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Migranti e agricoltura nel Cuneese

Quali sono i nodi centrali del rapporto tra settore agroalimen- tare e presenza immigrata nel Cuneese? Come si chiarirà nel det- taglio in seguito, si possono individuare elementi caratterizzanti tutto il territorio provinciale ma, allo stesso tempo, si è di fronte a una pluralità di contesti che si differenziano sotto vari punti di vista: caratteristiche della conformazione territoriale, tipologie di produzione agricola, storia migratoria e caratteristiche insedia- tive della popolazione straniera. I casi del settore ortofrutticolo nel Saluzzese e del vitivinicolo nell’Albese sono stati scelti proprio perché si differenziano per tutte queste caratteristiche e, dalla loro analisi comparata, si possono ricavare anche interessanti in- dicazioni di policy.

La conformazione territoriale del Cuneese registra differenze tra aree di pianura, aree collinari e aree montane. A esse corri- spondono difformità nelle tipologie di produzioni agricole, nelle dimensioni aziendali e anche nell’insediamento della popolazione straniera. Nelle aree di pianura, si pensi alla zona di Saluzzo, si ritrovano produzioni agricole monocolturali e di carattere più in- tensivo e le aziende hanno anche dimensioni maggiori. Nelle zone di collina, come l’Albese, si riscontrano aziende con dimensioni più piccole, con una minore presenza di meccanizzazione e con produzioni meno intensive e più di nicchia. Queste caratteristiche sono ancora più amplificate nelle zone di montagna dove la vera questione riguarda non tanto lo sfruttamento intensivo del ter- ritorio, quanto i processi di declino demografico e di abbandono delle terre alte.

La popolazione di origine straniera si è insediata, nel tempo, con modalità differenti anche in risposta a queste diverse caratte- ristiche del territorio. La maggiore concentrazione, inizialmente, si è osservata nelle zone urbane e periurbane di pianura, con un successivo processo di diffusione nelle aree più isolate, di collina e di montagna. L’incontro tra migranti e settore agricolo può essere descritto nella sua dimensione storica ed è legato ai processi di in- sediamento nel territorio. Gli Albanesi nel Saluzzese e i Macedoni

↘ Varietà territoriale e produttiva in provincia di Cuneo ↘ I primi insediamenti di lavoratori stranieri L A V O R O MI G R A NTE E S TA G IO N A LE 29

nell’Albese sono comparsi all’inizio degli anni ’90; partendo dai centri urbani più importanti si sono progressivamente stanziati capillarmente nel territorio, arrivando a dominare, come mano- dopera, interi settori agricoli. Discorso ben diverso è costituito dall’importante presenza di subsahariani, comparsi negli ultimi dieci anni, soprattutto come richiedenti asilo. In questo caso il processo di insediamento ha risposto ad altre logiche, ovvero alla presenza sul territorio di strutture di accoglienza, e l’incontro dei migranti con il lavoro agricolo è stato dettato dalla prossimità di tali strutture con le zone di produzione.

La popolazione immigrata si è inserita nel settore agricolo con diversi livelli di complementarietà rispetto alla popolazione autoc- tona e anche con diversi livelli di autonomia e responsabilità sul lavoro. Ancora una volta è la struttura produttiva a determinare queste differenze.

Vi sono aziende agricole che hanno struttura di filiera integrata, ovvero in cui le attività di trasformazione, produzione e commer- cializzazione sono tutte concentrate al proprio interno. In genere queste aziende offrono prodotti con un alto valore aggiunto.

È il caso di diverse aziende vitivinicole dell’Albese, mentre que- sta tipologia è rarissima tra le aziende ortofrutticole del Saluzzese. La manodopera migrante si differenzia tra un lavoro con livelli di autonomia nulli o molto bassi, a casi intermedi, fino a situazioni in cui ottiene la delega del controllo di interi settori aziendali. In genere il primo caso lo si osserva nelle aziende con coltivazioni a carattere intensivo che richiedono un grande impiego di forza la- voro stagionale, mentre in alcune piccole e medie aziende con pro- duzioni ad alto valore aggiunto si possono ritrovare figure di lavo- ratori immigrati con mansioni altamente qualificate e di controllo. Il lavoro agricolo dei migranti nel Cuneese si differenzia dunque per livelli di stagionalità, la quale è a sua volta legata alle tipologie di mansioni: la stagionalità di più breve periodo corrisponde alle mansioni meno qualificate, mentre lavori continuativi corrispon- dono quasi sempre a mansioni più specialistiche. Si passa da una stagionalità di brevissimo periodo, negli ambiti della raccolta della frutta o della vendemmia, con durate comprese tra pochi giorni e un mese, massimo due, a una di medio periodo, che copre in- tervalli fino a otto mesi all’anno, a forme di lavoro continuativo. In genere, al lavoro di minore durata corrispondono anche minori tutele ed è proprio in questo ambito che si osservano le più diffuse forme di lavoro grigio.

La stratificazione della manodopera agricola migrante si può osservare anche in rapporto al livello di stagionalità. Come emer- gerà per il caso dell’Albese, i lavoratori macedoni si dividono tra una presenza più stabile che talvolta ricopre anche ruoli di orga- nizzazione e controllo nelle aziende, a una presenza meno stabile costituita da connazionali che arrivano per la vendemmia. Questa stratificazione si osserva anche nel Saluzzese, dove le posizioni più stabili e continuative sono generalmente occupate da migran-

↘ Tipologie produttive e autonomia della manodopera ↘ Stagionalità e specializzazione della manodopera SETTEMBRE 2020 Q38

ti albanesi o nordafricani, mentre le posizioni temporanee e mag- giormente precarie da migranti subsahariani.

Il processo di sostituzione della manodopera agricola autoc- tona da parte di manodopera migrante si è da tempo compiuto in tutto il Cuneese. I migranti subsahariani, molti dei quali richie- denti asilo o rifugiati, ricoprono oggi quei ruoli un tempo occu- pati da migranti con altre provenienze, in particolare esteuropei e nordafricani. Questo processo di sostituzione ha attraversato fasi diverse a seconda dei settori di produzione agricola e delle loro caratteristiche. Nei settori in cui le minoranze migranti hanno occupato nicchie professionali a maggiore qualificazione e meglio retribuite, queste stesse minoranze mantengono il controllo di tali impieghi e lo esercitano anche nei confronti dei nuovi lavoratori in arrivo.

Ciò che si riscontra in tutto il settore agroalimentare è un gene- rale deterioramento delle condizioni retributive e delle garanzie sociali. Questo elemento spinge anche le minoranze con posizio- ni più privilegiate, presenti da decenni sul territorio, a optare per forme di nuova mobilità o mobilità secondaria verso altri Paesi europei. Tale fenomeno, come vedremo, sta emergendo con forza nell’Albese in relazione al settore vitivinicolo e preoccupa molti operatori economici del settore.

I capitoli che seguono sono finalizzati a fornire, con diversità di metodi e approcci, una descrizione di questi fenomeni.

↘ Processo di sostituzione

↘ Deterioramento delle condizioni retributive e delle garanzie sociali

L A V O R O MI G R A NTE E S TA G IO N A LE 31

I LAVORATORI

MIGRANTI NEL SETTORE