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Nel corso del 1908 Hervé radicalizzò le proprie posizioni. Il suo intento era quello di creare una formazione politica al di fuori della SFIO che riunisse tutti i rivoluzionari, ovvero anarchici, sindacalisti e socialisti rivoluzionari. Tra la fine dell’anno e l’inizio del 1909 sempre più forti si fecero su La Guerre Sociale gli appelli alla scissione: fu solo l’intervento di Jaurès a calmare gli animi tra i socialisti dell’Yonne ed a convincere la Federazione a rimanere nella SFIO. Hervé decise di conformarsi a questa decisione, pur continuando a fare appelli all’unità delle “forze rivoluzionarie” in seno alla CGT. L’idea di fondare un nuovo partito andò incontro al fallimento e rivelò quanto fosse velleitario questo progetto.

Altro indice della radicalizzazione delle posizioni furono i continui appelli all’armamento dei militanti in vista di un’insurrezione. Queste minacce non furono però solamente verbali. Fallito il progetto di creare un partito dalla scissione della SFIO, Hervé fu sempre più convinto della scarsa capacità rivoluzionaria della classe operaia, privilegiando come mezzo di lotta l’azione diretta: la sconfitta delle agitazioni dei ferrovieri del 1910 (lungamente seguite da La Guerre Sociale) non fece che confermare queste posizioni.

Hervé e la redazione del suo periodico (particolarmente importante fu il ruolo di Almereyda) cominciarono ad organizzare vere e proprie élites rivoluzionarie in varie località francesi: queste Jeunes Gardes Révolutionnaires erano per lo più gruppi di piccole dimensioni e di scarsa influenza, concentrati soprattutto nel dipartimento dell’Yonne e nelle zone limitrofe, che valsero tuttavia a suscitare la preoccupazione delle autorità. Tra l’ottobre del 1910 ed il

176 H. MARTINI, Il faut d’aller à la caserne, in “La Guerre Sociale”, a. 2, n. 29, 1°-7 luglio 1908 177

M. A. (M. ALMEREYDA), En cas de Mobilisation. Premières Conclusions, in “La Guerre Sociale”, a. 2, n. 37, 26 agosto-1° settembre 1908

giugno del 1911 la polizia segnalò oltre tremila azioni di sabotaggio imputabili a questi gruppi178.

Il ruolo di Almereyda, detto “il prefetto di polizia della Rivoluzione”, fu determinante nell’organizzare e nel guidare le Jeunes Gardes, soprattutto nei periodi in chi Hervé si trovava in carcere. Queste formazioni, composte da socialisti ed anarchici delusi dalle proprie esperienze precedenti, erano destinate al servizio d’ordine durante i comizi e le manifestazioni e dovevano costituire il contraltare ai Camelots du roi, dei quali Hervé criticava aspramente le finalità, ma apprezzava la capacità organizzativa e la disciplina. Le Jeunes Gardes erano composta da circa una decina di uomini armati comandati da un capo, il solo ad avere un contatto diretto con il comitato esecutivo.

Queste milizie rivoluzionarie erano opera soprattutto di Almereyda e sembra che Hervé nutrisse qualche perplessità nei loro confronti179. In ogni caso quest’ultimo era convinto dell’utilità di una forte organizzazione, ben disciplinata e possibilmente armata per l’azione diretta e la Rivoluzione. Secondo le stime della polizia, alla fine del 1911 le Jeunes Gardes raggruppavano circa 600 membri, dei quali circa 25 vicini a La Guerre Sociale: presso la redazione di questo periodico si svolgevano veri e propri consigli di guerra in vista delle azioni contro le forze di polizia e l’Action Française180.

Fu a partire dal 1909-10 che si registrarono i primi cambiamenti nelle concezioni di Hervé. Nel già ricordato pamphlet L’Internationalisme181 si sosteneva che l’avvento degli Stati Uniti del Mondo avrebbe potuto avvenire anche sotto un regime capitalista: i trust e i cartelli dimostravano come la borghesia ritenesse più conveniente accordarsi in gruppi di interesse internazionali e regolare la concorrenza piuttosto che annientarsi reciprocamente. Ciò non escludeva ovviamente il fatto che anche il capitalismo monopolista fosse un regime assai caotico e che quindi le possibilità di un conflitto internazionale sarebbero state eliminate solo con la Rivoluzione.

Questo cambiamento era percepibile anche da La Guerre Sociale. In primo luogo venne meno la fiducia nella diffusione dell’antimilitarismo, sia in Francia che a livello internazionale. Commentando il Congresso di Copenhagen182 Hervé sottolineava come SFIO

ed SPD in tre anni non avessero saputo andare oltre la risoluzione di Stoccarda e come il tema dell’antimilitarismo, il quale avrebbe dovuto essere accuratamente approfondito, fosse

178

G. HEURÉ, Gustave Hervé cit., p. 166

179 Ibid., p. 170. Heuré cita a questo proposito un rapporto di polizia del giugno 1911 180 Ibid., p. 169

181 Si veda G. HERVÉ, L’Internationalisme cit., pp. 170 e seguenti 182

UN SANS-PATRIE (G. HERVÉ), Le Congrès de Copenhague, in “La Guerre Sociale”, a. 4, n. 38, 31 agosto- 6 settembre 1910

scomparso dall’agenda politica dei due partiti. La colpa principale era del riformismo imperante sulle due sponde del Reno: i leader socialisti, timorosi di perdere consensi elettorali, avevano accantonato questa campagna. Solo la minaccia di un’insurrezione generale avrebbe potuto impedire una conflagrazione bellica.

Lentamente in questi anni si fece strada la nuova concezione politica del “militarismo rivoluzionario”. Il termine comparve su La Guerre Sociale nel febbraio del 1911 in un articolo che segnò la presa di distanza di Hervé dagli anarchici183. Questi ultimi avevano criticato le

sue prese di posizione in occasione delle agitazioni dei ferrovieri: Hervé aveva sostenuto la necessità di portare l’esercito sulle proprie posizioni e per questo fine aveva proposto di abbandonare i vecchi cliché della propaganda antimilitarista. Se si dovevano conquistare le forze armate, non si doveva più considerare la caserma come il luogo dell’abiezione morale, pena la perdita di ogni possibilità di influenza sui soldati di professione.

Questa concezione non era una dottrina nuova per Hervé, ma unicamente lo sviluppo delle sue tesi insurrezionali184: uno sciopero generale rivoluzionario sarebbe stato spazzato via dall’esercito, l’ultima arma rimasta a disposizione della borghesia. Per poter contare sull’appoggio delle forze armate era opportuno riesumare il blanquismo: si doveva creare tra le fila dell’esercito una società segreta che collegasse soldati semplici e sotto ufficiali e che fosse pronta ad appoggiare uno sciopero generale.

Vi era un altro corollario del militarismo rivoluzionario. Uno sciopero generale, ad esempio quello recente dei ferrovieri, poteva essere interpretato come uno scontro campale tra due eserciti, dove solo il più organizzato ed il più disciplinato avrebbe avuto la meglio.

Or, si nous, révolutionnaires, qui sommes les éducateurs, les instructeurs du prolétariat [...], nous ne pénétrons pas la classe ouvrière de la nécessité qu’il faudra se battre suivant les “règles de la stratégie” et qu’il nous faudra une discipline de fer, il nous arrivera ce qui est arrivé à nos aînés de la Commune. [...]

La seule chose que je soutienne, c’est que, quelle que soit l’organisation militaire que nous aurons en période révolutionnare, elle sera écrasée fatalement si ceux qui la composent sont dépourvus de toute vertu militaire et en particulier s’ils ne sont pas capables de comprendre la nécessité d’une forte discipline185.

183

Id., “Militarisme Révolutionnaire”. Résponse à quelques objections, in “La Guerre Sociale”, a. 5, n. 5, 1°-7 febbraio 1911. La Guerre Sociale nella primavera del 1911 dà spesso notizie di sabotaggi e boicottaggi da parte degli anarchici nei confronti delle conferenze sul “militarismo rivoluzionario” organizzate dalla redazione del settimanale.

184

G. HEURÉ, Gustave Hervé cit., INSERIRE PAGINA

Hervé sottolineava continuamente come questo “nouvel hervéisme”186 altro non fosse che un aggiornamento delle sue concezioni precedenti, anche se l’insistenza con cui veniva ripetuta questa giustificazione sembra dimostrare in realtà la novità di queste concezioni. Il militarismo continuava ad essere considerato un male morale e materiale di cui si auspicava scomparsa.

Il 1911 fu anche l’anno della celebrazione del quarantesimo anniversario della Comune. Hervé sfruttò l’occasione per dichiarare che i patrioti sostenitori della guerra a oltranza contro la Prussia erano gli antenati dei socialisti e degli internazionalisti moderni. L’esempio parigino del 1871 dimostrava come non si potesse sperare di difendere le conquiste rivoluzionarie senza l’appoggio dell’esercito, senza le virtù militari degli insorti e senza forti personalità che li guidassero187.

Il 15 gennaio 1910 Hervé e la redazione de La Guerre Sociale furono citati in tribunale con l’accusa di apologia di reato ed istigazione all’omicidio. Il processo si svolse il 22 febbraio e lo condannò ad un anno di detenzione e ad un’ammenda di 1.000 franchi. Anche in questo, come nei precedenti processi, l’impatto sull’opinione pubblica fu notevole e si verificarono tumulti e disordini. Nel corso dei due anni successivi Hervé accumulò diverse condanne e pene detentive per gli articoli che continuava a scrivere e ad inviare anche dal carcere; soltanto il 17 luglio 1912 poté godere di un’amnistia.