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Un matto? Una bestja!

Él póro Cumino misse ’n tasca la su’ pipa spenta, sputò ’n terra e guminciò. Donqua, ’ndù s’éra arivi? Disse ’l Gigino: – A quand’ i Re Magi attornonno a chêsa. Disse Cumino: – E ’l Re Eróde aspettalli.

Aspetta aspetta, ma queli là un ŝ’arvideveno. A la fine, capì che l’aîvon preso pel…. pel de djétro. Disse: – Ce vedo buio! Sento puzzo de brucêto! Qui c’è sotto qualcósa. “Él nêto Re dî Giudéi”? Un ŝarà mica… Sta’ a vedé’ cch’è nêto qualcuno che da grande me farà gam-betta e me pigliarà ’l posto. Aspetta me che lo cucchjùmo io –.

Chjêma le guardje e li dice: – Vit’a Bettelemme e amazzête tutt’i cittini da du’ anni ’n giù. – Ma no! – Ma sì! – Ma noo! – Ma siii, por-ca miséria, sinnò amazzo voaltri! –

Un c’éra gnente da fêre. Quelo là scherzêva póco. Éra un matto?

Éra una bestja! E alora montonno a cavallo e via a Bettelemme.

S’aventonno su quele póre creature come iéne. Le su’ mame cer-chêvon de salvalle, le tiniveno strinte ’n collo e scappêveno, bercêve-no; quî cittini strillêveno. E le guardje diétro a cavallo. Gnene strap-pêvon de collo e co’ le spade li tagliêveno ’l chêpo o l’infilseveno. E giù sangue che schizzêva da tutte le parti. Quand’ebbon finito ’l ma-céllo, quel’erói, al galoppo, attornonno da Eróde.

Ma Gesù Bambino era ’n ŝalvo. Com’éra vita? Éra vita che San Giuseppe, mentre durmiva, sognò un angelo che li disse: – Scappête scappête, per carità, che Eróde vól amazzêre Gesù Bambino. Vite sùbbeto ’n Egitto –.

’N Egitto? Éra lì djétro l’uscio! Un c’éra tempo da perdere. Sve-glia la Madonna e la monta su la micciulina o sul ciuchino che fusse.

* Don Mario Scoscini (El citto de Bista), Dal Vangelo secondo ’l poro Cumino, Ca-losci, Cortona, 1995.

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La Madonna, tutta tremante dal freddo e da la paura, ’nguluppa a la bell’e meglio quela póra creaturina e se la tjéne strinta strinta per un cadé’ tutti dua, a forza de traballoni; o che? Trottarellando svelta svel-ta atraverŝ’ ai campi, al buio, quela póra bestja, dêva certi strattoni…

Anco San Giuseppe trottarellêva svelto svelto, a piédi se capisce, col fiêto grosso e col córe ’n gola: un pó’ aguardèva ’ndù mettere i piédi e un pó’ se voltêva a vedé’ ssi arivêveno le guardje d’Eróde.

Fuggi fuggi, trottarella trottarella, camina camina, come e quande Ddio volŝe arivonno ’n Egitto. Un me domandête quante ce misseno,

’ndù durmiveno pe’ la via, che mangêveno, perché anco nel Vangélo un ce dice gnente. E questo fu ’l bón viso che l’ómini feceno al Missia che li viniva a salvêre.

Doppo du’ o tre anni, attornonno a chêsa. Ma no a Bettelemme.

Síe síe, l’aìvon ditto chéra morto quell’annemêle d’Eróde, ma un ŝapi-von mica si ’l ŝu’ figliólo éra più matto de lu’. E cusì gironno a la lar-ga e attornonno, no a Bettelemme, ma a Nazzarette, ch’éra ’l ŝu’ pae-se.

Stisera me fermo qui. Bónanotte a tutti.

Cumino armisse ’n bocca la su’ pipa spenta e s’aviò verŝo chêsa.

Il povero Cumino mise in tasca la sua pipa spenta, sputò in terra e cominciò.

Dunque, dove eravamo arrivati? Disse il Gigino: – A quando i Re Magi ritornarono a casa. Disse Cumino: – E il Re Erode ad aspettarli. Aspetta, aspetta, ma quelli là non si rivedevano. Alla fine capi che l’avevano preso pel… pel di dietro. – Disse: – Ci vedo buio! Sento puzzo di bruciato! Qui c’è sotto qualcosa. – “Il nato Re dei Giudei”? Non sarà mica … Sta’ a vedere, è nato qualcuno che da grande mi farà lo sgambetto e mi piglierà il posto. Aspetta me che lo sistemo io.

Chiama le guardie e gli dice: – Andate a Betlemme e ammazzate tutti i bambi-ni dai due anbambi-ni in giu. – Ma no! – Ma sì! – Ma noo! – Ma sì, porca miseria, se no ammazzo voialtri! –.

Non c’era niente da fare. Quello là scherzava poco. Era un matto? Era una bestia! E allora montarono a cavallo e via a Betlemme. Si avventarono su quelle povere creature come iene. Le loro mamme cercavano di salvarle, le tenevano stret-te in collo e scappavano, berciavano; quei bambini strillavano. E le guardie dietro a cavallo. Glieli strappavano dal collo e con le spade gli tagliavano il capo o li

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zavano. E giù sangue che schizzava da tutte le parti. Quando ebbero finito il macel-lo, quegli eroi, al galoppo, ritornarono da Erode.

Ma Gesù Bambino era in salvo. Com’era andata? Era andata che San Giu-seppe, mentre dormiva, sognò un angelo che gli disse; Scappate, scappate per cari-tà, che Erode vuole ammazzare Gesù Bambino. Andate subito in Egitto.

In Egitto? Era li dietro l’uscio! Non c'era tempo da perdere. Sveglia la Ma-donna e la fa salire sull’asinella o ciuchino che fosse. La MaMa-donna, tutta tremante dal freddo e dalla paura, avvolge alla bell’e meglio quella povera creaturina e se la tiene stretta, stretta per non cadere tutti e due a forza di traballoni; trotterellando svelta svelta attraverso ai campi, al buio, quella povera bestia, dava certi stratto-ni… Anche San Giuseppe trotterellava svelto svelto, a piedi si capisce, col fiato grosso e col cuore in gola: un po’ guardava dove mettere i piedi e un po’ si voltava a vedere se arrivavano le guardie di Erode.

Fuggi, fuggi, trotterella, trotterella, cammina, cammina, come e quando Dio volle, arrivarono in Egitto. Non mi domandate quanto ci misero, dove dormivano per la via, che cosa mangiavano, perché anche il Vangelo non dice niente. E questo fu il buon viso che gli uomini fecero al Messia che li veniva a salvare.

Dopo due o tre anni, tornarono a casa. Ma non a Betlemme. Sì, sì, gli avevano detto che era morto quell’animale di Erode, ma non sapevano mica se il suo figlíuo-lo era più matto di lui! E così girarono alla larga e ritornarono non a Betlemme, ma a Nazaret che era il loro paese.

Stasera mi fermo qui. Buona notte a tutti.

Cumino rimise in bocca la sua pipa spenta e si avviò verso casa.

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PORTO RECANATI – MC (Portorecanatese)

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