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Le modalità di collaborazione interprofessionale con le figure esterne coinvolte nei progetti

3.   Dissertazione 10

3.2   Analisi delle interviste 19

3.2.5   Le modalità di collaborazione interprofessionale con le figure esterne coinvolte nei progetti

• Sintesi delle risposte e analisi

Sempre partendo da un punto di vista strutturale, dalla visione del direttore del CARL, l’educatore del laboratorio dovrebbe essere il garante e responsabile del mantenimento del contatto con la rete di riferimento dell’utente in un’ottica di valutazione continua del progetto. L’utente deve sempre essere informato di fronte ad ogni azione dell’educatore e, se possibile, deve essere lui a ritenere necessario un supporto e un sostegno attivando la rete nel momento del bisogno.

È importante per il laboratorio capire se le persone che stanno attorno all’utente rappresentano dei possibili aiuti rispetto al progetto e non delle difficoltà. Dal punto di vista del direttore, i genitori e i parenti non sempre contribuiscono a favorire l’autonomia della persona nel momento del disagio, delle volte rappresentano, infatti, parte del problema. In linea al cambiamento previsto all’interno del CARL, si dovrebbe riuscire ,con il tempo, ad avere maggiori dimissioni dalle strutture abitative, i quali utenti modificheranno il proprio contratto da “ospite” del CARL ad utente esterno. In questo caso l’educatore del laboratorio diventerà il regista del progetto, della situazione della persona, in collaborazione con i professionisti esterni come medici, curatori, assistenti sociali,...

Riprendendo una citazione dal testo “L’aspetto lavorativo al CARL”:

“L’atto educativo richiede la piena assunzione del ruolo da parte dell’operatore e là dove è possibile e indicato sarebbe bene poter allestire un percorso formativo con tutta l’équipe, prevedendo fin dall’inizio le fasi di sviluppo e i momenti valutativi di verifica.”48

Già nel 1999 si parlava di allestire percorsi formativi con tutta l’équipe (inteso come rete di riferimento della persona), in modo da definire un vero e proprio progetto educativo valutato in itinere. In questo senso il pensiero istituzionale di oggi verso la responsabilità educativa di lavorare in rete, mette i laboratori nella condizione di avere un contatto continuo e costante con i punti di riferimento degli utenti in modo da avere continui aggiornamenti sul progetto e quindi anche una maggiore coerenza negli interventi interdisciplinari.

                                                                                                               

48  BEDULLI Piercarlo, CAVADINI Riccardo, POLETTI Giovanna, lavoro di diploma: “L’aspetto lavorativo al

Questo punto di vista istituzionale in merito all’importanza del lavoro di rete, è sostenuta dal modello progettuale dialogico, il quale sostiene l’importanza del lavoro e della comunicazione in rete. L’intervento messo in atto con l’utente in un determinato contesto porta delle modifiche inevitabili in tutte le relazioni del soggetto sia professionali sia personali. Ecco perché è importante ritagliare, nel corso dell’anno, spazi dialogici d’incontro tra i membri della rete implicati.

Le modalità di collaborazione e comunicazione in itinere con le figure esterne della rete di riferimento degli utenti “vengono fatte principalmente per mail o per telefono, alle persone

direttamente interessate…lo scambio tra le diverse figure di riferimento permette di conoscere diversi aspetti e capacità della persona che emergono dai contesti diversi.”49

Gli educatori in generale riconoscono il valore e il sostegno della rete di riferimento. Dal loro punto di vista emerge che viene spesso interpellata soprattutto allo scopo di fissare degli incontri, fissare degli appuntamenti ma anche semplicemente per uno scambio di informazioni rispetto alle diverse rappresentazioni della situazione della persona.

La rete viene soprattutto interpellata quando vi sono problemi, se invece tutto procede in modo tranquillo, la comunicazione viene mantenuta in maniera più diluita nel tempo. E’ solo negli ultimi 3-4 anni che nei laboratori si è cominciato a lavorare in rete. Questo sicuramente contribuisce a creare delle difficoltà nel raggiungimento del nuovo progetto del CARL atteso dal direttore. Un buon lavoro di rete si costruisce infatti con il tempo attraverso la negoziazione e la condivisione.

Alcuni educatori sembrano non essere sempre soddisfatti del tipo di collaborazione che si instaura con la rete. Una criticità è infatti legata alla poca disponibilità al confronto e alla poca conoscenza da parte di alcuni membri della rete rispetto il lavoro svolto nei laboratori.

La collaborazione può sicuramente migliorare se l’educatore aumenta la sua disponibilità di confronto dando responsabilità all’utente di fronte a questo importante supporto di cui dispone.

“Ultimamente ho notato che la disponibilità dei membri della rete migliora dal momento in cui anche io mi rendo disponibile venendo incontro al medico o alle altre persone di riferimento facendo cioè io il primo passo, o cercando nel concreto di andare io nel suo studio per un incontro.”50

Come già detto, ogni anno viene svolto almeno un incontro di rete per ogni utente che lavora all’interno dei laboratori. Questo rappresenta un'altra modalità di collaborazione dei laboratori, con le reti di riferimento dei diversi attori coinvolti.

“La valutazione diventa per questo modello parte inscindibile della progettazione, perché ne costituisce il canale di alimentazione. Valutare è ricercare e riconoscere i significati costruiti del

                                                                                                               

49  Allegato numero 7, intervista al coordinatore dei laboratori protetti C.Maiocchi   50  Allegato numero 3, Intervista all’educatrice C.  

problema e il senso di ciò che è successo, attraverso il confronto tra le diverse attribuzioni e con la partecipazione attiva dei diversi attori coinvolti” 51

• Riflessioni personali e considerazioni

Come emerso dall’analisi, il grande sforzo degli educatori dei laboratori nel corso di questi ultimi anni, è stato quello di essere maggiormente efficaci nella relazione d’aiuto con l’utente, attivando un lavoro di rete che rappresenta però un processo lungo e complesso. Emerge dalle analisi che vi sono delle analogie rispetto alla modalità di progettazione interna al laboratorio e le modalità di collaborazione con le diverse reti di riferimento degli utenti. Poiché il progetto del laboratorio si allaccia ad un progetto già esistente, lo spazio di azione all’interno della rete dell’educatore del laboratorio, nelle sue intenzioni integrative inclusive, risulta essere limitato.

Posso considerare, da quanto emerso dall’analisi, che sarebbe interessante e innovativo per la struttura del CARL potenziare la visione educativa all’interno delle reti di riferimento degli utenti. Sarebbe un importante passo da fare nella direzione di valorizzare le risorse degli utenti piuttosto che i loro limiti. Ritengo questo importante poiché appartiene al percorso di cambiamento che il CARL sta cercando di attuare in questi ultimi anni.

Dai dati emersi, posso considerare che all’interno dei laboratori protetti del CARL, le modalità di collaborazione interprofessionale, con la rete di riferimento degli utenti, sono basate principalmente sul bisogno e la richiesta dell’utente rispetto le sue difficoltà.

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