DEL CORPO
E- MERGENZE MERGENT
Col suo “progetto” di una “nuova” cultura, lato sensu, per una “nuova” umanità, senza rimpianti per la “vecchia” cultura “umanista” e “oltre” ogni “umanismo di opposizione”, Michel Serres ci “consegna” una nuova “an- tropologia”, nell’ammissione quindi della possibilità di costruire ancora appunto un “discorso”, al momento peraltro allo stato “nascente”, sull’u- mano, ma per l’appunto un “discorso” “nuovo” su un umano “nuovo”; che d’altra parte è, in definitiva, un’“antropologia” dell’“eccezionalità” umana, la quale però pensa/declina il “protagonismo” dell’umano in modo “diver- so”, “nuovo”.
Se, come ho più volte ribadito, l’ominescenza si “delinea” in Serres come espressione/tematizzazione di un cambiamento (e quindi di “novi- tà”) (cambiamento della percezione della condizione umana, percezione del cambiamento della condizione umana, tematizzazione/gestione del cambiamento),1 cambiamento che, riguardante in senso lato e complessi-
vamente l’“interfaccia” uomo/mondo, si manifesta in modo significativo appunto a livello di corpo (mutamento oggettivo dello stesso corpo, per- cezione del mutamento, mutamento della percezione di esso e nuovi ruoli di esso, declinazione/gestione di questi cambiamenti), la nuova “antropo- logia”, che è poi (l’“antropologia” del)l’ominescenza stessa, è del resto appunto un’“antropologia” dell’“eccezionalità” umana (“eccezionalità” ora intesa come percezione umana della propria “eccezionalità” di anima- le metamorfico metamorfizzantesi oggi nell’ominescenza, di causa sui, di “naturante”; in altre parole, come percezione umana dell’“eccezionalità” del proprio rapporto con la vita e col mondo, con le “responsabilità” con- nesse). “Eccezionalità” con la quale risulta “inter-tessuto” il corpo stesso: “terreno” “nevralgico” di questa stessa “eccezionalità”, nelle sue “e-mer- genze” (toti-potente, onni-valente etc.).
1 Su tutto ciò rimando al mio O. Rignani, Emergenze “post-umaniste” dell’umano. Prove di analisi storico-comparativa dal presente al passato e ritorno, cit.
Tale “antropologia” dell’“eccezionalità”, nel “proporre”, come accenna- to sopra, un modo “diverso” di vedere il “protagonismo” dell’umano, sem- bra “porsi” allora in certo modo, per così dire, “oltre” l’umano stesso pen- sando (e inducendo un pensiero sul)l’uomo non come “misura” del mondo né dell’umano,2 ma “ec-centrato”, “infiltrato” di alterità, soggettivante e
oggettivante nella tensione dinamica della soggettivazione e dell’ogget- tivazione etc., 3 senza però appunto la rinuncia all’idea di “eccezionali-
tà” umana;4 per cui peraltro il corpo (dimensione dell’uomo) non “risulta”
“ri(pro)ducibile”, “eliminabile”, “sostituibile”, e del quale del resto ven- gono colte le “e-mergenze” come “luogo” del sapere, dell’apprendimento, dell’invenzione etc., “toti-potente culturale”.
“E-mergenze” d’altronde che aggettano, complessivamente, nell’“orbi- ta” (dell’“e-mergenza”) della virtualità (nel significato aderente alla “radi- ce” etimologica virtus);5 se, infatti, nel tempo dell’ominescenza viene in
luce, in Serres, il virtuel come virtù “essenziale” dell’uomo, delle cose, dei viventi, come loro potenziale comune, viene in luce anche la sua massi- mizzazione da parte dell’uomo stesso: sans propriété, “nudo”, souche, “bi- forcante”, in-de-finito, “ec-cedente” la fissazione in qualsiasi de-finizione con appunto il suo inarrestabile metamorfismo.
La nuova “antropologia” serresiana propone dunque un “discorso” sull’umano che ne raccoglie/declina/tematizza la “neutralizzazione” sul piano dell’essere, e la per così dire “(ri-)attivazione” a livello di modi: l’uomo non è, può; per pensare l’uomo/umano, bisogna “lasciare da parte” l’essere. La filosofia dei concetti, dei verbi all’infinito, la logica binaria,
2 Come ho già avuto modo di osservare su questa linea si muove il “post-umani- smo” di Roberto Marchesini e del suo gruppo di lavoro che ha dato vita, tra le altre attività, alla rivista «Animal Studies. Rivista italiana di antispecismo», di cui, per quanto riguarda il mio discorso, ricordo qui nello specifico il numero su Zooantropologia. L’antropologia oltre l’umanità (a. III, n. 8, 2014) e quello su Humanimalia. Alle origini del rapporto uomo-animale (a. IV, n. 10, 2015). 3 Sottolineo che non si tratta di una prospettiva di superamento/fine dell’uomo. 4 Ricordo in proposito il “progetto” ominescente di un umanismo finalmente “de-
gno di questo nome”, universale, federativo in quanto scritto nel linguaggio del Grande Racconto dell’Universo, in cui l’uomo (“riconosciuto” “eccezionale” per la percezione della propria “eccezionalità” relativa segnatamente al suo rapporto con la vita e con il mondo) va ad essere “ri-collocato” in un contesto naturale, “in continuità” con gli inerti e gli altri viventi, nell’incontro di natura e cultura. Cfr. M. Serres, Il contratto naturale, cit., Id., Hominescence, cit., Id., L’Incandescent cit., Id., Rameaux, cit., Id., Récits d’humanisme, cit., Id., Tempo di crisi, cit., Id., Biogée, Le Pommier, Paris 2010, Id., Il mancino zoppo. Dal metodo non nasce niente, cit., Id., Darwin, Bonaparte et le Samaritain. Une philosophie de l’histoire, cit. 5 Cfr. supra.
dichiarativa si rivela, infatti, per Serres, “inadeguata” a pensare la vita etc., ma specificamente l’uomo/umano; un “discorso” sul quale sembra poter essere costruito piuttosto in termini preposizionali, ossia nel dinamismo dei “passaggi”, delle “comunicazioni”, delle “tras-formazioni”, delle “inter- ferenze”, nella “negazione” di attributi/qualità “de-finitori” – non tuttavia come mera “filosofia negativa”, quanto come filosofia (“antropologia”), che, nel rilevare l’obsolescenza e l’inadeguatezza della cassetta degli at- trezzi (logici, metodologici, linguistici etc.) “tradizionali” (latissimo sensu umanistici) per la comprensione/tematizzazione della nuova “condizione umana”, addita/inaugura/sperimenta/implementa una nuova attrezzatura (logica, metodologica, linguistica etc.: modi, preposizioni, personaggi etc.) –.6 “Flexible et modale, la philosophie épouse enfin réel et vivant.”.7
Nuovo “discorso” sull’umano, allora, in cui il corpo appunto è raccol- to come snodo nevralgico: declinazione/tematizzazione della “neutraliz- zazione” sul piano dell’essere e della “ri-attivazione” sul piano dei modi dell’uomo, e del corpo. Capable, possibile, onni-valente, “nudo”, appa-
reilleur, incandescent: “e-mergenze” corporee aggettanti allora nell’“or-
bita” (dell’“e-mergenza”) della virtualità, della preposizionalità. La nuova “antropologia”, quindi, nel rilevare la per così dire impensabilità, nell’o- minescenza, del corpo in senso “fissista”, “essenzialista” etc. (ossia in una prospettiva latissimo sensu umanistica), ne propone un “ri-pensamento” (che del resto ritiene per l’oggi imprescindibile) che, sottraendolo al “fat- tuale”, lo “(ri-)consegna” alla ricchezza inesauribile della possibilità, (rac) cogliendolo quale “dimensione” dell’uomo.
Ecco dunque (l’“e-mergenza del)la sua “trascendentalità”, (del)la sua bianchezza: volano, “prua” culturale, in grado di aprire sempre nuovi oriz- zonti dell’umano; difficile à robotiser. “Doppio”, “compagno” dell’uomo, non (più) “reificato”, in (per) cui si scioglie il “nodo” del dualismo psico- fisico, “portatore” dei sensi e dell’intelligenza, in “scambio” continuo con il mondo in un rapporto circon-stabile per cui le circo-stanze lo segnano ed esso è perennemente rinviato a loro e all’esercizio dei sensi che lo “la- vorano”, lo “costruiscono” pezzo per pezzo, “terreno” di tras-formazio- ne, di tras-mutazione (“esterno”/“interno”, energia/informazione etc.), in tras-formazione, in tras-mutazione. “Spazio” “dialogico” di “costruzione” – non (più) di “realizzazione” – dell’umano, dunque, nell’e-sposizione,
6 Cfr. specificamente M. Serres, L’Incandescent, cit., pp. 151-153. 7 Ivi, p. 318.
nell’apertura, nel rencontre (re-en-contre, come Serres lo intende),8 nel mélange:9 essere un corpo, allora, mancino zoppo.
A questo punto, mi sembra di aver guadagnato materiale per tentare di riavvolgere il filo di questo lavoro, che ha assunto l’“antropologia” del cor- po di Michel Serres come “piano orizzontale” di verifica/approfondimento della portata, della significatività e dei significati della “dimensione” dello stesso corpo nel “post-umanismo”, quale ulteriore, possibile “affaccio” su quest’ultimo.10
“Raccolta” la fisionomia di un “post-umanismo” come cambiamento della percezione della condizione umana e percezione e tematizzazione/ gestione del cambiamento “effettivo” di questa stessa condizione, “ri-pen- samento” generale dell’umano e dei suoi rapporti con l’altro-dall’uomo oltre rifiuti o “rimozioni” (dell’idea del)l’“eccezionalità” umana, “cantiere aperto” di “ri-strutturazione” dell’“edificio umano” che viene a galla com- plessivamente nella sua esigenzialità, emergenzialità, questionatività,11 e
che perciò merita ulteriori incursioni di indagini, sono convinta di potere confermare innanzitutto, nell’ambito di questo stesso contesto/dibattito, la crucialità (del tema) del corpo, di cui aggettano appunto “e-mergenze” (nel senso, come più volte detto, di venuta a galla, richiesta di attenzione, e perciò di comparsa dell’“inedito” ossia di ciò che era sommerso, sia a li- vello di venuta a galla appunto che a livello di avvento di un “rischio” che richiama attenzione).
“E-mergenze” che, nell’“effetto di reazione” “orizzontale” con (le “e- mergenze” corporee e-mergenti nel)l’antropologia del corpo di Serres, mi sembrano grosso modo riconfermarsi quelle ipotizzate, (rac)colte in aper- tura aggettanti in modo “significativo” dal dibattito, dal “grande ombrello” del “post-umanismo”.
8 Poiché per lui “les prépositions seules, en compagnie d’autres, suffisent, sans le verbe blanc qui les précède, à tisser un réseau de sens, spatial, temporel, mobi- le, original et fluctuant, un état de choses mouvant ou incandescent” (M. Serres, L’Incandescent, cit., pp. 308-309), Serres non può che amare i termini “formés simplement de ces prépositions”, come appunto è rencontre (re-en-contre) (ivi, p. 310).
9 Cfr. M. Serres, Variations sur le corps, cit., p. 50: “L’autre fait ma chair, mêlée, métissé, traversé tellement que, perdu au beau milieu de cette grande foule qui m’efface, je m’évanouis comme une petite vapeur”.
10 Cfr. supra il Capitolo I e il mio O. Rignani, Emergenze “post-umaniste” dell’u- mano. Prove di analisi storico-comparativa dal presente al passato e ritorno, cit., in particolare pp. 23-31.
11 Cfr. O. Rignani, E-mergenze “post-umaniste” dell’umano. Prove di analisi stori- co-comparativa dal presente al passato e ritorno, cit., in particolare pp. 85-89.
Si tratta pertanto, in linea generale, – via appunto l’“impiego” della “dimensione” corporea dell’hominescence serresiana come “bussola inter- pretativa” e/o “catalizzatore concettuale” – (dell’“e-mergenza”) di aspetti e-mergenti, “inediti” del corpo, della “percezione” di esso nei suoi aspetti “inediti”, di modi “nuovi” di percepirlo/concepirlo e di “nuovi” ruoli di esso, dell’espressione/tematizzazione/gestione di queste novità. In altre parole, quindi, (dell’“e-mergenza”) dell’“inutilizzabilità” di “categorie”
latissimo sensu umanistiche in relazione al (pensiero sul) corpo.
E si tratta, più specificamente, (dell’“e-mergenza” dell’idea) di un corpo “transizionale” (non transitorio), in “costruzione” in quello che Serres dice “scarto” all’equilibrio, nel possibile. Di un corpo, quindi, in “neutraliz- zazione” a livello di essere e in “(ri-)attivazione” a livello di modi (extra fissità, fattualità etc.); “terreno”/volano di sapere, conoscenza, invenzione, che “dimensiona” l’umano (e come tale, del resto, viene a essere dall’uo- mo stesso percepito) nello scambio, nel mélange in senso serresiano, nella “tras-mutazione” dell’“interno” nell’“esterno” e viceversa, nonché nel “su- peramento” della “distinzione”, del limen stessi tra “interno” e “esterno”, così come peraltro della “distinzione”, del limen tra anima e corpo, tra soggetto e oggetto. Di un corpo, dunque, come spazio “dimensionale”- “dialogico” dell’antropo-poiesi, in grado di schiudere orizzonti sempre nuovi dell’umano, in una prospettiva per così dire federativa, ossia di foe-
dus, di “continuità” con l’altro-dall’uomo. Prospettiva pertanto di “ec-cen-
tramento” antropologico (oltre l’idea stessa di centro), in cui l’“ecceziona- lità” umana non “viene meno”, ma cambia volto (“differenze” di “grado”, ma non di “sostanza” tra uomo e altro-dall’uomo etc.) nel/per/attraverso il corpo stesso, “terreno” “sensibile” di essa. Nella sua toti-potenza, del resto,
difficile à robotiser, “ec-cedente” per così dire, pur sempre nel coinvolgi-
mento “relazionale” nei processi ibridativi, la “riproducibilità” tecnologi- ca, la “riduzione” informazionale etc.
Del “post-umanismo” “galassia”, “paradigma elastico”, “grande om- brello” della “ricorsività” teorica del “ri-pensamento” del significato gene- rale dell’essere umano (prima ancora di prefissi denotativi di superamenti, di cui comunque viene indubbiamente a essere “caricato”, e piuttosto che “rimozione” dell’“eccezionalismo” umano),12 raccolgo, dunque, queste
“e-mergenze” corporee: di un corpo “dimensione” (“dimensionante”)13
12 Cfr. ibid.
13 Va peraltro comunque precisato che, come accennato, queste non sono le idee sul corpo aggettanti da quella che latissimo sensu può essere considerata una parti- colare “declinazione” del “post-umanismo”, ossia dal “trans-umanismo”, da cui
dell’uomo/umano; in cui “tout reste à faire, à réinventer, à susciter, à orga- niser, à fonder, à méditer, à penser…”.14 Di un corpo del resto che, a sua
volta, quasi in un meccanismo che si “auto-alimenta”, viene ad additare la “condizione” di “apertura”, ancora, del “cantiere” di “ri-strutturazione” dell’“edificio” umano a motivo delle costanti e difficilmente prevedibili modifiche in itinere all’“edificio” stesso.
Nell’incoativo generale appunto: di un “post-umanismo” “in costruzio- ne”, di un corpo “in costruzione” che lo “addita” appunto “in costruzio- ne”… “instabilité de notre condition”.15
E studi e ricerche li vanno “(ri-)costruendo”…
emerge piuttosto appunto una visione “strumentale” del corpo (“oggetto”, “supe- rabile” etc.). Cfr. supra. L’“e-mergenza” alla quale mi riferisco la raccolgo, infatti, dal “post-umanismo” “in generale”, nel suo “complesso”.
14 M. Serres, Hominescence, cit., p. 372.
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