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non mi sembrava

Nel documento CLUB Working Papers in Linguistics Volume 1 (pagine 100-102)

Université de Tours & CNRS, LLL, UMR

A: non mi sembrava

È chiaro che in questo esempio lo stesso scope “lì c’è molto l’istinto materno represso” riceve cinque differenti valutazioni epistemiche dai cinque marker che vengono usati nello scambio: l’avverbiale secondo me, il marcatore pragmatico epistemico eh, il marcatore pragmatico epistemico ah, il marcatore pragmatico epistemico dici?, l’enunciato epistemico non mi sembrava. In altre parole, in questo scambio lo stesso scope entra in cinque costruzioni epistemiche diverse. Non avrebbe quindi senso tentare di stabilire il valore di verità dello scope indipendentemente dalla costruzione nella quale esso appare. La valutazione epistemica non può quindi essere considerata come una proprietà dello scope (che riceve diverse valutazioni).

Sarebbe altrettanto erroneo considerare la valutazione epistemica come una proprietà del marker. Come abbiamo visto negli esempi da (4) a (8), uno stesso marker, in quel caso il predicato penso che può o meno validare il valore di verità del suo scope (in altre parole può essere più o meno epistemico) a seconda della natura semantica dello scope (a seconda del fatto che questo rappresenti un oggetto capace di portare una valore di verità oppure no, v. §2.2). D’altra parte, anche la letteratura ha mostrato molti casi di markers il cui valore epistemico è determinato solo contestualmente (pensiamo per esempio ai verbi modali che possono essere epistemici o deontici a seconda della natura semantica della predicazioni sulla quale essi hanno portata v. Pietrandrea (2005), Pietrandrea & Stathi (2010)).

La valutazione epistemica, quindi è da considerarsi come una funzione svolta dalla costruzione globale che include un marker, uno scope e la relazione fra questi, più che come una funzione svolta dal solo marker o dal solo scope. Noi rappresenteremo quindi le costruzioni epistemiche come in (14)

(14) [[[probably]m [it is the postman]s]epr]epc

3.2 Le costruzioni epistemiche come costruzioni in senso tecnico

Per formalizzare le proprietà formali e funzionali delle costruzioni epistemiche, utilizzeremo gli strumenti teorici e formali forniti dalla Grammatica di Costruzioni (d’ora in poi CxG) - v. fra gli altri, Boas & Sag 2012.

La CxG assume come unità centrale della descrizione grammaticale la costruzione. Per costruzione, la CxG intende ogni associazione convenzionale di una forma e di una

funzione, indipendentemente dalla natura lessicale, sintattica o prosodica della forma e indipendentemente dalla natura semantica o pragmatica della funzione.

Questo modello generale giustifica innanzitutto la nostra scelta di assumere la costruzione epistemica per se come oggetto della nostra analisi e di usare un modello unico per analizzare ogni tipo di costruzione epistemica.

Inoltre, la CxG è teoricamente compatibile con una modellizzazione delle costruzioni epistemiche come relazioni triadiche. Nella CxG e più specificatamente nella Signed Based Construction Grammar (SBCG; Boas and Sag 2012), infatti, le costruzioni sono viste come descrizioni di alberi locali, cioè come descrizioni di segni padri di una configurazione padre-figli

In questa prospettiva, una costruzione epistemica, può essere vista come un segno padre che: (i) è composto da due segni figli, il marker e lo scope e, (ii) che è dotato delle sue proprie specifiche proprietà formali e funzionali. Il marker di una costruzione epistemica, infatti, può essere rappresentato come una costruzione in quanto, come mostreremo in §4, esso può essere analizzato come un’associazione convenzionale di una forma (l’unità lessicale, il morfema, la costruzione sintattica, etc.) e di una funzione (la valutazione del valore di verità dello scope). Lo scope può essere anch’esso analizzato come un’associazione di una forma, la sua realizzazione fonetica, e di una funzione, la designazione di un oggetto capapce di portare un valore di verità (v. § 5.1 per una caratterizzazione più precisa). La costruzione epistemica, il segno padre, può essere vista come una costruzione astratta definita da un punto di vista formale dalla relazione lineare tra il marker e lo scope e dal punto di vista funzionale dal tipo di epistemicità e dalla funzione discorsiva veicolata dall’intera costruzione (v. § 6).

Nei prossimi paragrafi, descriveremo in dettaglio le proprietà formali e funzionali di ognuna delle tre costruzioni che formano una costruzione epistemica: il marker, lo scope e la costruzione epistemica.

4. Il marker

4.1 Caratterizzazione funzionale

Da un punto di vista funzionale, un marker epistemico può essere visto come un predicato linguistico unario che prende un elemento del contesto (lo scope della costruzione epistemica) come argomento e valuta il valore di verità di questo argomento. Per predicato linguistico, intendiamo, seguendo Polguère (1992) e Mel'cuk (2014), un qualunque elemento linguistico – che sia un verbo, un aggettivo, un avverbio, un marcatore pragmatico o un connettivo – che designa una proprietà o una relazione. Proprietà e relazioni non possono essere espresse indipendentemente dai loro argomenti, esse richiedono quindi di essere “predicate” di qualcos’altro. Da questo punto di vista, i predicati linguistici sono elementi linguistici che hanno scope su altri elementi del contesto. In quanto predicati linguistici unari, i predicati epistemici possono essere formalizzati nella SBCG come costruzioni che hanno valenza=1.

Il marker di una costruzione epistemica può valutare il valore di verità dello scope o direttamente specificando il grado di certezza nella verità dello scope, come fa il predicato credo in (15), oppure indirettamente, citando una fonte di evidenza per la verità dello scope, come si vedrà in (16).

(15) io non credo che io abbia fatto un contratto col Padreterno (16) lì si vedrà che le donne sono state cattivissime

4.2 Caratterizzazione formale 4.2.1 Morfosintassi

Da un punto di vista morfosintattico, i markers epistemici possono essere rappresentati in italiano dai seguenti elementi: (i) morfemi; (ii) costruzioni a verbo modale; (iii) predicati a complemento frasale; (iv) avverbiali; (v) marcatori pragmatici; (vi) enunciati; (vii) costruzioni a lista; (viii) profili prosodici.

Fermiamoci a caratterizzare più precisamente ognuno di questi diversi tipi di marker

(i) un morfema epistemico è un elemento affisso che valuta il valore di verità della proposizione veicolata dall’elemento a cui esso, il morfema, è affisso. In italiano, i morfemi epistemici sono sempre affissi a un verbo: vedi per esempio, il futuro epistemico (17), l’imperfetto evidenziale (18), e il condizionale riportivo (19):

(17) A: ma forse non a voi l'avrò scritto a un'altra persona (18) A: gli hai dato niente?

D: no poi andava a casa a mangiare

Nel documento CLUB Working Papers in Linguistics Volume 1 (pagine 100-102)