• Non ci sono risultati.

In questo capitolo, che apre la parte empirica della tesi, si inizierà a fornire risposte ad alcuni interrogativi di ricerca che riguardano aspetti più strutturali legati al tema dell’accessibilità alle opportunità urbane, in particolare della popolazione dei precari. L’attenzione, infatti, si focalizzerà su alcune caratteristiche dei territori presi in esame che influenzano in maniera significativa le pratiche di mobilità e di accesso dei precari, le quali, invece, verranno analizzate nel successivo capitolo. In sintesi, oltre a indagare aspetti e dimensioni strutturali dell’accessibilità, il capitolo è la base necessaria per interpretare le informazioni raccolte nella parte qualitativa della ricerca, insieme alla quale costituirà il quadro complessivo, da cui sarà possibile trarre in seguito conclusioni sul tema dell’accessibilità spazio-temporale alle opportunità.

Innanzitutto, vista l’importanza della questione del lavoro nella ricerca, che rappresenta una sfera centrale di inclusione e il fattore che determina la condizione di precarietà della popolazione presa in esame, nel primo paragrafo si approfondiranno le caratteristiche delle attività economiche e del mercato del lavoro della città metropolitana di Milano e della metropoli di Lione, due contesti territoriali che sono stati comparati per estensione, popolazione residente e densità (abitanti per chilometro quadro) in Fig.4.1. Nel secondo parte del capitolo, invece, si indagherà l’accessibilità alle opportunità, dapprima facendo riferimento ai risultati dell’analisi spaziale effettuata tramite i sistemi informativi geografici (GIS), in seguito, focalizzandosi sul sistema di mobilità e la sua accessibilità. In particolare, quest’analisi permetterà di rilevare, ad una scala metropolitana, il livello di accessibilità spaziale potenziale ad ambiti rilevanti per l’inclusione e di definire il profilo delle popolazioni che risiedono in aree che si caratterizzano per una diversa accessibilità. Inoltre, il focus sul sistema di trasporti, in particolare di quello pubblico, consentirà di evidenziare i vantaggi associati a uno sguardo che considera non solo l’accessibilità

spaziale, ma anche quella temporale, economica e fisica, per fare degli esempi1. Infine, in tutto lo svolgimento dell’argomentazione, particolare risalto sarà dato al ruolo giocato dalle politiche e dall’uso del suolo: altri due fattori strutturali che contribuiranno a completare quest’analisi di sfondo delle unità socio-territoriali prese in esame.

4.1.1 Le attività socio-economiche nella città metropolitana di Milano e nella metropoli di Lione

Come tutti i contesti urbani occidentali a capitalismo avanzato, anche Milano e Lione sono state profondamente toccate, a partire dalla seconda metà degli anni ’70 del secolo scorso, dalla crisi del modello di sviluppo fordista e dal passaggio ad una fase post-fordista che, nonostante l’eterogeneità delle traiettorie, si caratterizza per una contrazione del settore manifatturiero e per l’ascesa di quello dei servizi (Martinelli 2005) o, piuttosto, vista la persistenza delle industrie nella città post-fordista, per la generale terziarizzazione della produzione capitalistica (Lipietz 1978; Walker 1985). Ad esempio, nel 2007, nella metropoli di Lione il settore industriale rappresenta ancora il 17% dei lavori, mentre quello dei servizi ne ingloba il 75% (Authier et al. 2010). Un dato che si ritrova anche nella città

                                                                                                               

1 Per un approfondimento da un punto di vista teorico-analitico delle dimensioni dell’accessibilità sociale si Fig. 4.1 – La Città metropolitana di Milano (in chiaro), la Métropole de Lyon (in scuro),

il Comune di Milano (contorno interno più grande) e la Ville de Lyon (contorno interno più piccolo) (Fonte: nostra elaborazione).

metropolitana di Milano, dove il settore dei servizi rappresenta quasi l’80% degli occupati e quello dell’industria più del 20% (ISTAT 2013).

In secondo luogo, le economie urbane di Milano e Lione si inseriscono in quella globale, ma occupando posizioni differenti all’interno del world city network (Taylor 2004). Secondo uno studio basato sull’analisi delle funzioni e delle imprese globali (Derudder et al. 2003), infatti, Milano rientra tra i centri più importanti a livello europeo e con la capacità di tessere legami anche con la rete mondiale. Lione, invece, rientra nel gruppo delle città più importanti, ma ai margini della rete mondiale e con un’influenza più regionale, soprattutto a causa della predominanza di Parigi, per il livello nazionale, e di Ginevra, per quello internazionale. A livello europeo, Milano e Lione sono i centri di economie regionali che occupano posizioni di primo piano in termini di ricchezza prodotta: secondo Eurostat (2011), Lombardia e Rhône-Alpes rappresentano, rispettivamente, la settima e la sedicesima regione per prodotto interno lordo pro-capite a parità di potere d’acquisto (33.200 euro e 27.300 euro). In sintesi, Milano e Lione sono due realtà metropolitane al centro della nuova dinamica di valorizzazione economica, fondata sul ruolo cruciale dei servizi, della conoscenza, della tecnologia e dell’informazione (OECD 1996; Scott 2008).

In questo quadro generale, Lione si specializza più per attività produttive industriali, anche se di un’industria diversa dalla fabbrica fordista, più tecnica che operaia, come la chimica, la farmacia, l’industria automobile (con gli impianti della Renault a Vénissieux) e quella tessile (Authier et al. 2010). Nello specifico, nella metropoli di Lione sono localizzati i poli nazionali di competitività2: - Techtera, specializzato nel tessile tecnico, nella chimica e nella produzione di materiali; - Imaginove, attivo nel settore delle ICTs (in particolare media e comunicazioni digitali), - Lyonbiopole, eccellenza nel campo delle sanità, delle biotecnologie e, con il sub-cluster di competitività Axelera, anche nella chimica e nelle tecnologie sostenibili; - Lutb Transport & Mobility Systems, specializzato nell’industria automobile e, più in generale, nella modellizzazione e gestione dei sistemi di mobilità.

Pur presentando queste specificità industriali, un settore che comunque cala in termini di posti di lavoro, Lione si caratterizza per forti processi di terziarizzazione. Al 2012, infatti, gli operai rappresentano il 18% della forza lavoro della metropoli, i quadri e le professioni intellettuali superiori il 21%, le professioni intermedie il 27% e gli impiegati il 27% (MdEF & UrbaLyon 2012). In altri termini, se si considera anche la categoria dei                                                                                                                

2 Per approfondire il tema dei poli di competitività francesi si rimanda al sito http://competitivite.gouv.fr/, visto il 18 marzo 2015.

lavoratori indipendenti, l’80% dei lavoratori della metropoli di Lione lavora nel settore terziario. Tra le attività, Lione si caratterizza per ospitare funzioni metropolitane superiori (Julien 2002) e quelle dei servizi alle imprese, del commercio e della ricerca, sia universitaria che privata (Authier et al. 2010).

Da un punto di vista territoriale, la Fig.4.2, che si basa su dati relativi all’uso del suolo diffusi dall’Agenzia Ambientale Europea in base alla mappatura satellitare di tutte le Large Urban Zones con più di 100.000 abitanti (EEA 2010), visualizza la localizzazione delle attività produttive nella metropoli di Lione. Come si evince dalla figura, le attività industriali e commerciali si trovano prevalentemente al centro dell’agglomerazione (nei comuni di Lyon e Villeurbanne) e nella fascia sud-est, una zona di naturale espansione della metropoli, e in particolare nei comuni di Vénissieux, Saint Fons, Saint Priest, Bron, Chassieu e Vaulx-en-Velin. Ad ovest, invece, sono i comuni di Oullins, più a sud, e di Dardilly ed Ecully, più a nord, a presentare una più ampia superficie di suolo prevalentemente dedicata a usi produttivi. Inoltre, si può notare come l’infrastruttura di trasporto pubblico su rotaia (ferrovie, metropolitane e tram) riesca a connettere i principali bacini produttivi lionesi, anche se, ovviamente, non si irradia all’interno delle aree più periferiche: un fattore che nel prossimo capitolo emergerà come elemento di inacessibilità per alcune popolazioni precarie.

Fig.4.2 – L’uso del suolo per attività industriali, commerciali, pubbliche e militari nella Metropoli di Lione (Fonte: nostra elaborazione su dati EEA Urban Atlas 2010).

Passando a uno sguardo più analitico, da una serie di rapporti dell’Observatoire Partenariale de l’économie lyonnaise (OPALE 2014b; 2015) è possibile raccogliere informazioni sulla ripartizione territoriale delle attività economiche e sull’attrattività dei vari bacini di impiego che compongono la metropoli di Lione. In sintesi, la ville-centre, cioè il centro della metropoli (Lyon e Villeurbanne) è il bacino di lavoro più ampio e la sede privilegiata delle funzioni metropolitane. In particolare, grandi poli di attrattività sono: - la Part-Dieu, in quanto hub di mobilità e centro direzionale, amministrativo e commerciale di alto livello; - la nuova area di sviluppo de La Confluence, dove a un’offerta di tipo commerciale e terziaria si stanno aggiungendo importanti funzioni nel settore culturale (es. il museo des Confluences3) e del tempo libero e che si trova a prossimità dell’importante nodo di mobilità di Perrache; - Villeurbanne e il settimo arrondissement di Lione, vedono invece la concentrazione di importanti attività nel campo della ricerca e nell’industria, ancora presente anche nel nono arrondissement. Inoltre, il nucleo centrale della metropoli di Lione attrae una forza lavoro che risiede in maggioranza sia a Lione e Villeurbanne, che nei comuni della prima cintura metropolitana. Infine, dato il carattere di grande polo attrattore, in questa area è particolarmente sviluppato il settore della ristorazione e alberghiero.

Per quanto riguarda le banlieue dell’agglomerazione lionese, i bacini di lavoro più grandi sono localizzati a sud, nella Conférence de Maires Portes des Alpes e Porte du Sud, e a est, in corrispondenza della Conférence des Maires Rhône Amont. In queste aree i settori più importanti sono quelli legati all’industria, alla logistica, alle costruzioni e al commercio all’ingrosso. Un altro polo industriale importante, legato alla chimica e al tessile, è presente a sud-ovest, nei comuni di La Mulatière, Oullins, Saint Genis Laval, mentre una rilevante polarità commerciale si sta costituendo a ovest della metropoli, in particolare nei comuni di Dardilly ed Ecully, dove sono impiantate importanti imprese della grande distribuzione. Infine, si segnala la presenza di un territorio prevalentemente agricolo e verde nella parte nord e nord-orientale della metropoli, in particolare in corrispondenza della fascia collinare del Mont d’Or. Anche in questi casi, i bacini di lavoro attraggono prevalentemente una forza lavoro locale o residente nelle zone più prossime. Nelle aree dove sono presenti poli tecnologici, di ricerca e dell’innovazione, si segnala inoltre una discrepanza tra il profilo delle persone residenti e l’offerta di lavoro, che si traduce nell’attrazione di lavoratori provenienti da altre aree.

                                                                                                               

3 Un’operazione di riqualificazione urbana firmata da un’archistar che rientra nelle politiche di marketing territoriale e che fa chiaro riferimento al caso del museo Guggenheim di Bilbao. Per maggiori informazioni si rimanda al sito http://www.museedesconfluences.fr/, visto il 18 marzo 2015.

La città metropolitana di Milano, come si è visto, ha un’economia più importante di quella lionese, soprattutto se si fa riferimento alle funzioni globali e a quelle metropolitane di alto livello. Tra le eccellenze economiche figurano i settori dell’industria creativa, in particolare il design, la moda, le ICTs, l’editoria e i media, e quello dei servizi di alto livello alle imprese (es. finanza, assicurazioni e giustizia), che vedono l’installazione di importanti imprese sia a livello internazionale che nazionale (Provincia di Milano 2011). Inoltre, Milano è anche un centro importante per la ricerca e la cultura. Il panorama economico di Milano non si esaurisce nell’immagine di città terziaria di alto livello, specializzata nell’industria creativa. Infatti, pur in contrazione a causa delle trasformazioni post-fordiste e della più recente crisi economica del 2008, nella città metropolitana di Milano è presente ancora un importante settore industriale, in particolare specializzato nella meccanica e nella chimica e farmaceutica. In generale, il settore che offre più occupazione è quello dei servizi alle imprese, seguito da quello manifatturiero, del commercio, dell’istruzione/sanità e dei servizi alla persona (CCM 2014).

All’interno della città metropolitana di Milano vi sono diverse sub-aree funzionali. Innanzitutto, il core, rappresentato dal comune di Milano e da quelli della prima cintura, si caratterizza per un’accentuazione del carattere terziario del sistema produttivo, in particolare delle funzioni di alto rango e direzionali (Provincia di Milano 2007), nonostante vi siano anche importanti attività manifatturiere ad alta specializzazione legate ai media, la farmaceutica, la tecnologia (Provincia di Milano 2012). Nonostante si assista, a seguito dei consistenti processi di deindustrializzazione, a una crescente terziarizzazione e metropolizzazione funzionale di quello che rappresentava il territorio provinciale, i comuni dell’hinterland milanese si caratterizzano ancora per una struttura manifatturiera, più tradizionale a nord e ovest, più votata ai settori innovativi, a est, e alla logistica, a sud (Provincia di Milano 2007).

Osservando la distribuzione spaziale delle superfici produttive (Fig.4.3), si può notare come vi sia una forte concentrazione di ampie aree prevalentemente industriali e commerciali appena al di fuori del confine comunale di Milano. In realtà, anche Milano ospita significative concentrazioni di superfici produttive a partire dalla circonvallazione esterna. Inoltre, il tessuto produttivo sembra mantenere un’elevata densità anche nei comuni della prima cintura a nord ed est di Milano. Questa densità si espande anche di là dei confini della città metropolitana, come si nota in Fig.4.3, in cui i dati sull’uso del suolo sono rappresentati con riferimento alla definizione di area metropolitana data dall’Agenzia Ambientale Europea. Dalla mappa, infatti, emerge chiaramente l’appartenenza della

Brianza al sistema metropolitano milanese. In questo senso, la suddivisione amministrativa della città metropolitana di Milano non sembra corrispondere alla realtà dei fenomeni socio-territoriali che, come si vedrà anche in seguito, evidenziano processi di conurbazione con la provincia di Monza e Brianza.

Una caratteristica che Milano condivide con Lione è l’associazione tra infrastruttura del trasporto pubblico su rotaia e localizzazione delle aree produttive. Una peculiarità, invece, è l’ampia superficie di territorio occupata da attività agricole che, pur presenti nel caso francese, rappresentano un’area consistente soprattutto a sud e a ovest di Milano, un Comune in cui sono presenti estese zone agricole grazie alla cintura verde del parco agricolo Sud4.

Fig. 4.3 - L’uso del suolo per attività industriali, commerciali, pubbliche e militari nella città metropolitana di Milano (Fonte: nostra elaborazione su dati EEA Urban Atlas 2010).

Facendo riferimento a studi prodotti dall’Osservatorio del Mercato del Lavoro della provincia di Milano (Provincia di Milano 2007; 2012), si può arrivare a un’immagine più fine del tessuto produttivo milanese. In primo luogo, il Comune centrale vede una continua perdita di posti di lavoro nel settore industriale, controbilanciata da una crescita del terziario, in particolare delle attività immobiliari, dell’informatica, della ricerca, del                                                                                                                

commercio e della finanza. Un altro settore importante, sebbene non in crescita in numero di avviamenti al lavoro, è quello degli alberghi e della ristorazione. Nel comune di Milano, molte attività produttive si concentrano nel centro della città, ma si segnalano anche importanti poli che si sviluppano nelle fasce più esterne del Comune (Provincia di Milano 2012). Nell’area nord, invece, in corrispondenza dei comuni di Sesto San Giovanni e Cinisello Balsamo, i settori in espansione sono quelli dell’edilizia, a causa dei fenomeni di deindustrializzazione della “città fabbrica” e dei processi di riqualificazione urbana ad essi associati, dei servizi alle imprese, dei trasporti e delle comunicazioni. I posti di lavoro nel campo delle comunicazioni e nel terziario avanzato, segno di fenomeni di metropolizzazione della cintura comunale esterna al comune di Milano, si evidenziano anche nell’area sud-ovest della città metropolitana che si sviluppa attorno a Corsico, che si caratterizza anche per ospitare un importante polo commerciale della grande distribuzione e per un più elevato tasso di crescita rispetto alle altre zone. A sud-ovest, anche l’area intorno a Rozzano segue una traiettoria di crescente specializzazione nei settori innovativi, della ricerca e del commercio, nonostante la presenza di estese aree agricole. Una zona in espansione all’interno della città metropolitana è quella che si sviluppa attorno a San Donato, denominata Porta Sud di Milano. In quest’area hanno sede gli head quarters di importanti imprese internazionali e nazionali, come ENI, Sky e Telecom, solo per fare alcuni nomi, che richiamano una manodopera proveniente da un bacino territoriale nazionale – es. elevato numero di avviamenti al lavoro di residenti nel comune di Roma (Provincia di Milano 2007). Inoltre, vista la posizione strategica in quanto porta d’accesso a sud di Milano, in quest’area è molto forte il settore della logistica e dei trasporti, che può anche contare sulla disponibilità di ampie superfici produttive. In generale, nelle aree della ex provincia di Milano in cui si insediano funzioni metropolitane e di terziario o manifatturiero avanzato, viene sottolineato un mismatch tra domanda e offerta di lavoro, ovvero le qualifiche in possesso dalle popolazioni residenti non corrispondono ai profili professionali ricercati dalle aziende: uno scarto che, ovviamente, si traduce in un aumento della mobilità in ingresso della forza lavoro.

La città metropolitana di Milano comprende anche aree storicamente industriali in crisi, come quella di Melzo e Cassano d’Adda o quella di Legnano e dell’Alto milanese, e aree ancora a vocazione industriale, come quella del Rhodense, in cui si stanno sviluppando importanti attività nel settore di servizi e della logistica, prevalentemente legate al polo della fiera di Rho e al suo indotto. Infine, un’ampia area che si estende nel Magentino e nell’Abbiatense si caratterizza per attività agricole e piccole realtà manifatturiere: una

caratteristica che per l’estensione spaziale differenzia il caso di Milano da quello lionese, in cui la metropoli è più urbanizzata.

4.1.2 I mercati del lavoro a Milano e Lione

Nel paragrafo precedente abbiamo presentato le principali caratteristiche dell’economia milanese e lionese, individuando, in particolare, i settori produttivi più forti e la loro ripartizione territoriale: un dato importante per comprendere il potenziale economico dei due casi di studio e le possibilità di inclusione/esclusione al mercato del lavoro. In questo paragrafo, invece, l’attenzione verrà spostata sulle caratteristiche del mercato del lavoro, o meglio dei mercati del lavoro, viste le peculiarità di ciascun settore produttivo e di ciascun territorio. L’approfondimento di questo tema costituisce un tassello fondamentale che permette di definire il quadro socio-occupazionale generale, in cui le successive analisi della mobilità e dell’(in)accessibilità dei precari dovranno essere inserite.

Innanzitutto, in entrambi i casi di studio si evidenziano gli effetti di trasformazioni più generali e strutturali che hanno messo in crisi il modello della società salariale (Castel 1995) e che si traducono in consistenti fenomeni di disoccupazione e di precarizzazione del lavoro. Questa è una tendenza profonda che si accompagna all’affermazione della città post-fordista, ma che si è notevolmente accentuata con la crisi economica mondiale cominciata nel 2008 e che si sta ancora attraversando. Quanto si sta affermando può essere verificato con la Tab.4.1 e 4.2, in cui è rappresentata l’evoluzione dei tassi di occupazione e disoccupazione tra il 2003 e il 20135.

In primo luogo, si può notare come sia Milano che Lione abbiano un tasso di occupazione più alto rispetto alla media della rispettiva nazione. Nel caso italiano, lo scarto è ancora più ampio, a causa della storica persistenza di un divario socio-economico tra il Nord e la parte meridionale dell’Italia, mentre la regione Rhône-Alpes e Lione, pur avendo valori migliori, si attestano intorno alla media nazionale. La stessa evidenza emerge guardando i valori del tasso di disoccupazione, molto più bassi a Milano e in Lombardia rispetto all’Italia e leggermente inferiori a Lione e nella regione Rodano-Alpi rispetto alla Francia. L’evoluzione temporale del tasso di occupazione ci dice che la crisi del 2008 ha                                                                                                                

5  Non sempre è stato possibile far riferimento alla stessa fonte. Infatti, la scala geografica più fine usata da Eurostat, che rappresenta la fonte più affidabile per la comparazione internazionale visto che armonizza i dati provenienti dai vari Paesi, è quella dei NUTS 2, ovvero delle regioni. In sintesi per le città di Milano e Lione i dati utilizzati sono quelli degli istituti statistici nazionali Istat e Insee. Per Lione, consultando i dati pubblicati online dall’Insee, non è stato possibile recuperare alcune informazioni relative all’anno 2003 oppure suddivise per alcune variabili, come il sesso e l’età.

interrotto una fase di espansione occupazionale che ha avuto l’effetto, più marcato nel caso italiano, di far diminuire l’occupazione a valori inferiori a quelli del 2003.

Guardando all’evoluzione del tasso di disoccupazione, emerge con chiarezza sia un aumento della disoccupazione a partire dal 2008, sia un più forte impatto della crisi nel caso italiano, in particolare in Lombardia e a Milano, che vedono i valori dei tassi di disoccupazione raddoppiare. In Francia, invece, pur aumentando, la disoccupazione non si discosta in maniera così accentuata rispetto al periodo pre-crisi. Inoltre, la crisi sembra Tab.4.2 – Evoluzione (2003-2013) del tasso di disoccupazione per area, sesso (M/F) ed età. Fonte:

nostra elaborazione su dati EUROSTAT o ISTAT e INSEE quando segnalato) (Le caselle vuote indicano l’indisponibilità di un dato comparabile - cfr. nota 5).

Tab.4.1 – Evoluzione (2003-2013) del tasso di occupazione per area, sesso (M/F) ed età (Fonte: nostra elaborazione su dati EUROSTAT oppure ISTAT e INSEE quando segnalato) (Le caselle vuote