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3 I metodi educat

5. Fase delle operazioni formali, 11/14 ann

3.3 IL METODO MONTESSOR

Maria Montessori ( 1870-1952) fu tra le prime donne italiane a laurearsi in medici- na. Figura poliedrica, è ormai nota in tutto il mondo per il metodo educativo che svi- luppò e che porta il suo

nome.

Essendo un medico, il suo interesse è stato, sin dall’inizio, quello di individuare le cure più efficaci per promuovere la salute ed il benessere della persona, basandosi sulla sperimentazione e sull’osservazione. Ne nasce un sistema che, elaborato all’i- nizio per i disabili, viene poi esteso con successo a tutti i bambini basato su un concetto della disciplina che si discosta da quello tradizionalmente autoritario dell’epoca.

Nel 1909 la Montessori pubblica un testo che rimarrà alla base della pedagogia mo- derna: “Il metodo della pedagogia scien- tifica applicato all’educazione infantile nelle Case dei Bambini”, che nell’arco di 40 anni sarà più volte modificato secondo le esperienze e le conferme derivate dalle sue idee e dall’uso dei suoi materiali. La prima “casa dei bambini” nasce a Roma nel quartiere San Lorenzo, come luogo per custodire i bambini, figli di operai.

Ben presto si inizia a notare come un am- biente adeguatamente preparato, ricco di materiali studiati per lo sviluppo neurolo- gico, influisce con effetti estremamente positivi da un punto di vista sia psicologi- co che emotivo.

Bisognava sviluppare modalità educative che non ostacolassero i bambini, ma che

fossero in sintonia con le loro personali caratteristiche ed i loro bisogni profondi coinvolgendone, in contemporanea ed in modo integrato, il fisico, la psiche e la mente. Varie scuole verranno aperte negli anni successivi.

La Montessori sostiene che l’età dell’oro sia quella da 0 a 3 anni, quando il bam- bino crea dal nulla la nostra stessa realtà incarnando i caratteri della nostra specie, in particolare quelli del movimento, del lin- guaggio, del pensiero. Qui la chiave dello sviluppo sta nel movimento e nell’uso di tutto ciò che riguarda la sfera sensoriale, perché le sue impressioni e conoscenze del mondo partono da quelle che egli ha ricevuto, elaborato ed ordinato nell’am- biente circostante in modo inconscio per mezzo di una“mente assorbente”, tipica di questo periodo, molto diversa da quella adulta.

Da 3 a 6 anni la natura del lavoro di svilup- po necessariamente cambia. E’ questa l’età degli alunni nelle “Case dei Bambini”. Ora si registrano due tendenze: quella di sviluppare la coscienza attraverso l’attivi- tà sull’ambiente, e quella di perfezionare ed arricchire le conquiste già fatte. Perciò

il periodo fra tre e sei anni è un periodo di “perfezionamento costruttivo”.

Inoltre viene da lei identificato come “pe- riodo embrionale per la formazione del ca- rattere”, poiché questa è anche l’età dello sviluppo della personalità. Se l’ambiente offre motivi di attività costruttiva, tutte le energie convergono nella formazione di una personalità organizzata.

Come abbiamo detto, le idee di Maria Montessori erano rivoluzionarie perché per la prima volta focalizzavano l’atten- zione sulla libertà del bambino e sulla sua spontanea capacità di apprendere. Idee basate sulla certezza che l’impulso pre- dominante di questa libertà fosse la voglia stessa del bambino di imparare, spinto dalla sua curiosità verso il mondo.

È così che questa “autonomia vigilata” non si traduceva in caos, ma in una tran- quillità e in un ordine che permetteva ai fanciulli di auto-educarsi e disciplinarsi. Il concetto chiave dell’educazione Mon- tessoriana è infatti l’autonomia. La sod- disfazione dell’insegnante viene raggiunta quando i bambini sono in grado di lavo- rare da soli, osservati ma senza bisogno di aiuto per svolgere i propri compiti. La

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frase riassuntiva potrebbe essere “aiutami a fare da me con te”.

Il criterio di base è che il bambino venga lasciato libero di esplorare e che la sua spontaneità lo guidi attraverso le espe- rienze che egli stesso vuole sperimen- tare, al fine di ottenere una conoscenza positiva del mondo che lo circonda e ad aumentare le proprie capacità innate. Ap- proccio che non si focalizza come nella scuola tradizionale sulla massa degli al- lievi da istruire, ma sul singolo bambino ed adolescente, di cui vengono rispettati i bisogni interiori, i tempi ed i modi per- sonali di apprendere (“istruzione di massa su misura” - Gardner).

Bisogna avere rispetto per il suo sviluppo e la sua crescita, assecondare i suoi in- teressi, riconoscere la sua intelligenza. In un ambiente Montessoriano, il bambino rivela i suoi talenti man mano che lavora. Questa libertà è collegata alla responsabi- lità e all’indipendenza e mira sia a un’au- tonomia “del fare” sia a un’autonomia “di pensiero”.

Le mani del bambino, guidate dall’intel- ligenza, cominciano ad eseguire compiti definiti. Il suo gioco è lavoro, perché egli sta lavorando per il suo sviluppo. Per que- sto Montessori chiama il bambino da 3 a 6 anni il “lavoratore cosciente”.

Secondo la Montessori il bambino ha un profondo amore verso il lavoro, che mira a completare nel miglior modo possibile. Troviamo nelle scuole che applicano que- sto metodo anche un’interesse alla vita pratica, per cui gli alunni svolgono da soli le piccole faccende domestiche:

apparecchiano, lavano i piatti, eseguono gli stessi compiti a casa (continuità scuo- la-famiglia) senza che ciò gli venga ordi-

nato.

Le lezioni invece avvengono in ambienti strutturati e organizzati, a misura di bam- bino. È importante è che non perda in- teresse, per questo le strutture d’ordine sono sempre adeguate

alla sua età. L’esercizio è svolto attraverso i sensi, il contatto con il reale e la natura, le azioni sono ripetute, i tempi sono distesi. Manipolando e facendo si acquisiscono le cose in modo inconscio, ripetendole si acquisisce la competenza.

Dopo la pratica si arriva all’astrazione: il bambino è ora pronto a pensare alle cose che prima faceva col corpo in modo astratto.

Fondamentale nelle attività di studio Mon- tessoriane è l’autocorrezione, ossia la consapevolezza del bambino di aver fatto bene o male l’attività. Egli capirà da solo dove ha sbagliato, riuscirà a correggersi anche chiedendo consiglio all’insegnante e ciò non solo sarà positivo e gratificante ma gli farà comprendere quali sono i suoi limiti.

Tutte le prassi sono concepite per essere “esperienze di vita significative” che aiu- tando il singolo in tutto il suo percorso di crescita mirano a “formare l’uomo” nell’in- fanzia e a “sviluppare l’uomo” nell’adole- scenza.

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