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Metodologia applicata nella catalogazione

Documenti e fotografie

3.4 Metodologia applicata nella catalogazione

Abbandonata l’idea iniziale di continuare un lavoro incompiuto, si è resa su- bito evidente l’urgenza di procedere ad un riordino, in questa fase, sommario del materiale.

Non si può parlare in questo caso di vera e propria catalogazione, che pre- supporrebbe la raccolta di numerose informazioni di carattere storico, geogra- fico, descrittivo da tradurre in un linguaggio specifico. Si è trattato piuttosto di un’operazione di recupero di materiale conservato dal suo autore ma non ancora archiviato ordinatamente in appositi contenitori e raccoglitori.

Per quel che riguarda il materiale cartaceo, si è proceduto alla scansione della maggior parte dei documenti che figurano in allegato nel presente lavoro.

Per quanto attiene il materiale fotografico si è scelto di riprodurre gli origi- nali delle diapositive in forma digitale, in vista della creazione di un database che consentirà, in un momento successivo, la consultazione in rete delle riproduzioni. Lo scopo di un catalogo è infatti quello di dare la possibilità a più utenti interes- sati e distanti di accedere a tutte queste informazioni.

La realizzazione di un primo catalogo fotografico ha comportato un lungo lavoro, paziente e ripetitivo. Ogni diapositiva è stata prelevata singolarmente dal suo contenitore, collocata in un apposito telaietto appoggiata sullo scanner e deli- catamente ripulita con un panno per asportare le eventuali particelle di polvere. Al termine della scansione è stata ricollocato nel suo contenitore originario. Sareb- be stato auspicabile, in questa fase, poter disporre di contenitori maggiormente idonei alla sua conservazione.

ma molto semplice che ha consentito l’inserimento di tutti i dati presenti sui con- tenitori originari, laddove presenti. I dati inseriti per ogni diapositiva sono stati la località (quella indicata sulla busta), il paese, il codice del paese, l’autore della foto, l’autore della scansione e la data in cui questa è avvenuta. Le buste che non presentavano indicazioni sono state contrassegnate da punti di domanda. La dif- ficoltà maggiore è stata quindi sovente la completa assenza di informazioni sul contenuto dell’immagine. Molti dati sono stati ricavati per deduzione e per somi- glianza con altre diapositive appartenenti allo stesso gruppo e contenitore.

Dove possibile si è cercato di seguire un ordine cronologico ma molto spesso le scansioni sono avvenute in modo del tutto casuale per l’assenza di registri o rubriche compilati dallo stesso autore che indicassero un filo conduttore.

Ogni “busta“ digitale è stata numerata e, al suo interno, ad ogni dia, è stato attribuito un numero progressivo. Il computo totale del materiale scansionato per questa ricerca conta in tutto di 1075 diapositive.

I negativi delle foto non sono stati trattati in questo contesto, né rimossi dai loro contenitori. Il recupero dei positivi corrispondenti costituirà forse l’oggetto di un’ulteriore successiva indagine.

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Emerge da questa nutrita raccolta di diapositive l’intento dell’autore di accu- mulare quanto più materiale fotografico possibile da analizzare e contestualizzare. Pur trattandosi di foto spesso eseguite al solo scopo documentaristico, non mancano di uno sguardo selettivo. L’occhio dell’autore si sofferma a lungo su dettagli architettonici, fregi, frontoni, mensole, porte, colonne, architravi ma non trascura assolutamente il contesto naturale e abitativo. Ritrae spesso scenari do- mestici e pastorali, scorci di umili abitazioni, paesaggi svuotati di gente, deserti, il mondo rurale e una natura rigogliosa e fertile malgrado le elevate temperature. Vi è insomma in Alpago Novello una precisa volontà di raccogliere il maggior numero di elementi che gli avrebbero poi consentito di analizzare e studiare, in seno all’architettura dell’Oriente cristiano, la tipologia dei battisteri.

A questi andava il suo interesse, ad edifici che negli esempi più antichi erano collocati in fondo ai portici, affiancati alla chiesa e che poi avevano acquisito una propria autonomia. Il valore artistico e storico di queste preziose fotografie risie- de oggi nel fatto che costituiscono la testimonianza di luoghi trasformati da un

devastante conflitto tuttora in atto. Alcuni siti archeologici in seno al Massiccio Calcareo sono stati oggetto di vari tipi di violazioni; scavi scriteriati alla ricerca di oggetti da immettere poi sul mercato dell’antiquariato, distruzioni insensate, riutilizzo dei massi e delle pietre intagliate dei muri perimetrali dei monumenti per la costruzione di bunker. In alcuni casi gli edifici di culto cristiano sono stati trasformati in abitazioni per le popolazioni che sono sfuggite alle devastazioni nelle grandi città, venute a trovare riparo tra le pietre del Massiccio.

Con questa ennesima metamorfosi il cerchio si chiude: le prime chiese ripete- vano i modelli delle case o erano riadattamenti di edifici civili, fabbricati costituiti da un’unica aula, di assoluta semplicità. Erano le case di cristiani con alcune aule riservate al culto e con tipologie costruttive che ricalcavano quelle dell’architettu- ra domestica. In quest’epoca, private ora di ogni attributo religioso, recuperano il loro ruolo rifugio, di abitazione.

Forse oggi non ospitano più i pellegrini giunti da ogni dove ad ascoltare le parole diffuse, come moderni altoparlanti, dall’alto delle colonne degli stiliti. Si fanno invece riparo per umili di ogni religione, svolgendo così il compito essen- ziale dell’accoglienza.

Idleb- Gebel az-Zawia-Serjella

Tratta da Annual Report 2013 del Ministero della cultura della Repubblica Araba di Siria

Bibliografia