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Le Norton Lectures si presentano come una sorta di trattato o, meglio, come un’esposizione ordinata della poetica calviniana. Come sostiene anche Alberto Asor Rosa, Lezioni americane è un libro costruito su modelli e fonti e, infatti, «s’avvale di una miriade di riferimenti letterari, usati con grande libertà».9 Gli autori di epoche molto diverse vengono trattati, spesso, all’interno del medesimo contesto dimostrativo e le numerose citazioni, che non sono mai casuali, costruiscono con molta precisione un «arditissimo ordito polifonico»10, ma ciò che ci colpisce di quest’opera:

non è tanto l’affollamento di citazioni, rinvii e rimandi, né la fitta rete di relazioni che li intrecciano. È la loro capacità di espandersi nel mondo posto a monte delle Lezioni, il mondo che ne ispira la filosofia e ne alimenta i livelli, l’«epopea enciclopedica» di Calvino, fatta di scienza e letteratura. Ogni rimando, ogni rinvio, ma anche le semplici menzioni non si esauriscono nella citazione ma si protendono, recuperano e rifondono in una nuova armonia una multiforme esperienza.11

Inoltre, è noto a tutti il grande interesse di Calvino per la scienza, una passione che viene da lontano, coltivata sin dagli anni quaranta, quando stringe amicizia con Pavese, Vittorini e Natalia Ginzburg. Scienza e letteratura sono strettamente intrecciate in tutte e sei le lezioni e, non a caso, lo scrittore riprende, spesso, il

9ALBERTO ASOR ROSA, Stile Calvino, cit., p. 105.

10ADRIANO PIACENTINI, Tra il cristallo e la fiamma, cit., p. 27. 11

Lucrezio di De rerum natura, tramite il quale ci trasmette una visione del mondo fondata sull’atomismo.

Sarebbe molto difficile riuscire a citare tutte le fonti di Calvino e tutti gli esempi presenti in quest’opera. Asor Rosa propone di distinguere i modelli in due gruppi: il primo contiene i testi «che costituiscono l’oggetto delle letture calviniane», il secondo gruppo rappresenta quelli che «egli tratta, più o meno esplicitamente, come veri e propri modelli».12 Dei primi il numero è veramente alto, e, di conseguenza, mi limiterò a citarne alcuni, quelli che hanno influenzato di più l’intera produzione letteraria del nostro scrittore. In Leggerezza incontriamo Ovidio con le

Metamorfosi, Montale con il Piccolo testamento, Kundera con L’Insostenibile Leggerezza dell’Essere, il già citato Lucrezio con il De rerum natura, Boccaccio con il Decameron, Cavalcanti con alcuni suoi sonetti, Shakespeare con Romeo and Juliet,

Cyrano de Bergerac che, qui, è considerato il «poeta dell’atomismo» e Kafka con Il

cavaliere del secchio. In Rapidità troviamo il francese Barbey d’Aurevilly con la sua

versione della leggenda sull’imperatore Carlo Magno, Gaston Paris conosciuto come studioso delle tradizioni medievali tedesche, ritorna Boccaccio con il Decameron, Thomas De Quincey con The English Mail-Coach, Leopardi con lo Zibaldone e le

Operette morali, il tanto amato Galileo con il Saggiatore e il Dialogo dei massimi sistemi, Sterne con il Tristam Shandy e Borges con i suoi numerosi racconti. Andando

avanti, in Esattezza, ritorna Leopardi e il suo Zibaldone, poi incontriamo Musil con

L’uomo senza qualità, Paul Valéry e la sua «poesia come una tensione verso

l’esattezza»13, Le città invisibili dello stesso Calvino, Ponge con i suoi brevi testi, Mallarmé e, infine, Leonardo da Vinci. Visibilità si apre con la Divina Commedia di Dante, poi proseguono gli Esercizi spirituali di Ignacio de Loyola, L’impero

dell’immaginario di Starobinski, le Cosmicomiche di Calvino e Le chef-d’œuvre inconnu di Balzac. Nella quinta e ultima lezione, Molteplicità, lo scrittore ligure cita

autori come Carlo Emilio Gadda con il romanzo Quer pasticciaccio brutto de via

Merulana, Proust con la Recherche, ancora Musil con L’uomo senza qualità, Flaubert

con Bouvard et Pécuchet, il suo amico Queneau, James Joyce con Ulysses, ritorna Borges con i suoi racconti, i due romanzi di Calvino Se una notte d’inverno un

12ALBERTO ASOR ROSA, Stile Calvino, cit., p. 105. 13ITALO CALVINO, Lezioni americane, cit., p. 75.

viaggiatore e Il castello dei destini incrociati e Perec con La vie mode d’emploi. Sono

più di novanta scrittori che Calvino cita direttamente nelle Lezioni, che è una bella cifra per un libro composto di poco più di cento pagine; un dato che conferma «la natura enciclopedica e la destinazione parzialmente didascalica dell’opera».14

Nelle numerose letture di Calvino troviamo, altresì, alcuni studi e saggi, che gli sono serviti per esprimere il proprio punto di vista; sono «libri di storia dell’arte, di questioni scientifiche, di problemi epistemologici e linguistici: percentualmente in netta minoranza sono i testi esplicitamente di critica e storiografia letteraria».15 Tra i nomi che cita Asor Rosa figurano: Klibansky, Propp, André Virel, Paolo Zellini, Douglas Hofstadter, Jean Starobinski, Hubert Damisch, Gian Carlo Roscioni, Hans Blumenberg, Michail Bachtin. Questo tipo di catalogo ci permette di capire che il disegno espositivo dell’opera di Calvino non segue una ricostruzione di tipo storiografico o lineare. «Lo scrittore ‘usa’ i testi in funzione sostanzialmente dimostrativa più che ermeneutica» e accosta «l’uno all’altro autori che, se esaminati con altra chiave, non rivelerebbero pressoché nulla di comune».16

Nel secondo gruppo, dove sono presenti i testi che Asor Rosa chiama «i veri modelli», si parla del tipo di scrittura critico-saggista. I primi quattro autori che troviamo, chiamati anche il «quadrilatero degli stranieri», sono: Valéry, Ponge, Queneau, Borges; tutti e quattro molto citati nelle Lezioni. Ovviamente, questi modelli sono stati tracciati grazie agli indizi che lo scrittore ha lasciato nel testo. Sembra, inoltre, che l’autore prediliga una serie di scrittori che, oltre a preferire le forme brevi per le loro opere, appartengono alla generazione letteraria precedente la sua. Una generazione di narratori e poeti, che «reagiscono alla grande crisi della Letteratura e del Linguaggio, accentuando la dimensione formale, regolistica, della ricerca letteraria».17 Invece, tra gli scrittori italiani figurano Ariosto, Galilei, Leopardi e Montale. Nei primi tre Calvino trova, sotto il profilo linguistico e fantastico, un punto di appoggio importante per la sua ispirazione. Soprattutto Leopardi, figura centrale del ragionamento delle Lezioni secondo Asor Rosa, rappresenta per lo

14 Ivi, p. 109.

15 Ivi, p. 110. 16 Idem 17Ivi, p.116.

scrittore ligure la precisione, la cosmicità, la fantasia e l’immaginazione; una figura veramente ideale di scrittore e poeta.18Montale, invece, è lo scrittore italiano il cui temperamento Calvino sentì come il più affine al suo.

Domenico Scarpa ha individuato delle opere simili alle Lezioni di Calvino, opere dei suoi antenati del Novecento come: gli Aspetti del romanzo di Forster, le Lezioni di

letteratura di Nabokov, le conferenze francofortesi di Bachmann, le Variétés di

Valéry e i saggi di Auden. Tutte queste opere «presuppongono una vita di letteratura» e, soprattutto, «esprimono la gioia della letteratura, il godimento del leggere e dello scrivere».19

Altri modelli riporta Cristina Benussi, la quale afferma che la teoria di Calvino prende spunto dall’epistemologia. Essa cita come esempi Vedere e costruire il mondo di Nelson Goodman e Uno sguardo dal nulla di Thomas Nagel. Il primo ha immaginato di costruire un sistema di rapporti «che tengano insieme discipline scientifiche ed umanistiche per leggere la realtà».20 Il secondo ha toccato da vicino i temi della filosofia analitica e ha sperimentato la tensione tra due tendenze, «una che domina e l’atra che resiste, una che mira all’esercizio dell’oggettività ed imparzialità, l’altra all’adozione di un punto di vista personale e soggettivo».21 Emerge da quest’ultima opera una tensione tra opposti che è presente nell’intera produzione calviniana, e, soprattutto, nelle Lezioni, dove ad ogni valore lo scrittore riporta il suo contrario.

Inoltre, come sostiene Piacentini, le Lezioni americane «non piovono dal cielo», ma sono legate a tutta la produzione precedente di Calvino e si presentano come una sorta di «autobiografia di un lettore che legge e che a sua volta è letto».22 In quest’opera, infatti, si può scoprire l’eco della sua prima saggistica, come la raccolta

Il midollo del leone o Il mare dell’oggettività.

Ma le Norton Lectures sono anche un’opera singolare nell’intero panorama della poetica calviniana, come del resto molte delle sue creazioni. Infatti, ogni suo libro è

18Ivi, p. 123.

19DOMENICO SCARPA, Italo Calvino, cit., p. 144.

20CRISTINA BENUSSI, Introduzione a Calvino, Roma-Bari, Editori Laterza, 1991, p. 152. 21 Idem

22I

unico, perché lo scrittore ligure non si limita mai a un solo modello, ma sperimenta e chiama in causa generi e modelli sempre diversi:

Calvino non si è mai clonato. Ogni suo libro è il suo libro più significativo perché unico nella vita creativa del suo autore. [...] Con Il

sentiero dei nidi di ragno dà il meglio che potesse scaturire dal

contesto neorealista. Con la Trilogia porta al vertice l’ambizione del romanzo filosofico di convogliare ragione e fantasia nella levità del racconto. E quando attinge all’immaginario scientifico o a quello dei tarocchi o accoglie le suggestioni di strutturalismo, semiologia e post- moderno non si lascia mai sfiorare dal déja-vu.23