio consiglio se non hai intenzione di accettare il suo,” disse la futura bisnonna. Semplicemente ricorda: la natura uccide. Quando arriva il momento della nascita, cerca di soffrire il meno possibile, se ti si viene data scelta, e che Dio abbia pietà di madre e figlio.”

“Sono passati solo cinque mesi,” disse Carrie, “e già non mi capacito di come potrà uscire.”

“Proprio così,” disse la nonna.

Il fantasma di Christabel guardò con sospetto lo scialle lavorato a maglia. “Io non faccio la maglia,” sentenziò. “Giuro che non l’ho mai fatto. La mia bisnonna Frances Mary lavorava a maglia e io odiavo gli schiocchi, il ticchettio che sentivo quando ero distesa ma sveglia, di notte, con la paura dei fantasmi mentre mi chiedevo come i bambini riuscissero a venire al mondo.

“Adesso vedi che è successo?” disse Carrie. “Tu stessa sei diventata un fantasma.”

“Anche tu diventerai così,” tagliò corto Christabel. Poi lo sferruzzare sparì e il telefono sul comodino squillò. Christabel rimase dov’era, con sorpresa di Carrie. “Dunque?” Carrie disse brusca, pensando che fosse Clive. “Cosa è successo?” Rispose una voce di donna: “Clive mi ha chiesto di dirti che sta tornando a casa. Ha bevuto così tanto che non ho voluto lasciarlo guidare. Ho chiamato un taxi, ma ci ha messo un sacco ad arrivare.”

“Chi sei?” domando Carrie in modo scortese.

“Sono Andrea”, disse la voce. “Tim e Andrea; eravamo i migliori amici di Audrey e Clive. Ma io e Tim abbiamo divorziato. Adesso ci sono Tim e Valerie e, per ora, solo Andrea e Andrea. Clive non te ne ha mai parlato?”

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“No,” disse Carrie, il cui orgoglio le proibiva di indagare oltre. “Ma grazie di non averlo lasciato guidare.” Riattaccò il telefono.

“I sabotatori”, disse Christabel, “sono un buon segno. All’inizio ti circondano. Vedono che il tronco della quercia si ingrossa, espandendo gli eleganti rami che significano lo sbocciare della vita, in un certo punto e in un certo modo. E la cosa non gli piace. Vogliono farlo a pezzi, non lo sopportano; tutti i matrimoni felici e solidi attraggono sabotatori. Le donne si avvicineranno furtivamente a tuo marito, losche e invitanti. Gli uomini si infileranno su per le scale di casa tua quando lui sarà via. “Provami”, diranno, “sono meglio io”. E può essere che lo siano, la ragione potrebbe dirti che è così; ma in effetti, non sono altro che dei sabotatori. Quelli più tranquilli falli diventare dei parassiti; chiedigli di badare ai tuoi figli. Lo faranno, se non altro per senso di colpa.”

“Che cosa stava facendo a casa di questa Andrea?” chiese Carrie. Se il bambino non le avesse fatto improvvisamente provare una sensazione di oppressione, si sarebbe alzata dal letto e avrebbe spaccato tutto, nonostante la presenza di sua nonna. “Chiederò il divorzio,” disse, “questo è quello che farò. Vado via adesso, prima che ritorni. Andrò a dormire sul divano della mia amica Vera. Non mi ama e i suoi figli mi odiano. Non avrei mai dovuto farlo. Dovevo essere pazza. Avrei potuto sposare chiunque e ho sposato un vedovo di mezz’età alcolizzato che non sa tenere i suoi lavori all’interno dei costi di produzione e che rischia costantemente il licenziamento.

“Non ascolti quello che ti dico,” disse l’apparizione. “Penso che dovrai iniziare da capo e cavartela da sola, come tutti. Sto sprecando il mio tempo. Sono il tuo futuro, così come il tuo passato, sono disponibile a servirti d’esempio. Ma prova a dire questo a qualsiasi giovane donna. Preferirebbe di gran lunga piangere, urlare e contorcersi nel presente”. E svanì; la sagoma semicircolare del suo piccolo seno si dissolse da ultimo e Carrie tornò a dormire, sempre che si fosse mai svegliata.

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2.7 Introduction toIn the Great War (II)

This tale is told by an internal narrator bearing witness to the events happening in it. The Great War to which the title refers is a war between women and the story is set in the 1960s, when the concept of sisterhood had not still been conceived. Relationships between women in Weldon’s fiction are even more complicated than those between men and women and this tale proves the point. This is the harrowing story of a woman, Ellen, who threatens another woman, conventionally called Y, that she will steal her husband, X. Ellen manages to reach her goal and gets pregnant by X. The event is so painful for Y, that she commits suicide. Y’s death makes X become so angry with Ellen that she kills herself too. A dreadful scene is described by the narrator: Ellen’s ghost wandering at night together with the ghost of her child Orchis. Finally, the awful truth: Orchis was killed by her mother, determined to be together with her daughter forever and beyond death.

This story deals with most of the themes that have always been central to Weldon’s fiction: rivalry, adultery, revenge and death. It starts with a dispute between two women. As I have already said, women in Weldon’s fiction frequently compete for men. When Ellen “lightly declares war” (p.79) to Y, the two start to quarrel according to a female stereotype. Typically, a woman who is in competition with another woman for one man, is believed to attack her rival and tease her for her physical appearance in the attempt to run her down and argue that she is inadequate for the object of dispute. When Ellen states that she wants to steel Y’s husband, Y says: “You can’t take mine. We love each other too much. And we’re married. Besides, your legs are short and your ankles are thick” (p.79). At first, Y is sure that Ellen does not represent a threat to her union because she thinks she is not beautiful. This is not the first time that Weldon’s women cannot accept the fact that their husband leave them for a less attractive woman. For instance, in Worst Fears (1995), Alexandra thinks that ugly Lucy Lint is just a stalker, she is far from thinking that she is her husband’s lover because she is fat and short while Alexandra is a successful, smart, elegant actress. According to Weldon’s most successful fiction, In The

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Great War (II) is the story of adultery par excellence. Among the four tales that

I have analysed, in this, it certainly has the most atrocious consequences. On the whole, it is difficult to find a story as tragic as this. In fact, although most of Weldon’s plots face very serious themes, they all tend to find a way out of the problem. Treachery in Weldon’s books usually has unpleasant, painful consequences but can also represent a turning point in the characters’ life; it seems to have a sort of purpose, it determines a change in their actions and

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