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Metodologia della ricerca

Nel documento Voci dalla deindustrializzazione pisana. (pagine 60-64)

CAPITOLO 2: I PROTAGONISTI DELLA DEINDUSTRIALIZZAZIONE PISANA

2.1 Metodologia della ricerca

Il presente capitolo è il frutto di una serie di interviste realizzate, in modalità audio e video, fra il febbraio e il settembre 2013, volte a raccogliere il materiale necessario al fine di ricostruire il processo di deindustrializzazione che ha colpito Pisa dagli anni Settanta a oggi attraverso le parole dei protagonisti.

comunicativo": la metodologia seguita per la raccolta del materiale, infatti, può essere definita come una sintesi fra la teoria della raccolta delle fonti orali, l'indagine sociologica e l'intervista di stampo giornalistico.

L'obiettivo primo della ricerca era quello di individuare quali fossero le conseguenze "umane" della deindustrializzazione, cosa, la fabbrica chiusa, trattenesse fra le sue mura e cosa lasciasse nella vita, nella formazione, nella storia dei singoli lavoratori. Ben presto, dopo i primi incontri con gli ex lavoratori, è apparso chiaro che una trattazione esaustiva sul tema, che mirasse a cogliere elementi delle esperienze individuali, non poteva focalizzarsi solo sull'ultima fase della "storia" della deindustrializzazione. Si è reso necessario fare un passo indietro e ricostruire il periodo contemporaneo ripartendo dal primo giorno di lavoro in fabbrica. Il percorso costruito, presentato nelle pagine seguenti, mira a condurre il lettore attraverso le vite dei diversi intervistati dal momento in cui, giovanissimi, sono stati costretti o hanno scelto la fabbrica, unica possibilità di un salario sicuro nel particolare momento storico, passando attraverso la quotidianità del lavoro (della quale facevano parte le differenze di salario e visione con gli impiegati, il rapporto con i superiori, il rapporto con i compagni di lavoro), passando per l'impegno all'interno del consiglio di fabbrica o nel sindacato, per alcuni, fino ad arrivare ai grandi scioperi degli anni Settanta, alla percezione che qualcosa stava cambiando e, infine, alla certezza delle fabbriche chiuse, dei licenziamenti, della cassa integrazione e alla riflessione che, probabilmente, qualche errore era stato fatto.

La scelta delle fonti.

Per ciò che concerne l'individuazione dei lavoratori, o ex lavoratori, che potessero raccontare la loro esperienza individuale, è stato fondamentale il ricorso al capitale sociale di ognuno di essi. Trovare una persona che, generosamente, decida di raccontare a un perfetto estraneo alcune parti, anche dolorose, della propria vita non è facile. Occorre che esista un tramite, un mediatore, capace di rassicurare l'intervistato sulla buona fede e serietà dell'intervistatore, fattore niente affatto secondario. Superare la diffidenza fisiologica di ogni individuo nei confronti dell'estraneo è il primo passo per metterlo nelle condizioni di esporre serenamente alcuni elementi della sua esistenza lavorativa e predisporlo a rispondere, altrettanto serenamente, a delle domande più mirate e, se vogliamo, più intime.

È stato quindi necessario partire da un punto di riferimento, un mediatore appunto, attraverso il quale, e grazie al quale, allargare la cerchia dei possibili protagonisti della ricerca.

Il limite, e il rischio, di questo tipo di approccio è che la persona intervistata, segnalata dal mediatore, gli sia affine per idee politiche, esperienza, percezione degli eventi e che suggerisca all'intervistatore, impegnato nella ricerca di ulteriori contributi, un altro lavoratore a egli simile. Il fatto che il mediatore principale e altri soggetti fossero inseriti all'interno del contesto sindacale poteva rappresentare un ostacolo per la costruzione di un quadro che rendesse conto di una molteplicità di aspetti. Per ovviare a questo inconveniente si è proceduto, dapprima, orientando la scelta degli intervistati sugli appartenenti alle tre diverse sigle sindacali, di modo che il contatto persistesse ma ci si assicurasse una visione degli eventi, a volte, molto differente. In un secondo momento si è cercato di individuare una struttura simile al sindacato, un contenitore attraverso il quale rintracciare operai o ex operai che potessero essere rassicurati circa la bontà del progetto da un nuovo mediatore. Si è pertanto pensato di richiedere la collaborazione della Sezione Soci Coop di Pisa, la quale ha risposto al progetto con entusiasmo.

La difficoltà nel rintracciare i lavoratori o ex lavoratori pisani, e la soluzione poi adottata per ovviare agli ostacoli appena descritti, sono state amplificate dall'impossibilità di accedere ai dati nominali posseduti dalle aziende o dai Centri per l'impiego della Provincia di Pisa. Si è comunque riusciti a mettere insieme un numero discreto di soggetti profondamente diversi fra loro per età, genere, fabbrica d'appartenenza, orientamento sindacale, appartenenza o no al sindacato.

La conduzione dell'intervista e l'utilizzo dei contributi.

Dopo un'accurata ricerca e studio di contributi di vari autori impegnati nel campo della raccolta di fonti orali, la candidata ha elaborato una metodologia di sintesi che abbiamo già definito sperimentale. Pur seguendo l'approccio suggerito da Giovanni Contini121 nella

raccolta delle fonti orali, l'intervista è stata consapevolmente diretta a raggiungere un tono che si potrebbe definire più "intimistico", per alcuni versi, e volta, non solo a registrare un flusso di coscienza, ma a incentivare nell'intervistato una riflessione sugli eventi vissuti anche alla luce di alcune considerazioni emerse dallo scambio dialettico intercorso.

121 G. Contini, A.Martini, Verba manent: l'uso delle fonti orali per la storia contemporanea, La nuova Italia scientifica, 1993.

Dopo un primo momento di sintesi e presentazione della propria esperienza lavorativa, l'intervistato è stato accompagnato dalle domande a ripercorrere alcuni passaggi della propria esperienza ripartendo dal primo giorno di lavoro fino ad arrivare all'abbandono della fabbrica, proponendo la propria definizione per la città di Pisa, raramente sentita come una città industriale, sia nel passato che nel presente.

Si è stabilito di non riportare le singole interviste una di seguito all'altra ma di intervallare i singoli contributi a seconda del tema trattato. Il lettore troverà accostate, per tutti gli argomenti trattati (il primo giorno di lavoro, l'impegno come delegato sindacale, il lavoro lungo la catena di montaggio), le parole dei diversi protagonisti, che, in questo modo, delineano un quadro multicromatico degli eventi vissuti durante l'esperienza lavorativa. A rendere conto della medesima esperienza sono, di volta in volta, persone dal percorso formativo e personale molto differente, lontani per età anagrafica e genere.

Per garantire la freschezza dei contributi ma, allo stesso tempo, per garantire al lettore una certa facilità di lettura, si è stabilito, seguendo le "regole per la stesura" suggerite dal già citato Giovanni Contini, di non "correggere" o intervenire sul detto degli intervistati ma, esclusivamente, di aggiungere la punteggiatura laddove il tono, le pause, gli incisi lo richiedevano.

Nel documento Voci dalla deindustrializzazione pisana. (pagine 60-64)

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