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Queste considerazioni teoriche e tale approccio metodologico all’analisi del testo hanno provocato un netto allontanamento rispetto alle categorie proposte dalla cosiddetta “letteratura della migrazione”, di cui vengono individuate delle fasi e all’interno della quale vengono inserite delle opere letterarie a partire dall’origine e dal luogo di residenza di autori che decidono di scrivere in lingua italiana. Se da un lato, dando visibilità accademica a dei romanzi contemporanei, questo tipo di ricerche ha introdotto nell’interpretazione letteraria delle categorie socio-antropologiche, implicando quindi interdisciplinarità e innovazione, dall’altro lato la “letteratura della migrazione” presenta delle fragilità critico-teoriche che sembrano essere originate, seppure inconsciamente, da fattori discriminatori.

La prima definizione di “letteratura della migrazione” è data da Armando Gnisci:

Essa deve essere pensata innanzitutto come un fenomeno della modernità avanzata, senza precedenti. Inizia con le migrazioni di intere popolazioni di italiani verso tutto il mondo alla ricerca di lavoro a partire dall’immediato periodo post-unitario e trova il suo completamento nella letteratura scritta dagli immigrati, venuti in Italia da tutto il mondo in cerca di lavoro, a partire dall’ultimo decennio del XX secolo. Essa è la versione italiana dell’emergere delle letterature post-coloniali nelle lingue europee della grande colonizzazione e del parlamento mondiale degli scrittori migranti che caratterizza questa fine di secolo39.

Tramite questa definizione Armando Gnisci tenta di stabilire una sorta di filone letterario o di definire un fenomeno socio-letterario a partire dai dati autobiografici degli autori, anziché a partire dai contenuti tematico-formali delle opere; a nostro avviso ciò crea dei problemi di coerenza scientifica per due ragioni. In primo luogo, risulta discriminatorio, poiché suggerisce, anche se indirettamente, che le capacità artistiche di tali autori siano differenti da quelle di altri che non

39 Armando Gnisci (a cura di), Nuovo planetario italiano. Geografia e antologia della

letteratura della migrazione in Italia e in Europa (Troina: Città Aperta Edizioni, 2006),

hanno fatto esperienza della migrazione, inducendo facilmente in tal modo a fenomeni di ghettizzazione. In secondo luogo, considerare in maniera preponderante gli elementi biografici degli scrittori sembra infrangere uno dei principi fondamentali della teoria letteraria, ovvero non confondere mondo reale e mondo finzionale, autore reale, la sua esperienza di vita e la sua sensibilità con il contenuto dell’opera e con l’immagine che l’autore reale vuole dare di se stesso all’interno dei suoi testi (autore implicito40).

Queste debolezze critico-teoriche si traducono nell’impossibilità di arrivare a una nomenclatura univoca del fenomeno che si cerca di individuare, nonché nell’incapacità di descrivere e studiare in modo coerente la totalità dei vari temi e forme che veicolano i testi implicati. I critici che si occupano (o si sono occupati) di “letteratura della migrazione” hanno allora tentato di risolvere tali problemi mettendo in rilievo di volta in volta aspetti differenti delle opere individuate considerando le origini e il luogo di residenza degli autori.

Graziella Parati41, Laura Ruberto42, Margherita Ganeri43 e Raffaele Taddeo44 si sono concentrati sull’utilizzo da parte degli autori di una lingua seconda o di una lingua altra rispetto a quella del paese di residenza proponendo di parlare di “letteratura italofona” o di “letteratura nascente” invece di “letteratura della migrazione”. Essi hanno tentato in tal modo dievitare i rischi di emarginazione che una qualsiasi denominazione “etnica” può provocare. Guardando unicamente alle mutazioni poetiche, si diminuiscono i rischi di ghettizzazione da un lato, tuttavia dall’altro si perde la dimensione riguardante la rappresentazione letteraria della migrazione come fatto sociologico. Parlando di “letteratura multiculturale in lingua

40 A proposito si veda Paolo Giovannetti, Il racconto. Letteratura, cinema, televisione (Roma: Carocci, 2015), pp. 54, 99, 104, 114.

41 Si fa riferimento a Graziella Parati, «Italophone voices», Italian Studies in Southern Africa 8 (1995): 1–16.

42 Si fa riferimento a Laura Ruberto, «Immigrant speak: Italian literature from the border»,

Forum Italicum, n. 31 (1997): 127–144.

43 Si fa riferimento a Margherita Ganeri, «The broadering of the concept of “migration literature” in contemporary Italy», Forum Italicum, n. 2 (2010): 437–451.

44 Si fa riferimento a Raffaele Taddeo, Letteratura nascente. Letteratura italiana della

italiana” Daniele Comberiati45 sembra invece dare particolare attenzione alle implicazioni storico-socio-culturali che sono connesse alla migrazione di autori; ciò non implica però necessariamente una coerenza di temi né uno studio delle forme. Utilizzando la nomenclatura di “scritture migranti”, Dante Marianacci e Renato Minore46 guardano alla singolarità e alle particolarità di ogni testo, che viene quindi considerato individualmente; essi tentano di metterne in evidenza il valore artistico senza tuttavia ripensare il raggruppamento delle opere, che continuano a essere catalogate secondo i dati autobiografici degli autori.

Altro punto debole della definizione di “letteratura della migrazione” data da Armando Gnisci è individuabile nelle ultime righe della stessa («Essa è la versione italiana dell’emergere delle letterature post-coloniali nelle lingue europee della grande colonizzazione e del parlamento mondiale degli scrittori migranti che caratterizza questa fine di secolo47»); lo studioso accenna a un parallelo tra il fenomeno che tenta di descrivere e le letterature post-coloniali europee. Seppure indirettamente, egli accosta dunque l’esperienza della migrazione a quella della colonizzazione. Ciò comporta dei problemi di ordine socio-antropologico poiché migrazione e colonizzazione (a cui spesso segue la post-colonizzazione) sono fenomeni storico-socio-antropologici ben distinti; se da un lato il primo, come abbiamo precedentemente osservato, riguarda il libero movimento di individui, singoli o in gruppo, nello spazio, il secondo concerne invece un’azione politico-militare ben precisa mirata allo sfruttamento economico di territori altri accompagnata dall’introduzione o l’imposizione di una civiltà diversa da quella precedentemente presente48. Inoltre la “letteratura italiana della migrazione” tende a separare lo studio delle opere di autori italiani all’estero da quello dei testi di autori stranieri in Italia. Non solo questo tipo di catalogazione può facilmente portare all’isolamento, ma inoltre, se migrante è colui che si disloca da una determinata area

45 Si fa riferimento a Daniele Comberiati, «Lo sguardo obliquo: la tematica dell’emigrazione italiana nelle opere degli scrittori immigrati», Italies, n. 14 (2010): 365– 379.

46 Si fa riferimento a Dante Marianacci e Renato Minore (a cura di), L’Italiano degli altri.

Narratori e poeti in Italia e nel mondo (Roma: Newton Compton Editori, 2010).

47 Armando Gnisci (a cura di), Nuovo planetario… cit., p. 88.

48 «Colonizzare», Treccani Online (blog), Consultato 10 aprile 2017, http://www.treccani.it/vocabolario/colonizzare/.

geografica a un’altra, ciò che è rilevante è lo spostamento e le conseguenze che lo stesso implica e non la direzione verso la quale questo avviene.

Come abbiamo appena accennato, la “letteratura della migrazione” propone una duplice catalogazione per gli autori presi in esame che ha portato gli studiosi a proporne una triplice periodizzazione. Per il primo gruppo s’identifica come momento d’inizio il periodo post-unitario, quando molti italiani hanno cominciato a lasciare il paese natio alla ricerca di lavoro49. Per il secondo, invece, si indica come momento d’inizio il 24-25 agosto 1989, quando Jarry Essab Masslo, lavoratore sudafricano, è stato assassinato da un gruppo di persone bianche. Nella crudeltà del fatto di cronaca, che rivela indubbiamente la presenza del razzismo in Italia, gli studiosi hanno visto l’elemento motore che ha spinto alcuni stranieri a esternare la loro necessità di parlare pubblicamente. Sarebbero così nati i primi racconti e testimonianze riguardanti la migrazione, come a esempio Io, venditore di elefanti di Pap Khouma a cura di Oreste Pivetta e Immigrato di Salah Methnani con Mario Fortunato50. Tale catalogazione proposta dalla “letteratura della migrazione” si fonda su principi che ci appaiono aleatori, quale la scelta di individuare gli autori da studiare in base a elementi autobiografici, e potenzialmente discriminatori, come praticare delle distinzioni in base alla direzione migratoria di personaggi e/o autori. Le nostre impressioni vengono confermate dalla terza periodizzazione. A noi contemporanea, essa vede gli autori in questione rifiutare le etichette attribuite loro dagli studiosi italiani. Gli autori rivendicano infatti il diritto di essere considerati come scrittori tout court, al di là delle loro biografie51.

Benché questo lavoro abbia avuto origine da uno studio sulla “letteratura della migrazione” in Italia, la nostra impostazione scientifica si distanzia da tale etichetta e si muove invece nella stessa direzione che stanno prendendo altri centri di ricerca,

49 A proposito si veda Armando Gnisci, Nuovo planetario… cit.

50 A proposito si veda Dante Marianacci e Renato Minore (a cura di), L’italiano degli

altri... cit., p.8.

51 A proposito si veda Silvia Contarini, «Migrations italiennes : la transculturation à l’œuvre (littéraire) de “Vice Versa”, magazine transculturel, à “Kuma&Transculturazione”», Les

quali a esempio le Università di Zurigo52 e di Utrecht53. L’obiettivo della nostra ricerca è puramente letterario, infatti, si tenta di individuare quali significati socio-letterari possono assumere le tecniche narrative autoriflessive utilizzate per rappresentare la migrazione nei romanzi scritti in italiano a partire dal 2001; ci si è dunque naturalmente staccati dalla “letteratura della migrazione” e dalle questioni di ordine ideologico a essa legate.

52Si fa riferimento al convegno del 9-10 ottobre 2017 XXXV Romanistentag Deutscher

Romanistenverband: Dynamik, Begegnung, Migration.

53 Si fa riferimento ai lavori di Sandra Pozzanesi e al suo progetto di ricerca sugli intellettuali migranti.

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