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MEZZI E METOD

SISTEMA SIMPATICO E PARASIMPATICO

5. OGGETTO DELLO STUDIO

5.2. MEZZI E METOD

DESCRIZIONE

In questo lavoro sono stati svolti due test nel calcio maschile e due nel calcio femminile; il primo è stato svolto subito dopo la preparazione atletica estiva del pre-campionato nel mese di settembre e nella tabella sono stati riportati i dati ottenuti dalla misurazione della frequenza cardiaca (PRIMA DEL TRAINING); invece il secondo è stato svolto dopo quattro settimane d’allenamento e nella tabella sono indicati i dati (POST TRAINING). In seguito al primo test sia la squadra maschile che la squadra femminile sono stati suddivise in due gruppi: GRUPPO A e GRUPPO B. La differenza sostanziale tra il GRUPPO A e il GRUPPO B sta nel fatto che al primo gruppo è stato fatto svolgere come parte integrante dell’allenamento una volta a settimana il percorso poi svolto nel test, invece all’altro gruppo è stato fatto svolgere un altro tipo di allenamento che non riguardava la qualità

fisica allenata dal primo gruppo, cioè la resistenza alla velocità. Il percorso della prova consiste in un percorso di conduzione del pallone dalla durata di sei minuti con 1’ a corsa lenta e 30” a corsa veloce. Dopo aver raccolto i dati antropometrici sono stati suddivisi in due gruppi composti da sette atleti; prima di cominciare il percorso è stata presa la frequenza cardiaca col cardiofrequenzimetro così anche dopo la prova. Il cardiofrequenzimetro da polso utilizzato è quello della polar.

Descrizione

La frequenza cardiaca massima registrata nel GRUPPO A del calcio femminile dopo il primo test è stata di 140 b/min, invece la minima del test è stata 59 b/min. Dopo la sessione di allenamenti di quattro settimane c’è stato una lieve diminuzione per la frequenza cardiaca iniziale, cioè quella prima di cominciare la prova, lo stesso anche per la frequenza cardiaca post subito dopo la prova.

CALCIO FEMMINILE GRUPPO A

PRIMA DEL TRAINING DOPO TRAINING

SOGGETTI ETA' ALTEZZA (m) PESO (kg)

FC iniziale (b/min)

FC

post(b/min) FC iniziale(b/min) FC post(b/min)

1 23 1,64 59 62 140 59 135 2 25 1,65 63 65 152 62 147 3 20 1,62 65 62 145 59 143 4 19 1,72 66 59 143 56 140 5 21 1,67 64 64 151 60 147 6 23 1,71 67 65 152 62 149 7 22 1,72 65 64 151 60 146 0 20 40 60 80 100 120 140 160 1 2 3 4 5 6 7

CALCIO FEMMINILE GRUPPO A

Descrizione

La frequenza cardiaca massima registrata nel GRUPPO B del calcio femminile è stata di 152 b/min, invece la minima di 59 b/min. Dopo la sessione di allenamenti di quattro settimane, nel quale questo gruppo non ha svolto la parte atletica rivolta alla qualità fisica della resistenza, la

frequenza cardiaca iniziale prima della prova è rimasta uguale ed in alcuni aumentata e lo stesso vale per la frequenza cardiaca massima.

CALCIO FEMMINILE GRUPPO B

PRIMA DEL TRAINING DOPO TRAINING

SOGGETTI ETA' ALTEZZA (m) PESO (kg) FC iniziale (b/min) FCpost(b/min) FC iniziale (b/min)

FC post(b/min) 1 20 1,71 60 63 143 63 143 2 19 1,74 57 59 150 60 151 3 21 1,72 58 63 145 64 146 4 25 1,77 62 66 151 66 150 5 27 1,75 65 65 151 65 153 6 23 1,74 63 64 152 64 152 7 22 1,72 61 61 145 61 145 0 20 40 60 80 100 120 140 160 1 2 3 4 5 6 7

CALCIO FEMMINILE GRUPPO B

Descrizione

La frequenza cardiaca massima registrata nel GRUPPO A del calcio maschile dopo il primo test è stata di 160 b/min, invece la minima del test è stata 59 b/min. Dopo la sessione di allenamenti di quattro settimane c’è stato una lieve diminuzione per la frequenza cardiaca iniziale, cioè quella prima di cominciare la prova, invece per la frequenza cardiaca subito dopo la prova c’è stata una diminuzione maggiore fino ad 11 b/min in alcuni soggetti.

CALCIO MASCHILE GRUPPO A

PRIMA DEL TRAINING DOPO IL TRAINING

SOGGETTI ETA' ALTEZZA (m) PESO (kg) FC iniziale(b/min) FCpost(b/min) Fciniziale(b/min) Fcpost(b/min)

1 21 1,76 75 65 155 63 144 2 26 1,82 82 64 160 62 152 3 19 1,79 72 59 154 59 143 4 22 1,77 75 62 151 61 146 5 20 1,76 77 61 154 59 144 6 21 1,78 79 63 153 62 143 7 25 1,83 83 60 147 60 140

Descrizione

La frequenza cardiaca massima registrata nel GRUPPO B del calcio femminile dopo il primo test è stata di 153 b/min, invece la minima del test è stata 58 b/min. Dopo la sessione di allenamenti di quattro settimane c’è stato un lieve aumento per la frequenza cardiaca iniziale o è rimasto uguale, lo stesso anche per la frequenza cardiaca post subito dopo la prova.

0 20 40 60 80 100 120 140 160 1 2 3 4 5 6 7

CALCIO MASCHILE GRUPPO A

CALCIO MASCHILE GRUPPO B

PRIMA DEL TRAINING DOPO TRAINING

SOGGETTI ETA' ALTEZZA (m) PESO (kg) FC iniziale (b/min)

FC post

(b/min) FC iniziale(b/min) FC post(b/min)

1 20 1,74 75 59 145 61 146 2 27 1,78 80 64 150 62 151 3 25 1,79 78 63 147 63 146 4 22 1,83 82 62 153 63 153 5 20 1,77 78 58 150 61 151 6 23 1,75 76 60 146 60 147 7 25 1,79 77 61 150 63 151 0 20 40 60 80 100 120 140 160 1 2 3 4 5 6 7

CALCIO MASCHILE GRUPPO B

CONSIDERAZIONE

Ogni tipo di attività fisica apporta sempre dei cambiamenti sull’organismo. Attraverso la ripetizione sistematica e continuativa inoltre determina effetti di natura fisiologica con conseguente risposte funzionali che favoriscono un miglioramento della prestazione. Il principio di adattamento alle diverse situazioni ambientali e alle diverse circostanza legate all’attività fisica è una stupefacente peculiarità tipica degli esseri viventi. L’allenamento rappresenta uno stimolo che interferisce con l’equilibrio fisiologico in cui si trova il nostro organismo; quando lo stimolo allenante è di breve durata e/o di lieve entità le modificazioni sono minime, se non inesistenti; se invece l’azione al quale è sottoposto l’organismo si ripete per durata e intensità gli effetti possono anche essere eclatanti. Utilizzando questa sua capacità di adattamento l’organismo umano per ricercare una nuova situazione di equilibrio può andare incontro a modificazioni morfo-funzionali anche consistenti. L’allenamento quindi crea delle modificazioni a diversi livelli e possono essere distinte in aggiustamenti e adattamenti. Per aggiustamento s’intende una risposta rapida e non stabile nel tempo; per adattamento, invece s’intende ina risposta che avviene più lentamente e più resistente nel

tempo come in questo caso in seguito all’allenamento la frequenza cardiaca dopo il test per il gruppo che ha svolto un determinato allenamento è più bassa. L’adattamento dunque è il processo attraverso il quale l’organismo reagisce alle richieste di sforzo fisico superiori alla media con modificazioni funzionali e morfologiche che hanno come conseguenza una maggiore capacità di lavoro e sopportazione dell’allenamento. In pratica accade ciò che è sintetizzato nello schema sotto:

Questa reazione allo stimolo e il successivo tentativo dell’organismo di ritrovare l’equilibrio viene definito supercompensazione. La supercompensazione, quindi è la risposta fisiologica all’alterazione dell’equilibrio da parte di uno o più stimoli. L’organismo per non essere più stressato dal carico di pari entità attiva un processo di supercompensazione

STIMOLO ALLENANTE

AZIONE SULL’ORGANISMO

REAZIONE DELL’ORGANISMO

per migliorare il livello prestativo di partenza; pertanto il metabolismo e le varie strutture anatomiche sollecitate “superano” lo stato iniziale, migliorando le capacità prestative. Con l’allenamento quindi si tende ad instaurare un adattamento-risposta ai carichi e allo stress attraverso adeguati stimoli. Questi stimoli dovranno risultare quantitativamente e qualitativamente equilibrati in modo tale da scatenare quei processi biologici di adattamento più duraturi nel tempo. Il carico d’allenamento definito come somma del lavoro richiesto dall’atleta, ovvero l’insieme delle sollecitazioni funzionali provocate da quest’ultimo in un determinato tempo. Può essere suddiviso in carico esterno ( è la quantificazione oggettiva dei mezzi utilizzati nell’allenamento come i km percorsi, velocità di percorrenza) e carico interno ( è soggettivo e rappresenta la somma degli stimoli). Un metodo di valutazione usato è quello di una classificazione dell’intensità in percentuale, rispetto ad un parametro di riferimento ben conosciuto in questo caso la frequenza cardiaca massima. Il ruolo del sistema nervoso nell’esercizio svolge tante attività tra le quali ci sono attivazione della contrazione della muscolatura scheletrica, dilatazione bronchiale, forza di contrazione cardiaca, diminuzione della resistenza,

aumento del flusso d’aria, aumento gittata cardiaca, aumento pressione sanguigna, vasocostrizione nei muscoli e aumento frequenza cardiaca

CONCLUSIONI

Con l’attività fisica regolare, si sovrappongono numerosi effetti tra cui l’aumento del volume ematico, l’ipertrofia eccentrica del ventricolo sinistro e la riduzione della frequenza cardiaca. Il tono simpatico vasomotore è ridotto a riposo nei soggetti allenati, conferendo alcuni potenziali benefici, come una riduzione delle resistenze periferiche e della pressione arteriosa. Con l’allenamento si ha inoltre un aumento della funzione barocettoriale ed un’alterazione delle risposte riflesse a stimoli come l’esercizio isometrico. Queste modificazioni possono avere importanti ripercussioni pratiche. I risultati di studi recenti sull’allenamento suggeriscono infatti che il training possa modificare l’attività del sistema nervoso simpatico e parasimpatico ed esercitare un effetto cardioprotettivo. L’allenamento prolungato sembra infatti in grado di ridurre l’attività simpatica, con una modificazione parallela nel guadagno di una serie di riflessi autonomici su base

cardiovascolare. Una modificazione associata all’allenamento fisico è la riduzione di frequenza cardiaca. Il meccanismo attraverso cui questo fenomeno avviene non è ancora noto, ma potrebbe risultare dalla combinazione di tre fattori: la riduzione della frequenza intrinseca, la riduzione del tono simpatico e l’aumento del tono parasimpatico. La riduzione della frequenza intrinseca è stata attribuita all’aumento delle dimensioni cardiache, o ad alterazioni del metabolismo miocardico. Gli indizi più convincenti dell’origine parasimpatica della bradicardia negli atleti sono stati ottenuti dagli studi sulla variabilità cardiaca ed in particolare dalla misura dell’aritmia sinusale respiratoria, che sembra dipendere pressoché esclusivamente dall’attività vagale. Diversi studi ben controllati hanno evidenziato che i soggetti allenati presentano una più spiccata aritmia sinusale respiratoria. L’attività simpatica cardiaca è minima, quindi può essere ulteriormente ridotta solo in scarsa misura dall’allenamento. Non si può escludere però che questa anche modesta riduzione non possa contribuire alla bradicardia. L’allenamento determina una riduzione della frequenza cardiaca per ogni livello di esercizio fino al livello di carico massimale ed è ben documentato che, per ogni livello di carico, l’attività simpatica è minore nei soggetti allenati.

RINGRAZIAMENTI

Ringrazio il PROF. FERDINANDO FRANZONI per la grande disponibilità e per il suo supporto in questo lavoro di tesi.

BIBLIOGRAFIA

Allenamento ottimale, WEINECK Anatomia del corpo umano, Gesi Fisiologia dell’esercizio fisico

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