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Il 28 febbraio 2012 è stata siglata l’intesa per “Nuove misure per il cre dito alle PMI” dall’ABI, dal Ministro per lo sviluppo economico, dal Vice

II. Fondo di fondi (chiusi)

16. L’OSSERVATORIO SULL’EROGAZIONE DEL CREDITO

17.2. MINACCE E OPPORTUNITÀ

Nelle lunghe trattative sull’azionariato forte, l’unico accordo con Bcc e Popolari era stato trovato sul funding da affidare alla Cassa depositi e prestiti (70% in mano al Tesoro e 30% a fondazioni bancarie). Per il resto, tutti gli attori sono rimasti ai blocchi di partenza.

Le intese, in realtà, sono tramontate anche per i malumori sorti intorno all’ope- razione sul ruolo del MCC. Bcc e Popolari sono infatti rimaste al palo per mesi con un interrogativo: perché spendere soldi per rendere di nuovo pubblica una banca già privatizzata negli anni ’94 e ’99, rinominarla in “Banca del Mezzo- giorno - MCC” sapendo già in anticipo di legarne l’accesso al credito sempre al Fondo di garanzia per le PMI gestito unicamente dallo stesso MedioCredito? Se Banca del Mezzogiorno svolgerà attività di “Banca di Garanzia” (compresi i Consorzi di garanzia collettiva dei fidi), il MCC continuerà a gestire fondi pubblici (comunitari, nazionali e regionali) e strumenti agevolativi per il sistema produttivo nazionale.

I dubbi restano ancora molti. A cominciare dalla domanda che di ricorrente stu- diosi e operatori del settore si sono posti in questi anni: “siamo certi che la Banca del Mezzogiorno possa rappresentare lo strumento più idoneo per affrontare le vere problematiche del Meridione?”

Per lungo tempo, i commenti apparsi sulla stampa sono stati generalmente nega- tivi. Si temeva soprattutto che la Banca potesse risultare un “carrozzone” poco trasparente e molto politicizzato. Non a caso autorevoli osservatori hanno paven- tato “l’avvio di una nuova statalizzazione del credito nel Mezzogiorno”.

Nella costituenda Banca, Poste e Mediocredito avrebbero di fatto monopolizzato la gestione, bloccando sul nascere l’aspirazione di Banche popolari e di credito cooperativo. La definizione dei meccanismi della Banca stessa non erano stati ancora definiti con cura. Si aveva l’impressione che Poste Italiane stesse costruendo l’operazione della Banca del Mezzogiorno in maniera farraginosa, come una vera e propria “catena di montaggio”.

I dubbi, infatti, erano incentrati non tanto sullo strumento in sé, quanto sul “manico”. Insomma su chi e come avrebbe deciso l’erogazione del credito: cen- tralizzata o sparsa sul territorio?

Forti timori si nutrivano anche sull’eventualità, poi non così remota, che sulla Banca per il Mezzogiorno venissero dirottate risorse finanziarie altrimenti utili per l’abbassamento della pressione fiscale.

Né si sottovalutava il rischio di una proliferazione di “iniziative imprenditoriali” più o meno fittizie proprio per intercettare i fondi messi in circolazione dalla costituenda Banca. È verosimile che in una prima fase, il mercato drogato del

Sud avrebbe attirato capitali da destinare altrove. Ma nel medio-lungo periodo, la bolla creditizia sarebbe scoppiata, procurando gravi danni alla collettività. Se le aziende finanziate fossero fallite, lo Stato avrebbe dovuto ripianare le perdite. Il risultato, in altre parole, sarebbe stato quello di produrre un eccesso di liqui- dità, immettendo in circolazione un gran quantitativo di denaro destinato a impieghi senza futuro.

18. I TITOLI DIRISPARMIO PER L’ECONOMIAMERIDIONALE– (“TREM”)

Con l’entrata in vigore del decreto del Ministero dell’economia e delle finanze del 1° dicembre 2011 che disciplina i “Titoli di Risparmio per l’Economia Meridionale” (da cui l’acronimo “Trem”) sono state dettate le misure attuative dell’art. 8, comma 4, del d.l. 70/2011. La norma mira a consentire alle ban- che italiane, comunitarie ed extracomunitarie, e non solo alla “Banca del Mezzogiorno”, di emettere titoli di risparmio per favorire il riequilibrio ter- ritoriale dei flussi di credito per gli investimenti a medio e lungo termine delle piccole e medie imprese e per sostenere progetti etici nel Mezzogiorno. I titoli di risparmio per l’economia meridionale sono bond, con scadenza non inferiore ai 18 mesi e con aliquota di favore del 5%. L’introduzione di una seg- mentazione nel mercato delle obbligazioni tramite una tassazione di favore è apparsa a molti osservatori difficilmente giustificabile ed è stata soprattutto giu- dicata inefficace in termini di probabile minore tasso di interesse sulla cedola. La norma prevede un tetto massimo di 3 miliardi di emissione nel primo anno di vita con un impatto sulla crescita aggiuntiva degli impieghi a favore delle PMI meridionali stimato al 6-7%.

La Consob ha disciplinato con comunicazione n. DIN/12025673 del 2 aprile 2012 le modalità di adempimento degli obblighi informativi in mate- ria, prevedendo che gli emittenti trasmettano alla Commissione l’informativa sull’offerta a mezzo posta elettronica certificata (“pec”), tra i 30 e i 20 giorni lavorativi precedenti la data di emissione o l’inizio del periodo di offerta.

In particolare, ai sensi della normativa in oggetto, banche italiane, comuni- tarie ed extracomunitarie autorizzate ad operare in Italia possono emettere “Titoli di Risparmio per l’Economia Meridionale” (i “Titoli”) a condizione che: i Titoli:

• (i) siano strumenti finanziari con scadenza non inferiore a 18 mesi; • (ii) non siano subordinati, irredimibili o rimborsabili previa autorizzazione

• (iii) corrispondano interessi con periodicità almeno annuale;

• (iv) siano sottoscritti da persone fisiche non esercenti attività di impresa; • (v) non siano computabili nel patrimonio di vigilanza dell’emittente. Devono inoltre, essere rispettati i seguenti requisiti dimensionali:

• (i) è previsto un importo nominale complessivo massimo di Titoli emet- tibili pari a 3 miliardi di euro a valere per l’anno solare in corso (il “Plafond”);

• (ii) sono altresì previsti dei limiti individuali riferiti al singolo emittente ed al gruppo bancario, in particolare, per ciascun gruppo bancario il limite è pari al 20% del Plafond (i.e. 600 milioni di euro) mentre per singole banche non facenti parte di un gruppo bancario il limite è del 5% del suddetto Plafond (i.e. 150 milioni di euro). In ogni caso, le emissioni non possono eccedere il 30% del patrimonio di base (“Tier 1”) quale risulta dal più recente bilancio di esercizio pubblicato ovvero dalla più recente situazione semestrale, se pub- blicata; il periodo d’offerta non sia superiore a 60 giorni lavorativi.

Si rammenta che, ai sensi dell’art. 2, comma 1, del decreto ministeriale, i flussi incrementali di impieghi a medio-lungo termine verso le piccole e medie imprese con sede legale nelle regioni del Mezzogiorno (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sardegna e Sicilia) riconducibili all’emittente, dovranno essere, nel periodo di vita dei Titoli, almeno pari alla raccolta realizzata mediante l’emissione dei Titoli medesimi.

L’invio del modulo di comunicazione preventiva da parte dell’emittente com- porta l’apertura del relativo procedimento amministrativo ex l. 241/90. La Consob fornisce riscontro all’emittente dell’apertura del procedimento ammi- nistrativo; entro 10 giorni lavorativi dalla data di ricezione del modulo di comunicazione preventiva, la Consob informa l’emittente di eventuali ostacoli all’emissione.

Entro i 5 giorni lavorativi successivi alla chiusura del periodo d’offerta l’emit- tente comunicherà alla Consob il controvalore dei titoli emessi e, ove differente, l’ammontare effettivamente collocato, insieme all’informativa sui requisiti che il dm stabilisce per i sottoscrittori dei titoli. La stessa comunicazione andrà inol- trata al Ministero dell’Economia.

La Consob pubblicherà sul proprio sito internet l’elenco degli emittenti e il con- trovalore dei titoli emessi in ciascun anno solare e informerà il Ministero del raggiungimento della soglia dell’80% del plafond. Le offerte, si legge nel testo, dovranno svolgersi nel rispetto delle disposizioni legislative e regolamentari ita- liane e comunitarie che disciplinano la distribuzione e l’offerta al pubblico di strumenti finanziari.