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Fattore 1: L’immaginario psichiatrico tra universo maschile e femminile Fattore 2: L’immaginario psichiatrico attraverso i linguaggi dell’esperienza

2.3 UNIVERSO MASCHILE E UNIVERSO FEMMINILE

2.3.6 Mente e corpo

Se la parola MENTE compare solo nelle narrazioni maschili, la parola CORPO solo in quelle femminili. “Mente” è associata a un mondo interiore che può acquisire forza e intenzioni indipendenti dalla razionalità. Come il “cervello”, anche la mente può bloccarsi oppure attivarsi al punto che l’essere pensante riconduce a se stesso tutto ciò che accade nel mondo (Fig.28).

A un certo punto la mia mente ha cominciato a pensare che il ragazzo arabo di cui la ragazza mi aveva parlato, il suo presunto fidanzato, si fosse messo in contatto con questo negozio e tramite uno dei dipendenti avesse fatto in modo di mettermi in difficoltà, per eliminarmi. (Luca, sogg.10)

Ecco, i miei primi sintomi sono stati proprio sentire, mentre lavoravo nel magazzino, come se ci fossero delle macchine magnetiche nascoste da qualche parte nel magazzino che emettevano delle onde che mi bloccavano il pensiero, che mi bloccavano la mente. (Luca, sogg.10)

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Sono ritornato a Londra, ho lavorato e ho guadagnato, ma soprattutto, secondo la mia mente, dovevo ritrovare lei e salvarla; a un certo punto era diventata anche una questione d’orgoglio. (Luca, sogg.10) Riuscii a tornare a Londra per un mese e in quel periodo ricominciai a sentire i sintomi, sentivo la musica e vedevo le nuvole che ballavano, che si muovevano a ritmo di musica; poi capitavano cose stranissime nel senso che i miei sintomi correvano alla stessa velocità della mia mente e si realizzavano nel momento in cui li pensavo, per cui tutto ciò che la mia mente produceva sembrava molto reale. (Luca, sogg.10) Sentivo una specie di rumori metallici all’interno della mia mente e allora li collegavo al fatto che potevano avere a che fare con i servizi segreti. (Luca, sogg.10)

Vorrei scrivere un libro proprio nel senso che mi piacerebbe raccontare per filo e per segno, non so se ne avrò il coraggio, quello che mi è successo con tutti i riferimenti; è incredibile come la mente riesca in modo assolutamente logico a riferirsi e a collegare cose che obbiettivamente poi ti rendi conto essere assurde. Però mentre ci sei dentro le vivi in assoluta armonia e con la massima intensità e non riesci ad accorgerti o non riesci a pensare che queste cose sono soltanto frutto della tua mente perché sei convinto siano vere; la malattia mi ha fatto realizzare che il limite tra la realtà e ciò che la nostra mente produce è sottilissimo. (Luca, sogg.10)

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Figura 28 La parola “mente” nelle testimonianze degli uomini.

La parola CORPO è di uso esclusivamente femminile, con qualche eccezione se a essere nominate sono alcune sue parti come la bocca, le braccia, le gambe. Un “Corpo” che a volte corrisponde alla componente vitale della donna, e che perciò richiede cure e attenzioni, e altre in cui è subordinato all’anima e allo spirito e non ha senso che continui a funzionare se loro si stanno spegnendo (Fig.29).

Dopo che mi ero lasciata con Alessandro non volevo più un compagno non volevo più niente, meglio vivere di ricordi che trovare un compagno sbagliato e anche tutta questa astinenza sia della fisicità che della compagnia continua di un rapporto d’amore, mi ha portato alla depressione, questo perché anche il corpo

ha la sua necessità di esprimersi, come può essere nell’amicizia come può essere anche nell’amore; invece io, rifiutando di avere un compagno, ho affrontato anche una grossa astinenza sessuale e una grande astinenza di intimità psicologica con una persona, cioè una carezza sulla spalla, una carezza sulla testa un “come stai oggi, cosa ti è successo, andiamo di qua, andiamo di là”. Ho rinunciato alla progettualità e questi sono stati i fattori che mi hanno fatto molto male. (Margherita, sogg.04)

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L’importante è abituarsi anche in senso metaforico ad andare sui treni, con agilità e parla una che aveva la sensazione di aver le gambe legate. Quando pensavo di dover raggiungere un nuovo posto di lavoro, sentivo come una specie di restringimento sulle gambe e sentivo tutto il mio corpo che diceva no; poi però sono sempre andata, magari mi faccio accompagnare, magari prendo il taxi però ci vado, bisogna andarci, è molto importante andarci la prima volta. (Margherita, sogg.04)

Trovandomi in questa situazione a un certo momento non volevo più vivere, non riuscivo più a far nulla, non riuscivo a lavorare, non riuscivo a muovermi, avevo una confusione totale, avevo un’agitazione nel

corpo che i farmaci non mi servivano più. (Eleonora, sogg.07)

Usare un corpo non è niente, ma usarlo per star bene spiritualmente, psicologicamente e anche per aver, oserei dire apertamente, un buon orgasmo, visto che oggi si parla tanto di diritto dell’orgasmo, bisogna essere in buona armonia con se stessi, sapere cosa si vuole da se stessi e poi cosa si vuole dagli altri, sapere che per avere un buon rapporto bisogna avere fantasia, creatività, una buona propositività nel voler le cose positive. Quindi prima di vedere cosa si vuole nell’altro, capire cosa si vuole da se stessi perché anche in questa maniera si sa immediatamente chi può far del male e chi può far del bene. (Margherita, sogg.04)

Mi sono resa conto che qualcosa di positivo si stava sbloccando in me quando ero ricoverata nell’ospedale inglese; il fatto di essere ricoverata lì per me è stato di fondamentale importanza perché stavo malissimo, sentivo di essere spiritualmente morta, Nadia come spirito era morta e non riuscivo a sopportare di avere un

corpo fisicamente vivo, non riuscivo a capire come il mio corpo, che per me è molto meno importante dell’anima, poteva ancora svolgere le sue funzioni, riuscire, che ne so, a far pipì, digerire. (Nadia, sogg.12) In quel momento mi sentivo spaventosamente in colpa perché avevo due bambini piccoli che avevano bisogno della mamma e non ero in grado di funzionare come mamma; è anche per questo che volevo morire, così mi avrebbero messo sotto terra, mio marito avrebbe sposato una donna che poteva fare da mamma a questi bambini; insomma volevo finirla con questa storia che il corpo è vivo quando invece non c’è più nient’altro. (Nadia, sogg.12)

Ricordo che presi il treno e durante il viaggio ebbi una crisi epilettica; lo scompartimento era pieno, io ero seduta in un angolo vicino al corridoietto e avevo di fronte un ragazzo; a un certo punto ho cominciato ad avere una specie di tic soltanto da un lato del corpo, prima la bocca, poi l’occhio, l’orecchio, e poi

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mi sono svegliata all’improvviso vicino a Trieste, mi avevano distesa, era intervenuto un medico che viaggiava sul treno. (Lara, sogg.13)

I medici mi chiedevano: «Ma non senti dolore?». In realtà, sembra paradossale, ma in certi punti non sentivo più il mio corpo e il fatto di bruciarmi mi faceva sentire che ero viva, che il mio corpo esisteva. (Lara, sogg.13)

Addirittura uno psichiatra mi ha spiegato che spingendo gli angoli della bocca in su come quando si sorride si cambiano tutti i muscoli facciali fino a toccare le ghiandole che secernono endorfina che circola nel sangue e fa sorridere ancora di più e quindi si comincia con la ginnastica del sorriso, il far finta di sorridere così le endorfine vengono spremute e alla fine stai meglio. (Margherita, sogg.04)

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