• Non ci sono risultati.

S O P R A U N M OSAICO SC O P E R TO A V E N T IM IG L IA

Mentre i coloni della villa episcopale di Nervia stavano sgom ­ brando un tratto di quel terreno arenoso, videro presentarsi ai loro sguardi un lavoro di sorprendente bellezza in un pavimentò mosaico (novembre 1852).

Mandiamo a riscontrare il Furietti (1) quanti amano di cono­

scere 1 origine e il nome di quei popoli che tennero in onore questa nobilissima arte ; sono ricordati dalla Bibbia i lectuli aurei et argentei super pavimentum smaragdino et pario stratum, quod mira varietate pictura decorabat: gli Etruschi erano versati nel-1 arte dei mosaici e il Ciampini crede che dai confini della Persia passasse quest arte agli Assiri e da questi ai Greci ; come pure il Causabuono soggiunge che dall’Oriente passò ai Rom ani.

Negli antichi testi si legge musibum invece di musivum e talvolta anche di museo e tali pavimenti venivano dagli antichi appellati Lithostrati, detti segmentati quando composti di soli pezzi di marmo, musivi se fatti di vetri colorati e 7>ermiculati se rappre­

sentavano figure di uomini e di animali.

A d eseguire cosi fatti lavori sceglievansi marmi di diversi colori, tagliati in forma quadrata dai lapicidii e in R om a ne venivano decorati non solo i templi si bene ancora le case ed i portici. Dalle città passarono ad abbellire le ville nè tardarono ad introdursi nei municipii e nelle colonie, laonde il Furietti scriveva: musiva primis duobus imperii sœculis Roma, atque in Provinciis exculta recensentur (2).

(1) D e musivis, sive pictoricœ musica artis origine. 1752.

(2) Lib. 1. Ester.

È n otevole la rassom iglianza nei fregi, che il mosaico ven ti- m igliese ha con quello rimesso in luce nel X V I I I secolo dal conte Passionei nella casa di Sempronio in R o m a; e a darne una esatta descrizione, ci atterrem o a quanto ne scriveva l Osservatore del Varo in Nizza.

Circondato di mura non più alte di un metro, da tre lati dei quali apparivano i vani di tre porte, si presentava il quadro del m osaico chiuso dentro un rettangolo della lunghezza di tre metri e di settanta centim etri e della larghezza di due e cinquanta.

Incom incia esso con una lista di lapillo nero di 2/100 di largh ezza segu ita da una fascia bianca di lapillo larg a 5 100. N e segue una seconda nera che viene a contornare un fregio composto di tutti triangoli, toccando il vertice del primo triangolo la base al m ezzo del secondo volti per lungo. U na terza lista gira in varii sensi disegnando l’opera tutta in varii quadri lunghi della lar­

gh ezza di venticinque centim etri, entro ai quali in mezzo a due piccole liste bianche, gira attorno un rabesco, specie di treccia con piccole zone, ripetutam ente colorate di bianco, celeste e giallo, di b ella e dolce arm onia ed in mezzo a questo in fondo bianco e v v i una specie di rosone pur di varie tinte, cioè di nero, bianco, rosso, celeste, giallo e cenerino saggiam ente combinati.

Nel mezzo del grande spartito è disegnata una stella di qua- rantasette centimetri di diametro con otto rom bi, composti di liste bianche in fondo nero, dal centro della quale si partono diametralmente otto raggi o liste nere; dalla direzione delle medesime resta divisa l’opera con una regolarità singolare. A d una egual distanza di questa stella, ve ne sono altre otto in tutto consimili che poggiando i loro centri sui lati di un quadro per­

fetto, si volgono tre per tre intorno alle medesime. Nei differenti riguardi che nascono dal meraviglioso gioco di queste stelle, ve ne sono quattro m aggiori, larghe cinquantadue centimetri, chè ognuno considerato isolatamente, si trova in mezzo a quattro stelle delle quali i lati degli angoli rientranti toccano i lati del quadrato esterno.

In mezzo ai lati del quadrato in senso opposto vi sono a contatto altri piccoli quadrati di venticinque centimetri per lato,

— 8 o —

nei due di fianco vi è disegnato a piccole zone colorate di giallo scuro, celeste, grigio e nero in fondo bianco il così detto nodo gordiano, in quelli del lato superiore ed inferiore dal giuoco di quattro semicerchi, facendo centro nel mezzo della linea di ogni lato dal proprio quadrato, viene a descrivere quattro superficie bilinee in fondo bianco, specie di croce greca.

xVd ognuno poi dei quadrati maggiori, in mezzo a due liste bianche gira all’intorno un rabesco colorato, specie di treccia, simile in tutto a quel di sopra narrato. E in mezzo a ciascuno di questi quadrati dopo un rabesco entro una lista nera vi è un quadrato, ove in fondo bianco viene mirabilmente effigiato in minutissimo lapillo, colorito carnagione un busto rappresentante per ordine le quattro stagioni (i).

L inverno tiene avvolta la testa in un drappo celeste che con bel garbo gli discende dal lato sinistro a ricoprire il collo e il petto e dalle spalle esce in alto una specie di palma o alga che sia, quasi più per indicare che esso non è privo di vegetazione.

Si trova nel secondo quadretto la primavera e come stagione di fiori amica è inghirlandata di fiori di diverse specie e colori, un largo nastro roseo lacca le discende dalla tempia sinistra scherzosamente fra l’omero e il petto.

Segue nell’altro quadrato opposto l’estate voltato alquanto verso il centro con varii mazzetti di spiche in testa per lo più gialle ; v ’ha qualche spica verde con qualche fioretto roseo, specie di papavero campestre che artisticamente rompe quella monotonia gialliccia. Due nastri similmente gli discendono dietro all’occipite verso le spalle, di un roseo che tira all’arancio.

Viene per ultimo l’autunno, giovine figura rubiconda e maschile,

f i ) Bene spesso si usava di rappresentare nei mosaici le quattro stagioni e il Laborde parla di due scoperti uno a Metz e l’altro in Ispagna. Variava però la m a­

niera di sim b o leg giarle e lo Spanhein dice che, nelle medaglie di Settim io Severo e di C om m odo sono ordinariamente rappresentate da quattro putti, di cui il primo sorregge un canestro di fiori, altro di frutti il secondo, in atto di accarezzare un uccello il terzo, e con un lepre sulle spalle l’ultimo. Si noti la differente m aniera onde sono tra tte g g ia te le quattro simboliche figure nel mosaico di V en tim iglia.

At t i So c. Li g. St. Pa t r i a. V o l . X X X I X , 6

coronata di fiori rossi e verdastri con foglie verdi e gialliccie, ove si potrebbe ravvisare ancora qualche ramoscello d uva.

Chi lo crederebbe! Un così raro e stupendo capolavoro artistico, dopo di aver sorpassato incolume tanti secoli, doveva nel secolo X I X rivedere la luce per essere pressoché in un batter d’occhio distrutto (i).

Gi r o l a m o R o s s i.

(D all’Illustrazione universale di Milano, del 24 Giugno 1864).

S U L

T E A T R O R O M A N O S C O P E R T O A V E N T IM IG L IA

L E T T E R A A L CONTE F E D E R IC O S C LO PIS

P R E SID E N T E D E L L A R . A C C A D E M IA DELLE SCIENZE DI TORINO

Non è ignoto affatto a codesto dotto Consesso il classico suolo del piano di Nervia, in cui se negli scorsi secoli parlava la soli­

tudine col suo mesto silenzio, vanno da più lustri parlando con m aggiore eloquenza sontuosi avanzi dell’età romana ; ond’è, che non tosto venni io prescelto dal Governo a vegliare gli scavi e monumenti della Provincia, ma in peculiar modo quelli di questa città, nulla più mi stette a cuore, che di attirare su di essi l ’occhio vigile ed espertissimo dell’illustre commendatore Giuseppe Fiorelli, tanto degnamente preposto agli scavi generali del R egn o.

E d a riuscire facilmente in quest’intento, non mi parve si potesse muovere altrimenti, che col posseder prima una carta

(i j U n a di dette figure potè essere incastonata n ell’ atrio del palazzo di v ille g ­ giatu ra vesco vile a Latte, m a poscia veniva dal vescovo Biale porta in dono al com m . sir T o m m a so H anbu ry che la conserva nella sua sontuosa abitazione.

7

à v ./ /

Documenti correlati