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METODOLOGIE DI CALCOLO DEL RISCHIO DI MERCATO Le metodologie di calcolo previste per i rischi di mercato sono due:

1.6 I RISCHI DI PILLAR

1.6.2 RISCHIO DI MERCATO

1.6.2.1 METODOLOGIE DI CALCOLO DEL RISCHIO DI MERCATO Le metodologie di calcolo previste per i rischi di mercato sono due:

 modello Standard;

 modello fondato sul concetto di Var.

La banca può scegliere quindi tra una metodologia standardizzata, prevista nel 1993 e ritoccata da Basilea 2,5, ed una metodologia più avanzata che poggia sul concetto di Value at Risk, prevista nel 1996 e ritoccata da Basilea II. La possibilità di preferire una tipologia ad un’altra, viene concessa dall’Autorità di Vigilanza sulla base del principio di proporzionalità, secondo cui ogni intermediario effettua le proprie scelte con riferimento alle sue caratteristiche dimensionali e alla sua operatività poiché queste sono considerate attendibili variabili (proxy) dell’esposizione rischiosa della banca. Quindi, ad un maggior grado di complessità e ad una maggiore dimensione, si fa rispondere un maggior grado di rischio. Il modello standard, definito Building Block Approach, richiede alla banca di calcolare requisiti patrimoniali “parziali”. Si calcola un requisito patrimoniale a fronte del rischio di posizione, del rischio di cambio, di concentrazione, di regolamento, di posizione merci e si procede alla somma. Si tratta quindi di un “approccio a blocchi”: inizialmente bisogna definire i requisiti patrimoniali a fronte di ogni categoria di rischio, per poi sommarli ed individuare l’esposizione ai rischi di mercato. L’inconveniente di questo tipo di metodologia è che non tiene conto della correlazione29. Di conseguenza nella metodologia standardizzata, partendo dal presupposto di avere una semplice somma, si giunge ad una stima più prudenziale nella logica dell’Autorità di Vigilanza, ma più onerosa nella logica dell’intermediario, perché la sovrastima del rischio inevitabilmente comporta un maggior

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Per correlazione s'intende una forma di relazione tra due variabili empiriche: si dice che tra queste esiste correlazione quando a ciascun valore dell'una corrispondono più valori dell'altra, tali che al variare dell'una l'altra pare variare con una certa regolarità. http://www.treccani.it/enciclopedia/correlazione_%28Enciclopedia-Italiana%29/ , data ultima consultazione 25/10/2017.

34 accantonamento di capitale. Questo è il motivo per il quale gli intermediari di grandi dimensioni, già da tempo impegnati ed esposti a questo tipo di rischio, tanto da aver ampiamente sviluppato metodologie gestionali di misurazione molto evolute, si sono ritrovati di fronte ad una previsione della Vigilanza per niente convergente con le proprie logiche operative, tanto da indurre il Comitato di Basilea a sviluppare un modello interno che poggiasse su concetto del Var. Ha fatto ciò nel 1996 poiché molti intermediari, che utilizzavano il Var già da un punto di vista operativo30, riscontravano un eccesivo onere regolamentare rispetto a quello che riuscivano a misurare attraverso l’applicazione di metodologie e tecniche molto più sofisticate. L’utilizzo da parte dell’intermediario di una metodologia evoluta è presidiato dall’obbligo che ha la banca di rispettare uno standard qualitativo e quantitativo imposti dall’Autorità di Vigilanza. Questa, infatti, effettua una “pre- validazione”, ovvero una procedura con azioni ispettive volta a comprendere se un preciso modello interno rispetta determinati requisiti e le finalità della Vigilanza. Il requisito quantitativo riguarda la struttura organizzativa della banca e richiede che il modello interno interessi la banca a livello trasversale. Affinché ciò avvenga, il modello dovrà avere una corrispondenza in termini organizzativi e di governance. Il requisito quantitativo invece riguarda la metodologia, la bontà matematico – statistica del modello interno, ha quindi una connotazione più tecnica. Il requisito da soddisfare è dato dalla somma del:

 valore più elevato tra la misura del Var del giorno precedente (Var t-1) e la media delle misure del Var giornaliero calcolata nei 60gg operativi precedenti (Var avg) moltiplicata per un fattore moltiplicativo.

 Il valore più elevato tra l’ultima misura disponibile del Var in condizioni di stress (sVar t-1) e la media delle misure del Var in condizioni di stress calcolata nei 60gg operativi precedenti (sVar acg) moltiplicata per un fattore moltiplicativo.

In sostanza, l’intermediario deve considerare lo scostamento tra il Var in condizioni normali e il Var in condizioni di stress e moltiplicarlo per un fattore che viene utilizzato unicamente ai fini prudenziali, per cercare di gravare su quell’accantonamento di capitale che ne deriva

30 Negli anni Novanta la banca d’affari J.P.Morgan pubblicizzò per prima l’uso di un nuovo strumento a carattere

gestionale: Il Var. Quotidianamente veniva espressa la misura della massima perdita potenziale nella quale la banca, nel suo complesso, sarebbe potuta incorrere con un prefissato gradi di probabilità nelle successive ventiquattro ore. Questa misura trova un grande favore da parte del mercato perché rappresenta un indicatore facilmente comprensibile e di immediato utilizzo. Il Var è una misura di rischio che nasce per motivazioni gestionali, operative.

35 in virtù del fatto che il regulator è consapevole che queste metodologie tendono ad “alleggerire” l’assorbimento patrimoniale. Successivamente, la banca calcola almeno settimanalmente, un Var in condizioni di stress del portafoglio corrente, con parametri immessi nel modello del Var calibrati su dati storici per un periodo continuato di 12 mesi di notevole stress finanziario pertinente per il portafoglio dell’intermediario. La scelta dei dati storici è soggetta ad un riesame almeno annuale da parte dell’ente, che ne notifica i risultati alle autorità competenti. Nell’ambito della rivisitazione del trattamento prudenziale sui rischi di mercato, è emerso come il Comitato di Basilea non abbia considerato il rischio di default, il rischio di liquidità, e il possibile scenario di stress. Basilea 2,5 prima e Basilea III poi, attraverso i propri accorgimenti, hanno cercato di porre rimedio a queste mancanze introducendo un nuovo requisito chiamato IRC (Incremental Risk Charge) ovvero una misura probabilistica che rappresenta la massima perdita potenziale del portafoglio di credit trading dovuta ad un upgrade/downgrade, riferita a un orizzonte temporale annuale, con intervallo di confidenza pari al 99,9%. Questa non deve essere considerata una misura alternativa, piuttosto una misura aggiuntiva rispetto al Var che cerca di dare risposta a quelli che sono gli eventi che la crisi ha messo in luce. Queste misure si pongono come obiettivo quello di eliminare l’incentivo, da parte delle banche, alle operazioni di arbitraggio regolamentare fra due portafogli bancari, e imporre una dotazione patrimoniale che tenga opportunamente conto del rischio di liquidità delle posizioni, specie quelle caratterizzate da una rischiosità creditizia. Per il calcolo del Var di un portafoglio occorre fissare: un orizzonte temporale (es. 1 giorno) che rappresenta il periodo futuro di osservazione; e un livello di confidenza (es. probabilità del 5%) che rappresenta la frazione scelta di casi peggiori. Pertanto il Var di un portafoglio corrisponde alla perdita minima che si può subire in un giorno nel 5% dei casi peggiori. Due sono le principali categorie di modelli per la quantificazione del Var:

 Modello parametrico (approccio varianza – covarianza), nel quale il rischio viene calcolato sulla base, della sensibilità delle posizioni detenute in bilancio dall’intermediario rispetto alle variazioni dei fattori di mercato, e della variabilità degli stessi e del loro grado di correlazione. La definizione del livello di confidenza è subordinata all’ipotesi di distribuzione normale dei rendimenti dei fattori di mercato.

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 Modello di simulazione (non parametrico). In questo caso la stima della perdita massima potenziale avviene verificando la variazione delle attività comprese nel portafoglio sulla base di ipotetici scenari evolutivi dei fattori di rischio. Nel suddetto modello manca l’assunzione ex ante della forma della distribuzione delle variazioni dei fattori di mercato. Gli scenari evolutivi ipotizzati possono far riferimento a simulazioni storiche, nelle quali si valuta lo strumento/portafoglio utilizzando una sequenza limitata di dati storici, rappresentati da passate condizioni di rischio; oppure a scenari casuali, in questo caso si parla di simulazione Montecarlo, nella quale si procede a simulare un numero elevato di volte (sulla base di un generatore di numeri casuali) l’evoluzione di una variabile di mercato della singola posizione, e a ricalcolare il valore di mercato della posizione stessa in corrispondenza di ciascun scenario costruito/simulato. Una volta ottenuta la distribuzione di probabilità delle variazioni del valore di mercato della posizione, Il Var è calcolato come nella

37 Capitolo Secondo