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Modelli e pratiche per la nuova pedagogia dell’alternanza in Italia e in Francia

FORMAZIONE IN ALTERNANCE: MODELLI E PRATICHE FRANCES

4.3 Modelli e pratiche per la nuova pedagogia dell’alternanza in Italia e in Francia

Il fondamento della pedagogia dell’alternanza è la convinzione che possa essere efficace, ai fini dell’apprendimento, il ribaltamento dello schema tradizionale della formazione professionale iniziale: da “formazione-qualifica-inserimento-

lavoro” a “inserimento-lavoro-formazione-qualifica”.

Il ribaltamento sopra descritto è realizzabile solo attraverso una stretta sinergia tra il CFA e l’impresa formativa, tra chi conduce all’acquisizione di conoscenze teoriche (apprendimenti tecnologici e generali) e chi concede l’attuazione di esperienza pratica (saper fare). Solo questa sinergia permette infatti di raggiungere i due obiettivi generali dell’apprendistato in alternanza352:

a) preparare gli apprendisti a svolgere il proprio mestiere così come esso è praticato nelle imprese, con i loro strumenti, le loro tecniche, le loro culture organizzative e produttive;

b) farli accedere, contemporaneamente, ad un titolo di studio i cui contenuti e prove d’esame sono definiti in un référentiel.

351Ivi, p. 75.

352 G. Allulli, S. D’Agostino, S. Negrelli, a cura di, L’apprendistato vola alto. Costruzione di nuovi

Nel dibattito pedagogico attuale, i principi della strategia formativa dell’alternanza sono sostanzialmente due: il processo induttivo-deduttivo e la forte

differenziazione-individualizzazione pedagogica di ogni sequenza formativa. Infatti,

il processo ritenuto più efficace del learning by doing è quello induttivo, che parte dal caso particolare per risalire a quello generale, seguito da un ritorno alla pratica e quindi da un processo deduttivo.

Lungo questa direzione, le singole fasi di una séquence d’apprentissage sono353:

 la messa in situazione, attraverso la valorizzazione del vissuto professionale e/o sociale dell’apprendista, la verifica dei pre-requisiti e la visibilizzazione degli obiettivi della sequenza (fase che crea legami, motiva l’apprendista, attribuisce significatività all’apprendista stesso);  analisi-ricerca, sviscerando il problema da trattare e ricercando delle

soluzioni (fase finalizzata a “costruire il sapere”, attivando l’attenzione dell’apprendista, permettendogli di riflettere prima di agire, innescando il processo di apprendimento);

 presa di distanza, mettendo in comune i risultati della ricerca e le soluzioni raggiunte, ricostruendo il sapere e il saper fare raggiunto, formalizzando una sintesi;

 stabilizzazione/memorizzazione, utilizzando il sapere o il saper fare per proseguire nella soluzione del problema affrontato (fase che segna il passaggio dal processo induttivo a quello deduttivo);

 verifica il raggiungimento dell’obiettivo: in questa fase è possibile controllare l’apprendimento, rendendone consapevoli sia l’apprendista che il formatore al fine di rilevare eventuali difficoltà, per poi individuare possibili rimedi;

 trasferimento: si riutilizzano, padroneggiandoli, i saperi ed il saper

fare acquisiti in una situazione completamente diversa.

Fondamentale appare dunque la rappresentazione che i giovani si vanno facendo della nuova frontiera dell’alternanza formativa, che dipende in modo significativo, più che dalle campagne di promozione pubblicitarie più importanti, dal tipo di orientamento e istituzionalizzazione del sistema, dal suo grado di accettazione

presso gli istituti scolastici, oltre che dalla serietà dell’impegno preso dalle aziende. Una fondamentale consonanza accomuna i sistemi di alternanza (Italia- Francia) esaminati: seppur nel quadro di architetture anche fortemente dissimili, l’alternanza è uno strumento di formazione e lavoro, la cui finalità ultima è l’acquisizione delle competenze necessarie all’esercizio di un ruolo professionale.

Nei sistemi di alternanza formativa e di apprendistato considerati si trova, pressoché invariata quella finalità antica che animava già nel medioevo gli statuti delle corporazioni e delle pratiche di bottega.

Lungo questa direzione, la finalità formativa rappresenta il modello-guida su cui si raffigurano i sistemi-paese, e si traduce poi nel conseguimento di obiettivi formativi e di certificazioni che assumono denominazioni e rappresentazioni differenti rispetto al sistema formativo e professionale di riferimento.

Un secondo modello di consonanza tra i paesi esaminati si rinviene nella

modalità di acquisizione della professionalità, che passa attraverso la partecipazione

ad un percorso che prevede l’alternanza fra luoghi di lavoro e modalità formative. Nei paesi esaminati, infatti, apprendistato è sinonimo di percorso in alternanza; in esso convivono una formazione erogata all’esterno dell’impresa, generalmente presso istituzioni scolastiche e/o centri di formazione, e una formazione erogata nel contesto di lavoro, che si compone di momenti di formazione formale, e di momenti di apprendimento non formale e informale ascrivibile ad una attività produttiva possibilmente denominata “lavoro”.

Nell’Unione Europea ed anche in Italia c’è all’ordine del giorno una rivalutazione culturale del lavoro (proprio nel momento in cui esso declina, si fa flessibile e imprevedibile), la tematica del rapporto tra scuola e lavoro, quello della creazione di un sistema di formazione professionale moderno, e del recupero del valore formativo dell’alternanza scuola-lavoro e dell’apprendistato.

Ne consegue che, l’esperienza del lavoro può aumentare la motivazione degli studenti, può produrre un’accelerazione delle conoscenze, una valorizzazione dei saperi operativi in situazioni reali e non simulate o fittizie.

Come afferma il Ministro dell’Istruzione Italiana Giannini, «l’alternanza scuola-lavoro è il più ambizioso tentativo di ribaltamento dello schema educativo della scuola italiana, ancora incardinato sullo schema prima imparo, poi faccio»354.

L’alternanza supera culturalmente lo stage: propone una formazione congiunta che interviene nella realtà lavorativa. Rilancia attraverso un attento processo di controlli, verifiche, certificazioni elaborate da docenti e tutor d’impresa, il

dinamismo laboratoriale di una scuola che torna ad essere un’agenzia formativa-

lavorativa del territorio.

Per concludere, riprendendo Regni, si può affermare che «il nostro tempo, impaziente e cinico, ha forse bisogno di reimparare la pazienza e la lentezza dell’artigiano che cura i dettagli in maniera singolare, che ricorda il passato mentre sta costruendo il nuovo, che ha la pelle dura di chi ha saputo sopportare un difficile tirocinio, che consegna i risultati del suo lavoro ad una specie di trascendenza, di generosità verso il futuro»355.

4.4 Sapere professionale in azione: l’analyse de l’activité come nuova