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Minori ricongiunti e ricongiungimento familiare come fattore essenziale dell'incremento della nuova generazione

Generazioni a confronto

Primi 15 Paesi per consistenza nel '90, '94, '98, 2003, 2008 e percentuale sul totale

2.3 Le seconde generazioni

2.3.1 Minori ricongiunti e ricongiungimento familiare come fattore essenziale dell'incremento della nuova generazione

I nati in Italia da entrambi i genitori stranieri non costituiscono il totale dei giovani di origine immigrata cresciuti in Italia: una parte consistente di essi è invece costituita dai minori giunti in Italia in un momento successivo alla nascita, avvalendosi del ricongiungimento familiare (a volte accompagnati dall'altro genitore, che si ricongiunge al coniuge che lavora in Italia). Si tratta di circa 343.753 individui (al 31/12/2008), che costituiscono il 39,8% di tutti i minori presenti in Italia e l'8,8% del totale degli stranieri, quindi non certo una parte trascurabile.

Come si è detto, l'individuo che decide di partire verso l'Italia per motivi di lavoro, spesso lascia a casa il resto della famiglia, nell'attesa di stabilirsi in un luogo, ottenere un lavoro e guadagnare abbastanza da poter mantenere anche gli altri membri.139 Ciò suggerisce che, dal momento della prima partenza a quello in cui avviene il ricongiungimento, possano passare anche diversi anni. Inoltre, il ricongiungimento stesso può avvenire in diverse fasi (in un primo momento il

139

Ciò è naturalmente più costoso che mantenerli a distanza, tramite l'invio delle rimesse, nel Paese di origine dove il costo della vita è inferiore.

69 coniuge, magari con uno dei figli, poi il resto dei figli, se presenti e, eventualmente, i genitori).

Un fattore che influenza molto, ovviamente, queste dinamiche, è la legge in vigore al momento della richiesta. La legge italiana in vigore (a seguito dell'approvazione del pacchetto sicurezza) ha inasprito la procedura, subordinando il ricongiungimento al possesso di alcuni requisiti, come un'abitazione rispondente a determinati standard igienico-sanitari, un reddito minimo da fonti lecite e così via.140

Negli anni, il ricongiungimento familiare ha assunto una notevole importanza nel fenomeno migratorio verso l'Italia. Ciò si evince anche dalla crescente quota che questi rappresentano sul totale dei permessi di soggiorno rilasciati. Nella tabella seguente sono indicate le richieste, disaggregate per sesso, dei permessi per motivo della presenza, considerate nel 1992 e nel 2007, cioè a distanza di 15 anni:

Permessi di soggiorno per motivo del rilascio (M e F). Anni 1992 e 2007.

M F

% Lavoro % Famiglia % Altro % Lavoro % Famiglia % Altro 1992 78,3 4,2 17,5 45,9 29,3 24,8

2007 77,8 14,6 7,6 43,6 48,4 8

Fonte: elaborazioni su dati ISTAT e Ministero dell‟Interno.141

Fonte: elaborazioni su dati ISTAT e Ministero dell‟Interno.142

140

Per un elenco dettagliato dei requisiti e delle modalità di ricongiungimento familiare, v. http://www1.interno.it/mininterno/export/sites/default/it/sezioni/servizi/come_fare/immigrazione/010_do manda_ricongiungimento.html (consultato il 15 gennaio 2011).

141

http://demo.istat.it/altridati/permessi/serie/tab_1.pdf (consultato il 15 gennaio 2011). 142

70

Fonte: elaborazione su dati ISTAT e Ministero dell'Interno, 2007.143

Osservando i grafici a torta, si nota chiaramente quanto la quota di permessi di soggiorno relativa a motivi familiari (sezione arancio) si sia ampliata nel corso degli anni: ciò è evidente sia per gli uomini (grafici in alto), per i quali tuttavia prevale ancora di gran lunga il lavoro (sezione di colore blu), che per le donne, per le quali è invece divenuta la ragione principale della presenza in Italia. Sia negli uomini che nelle donne, la quota che si è ridotta maggiormente in realtà è stata quella dei permessi per “altri” motivi (sezione di colore giallo), ossia per studio, residenza elettiva, motivi religiosi etc.

Inoltre, l'area del Paese dove si verifica il maggior numero di richieste di ricongiungimento è, non a caso, il Nord-Est, dove nel 2007 la quota di permessi concessi a donne per motivi familiari sale addirittura al 53,5%, ossia 5 punti in più della media nazionale.144

Ancora, considerare la quota di ricongiungimenti sui permessi totali nelle diverse collettività immigrate fornisce ulteriori elementi utili per lo studio dell'esperienza migratoria in Italia. Questa è stata la situazione per l'anno 2007:

143 Ibid. 144

E. Martini (a cura di), Le dimensioni della popolazione straniera in Italia, in Ministero dell'Interno,

71

Permessi di soggiorno per ricongiungimento familiare per Paesi di provenienza. Anno 2007. %M %F %M %F Albania 16,9 75,8 India 11,7 70,1 Romania 12,0 41,7 Serbia-Mont. 13,8 64,3 Marocco 12,3 73,1 Perù 26,2 26,7 Cina 17,7 38,9 Moldova 22,8 25,9 Ucraina 22,2 17,7 Ecuador 21 23,3 Polonia 12,1 28,9 Senegal 5 66,5 Filippine 18,8 15 Egitto 8,7 92,4 Tunisia 11,8 83,2 Media 14,6 48,4

Fonte: elaborazioni su dati Ministero dell'Interno e ISTAT.145

La prima cosa che si nota osservando questa tabella è che, a seconda del Paese di origine, i dati variano in misura considerevole. Tra quelli che si discostano maggiormente dalla media, si nota anzitutto che, i Paesi per i quali le quote maschili sono più alte, come nel caso di Ucraina, Perù, Moldova ed Ecuador, che superano il 20%, sono tutti Paesi in cui la prima migrazione è in prevalenza femminile, quindi il coniuge o i figli raggiungono in seguito la donna. Questo dato conferma l'ipotesi. Per quanto riguarda il dato femminile, si ha una maggiore varianza delle percentuali. In tutti i casi in cui si hanno quote di ricongiungimenti di molto superiori alla media nazionale, come per l'Albania, il Marocco, la Tunisia, l'India, l'Egitto, la prima migrazione è generalmente maschile (anche per motivi culturali, posto che 4 su 5 di questi Paesi sono a maggioranza musulmana), quindi è prevedibile che la donna sia quella che raggiunge il coniuge in un secondo momento. Specularmente ai casi di alte quote di ricongiungimento negli uomini, nelle donne le quote di ricongiungimento inferiori alla media (in particolare nei casi di Filippine e Ucraina) corrispondono a Paesi caratterizzati da migrazioni inizialmente femminili, per i quali la quota prevalente è quella relativa al lavoro (76,8% nel primo caso, 80,1% nel secondo). Studiare l'impatto dei ricongiungimenti sull'immigrazione e sulle seconde generazioni è fondamentale, poiché esse costituiscono l'elemento di congiunzione tra le due generazioni. Da un lato, poiché grazie a essi la coppia si ricompone e può creare una famiglia, dall'altro perché i figli giunti in un secondo momento vivranno gran parte

145 Ibid.

72 della vita in Italia, avvicinandosi molto all'esperienza di chi vi è nato.

Infatti, pur non essendo questa componente considerata seconda generazione vera e propria, bisogna comunque tenere in conto del fatto che una buona parte di essa è costituita da individui giunti in Italia in tenera età, e che quindi hanno vissuto gran parte della loro infanzia e del loro processo di socializzazione e formazione dell'identità nel nostro Paese, al pari di quanti sono nati qui.

Non a caso, nel parlare di seconde generazioni e dei loro problemi, anche nel dibattito pubblico italiano è divenuta di uso comune la classificazione proposta dal sociologo americano di origine cubana Rubén G. Rumbaut tra G2 (le seconde generazioni in senso stretto), G1,75, G1,50 e G1,25 a seconda dell'età al momento dell'arrivo nel Paese di destinazione (nell'ordine, 1-6 anni, 7-13 anni, oltre i 14 anni).146

2.4 Generazioni a confronto

Dopo aver descritto le principali caratteristiche dell'immigrazione italiana nel suo complesso, e delle seconde generazioni in particolare, è opportuno analizzare anche come e in che modo la situazione si sia evoluta negli anni, per individuare con maggior chiarezza le dinamiche insediative e di integrazione dei primo-migranti che hanno portato alla nascita e al consolidamento di una nuova generazione.

Per verificare quanto forti siano le corrispondenze tra le due generazioni, per prima cosa se ne può mettere a confronto la distribuzione spaziale attraverso il territorio italiano. In questa e nella pagina seguente sono rappresentate due carte: nella prima è riportata la distribuzione per province, in valore assoluto, del totale degli stranieri, mentre nella seconda si riprende la carta di p. 48 (i nati stranieri dal 1999 al 2008) onde avere un quadro più completo della situazione. I dati sono relativi al 01/01/2009 e si è utilizzata una suddivisione in classi in rapporto da 1 (seconda generazione) a 10 (stranieri in totale)147.

146

Cfr. R. G. Rumbaut, Introduction: Immigration and Incorporation, in Sociological Perspectives, vol. 40 no. 3, University of California Press, Berkeley 1997, pp. 333-338.

147

Infatti, i dati sulle presenze sembrano indicare un rapporto tra le due generazioni vicino a quello di 1 a 10.

73

Fonte: elaborazioni su dati ISTAT.148

148

74

Fonte: elaborazioni su dati ISTAT.149

La prima avvertenza nella lettura di queste carte è che i dati relativi alle seconde generazioni coprono il solo periodo 1999-2008 (unici anni per cui erano disponibili i dati disaggregati per province), che comunque costituiscono nel loro insieme l'11,2% di tutta la popolazione straniera residente.150

Dal raffronto tra le due carte, si può tentare di vedere se la distribuzione delle due generazioni è omogenea e in quali casi vi siano degli scostamenti. Nel complesso, la distribuzione appare sovrapponibile: le classi più basse corrispondono in entrambi i casi quasi esclusivamente a province meridionali, e salendo verso Nord si sale

149

http://demo.istat.it/altridati/IscrittiNascita/index.html. V. nota 134. 150

75 anche di classe. Nelle province qui di seguito indicate, invece, si è avuto un risultato diverso tra le due generazioni:151

Nuovi nati > tot. stranieri: Firenze, Prato, Modena, Bologna, Parma, Cuneo,

Verona, Vicenza, Treviso, Mantova, Trento, Brescia e Como;

Tot. stranieri > nuovi nati: Trapani, Cosenza, Catanzaro, Pescara, Massa

Carrara.

Questi dati sembrano indicare un fatto ben preciso: tutti i casi in cui il numero dei nuovi nati supera relativamente quello del totale degli stranieri (nel senso che appartiene alla classe immediatamente superiore, come da legenda) sono situati in regioni settentrionali. Viceversa, le province in cui avviene il contrario (dove, quindi, i nuovi nati appartengono alla classe immediatamente inferiore rispetto a quella relativa al totale degli stranieri) sono, in 4 casi su 5, situate in regioni meridionali. Ciò non fa che confermare il fatto, che il grado maggiore di integrazione si ha nelle regioni del Nord, come calcolato annualmente dal CNEL, in particolare Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia. Nelle regioni meridionali, viceversa, il processo è più difficoltoso.152

Indagando ulteriormente la composizione della popolazione straniera che abita le diverse province italiane, appare utile considerare un altro dato: la percentuale dei nuovi nati sul totale degli stranieri. Si è detto che i nati dal 1999 al 2008, per cui sono disponibili maggiori dati, costituiscono l'11,2% del totale degli stranieri. Può essere utile quindi individuare le province in cui si verificano i maggiori scostamenti da questo valore. Soltanto questo dato, infatti, mostrerà quanto davvero incida la nuova generazione e dove. Nella pagina seguente è rappresentata cartograficamente tale incidenza nelle singole province al 1/1/2009:

151 Al netto dell‟errore causato dalla discrepanza tra il rapporto di 1 a 10 utilizzato per le classi nelle due carte e l‟incidenza media reale dei nuovi nati sul totale degli stranieri, che è dell‟11,2%.

152

CNEL, Indici di integrazione degli immigrati in Italia. VII Rapporto, CNEL, Roma 2010, in particolare le pp. 52-57. Disponibile su

http://www.portalecnel.it/PORTALE/documenti.nsf/0/C12575C30044C0B5C1257760002DBE7A/$FILE/ VII%20Rapporto%20Indici%20Integrazione%20Immigrati-%20Documenti%2019%20-.pdf (consultato il 28 gennaio 2011).

76

Fonte: elaborazioni su dati ISTAT.153

153

77 Questa carta mostra alcune caratteristiche molto interessanti: anzitutto, la situazione è più variegata rispetto alla rappresentazione che si ottiene considerando i soli valori assoluti, nel senso che, in base alle premesse, ci si dovrebbero attendere valori percentuali sopra la media in tutto il Nord e più bassi al Sud. Tuttavia, questo è vero solo in parte.

Le province appartenenti alla classe inferiore sono tutte situate al Sud e in Sardegna; quella con il valore minimo è Salerno, con il 4,8% di nati sul totale degli stranieri. Si può dire che, grosso modo, l'incidenza di nuovi nati sia minore in tutto il Sud, ma vi sono importanti eccezioni, come ad esempio in Sicilia, dove in provincia di Ragusa essa arriva al 10,8, quindi molto vicino alla media, mentre a Palermo supera di gran lunga il valore medio, arrivando al 13,1%. Si vedrà anche nella sezione dedicata alla scuola come la presenza immigrata in Sicilia non sia interamente relativa agli sbarchi e al transito verso altre destinazioni, anzi, una larga parte di essa è ormai radicata sul territorio da parecchi anni. Di qui i valori particolarmente elevati delle nascite, che rendono la regione (in particolare le due province sopra citate) comparabile con le più dinamiche regioni settentrionali.154 Un valore piuttosto alto, in termini relativi, si ha anche a Bari, con il 10,4%.

Muovendo verso le regioni centrali, invece, si hanno ovunque valori al di sotto della media. Sorprende, in particolare, il dato della provincia di Roma: mentre essa si collocava nella classe più alta in entrambe le carte relative alla popolazione straniera in valore assoluto, in questo caso invece presenta un valore addirittura inferiore alla media, (9,6%). Umbria e Marche, al contrario, vi rientrano, con il caso di Macerata che arriva al 12%. In Toscana la situazione si presenta particolarmente variegata: si va da province con valori bassi e ben lontani dalla media (Massa Carrara, Livorno, Grosseto e, in misura minore, Pisa, Lucca e Siena) all'incidenza più alta d'Italia, che si ha nella piccola provincia di Prato, che costituisce una delle realtà maggiormente interessate dal fenomeno migratorio in Italia: un sorprendente 18,2%, di ben 7 punti superiore alla media (si noti che il secondo valore più alto arriva solo al 15%).155

154 Per un‟analisi del caso siciliano, v. M. T. Consoli (a cura di), Il fenomeno migratorio nell‟Europa del

Sud. Il caso siciliano tra stanzialità e transizione, Franco Angeli, Milano 2009, in particolare le pp.

57-98.

155

Il caso di Prato e della sua folta comunità cinese è stato oggetto di numerosi studi. V., ad es., A. Ceccagno (a cura di), Migranti a Prato. Il distretto tessile multietnico, Franco Angeli, Milano 2003, pp. 1-320, e, per un‟analisi delle trasformazioni del territorio e dei fenomeni di segregazione residenziale, M. Beudò, M. Radini, Immigrazione e trasformazioni territoriali, in Atti della XXX Conferenza italiana di

scienze regionali, AISRe, Firenze, 9-11 settembre 2009, pp. 8-15, disponibile su

78 Nelle regioni settentrionali, in cui ci si dovrebbero attendere quasi ovunque valori superiori alla media, in realtà parecchie province presentano un'incidenza piuttosto bassa di seconde generazioni: dal valore minimo di Trieste, con il 6,5%, alle province di Ferrara, Ravenna, Venezia, Gorizia, e, più a Ovest, Imperia, Savona, Verbania-Cusio-Ossola. Una buona parte di province presenta valori nella media (sorprende il caso di Torino, con l'11%, di poco inferiore alla media, quando si sarebbe atteso un valore molto più alto) e, infine, altrettante con valori superiori.

I valori più alti (oltre il 14%) si hanno nelle province di Modena, Reggio nell'Emilia, Treviso, Vicenza, Mantova, Brescia e Biella. Come nei casi di Roma e Torino, sorprende il fatto che Milano non figuri nella classe più alta, con un 12,2%, solo di un punto superiore alla media.

Questi dati inducono a pensare156 che, se è vero che l'incremento del nucleo familiare è segno di integrazione, questa si verifichi maggiormente nelle province caratterizzate da una prevalenza di piccoli comuni. Infatti, le province con i valori più alti comprendono comuni che non arrivano a 200.000 abitanti (in 3 casi non si arriva a 100.000).157 Questo, in realtà, si può spiegare in parte anche con il fatto che le grandi città (in particolare Roma) fungono da hub per il primo arrivo in Italia di una buona quota di migranti, che progressivamente tendono a spostarsi sul territorio italiano seguendo le opportunità di lavoro e la presenza di reti amicali, e queste possono essere di frequente presenti nei piccoli comuni.158 Si tornerà su questo punto nel capitolo 3.

2.4.1 Generazioni e Paesi di provenienza: un paradosso al