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La metodologia CIV (Calculated Intangible Value) è stata elaborata da T. A. Stewart32 nel 1997 con l’intento di valorizzare il capitale intangibile d’impresa, cercando di fornire un efficace aiuto agli investitori e ai decision-maker delle imprese knowledge-intensive, oltre che incrementare la loro attenzione verso gli intangible assets.

È condizione necessaria, enunciare quali siano i principali motivi che hanno portato verso la scelta di tale metodologia per lo svolgimento della successiva analisi. Il metodo Civ risulta, senz’altro, di semplice applicazione, richiede informazioni facilmente reperibili da voci di bilancio, definendosi a priori un facile

32 Stewart, T.A., “Intellectual Capital – The new Walth of Organizations”, Doubleday, New York, NY, USA. pp. 226- 229

strumento di benchmarking, di rapida applicazione in diversi contesti aziendali e settoriali. La semplicità d’utilizzo, non nasconde tuttavia innumerevoli minacce che si celano inevitabilmente nel processo di applicazione del modello, la cui analisi sarà esplicata in seguito. Alla luce di quanto descritto nei precedenti paragrafi, la metodologia Civ è un modello monetario (cfr. Fig. 5 Sveiby), in grado di stimare quale sia il valore degli asset intangibili utilizzato dall’impresa. Un risultato di questo tipo porta, senza dubbio, un elevato interesse da parte dei manager, molto attenti alle dinamiche finanziarie. L’idea di validare un modello in grado di fungere da strumento di benchmarking ha portato verso la scelta di una metodologia che richiedesse l’utilizzo di informazioni facilmente reperibili. Alla luce dell’analisi comparativa precedentemente presentata (fig. 8, 9), è facile verificare come il modello Civ rispecchi le esigenze appena descritte: esso risulta un modello utile sia per monitorare l’andamento del valore del capitale intangibile d’azienda, sia come strumento di benchmarking tra imprese. Sono necessarie, ai fini della sua applicazione, soltanto informazioni reperibili esternamente all’azienda e di mera natura finanziaria. Il Civ non fornisce un valore analitico, non essendo in grado di scindere il valore del capitale intangibile nelle sue diverse componenti, traguardo per altro molto difficile da raggiungere senza avere alcun tipo di accesso a informazioni presenti internamente al contesto aziendale.

Riassumendo, i principali pregi della metodologia Civ sono i seguenti:

- i valori necessari al calcolo del Civ sono facilmente reperibili dalle mere informazioni finanziarie aziendali (Nayak et al., 2008)33;

33Maree, K.W., “Valuation of Intellectual Capital in South African Companies: A comparative study of

three valuation methods”, Master of Commerce dissertation, Department of Accounting, Rhodes University, Grahamstown, December , 2001

- può essere utilizzato come buon strumento di benchmarking per analisi intra ed inter – settoriali (Volkov and Garanina, 2007, Tillquist and Rodgers, 2002 34; Nayak et al., 2008);

- funge da utile strumento di supporto per decisioni di investimento e per processi di decision – making (Lönnqvist et al., 2006)35;

- è in grado di incrementare la comprensione del capitale intangibile generando interesse nelle aziende al monitoraggio degli intangible assets (Aho et al., 2011)36.

Alla base della metodologia Civ, risiede l’assunzione che il profitto derivante dagli asset tangibili possa equivalere esclusivamente al prodotto tra il valore dei suddetti asset e il Roa medio di settore. Tutto ciò che eccede a livello di profitto, i cosiddetti

premium earnings, sono esclusivamente risultato di una concreta presenza di asset

intangibili. Ciò equivale essenzialmente ad affermare che non può esservi enorme differenza nel rendimento degli asset fisici per aziende appartenenti al medesimo settore. La discrepanza dei Roa di diverse imprese appartenenti al medesimo settore può essere solo in minima parte spiegabile con l’avanzamento della tecnica o con l’utilizzo di tecnologie più efficienti. Esiste un valore nascosto, non espresso da voci di bilancio, che permette ad alcune aziende di ottenere performance superiori rispetto ad altre a parità di efficienza dei propri asset fisici.

La metodologia Civ, così come descritta da Stewart, si compone di sette diversi step:

34 Volkov, D. e Garanina, T., “Intellectual capital valuation: case of Russian companies”, Discussion

paper, St. Petersburgh, State University Graduate School of Management Institute of Management, 2007

35 Lönnqvist, A., Kujansivu, P. and Antola, J., “Are management Accountants Equipped to Deal with

Intellectual Capital?”, Liiketaloudellinen Aikakauskirja, pp. 335-368, 2006

36 Aho, S., Ståhle, S. and Ståhle, P., “Measuring Intellectual Capital: A critical Examination of the VAIC

1. Calcolare il profitto medio non tassato degli ultimi tre anni (a);

2. Calcolare il valore medio degli asset tangibili per un periodo pari agli ultimi tre anni (i.e. tutti gli asset presenti nello stato patrimoniale compresi quelli finanziari a esclusione di quelli intangibili) (b);

3. Dividere il profitto medio non tassato di cui al punto 1 per il valore degli asset di cui al punto 2 (c: c = a/b);

4. Calcolare il ROA medio di settore per gli ultimi tre anni. Se il ROA aziendale è superiore al ROA medio di settore è possibile procedere al punto successivo e calcolare l’eccesso del ritorno sull’investimento. Avere un ROA aziendale inferiore rispetto a quello settoriale, equivale a dire che gli asset fisici non sono usati in modo efficiente. Un ROA aziendale uguale al ROA medio di settore indica un’azienda in cui la performance è dovuta al solo corretto utilizzo di asset fisici, senza alcuna presenza di capitale intangibile al suo interno (d);

5. Calcolare l’eccesso di ritorno sull’investimento, moltiplicando il ROA medio di settore per il valore delle risorse tangibili aziendali. Sottrarre il valore così ottenuto dal profitto medio non tassato di cui al punto 1 riuscendo a ottenere il valore dei premium earnings [e = a - (d*b) ];

6. Calcolare il profitto netto sottraendo al valore di cui al punto 5 il valore medio d’imposta negli ultimi 3 anni. Ciò si ottiene trovando il tasso medio d’imposta degli ultimi tre anni, e moltiplicando tale valore per il valore del profitto di cui al punto 5. Sottraendo il risultato così ottenuto dal profitto lordo, si ottiene il valore del medesimo al netto delle imposte [f = e * (1- tasso medio d’imposta) ];

7. Calcolo l’effettivo valore degli intangible assets dividendo il valore di cui al punto 6, per un tasso di sconto che rappresenti il valore medio del costo del capitale del settore di appartenenza (WACC) (f / g).

Il Civ indica il valore stimato degli intangible assets posseduti da un’impresa. La presenza di capitale intangibile e il suo corretto utilizzo garantisce una

performance superiore rispetto alla semplice resa dei propri capitali tangibili, favorendo risultati profittevoli e un orientamento al lungo termine. Un Civ di valore contenuto indica l’incapacità di un’azienda di ottenere premium earnings rispetto alla performance ottenuta dai meri asset fisici; gli asset intangibili posseduti dall’impresa sono, in tal caso, o presenti in misura ridotta o non in grado di garantire un surplus quantitativamente rilevante al risultato d’impresa. Il Civ non può essere negativo, perché sarebbe un valore privo di significato.