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III. 2 Gli ambiti disciplinar

III.2.5 Medicina e Scienza

A partire dalla seconda metà del Settecento, con un forte consolidamento nel secolo successivo, l’editoria napoletana avvertì l’importanza, come mai in precedenza, del settore scientifico e soprattutto medico in un rapporto più stretto con l’Europa. Per la prima volta la pubblicazione di opere a carattere medico e scientifico non erano più legate a episodi contingenti, ma a veri e propri programmi che si proponevano di rinnovare in profondità la cultura del Mezzogiorno d’Italia. Inoltre proprio in tale periodo vennero fondate alcune importanti accademie mediche che fecero sentire poi il proprio peso nell’Ottocento; tra le più importanti ricordiamo l’Accademia di Scienze

mediche istituita nell’Ospedale degl’Incurabili, il grande nosocomio che fu

al centro delle più significative riforme mediche settecentesche.143

Inoltre la necessità e l’urgenza di una riforma dell’insegnamento e di una più solida preparazione scientifica dei medici portò alla fondazione nel 1764 del Collegio medico-cerusico nel suddetto Ospedale, sorto con lo scopo di fornire ai giovani studiosi, attraverso il contatto quotidiano con gli ammalati, nozioni teoriche ed esperienze pratiche, esperienze in laboratorio e letture aggiornate in biblioteca. Altri aspetti che cominciarono ad interessare la classe medica furono l’impatto sociale delle malattie e la metodologia scientifica per prevenirle.144

A partire dalla fine del Settecento, inoltre, lo Stato mise un forte impegno nel rinnovare le istituzioni culturali e l’insegnamento, specialmente quello scientifico e fu considerevole anche l’incremento dei libri di medicina. Sempre nello stesso periodo, oltre alle riforme

143 Antonio Borelli, Editoria scientifica e professione medica nel secondo Settecento in “Editoria e cultura a

Napoli nel XVIII secolo”, Atti del convegno organizzato dall’Istituto Universitario Orientale, dalla Società Italiana di Studi sul secolo XVIII e dall’Istituto italiano per gli studi filosofici,, Napoli, 5-7 dicembre 1996 a cura di Anna Maria Rao, p.737-738

dell’Accademia Militare e dell’Università, fu fondata nel 1778 l’Accademia di Scienze e Belle Lettere e nel 1780 fu aperta una Scuola di medicina sempre nell’Ospedale degli Incurabili.145

Questi avvenimenti non solo inaugurarono una nuova stagione di ricerche, ma indicarono una tendenza culturale che viene confermata nel secolo successivo: l’importanza dei libri di medicina e di quelli scientifici e il relativo sviluppo medico-scientifico che iniziato sul finire del settecento proseguirà vivacemente nel XIX secolo.

Alla fine del Settecento inoltre le scienze mediche interessavano ormai un pubblico sempre più vasto e curioso: le novità librarie furono segnalate, e spesso recensite, non solo dai giornali di medicina, ma anche da quelli a carattere più generale.

Gli editori napoletani avvertirono immediatamente che il mercato del libro scientifico era in piena espansione nel Regno e fuori, inoltre la sorprendente vivacità dell’editoria scientifica a partire dalla seconda metà del Settecento e per tutto l’Ottocento fa rilevare che la cultura meridionale non rimase affatto estranea ai fermenti nuovi che circolavano in Europa.146

La risposta dell’editoria fu immediata e se da un lato aumentarono le pubblicazioni di interesse medico dall’altro si continuò a stampare le traduzioni di importanti opere straniere di anatomia e fisiologia. Tutto ciò si riflette in maniera chiara nel catalogo, sebbene esso offre una visione parziale e una particolare angolatura dell’editoria napoletana ottocentesca.

Nel settore delle traduzioni presenti nel catalogo, sono ventitre le opere straniere tradotte da medici calabresi che, come vedremo in seguito, esercitarono la loro professione quasi esclusivamente nella capitale partenopea. Le traduzioni riguardano i trattati dei più importanti

145Ivi, p. 749. 146Ivi, p. 760.

medici europei, soprattutto francesi (come Claude Bernard, Isidore Bourdon, Joseph Marie Goffres, Sigismond Jaccoud, Auguste Nelaton e Philippe Ricord), ma anche tedesci (come Karl Gerhardt, Franz Koenig, Gustav Veit e Rudolf Virchow) e inglesi (come Charles Edward Brown- Sequard, Lionel Smith Beale, John Forbes e Alexander Monro). Sono presenti inoltre la traduzione del Trattato de’ polsi e semiotica di Domenico

Cirillo, in due volumi, tradotti per la prima volta dal latino all’italiano da

Giuseppe De Nobili di Catanzaro e pubblicato nel 1823 per i tipi di Raffaele Miranda; un trattato di veterinaria dell’inglese F. Clater tradotto da Stanislao D’Aloe ed edito nel 1847 presso la tipografia Migliaccio (Il

cacciatore medico ossia Trattato completo sulle malattie de’ cani, con un metodo per addestrare i cani da caccia).

Non poteva mancare all’appello il padre della medicina; sono infatti presenti tra le traduzioni due opere di Ippocrate: Gli aforismi di

Ippocrate tradotti e commentati secondo le moderne dottrine della medicina di

Carmine Vincenti in due volumi, pubblicate da Luca Marotta nel 1823- 1824 e le Opere di Ippocrate tradotte da Achille De Vita, edite nel 1847.

Nel catalogo sono presenti in totale 178 opere di argomento medico che rappresentano il 6% dell’intera produzione esaminata. Avendo considerato separatamente le traduzioni rimangono 155 pubblicazioni originali di medicina scritte da importanti medici calabresi che esercitarono la loro attività quasi esclusivamente a Napoli e che in molti casi furono anche docenti di diverse branche della medicina all’Università e in altri importanti istituti medici partenopei.

Trentanove sono i medici calabresi presenti nel catalogo, tutti laureati in medicina all’Università di Napoli: Antonio Anile (del quale abbiamo già parlato a proposito della sua raccolta di versi), Tommaso Bonparola, Diodato Borreli, Carmelo Bruni, Antonio Candido, Leonzio Capparrelli, Agostino Casini, Vincenzo Ciccone, Vincenzo Colosimo, Gaetano Corrado, Domenico De Luca, Francesco De Simone, Achille

De Vita, Giovanni Donato, Girolamo Fracastoro, Domenico Franco, Lelio e Rocco Gatti, Luigi Gioffrè, Francesco Greco, Pier Nicola Gregoraci, Giuseppe La Camera, Angelo Mari, Pasquale Manfrè, Biagio Miraglia, Pasquale Monterossi, Francesco Morano, Giovanni Pagano, Carmelo Patamia, Vincenzo Pepe, Nestore Prota-Giurleo, Michele Rije, Francesco Rognetta, Domenico Rotondo, Pasquale Scervini, Domenico Tarsitani, Silvio Venturi, Giuseppe Zagari e Vincenzo Zillini.

Dal momento che la lista è piuttosto ricca ci soffermeremo solo su alcune di queste personalità, che risultano interessanti per la loro rilevante attività medica, per il lavoro di ricercatori e studiosi su alcune malattie e dinamiche mediche per cui meritarono un posto d’eccezione all’interno della storia della medicina italiana e per la relativa produzione editoriale.

Tommaso Bonparola esercitò la professione medica a Napoli e dove pure insegnò medicina e chirurgia in vari enti ospedalieri. Egli si mise in luce per la cura della postura del braccio, avambraccio e mano, per cui aveva ideato una macchina idraulica e di cui ci rende testimonianza in tre scritti: Memoria sopra una lussazione consecutiva e due altre

congenite (Tip. Filiatre-Sebezio, 1853), Memoria sulla frattura della rotola guarita per contatto immediato (Pasquale Tizzano, 1834) e Memoria sulla perfetta guarigione di un braccio, antibraccio e mano dovenuti storpi in seguito ad una scottatura, con mezzo meccanico (Pasquale Tizzano, 1838). Inoltre fu il primo

in Italia (il 28 agosto 1841) ad operare lo strabismo e a tal proposito qualche anno (nel 1848) dopo tale operazione pubblica una Memoria su di

una nuova malattia degli occhi per i tipi di Pasquale Tizzano.

A Diodato Borrelli spetta il merito di aver fondato a Napoli nel 1878 l’Ospedale degli Incurabili che rappresenta il primo esempio di policlinica medica. Fu un attento studioso e ricercatore della malaria che imperversava nelle paludi Pontine e di cui fornisce informazioni nel testo

anche due opere che avevano intenti puramente didattici quali il Corso di

semiotica ad uso de’ giovani e de’ medici pratici (Giuseppe Marghieri, 1876) e Passato e presente della medicina. Prelezione al corso privato di patologia medica e semiotica (Pasquale Androsio, 1870) e tradusse anche le opere di alcuni dei

più rinomati medici europei dell’epoca, come le Lezioni cliniche sulle

paraplegie ed emiplegia spinale del medico britannico Charles Edward

Brown-Sequard (Pasquale Androsio, 1869), i due volumi del Trattato di

patologia interna del medico francese Sigismond Jaccoud (Giuseppe

Marghieri, 1872-1874 e che ebbe anche altre edizioni a Napoli e Milano), che presentano un corredo iconografico di 32 tavole e il trattato Sulla

struttura dei tessuti semplici del corpo umano del medico microscopista Lionel

Smith Beale arricchito da 15 tavole fuori testo (Giuseppe Marghieri, 1865).

Gl’italiani e i progressi recenti nella chirurgia delle vie urinarie (Melfi e

Joele, 1900) è l’unica opera di Carmelo Bruni presente nel catalogo, questo perché tutti i suoi numerosi scritti furono pubblicati nel corso del XX secolo a Napoli, Roma e Milano. Tuttavia egli pubblicò molti saggi su varie riviste mediche specializzate nazionali ed internazionali come «La Rivista medica», «Il Policlinico», «Il giornale internazionale della medicina», «Monatsberichte für Urologie», «Wiener Medicinischen Worchesschrift», ed altre, usando direttamente il francese o il tedesco che conosceva benissimo. Frequentò le migliori scuole di medicina a Parigi, Berlino e Vienna e fu riconosciuto come il miglior urologo d’Italia, tanto da ottenere l’istituzione della cattedra di urologia nell’Università di Napoli; inoltre la sua attività scientifica ebbe riconoscimenti da parte delle maggiori Accademie italiane ed estere che lo ascrissero tra i propri soci.

Si guadagnò la fama di grande chirurgo Agostino Casini per alcune operazioni particolari mai tentate in precedenza e fu il primo in Italia ad estirpare la milza. Egli lavorò come chirurgo sempre a Napoli presso

l’Ospedale degl’Incurabili e l’Ospedale Clinico e fu anche docente di patologia chirurgica presso l’ateneo partenopeo. Quattro sono le opere del Casini presenti nel catalogo tutte uscite dalla tipografia Jovene che non hanno pretese di originalità ma si basano su alcuni studi di medici precedenti come i 7 volumi degli Elementi di anatomia patologia generale e

speciale compilati …sulle lezioni del dottor Ottone Schron (1874-1876) o le Lezioni cliniche sulla anemia, clorosi, reumatismo articolare, gotta, emiplegie, dispesia, sifilide cerebrale, sifilide spinale e paralisi riflesse, o secondarie e infettive di Salvatore Tommasi raccolte e commentate dal Casini (1881).

Primario presso l’Ospedale degl’Incurabili di Napoli, socio delle Accademie mediche di Napoli, Torino e Marsiglia, Domenico De Luca si meritò gran fama di oculista, una delle tematiche maggiormente trattate nelle nove opere presenti nel catalogo, come si rileva ad esempio dai seguenti titoli: Dell’eclissi visiva (Aurelio Tocco, 1886), Elementi di

ottalmiatria poderosa opera di quasi 400 pagine corredata da sei tavole

illustrative (Stamperia dell’Iride, 1866), Esperienze sull’azione del solfato di

sodia per la cura delle macchie della cornea (Stamperia dell’Iride, 1866) e Nota sulla cannula lagrimo nasale o cannula di Dupuytren (1881).

Scrittore prolifico fu Domenico Franco, del quale sono presenti nel catalogo dodici opere scritte d proprio pugno e cinque traduzioni; egli, infatti, più che esercitare la professione medica si dedicò soprattutto all’insegnamento dal momento che era docente di Patologia speciale all’Università di Napoli. All’attività didattica si riferiscono molte delle sue opere come il Manuale di materia medica e terapia degli agenti idratici ad uso dei

giovani studiosi e medici esercenti (Tip. Pontieri, 1895), la Preselezione al corso complementare di idrologia medica nella R. Università di Napoli (1887), le Prime istituzioni di idrologia medica nella Regia Università di Napoli (Tip. della Reale

Accademia delle Scienze, 1884), la Prolusione al primo corso d’idrologia e

balneoterapia nella R. Università di Napoli (Tip. della Reale Accademia delle

(Aniello Eugenio, 1887), e altro ancora. Tra i suoi scritti e ebbe un certo successo il breve manuale pediatrico di circa 70 pagine dal titolo A

prevenire e curare le malattie dei bambini. Guida popolare delle madri e dei padri di famiglia, edito nel 1890 da Carlo Zomack, per la cui composizione prende

spunto dal poderoso manuale (quasi 900 pagine) del medico tedesco Karl Gerhardt che egli traduce e pubblica per i tipi del Marghieri in una edizione ricca di illustrazioni nel 1884, dal titolo Trattato delle malattie dei

bambini del dottor Carlo Gerhardt tradotta col consenso dell’autore da Domenico Franco. Egli si impegnò inoltre a tradurre anche le opere di altri medici

stranieri, come due opere dell’austriaco Franz Koening (Sul significato degli

spazi connettivali, Leonardo Vallardi, 1877, e Sulla gangrema nosocomiale,

Leonardo Vallardi, 1878), un’opera dell’inglese Albert Lucke (Sul così detto

piede piatto infiammatorio, Leonardo Vallardi, 1878) e un trattato

dell’ostretico tedesco Gustav Veit (Trattato delle malattie delle donne ed

affezioni puerperali, Nicola Jovene, 1874-1876). Altro merito di Domenico

Franco fu quello di aver fondato il Giornale Internazionale delle Scienze

mediche e la Scuola Medica Napoletana.

Altro nome autorevole nel campo della medicina calabrese presente nel catalogo è quello di Angelo Lamari, che esercitò la sua professione presso l’Ospedale degli Incurabili di Napoli, insegnò patologia speciale e clinica medica alla Regia Università di Napoli e collaborò a diverse riviste medico-scientifiche. Si dedicò alla ricerca e alla trattazione di diversi argomenti di clinica medica e di medicina interna, specializzandosi soprattutto nello studio della ghiandola tiroide e paratiroide e delle alterazioni della ghiandola ipofisi, ricerche che confluirono in due testi presenti nel catalogo Sulla funzione della ghiandola

tiroide. Ricerche sperimentali (G. Jovene, 1892) e Valore clinico della funzione esagerata o difettosa della ghiandola tiroide (F. Sangiovanni, 1897). La

particolarità di Lamari deriva dal fatto che egli alle ricerche faceva seguire anche la preparazione di medicine e di utensili medico-scientifici al fine

di poter debellare la malattia di cui si occupava. L’Autodifteron, infatti, è un preparato speciale ideato da lui come preventivo della difteria.

Biagio Miraglia (omonimo del letterato trattato precedentemente) fu invece, tra i primi ad occuparsi di pschiatria e malattie mentali, prendendo spunto dagli studi frenologici esposti dal medico tedesco Franz Joseph Gall.147

Miraglia fu Direttore dell’Ospedale psichiatrico di Aversa e fondò quello di Nocera; nel 1843 fondò la Clinica delle malattie mentali di Napoli e nel 1861 la Società Frenopatica Italiana. Diede vita nello stesso 1843 al primo periodico psichiatrico italiano «Il giornale medico storico statistico» e nel 1861 pubblicava la rivista «Annali frenopatici italiani» (entrambi editi ad Aversa presso la tipografia del Reale Morotrofio).

Egli fu il primo a rendere operante il concetto di «manicomio criminale» inteso come luogo di cura, applicando nell’assistenza agli alienati, criteri psicologici innovatori e facendo uso – seppur in forma embrionale – della musicoterapia e dello psicodramma (cui è legato il testo Sul talento della musica, considerazioni frenologiche uscito nel 1878 dalla tipografia dell’Iride).

La maggior parte delle sue pubblicazioni, infatti, ruotano intorno al tema della frenologia e della pazzia. Tali opere vennero pubblicate esclusivamente a Napoli, presso la Tipografia dell’Ancora, del Fibreno e dell’Iride e ad Aversa presso la tipografia del Reale Morotrofio. In particolare troviamo una serie di trattati e manuali sulle malattie mentali come il Trattato di frenologia applicata alla medicina, alla giurisprudenza criminale,

alla educazione, alla morale, ala filosofia, alle belle arti del 1853 corredato da

una otto tavole illustrative, cui segue una ristampa pubblicata ad Aversa nel 1861; le Questioni filosofiche, sociali, mediche e medico-forensi trattati coi

principali principii della fisiologia del cervello, un poderoso volume di circa 500

147Franz Joseph Gall (1758-1828), fu l’ideatore della dottrina frenologica. Questti asseriva che era

pagine accompagnato da un ricco apparato iconografico, in cui vengono raffigurati crani di dementi, di omicidi, uxoricidi e matricidi, pubblicato nel 1883 dalla Stamperia dell’Iride, considerato un libro molto raro e di particolare pregio e valore e, infine, il breve saggio Sulla procedura nei

giudizi criminali e civili per riconoscere l’alienazione mentale (Stamperia del

Fibreno, 1870). Sono altresì presenti nel catalogo testi che relazionano sugli studi frenologici effettuati sia su alcuni personaggi illustri, come il

Parere frenologico su Napoleone I e Giuseppe Garibaldi (1884) e il Parere frenologico su Vincenzo Bellini (Tipografia dell’Iride, 1882), e sia su deliquenti comuni, come il Parere frenologico sul cranio della celebre Giuditta

Guastamacchia, di suo padre e di altri complici, grandi delinquenti giustiziati in Napoli in aprile 1800 (Tipografia dell’Iride, 1876). Questi testi sono spesso

accompagnati da tabelle sinottiche e tavole fuori testo che illustrano varie sezioni del cranio umano e le varie regioni cui esso viene diviso a livello frenologico.

Il medico-chirurgo Carmelo Patamia si rivolse, anche durante la sua attività politica come deputato in Parlamento, quasi esclusivamente ad invocare provvedimenti per infrenare la prostituzione e il diffondersi delle malattie veneree, in particolar modo della sifilide. Su tale argomento si erano pronunciati altri medici in diverse città italiane,148 dal momento che la sifilide, terza endemia contagiosa nel territorio italiano, era uno dei banchi di prova su cui doveva misurarsi la medicina sociale ottocentesca. All’interno di questo filone di studi rientrano a pieno titolo le quattro opere di Carmelo Patamia: Manuale pratico delle malattie veneree (Tipografia dell’Unione, 1882 e che ebbe una seconda edizione nel 1885),

Profilassi delle malattie veneree-sifilitiche (Gennaro Tizzano, 1890), Profilassi generale delle malattie veneree e sifilitiche (G. Civelli, 1898) e il Trattato teorico-

148Primo Ferrari, Prostituzione e sifilide, Milano, Vallardi, 1891; Alessandro Spagolla, Della vigilanza

sanitaria sul meretricio: contributo alla profilassi delle malattie veneree e sifilitiche, Bologna, Gamberini e Parmeggiani, 1897; Traiano Mozzoni, Contributo agli studi etiologici sulla prostituzione, Venezia, Ferrari, 1898.

pratico sulle malattie veneree che ebbe tre edizioni, la prima pubblicata nel

1855 da Vitale, la seconda nel 1866 presso Angelo Trani e la terza nel 1897 per i tipi del Civelli. A Carmelo Patamia si deve anche la traduzione delle Lettere sulla sifilide di Philippe Ricord, medico francese specializzato in malattie veneree, edite nel 1852 presso la tipografia di Ferdinando Vitale.

L’unico a distinguersi nel campo dell’odontoiatria fu Pasquale Scervini con i due testi Terapia delle malattie degli organi della bocca edito nel 1897 dalla Società tipografica Cooperativa (con una seconda edizione partenopea presso De Frede nel 1902) e il Trattato completo di odontoiatria pubblicato da De Angelis e Bellisario nel 1889, un poderoso volume dei circa 600 pagine intercalate da 253 figure fuori testo.

Infine Domenico Tarsitani, ostetrico di fama nazionale ed internazionale, è conosciuto per aver inventato il forcipe a doppio perno. Si dedicò completamente all’esercizio della sua professione e allo studio e alla ricerca. Fu infatti primario all’Ospedale di San Francesco a Napoli e fondò sempre nella capitale partenopea una Scuola di Ostetricia; nel contempo fu docente presso il Collegio medico-cerusico e all’Università di Napoli. Pubblicò due scritti inerenti alla sua ricerca sul nuovo forcipe a Parigi149 (dove si era recato per specializzarsi nel 1841) e altri scritti di ostetricia a Napoli, come le Applicazioni del forcipe a doppio perno del 1857 e il Parto prematuro artificiale, a cagion di metrorragia, praticato con felice risulta

mento per la madre e pel feto (Ferdinando Vitale, 1858).

La sua continua attività di ricercatore e le numerose operazioni a buon esito effettuate in questo campo, lo fanno ricordare come uno dei principali ostetrici del XIX secolo.150

Un ultimo sguardo per le pubblicazioni di medicina locale di Antonio Candido e Giuseppe La Camera, medici che esercitarono la loro

149Nouveau forceps à double pivot, Parigi, 1844 e Forceps à double pivot, Parigi 1853. Entrambi i testi sono

corredati da un ricco apparato illustrativo.

professione esclusivamente in Calabria, rispettivamente a Bagnara e Crotone, quindi piuttosto estranei al circolo medico della capitale partenopea. Antonio Candido, si distinse per aver prestato gratuitamente le cure ai malati dell’epidemia che colpì Bagnara nel 1867 (da qui prende spunto la sua Relazione storico-clinica-statistica sul colera di Bagnara Calabra pubblicato nel 1868 da Angelo Trani) mentre Giuseppe La Camera si occupò del colera e della malaria che imperversava verso la metà del XIX secolo nel crotonese e fu lui a scoprire l’antimoniato di chinino che venne presto riconosciuto come il più efficace antidoto contro le febbri palustri. A questi argomenti sono legate rispettivamente il saggio Sul

cholera morbus in Crotone nel cominciar dell’anno 1855. Osservazioni patologico- cliniche pubblicato nello stesso 1855 dalla Stamperia del Vaglio e i Primi sperimenti clinici su l’antinomato di chinina pubblicato nel 1853 per i tipi di

Giuseppe Carluccio. * * *

Analizziamo ora la produzione editoriale di saggi, trattati e traduzioni dedicati alle scienze presenti nel catalogo. Si tratta di 134 opere di argomento scientifico che rappresentano il 4,5% dell’intera produzione presa in esame. Questi scritti sono stati divisi in sub-settori afferenti ai diversi rami scientifici rappresentati nel catalogo: chimica, fisica, botanica, zoologia, matematica e geometria.

Tra coloro che scrissero opere di chimica, che sono quelle più numerose, spicca in primis il nome di Sebastiano De Luca, del quale sono presenti nel catalogo 23 testi di chimica, pubblicati per la maggior parte dalla Stamperia del Fibreno tra il 1862 e il 1880. Tra le opere, che talora sono dei veri e propri saggi di poche pagine, sono presenti alcuni testi legati essenzialmente alla sua attività didattica, poichè egli fu docente di

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