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01.2 Metodologia di ricerca

sa macchina burocratica che si cela dietro trasformazioni urbane di rilevanza politica ed economica, si fa ricorso ad una metodologia di ricerca fondata sulla distanza. Si guardano i fatti dall’alto, analogamente all’approccio utilizzato da Victor Hugo nella descrizione di Parigi dalle alte torri di Notre-Dame3.

Nella seconda fase, la ricerca acquisisce un carattere di field research, propo-nendo un approccio analitico - che contempla lo spazio e il processo - sulla tipologia degli Hôtels Industriels, prodotti spaziali a carattere verticale della suddetta politica municipale volontarista parigina. Dunque, si vuole interro-gare un processo ormai concluso e il lascito fisico scaturito per valutarne, in retrospettiva, la capacità di rispondere alla funzione di “condensatore di attività produttive” attribuitogli e, più in generale, di integrare la mixité funzionale nel tessuto denso parigino, in prospettiva, la nuova declinazione nel quadro nor-mativo e nei disegni politici attuali della Métropole du Grand Pari(s).

Lo spazio acquisisce un nuovo statuto: da documento diventa oggetto stesso dell’indagine. Coerentemente al mutamento dell’ambito di studio, l’approccio metodologico qui utilizzato cambia, traslando punto di vista e acquisendo lo sguardo critico dell’”uomo della strada” di Michel de Certeau4, interessato a cogliere le dinamiche dello spazio e di chi ne fa uso.

In questa fase, la ricerca interroga, in primis, un’esperienza già depositatasi nel tessuto parigino - l’Hôtel Industriel Berlier - in merito alla forma, alla distribuzio-ne, ai flussi, all’organizzazione del processo produttivo, agli usi previsti in fase di concezione e quelli reali e, infine, le esternalità che ne definiscono il rapporto con la città. Tuttavia, il caso del Berlier costituisce solo uno strumento ai fini metodologici, che permette di formulare una serie di domande che regolano la stesura di un catalogo analitico su un campione più ampio di Hôtels Industriels.

Tali domande contemplano un approccio “multi-scalare”, nella misura in cui guardano all’Hôtel Industriel sia in quanto dispositivo produttivo, progettato per accogliere attività manifatturiere, sia in quanto dispositivo urbano, capace di

3 Hugo V., Notre-Dame de Paris.1482, Éditions Samuel Silvestre de Sacy, Parigi 2002 (ed. orig.

Hugo V., Notre-Dame de Paris.1482, 1831).

4 De Certeau M., L’invention du quotidien, Folio essais, Parigi 1980.

generare dinamiche a larga scala. Per tentare ragionamenti in merito, la ricerca ricorre ad un mélange di scale - architettonica e urbana, locale e globale - al fine di esplorare le relazioni che intercorrono tra i vari aspetti presi in esame.

Lo studio si organizza secondo due assi distinti ma convergenti che prendono in considerazione l’oggetto (Scala XS), ovvero il dispositivo produttivo, e il con-testo (Scala XL), ovvero la città, tendando di fornire riflessioni generalizzabili al global network industriale (Scala XXL). La ricerca acquisisce una duplice lente d’indagine, che trova nell’esperienza cinematografica novecentesca delle cor-rispondenze.

In primis, attraverso una lente “architettonica”, lo studio indaga l’oggetto, cer-cando di rintracciare - attraverso l’analisi di forme già depositatesi nel tessuto urbano - le caratteristiche spazio-funzionali. Questa fase, seppur in retrospet-tiva, acquisisce un carattere progettuale, nella misura in cui guarda al passato per definire dei paradigmi per le nuove spazialità produttive del futuro. La lente acquisita ricorda quella di Modern Times (1936) di Charlie Chaplins, in cui la cinepresa è constantemente rivolta allo spazio di produzione, ai macchinari che ne definiscono la distribuzione interna, tanto da diventare essi stessi architettura.

In secundis, attraverso una lente “urbana”, la ricerca si concentra sulle micro e macro relazioni che sussistono tra l’oggetto - lo spazio di produzione - e il contesto - il quartiere e la città. L’approccio qui utilizzato ricorda, invece, Berlin:

Die Sinfonie der Großstadt (1927) di Walther Ruttmann, in cui la presenza del-lo spazio di produzione non è veicolata tramite frames dell’architettura, bensì attraverso i flussi che attraversano la città e le soglie che definiscono i rapporti tra lo spazio pubblico e quello di produzione.

Se le prime due fasi osservano - in modo critico - e interrogano un processo concluso, la terza ed ultima fase, acquisendo una lente prospettica, si propone di fornire uno strumento per il progetto dello spazio a servizio degli enti pubbli-ci, che possa contribuire alla definizione di nuove strategie di integrazione della mixité. In tal senso, il tool-kit acquisisce un carattere generale e generalizzabile, fornendo delle linee guida spaziali e processuali, che possono essere declinate a seconda delle specificità contestuali.

XS _ dispositivo industriale

Rappaport N., Vertical Urban Factory, Actar Publisher, New York 2019. (ed. orig. Vertical Urban Factory, Actar Publisher, NY 2015)

XL _ urbanismo industriale

Ben-Joseph E., Hatuka T., Industrial Urbanism: Places of production, Dicembre 2014.

XXL _ global network industriale

FabCity Research Lab, FabCity Whitepaper, 2016.

Modern Times (1936)

Berlin: Die Sinfonie der Großstadt (1927)

.02

Grand Pari(s),

métropole

produttiva

La definizione di un contesto geografico limitato per lo studio dello scenario del ritorno della produzione in città muove prevalentemente da questioni proces-suali. Alla luce delle ipotesi di queste tesi che considerano il processo burocrati-co burocrati-come volano di trasformazioni urbane, la burocrati-contrazione del campo geografiburocrati-co di interesse consente di far fronte a meccanismi burocratici pressoché simili, che rispondono a linee guida comuni. Risulterebbe, infatti, improprio affrontare il tema del ritorno della produzione in città su scala globale - come d’altronde è stato già fatto in altre ricerche precedentemente condotte1 - viste le differenze che intercorrono tra le varie realtà geografiche per ciò che concerne la sfera economica, spaziale e processuale.

Dal punto di vista economico, il grafico della pagina successiva restituisce un quadro in merito all’incidenza del settore manifatturiero sui PIL di Europa, Stati Uniti e Cina. Il processo di deindustrializzazione che, a partire dagli anni Ottan-ta, ha colpito i principali poli industriali occidentali (Europa e USA in primis) ha condotto ad un’inversione del trend manifatturiero, favorendo invece i mercati asiatici. La Cina, infatti, custodisce dagli anni Settanta un importante settore manifatturiero, la cui incidenza sul PIL nazionale è costante (40%).

In Europa, invece, la curva racconta di una progressiva decrescita: si è passati dal 30% d’incidenza dell’attività manifatturiera sul PIL comunitario europeo nel 1982 a circa il 17% nel periodo 2000-2012, con un minimo storico (15,1%) in occasione della crisi economica e finanziaria del 2008. L’approvazione della Strategia Europa 20202 nel 2010, succeduta alla Strategia di Lisbona, è stata la risposta burocratica a tale tracollo. Nel quadro della definizione del nuovo

1 Si fa qui riferimento alla ricerca “Fab.City”, avviata nel 2014 in concerto tra il Media Lab del MIT e l’Institute for Advanced Architecture of Catalonia (IAAC). Essa propone una visione globale dello scenario della città produttiva.

2 La strategia Europa 2020 definisce le linee guida - in campo socio-economico - della ripresa dell’Unione europea (UE) in seguito alla crisi economica e finanziaria del 2008. Gli obiettivi program-mati hanno orizzonte 2020.

I piani comunitari, catalizzatori di riflessioni sulla città

02.1.1

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