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AA.W., Sancta Sanctorum,

Electa, Milano 1995, pp. 285, 80 ili. in b. n„ 340 ili. a col., Lit

160.000.

Il grande pubblico ha potuto leg-gere sui giornali non molto tempo addietro la notizia ufficiale del com-pimento dei restauri della decora-zione parietale (musiva, ad affre-sco e marmorea) della cappella la-teranense del Sancta Sanctorum. Benché i quotidiani non abbiano ri-servato a questo avvenimento un'eccessiva attenzione, si tratta purtuttavia di un evento di straordi-naria importanza per la nostra co-noscenza di quel fondamentale pe-riodo della storia della pittura in Ita-lia che si apre negli anni settanta del secolo XIII e culmina con l'atti-vità di Giotto, nel periodo a cavallo fra Due e Trecento.

L'opera di restauro, realizzata da Bruno Zanardi grazie al contributo economico essenziale di un'impre-sa privata parmense, ha infatti rive-lato, sotto le ridipinture cinquecen-tesche, la presenza di un ciclo af-frescato medievale riconducibile, con esattezza pressoché assoluta, ai primi anni del pontificato di papa Niccolò Ili (1277-79), di cui è pre-sente il ritratto nell'atto di presenta-re il modello dell'edificio a Cristo in maestà: si tratta del resto di una fi-gura la cui cruciaiità in fatto di com-mittenza è ben nota agii storici d'arte, come ricorda nel suo saggio Alessandro Tornei, dato che lo si è ritenuto spesso e lo si ritiene tutto-ra, anche a maggior ragione, il pro-motore della decorazione ad affre-sco del portico della Basilica di San Pietro e del transetto della Ba-silica Superiore di Assisi.

. La possibilità di accostare a quei ben noti lavori un intero ciclo affre-scato a Roma (che per quanto

ri-MARK LAIRD, I grandi giardini storici: i

ca-polavori del giardino formale dal X V al

XX secolo, Allemandi, Torino 1994, ed.

orig. 1992, trad. dall'inglese di Carola Lo-dati, pp. 248,152 ili. a col. e 154 in b.-n., Lit

100.000.

Il termine formale in riferimento ai giardi-ni evoca subito alla mente il classico stile

"all'italiana", rinascimentale o barocco, in cui la natura è intesa come uno specchio nel quale si riflette l'ordine di una realtà perfetta e divina. Una realtà dove l'architettura di porticati, terrazze, scalinate, fontane o balau-stre si fonde con la geometria, la proporzione e la simmetria delle piante potate ad arte, dando luogo a una scenografia grandiosa, composita e artificiale, in cui si celebra il do-minio dell'uomo sulla natura e allo stesso tempo si magnifica il potere, il fasto e la ric-chezza del proprietario del giardino.

Ma il giardino formale davvero si contrap-pone così nettamente al giardino paesaggisti-co "all'inglese" del Sette-Ottocento in virtù della sua struttura architettonica, della sua geometria e simmetria? Può essere conside-rato più artificiale di quest'ultimo — nato in epoca preromantica — che non è altro che un grande allestimento scenografico "naturale" di colline, boschi e laghetti, in cui gli scorci su chiostri, templi, villaggi, pagode e romitori si susseguono come gli scenari di un'opera?

Già nell'introduzione l'autore mette in di-scussione l'opinione corrente, la consuetudi-ne "che i giardini formali siano stati distrutti da quelli paesaggistici di 'Capability' Brown e che il Barocco sia stato bandito dal

conti-nente europeo dalla moda del giardino ingle-se" — pur ammettendone la veridicità stori-ca. A suo avviso molti dei grandi giardini for-mali esaminati e magnificamente illustrati nel libro, quali Chantilly in Francia, e Wilhelmshòhe e Schwetzingen in Germania, risultano proprio dall'armoniosa unione dell'impostazione formale con quella paesag-gistica successiva. E sottolineando rifatto che persino un informale come Claude Monet nel suo giardino "impressionista" di Giverny accolse la simmetria e l'ordine nelle aiole di fiori (riprendendo lo schema delle

plates-bandes bordate da piccole siepi dei giardini

"alla francese" del Settecento) desidera forse indurre il lettore a pensare che lo schema del giardino formale, pur trasformato e ridotto ai minimi termini, abbia sempre influito sulla composizione dei giardini successivi e sia tut-tora presente in quelli moderni.

Il giardino formale non è stato "distrutto", né dimenticato: prova ne sia ri giardino di Dumbarton Oaks, a Washington, progettato negli anni venti da Beatrix Farrand e trasfor-mato da Ruth Havey nel 1960 in un vero e proprio giardino formale in chiave moderna. L'opera di riprogettazione ha tramutato ad esempio un campo da tennis in un originale "giardino dei ciottoli", creando un insolito spazio formale, in cui si rinnova e si fonde la tradizione del parterre d'eau (lo specchio d'acqua sagomato ad aiola) e del parterre de

broderie. La pietra bianca, a contrasto coi

ciottoli scuri velati dall'acqua, sostituisce il bosso nelle sue volute ornamentali e crea con semplicità un moderno giardino formale, nel formato "campo da tennis".

concetto poteva assumere. Evidente è, ad esempio, il richia-mo all'antico, soprattutto nell'impa-ginazione degli affreschi, nei quali per ogni parete sono dislocati due riquadri-finestre (ognuno dei quali contiene una "scena") che si apro-no su un impressionante fondo de-corativo rosso, caricato di motivi

Le immagini

Giovanni Lurani, La storia della Mille Miglia, De Agosti-ni, pp. 190, Lit 25.000. H volume racconta la storia della celebre corsa automobili-stica attraverso il ricordo di un protagonista, Giovanni Lura ni, pilota di livello internazio-nale, che dal 1932 al 1952 par-tecipò alla Mille Miglia.

L'intrinseca complessità di que-sta pittura, avvertibile anche solo in una lettura rapida e parziale, do-vrebbe impedire il pericolo, che già sembra incombente, di una sua semplicistica interpretazione in chiave "campanilistica", fondata sull'alternativa secca "Roma o Fi-renze". In questo senso Serena Ro-mano, nel suo saggio, dopo aver messo in luce la pluralità dei riferi-menti culturali presenti negli affre-schi del Sancta Sanctorum proce-de al confronto con Assisi e alla ri-lettura dei fatti pittorici romani dei decenni seguenti, mettendo in evi-denza come nel ciclo in questione emergano già con forza gran parte di quei problemi con cui verranno a cimentarsi gli artisti più tardi, ivi compresi Cimabue e Giotto, oltre ai romani Jacopo Torriti e Pietro Ca-vallini.

La "sensazionalità" del rinveni-mento del ciclo affrescato non de-ve far dimenticare gli altri

importan-dell'immagine, la ricostruzione del-le sequenze esecutive e del dise-gno preparatorio, ecc.

Sezioni di grande interesse ri-guardano altri aspetti essenziali dell'edificio del Sancta Sanctorum: ricordiamo di passaggio, per ragio-ni di brevità, il saggio di Julian Gardner sull'architettura e quello di Patrizia Tosini sugli affreschi cin-quecenteschi della loggetta con la teoria di santi. Concludono il volu-me alcuni contributi in cui sono illu strati con abbondanza di docu-mentazione grafica e illustrativa i diversi problemi inerenti a ogni sin-gola fase del restauro. Tra questi, di particolare interesse è l'interven-to di Bruno Zanardi, che in due ap-pendici, integrando la propria esperienza di restauratore con l'analisi delle fonti documentarie, affronta il problema dell'uso di sa-gome per trasporre il disegno pre-paratorio e quello delle finiture a calce negli affreschi medievali.

Aharon BARAK

LA DISCREZIONALITÀ DEL GIUDICE

Traduzione di Ilaria Mattei Presentazione di Antonio Gambaro p. XIV-274, L. 32.000 Andrea COMBA IL NEO LIBERISMO INTERNAZIONALE Strutture giuridiche a dimensione mondiale dagli accordi di Bretton Woods all'organizzazione mondiale del commercio p. 300, L. 35.000 Guglielmo GULOTTA LA SCIENZA DELLA VITA QUOTIDIANA p. XXII-1024, L. 95.000 IL DANNO BIOLOGICO, PATRIMONIALE, MORALE Contributi di W. Brondolo, A. Farneti, G. Giannini, U. Loi, F. Mangili, A. Marigliano, O. Morini, M. Pogliani, E. Ronchi, E. Secchi, G. Toscano. p. XVI-514, L. 60.000 Luigi LACCHE L'ESPROPRIAZIONE PER PUBBLICA UTILITÀ Amministratori e proprietari nella Francia dell'Ottocento

p. XXXIX-706, L. 90.000 Richard R. NELSON IL PROGRESSO TECNICO COME PROCESSO EVOLUTIVO

A cura di Claudio Piga p. 106, L. 18.000 Giulio VISMARA L A GIURISDIZIONE CIVILE DEI VESCOVI (Secoli I-IX) p. X-224, L. 34.000 Charles Jr. WOLF MERCATO O STATO Una scelta

fra alternative imperfette

p. XIII-210, L. 28.000

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