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Mirella Bentivoglio: Logos, l’albero capovolto

Nel documento L'Albero della vita (pagine 131-141)

2. Excursus contemporaneo: l’albero e le sue rappresentazion

2.6 Mirella Bentivoglio: Logos, l’albero capovolto

«Foglio come foglia, scrittura come nervatura della foglia, albero che di nuovo fruscia grazie al tributo degli scriventi.

La sera l’albero era rivestito di piccoli fogli.

Li ho “vendemmiati” componendo con essi, senza nulla cambiare, una poesia collettiva che risultò simile a un’antica litania»263

.

Mirella Bentivoglio, artista e poetessa, nata il 28 marzo 1922 a Klagenfurt in Austria, studia in Italia, Svizzera e Inghilterra appassionandosi fin da giovane al giornalismo e alla poesia. Nel 1943 pubblica la prima raccolta di versi, Giardino, mentre nel 1959, conclusa la frequenza al Seminar of America studies presso Salisburgo inizia a dedicarsi alla critica d’arte pubblicando un testo monografico su Ben Shahn nel 1963. Dal 1966 inizia un percorso dedicato allo studio del linguaggio e della scrittura compiendo dei lavori sul dualismo parola- immagine come l’opera Gabbia [HO] che riporta connessioni con l’alfabeto. Sperimenta ulteriori tecniche come il collage, il fotocollage, la serigrafia oltre a manipolare elementi come lettere, parole, immagini, segni fonetici, giochi verbali ironici e immagini provando ad alterare il valore semantico. Realizzata la prima personale nella galleria Schwarz a Milano, sviluppa successivamente nuove strade nel campo poetico unendo la lettura a opere tridimensionali, a volte monumentali focalizzandosi su elementi simbolici come un libro, un uovo o l’albero come Logos e Ovo di Gobbio. Si citano rassegne di poesia come Italian visual poetry 1912-1972 svolta a New York e Torino nel 1972, Crossing the line, word and image in art a Los Angeles nel 1990 o ancora The visual poetry of Mirella Bentivoglio del 1999. Mostre nazionali importanti sono state la Quadriennale di Roma del 1986 e la Biennale di Venezia del 1995264.

263 Definizione di Mirella Bentivoglio citata in http://www.museomaga.it/collezione/133/Logos#. 264

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Logos

L’albero-scultura (figg.105,106) è in realtà un albero di vite sradicato dalla piazza della città di Gubbio, originariamente situato nell’antica Piazza della Signoria. L’intervento, avvenuto nel 1976, ha causato una “alienazione” intesa come allontanamento dalle altre specie arboree, rendendolo protagonista rovesciandone la visione: è chiamato appunto l’albero capovolto265

. Mirella Bentivoglio lo descrive in tal senso «Con potature graduali i rami dell’albero-albero assumono la forma razionale di un candelabro o della nervatura di una volta gotica capovolta: tripartizione del tronco, poi bipartizione dei rami via via meno voluminosi, fino a comporre un astratto albero genealogico. Una tipica pianta umbra, cresciuta per reggere la vite che sale accostata al tronco e abbraccia a ghirlanda i rami trasformando il sostegno vegetale in un cesto. D’estate, in passato, vi si rifugiavano le giovani coppie, nascoste dalle foglie. Può reggere collane di mais, assumendo l’aspetto di un ostensorio o di un’antica divinità dell’abbondanza, straripante di mammelle. Nei mesi invernali può trasformarsi tautologicamente in legnaia ospitando fascine, convertendosi in un immenso nido. Ogni albero costa decenni di fatica contadina, ma ora se ne vedono giacere a file nei campi, sradicati dai trattori, ancora stretti alla loro vite secca»266.

Grazie a questo progetto diversi alberi della stessa specie sono stati salvati dallo sradicamento. Restano comunque pochi esemplari nella campagna umbra.

L’albero vite è stato collocato al centro di un antico teatro romano a Gubbio (fig.107), sede scelta dall’artista immaginandolo come il luogo ideale della “memoria collettiva”. L’accostamento location-scultura prevedeva un solo rapporto: archi-teatro-albero.267

.

«Un grande calice-metafora, profetizzante nella sua forma la consumazione finale del vino, doveva riapparire; mutando posizione, manifestando la propria trasformazione culturale. Capovolto, ha l’ossatura di un ombrello che raccolta e distribuisca equamente spinte ed energie; e l’aspetto di una radice, speculare all’albero stesso. Così, tre anni dopo essere stata composta, la poesia è stata letta dall’interno dell’albero capovolto, privato del tronco. Poesia come ingresso nel soggetto, abitazione viva del soggetto che si era dato come distaccata visione di morte»268.

Lo stesso giorno della lettura pubblica della poesia, poco distante, l’opera Ovo di Gubbio, una scultura alta 230 centimetri, era stata conclusa in una piccola piazza della città. Scultura capace di contenere una persona in piedi e che incorpora antichi simbolismi presenti nella

265 M. Bentivoglio, Un albero di pagine, Mirano, Eidos, 1992, n.p.

266 Definizione di Mirella Bentivoglio citata in Mirella Bentivoglio, Un albero di pagine, op. cit., n.p. 267 M. Bentivoglio, Un albero di pagine, op. cit., n.p.

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storia dell’arte come le opere di Piero della Francesca, pittore che considerava l’uovo un elemento sacro269. Ci riferiamo alla Sacra Conversazione di Piero della Francesca, una pala d’altare dove all’interno di un coro, all’altezza della figura della Vergine e il bambino, è appeso un perlaceo uovo di struzzo, dettaglio carico di significati simbolici legato al concetto di rigenerazione e redenzione, centro geometrico della composizione. A questo autore si ispira Mirella Bentivoglio connotando Logos come tempio nel quale un uovo di terracotta bianca è sospeso appeso a un filo trasparente al centro che lei definisce «Una struttura povera, rivolta alla zona sotterranea della memoria in cui sono conservati gli archetipi. Un simbolo totale di seme e crescita, che potrebbe anche riallacciarsi alle due manifestazioni ricorrenti del ciclo, sottratte a parole compromesse come Pasqua e Natale […]. E per il breve tempo occorrente a fissare l’immagine, un mio uovo di cemento abitò il grembo cavo di un albero, poco prima che questo venisse stolidamente segato, su un marciapiedi romano davanti al cimitero. Infine ho trovato la contrapposizione dei due segni in un’antica mappa birmana del mondo-uovo: una piccola pianta appare al vertice del guscio, ma anche qui sono le radici il vero albero che impedisce lo sgretolamento; e dove non arrivano, l’uovo si sbriciola in preistoriche amigdale. Albero come radice del mondo»270.

Come è stato attuato il rovesciamento dei rami dell’albero, anche la poesia ha subito una metamorfosi creando due testi identici ma in due ordini opposti:

«sono rimasta sorpresa: nella piazza ho notato un albero fiorito mi fa pensare con tanta nostalgia

a quando piccolina ci salivo a mangiare l’uva oh come è bello

fantastico per me è molto bello

su quest’albero ci hanno messo tanti foglietti io mi diverto a guardarlo

è un peccato distruggere alberi così belli perché uccidere?

vivi ancora amico

sei più prezioso dell’uomo se l’albero è salvo anche noi lo siamo

269 M. Bentivoglio, Un albero di pagine, op. cit., n.p. 270

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non lasciateli morire

nella pianura di Gubbio un tempo erano tanti ora sono stati tutti tagliati

povera natura

ecco quello che l’uomo fa di te l’Umbria verde tale doveva rimanere

questa pianta richiede molto lavoro io ciò lavorato tanto con questi alberi

sei come l’uomo d’oggi

vorrei essere una foglia verde per darti un po’ di vita le parole tramutate in foglie

la morte come vita la natura

perché è secco l’albero? per una nuova linfa a questa culla secca l’albero ci dà la vita

l’albero rappresenta un letto per scopare quest’albero somiglia a una culla

ci vedrei bene anche un nido quest’albero mi dà l’idea di una casa

quest’albero mi fa pensare il sole l’albero che non è della Signoria

mi fa pensare al sole quest’albero mi fa sognare il sole

quest’albero dà l’ossigeno l’albero ci dà l’aria l’albero ci dà l’uva ombra le foglie uva ombra ombra

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non so più se l’albero è pietre oppure il palazzo è albero bien que tes feuilles soient faneés tu garde encore ta vie

la vite è sorretta da un albero morto fine di una vite

ohne Baume kein Leben sei bello ma non vivi più quest’albero mi fa pena a me quest’albero mi fa molta pena

mi sembra molto triste

è un’espressione originale della tristezza quest’albero è molto triste

triste

l’albero mi fa pena che mi viene da piangere desolante

mi riempie il cuore di malinconia a me quest’albero non mi piace

quest’albero non a significato

si tolgono da dove servono per metterli dove fanno ridere la gente non c’è poesia è solo morte

è veramente schifoso è una vaccata

mi piacerebbe anche, l’albero, ma io non ci ho capito nulla deconcettualizzare le esperienze

l’albero è bello ma non ai bordi delle strade per auto stasera ‘nciò voia

viva la vita speramo che metta HOWL di felicità e di rabbia

perchè sarà tolto»271.

Una poesia con una possibilità di lettura anche nel verso opposto, unendo parole riportate su fogli di carta appesi ai rami.

271 Frasi scritte dalle persone del luogo su foglietti appesi all’albero, poi recuperate dall’artista per creare la

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In merito alla poesia Mirella Bentivoglio afferma «L’ho costruita scegliendo le scritte più brevi e spontanee: non ho aggiunto nulla. Dove le stesse parole si ripetono più volte, è perché i biglietti contenevano le stesse parole. Dove il verso consiste in una sola parola, è perché il biglietto conteneva solo quella. È nata così la prima poesia che sia stata scritta da una città. […] La poesia era stata ordinata in modo da iniziare con parole di sorpresa e di gioia e man mano arrivare, attraverso espressioni di pietà, al rifiuto e all’insulto. L’evento della lettura ha rovesciato l’ordine dei versi così come aveva rovesciato l’albero: dal rimpianto alla presenza, rigenerata dalla parola. In tal modo la poesia, intesa specularmente nei due ordini, è diventata anch’essa una realtà circolare. Non vi è stato altro protagonista che l’albero; non divisione tra lettrice e spettatore; solo un piccolo gruppo in colloquio e in lettura alterna, sotto la cupola arborea»272.

Nel 1993 Mirella Bentivoglio dona all’albero una forma permanente attraverso la fusione in bronzo (fig.108) offrendo la scultura al MA*GA (Museo d’Arte di Gallarate) nel 2013273.

272 Definizione di Mirella Bentivoglio citata in Mirella Bentivoglio, Un albero di pagine, op. cit., n.p. 273

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(fig.105) L’albero vite nel suo stato originario

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(fig.107) M. Bentivoglio, Logos, 1976274

(fig.108) M. Bentivoglio, Logos, 1993275

274 Logos, legno, 230x310x250 cm 1976. 275

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