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Modello di Heckscher e Ohlin

Nel documento Immigrazione: aspetti economici e sociali (pagine 71-77)

Nel modello di Heckscher e Ohlin la principale motivazione che induce al commercio internazionale è la diversità di dotazioni di fattori relative dei paesi, da cui si originano anche i vantaggi comparati.

Si consideri il caso in cui esistono due soli paesi, A e B, che producono entrambi due beni,

x e y, di diversa intensità fattoriale: la produzione di x richiede più capitale K, mentre per y si ha una

produzione intensiva di lavoro L. Ciò significa che il rapporto capitale/lavoro per il bene x è sempre più alto di quello necessario per la produzione di y:

I due input variano per quantità in A e in B: il primo è relativamente più dotato di capitale, mentre B ha abbondanza relativa di lavoro. Le due regioni considerate adottano la stessa tecnologia, quindi le loro funzioni di produzione sono uguali. I mercati dei beni e dei fattori produttivi sono concorrenziali, pertanto i prezzi di merci e input sono rispettivamente pari al costo marginale di produzione e alla produttività marginale; esistono, tuttavia, barriere al commercio internazionale dei fattori (però non a quello interno). I beni possono essere liberamente scambiati sul mercato nazionale ed internazionale. L’immobilità dei fattori comporta che, prima o dopo lo scambio, le dotazioni fattoriali rimangano inalterate e che le diversità di prezzo dei beni tra i due paesi non dipendano dalle preferenze dei consumatori ma unicamente dalle ineguaglianze dei prezzi relativi dei fattori.

Date queste ipotesi, nel paese A il lavoro costerà di più del capitale, perché ne è meno dotato; specularmente, in B il costo del capitale sarà relativamente più alto di quello del lavoro. In riferimento ad unità fisiche, quanto affermato implica che il rapporto tra capitale e lavoro in A è maggiore di quello in B:

> L K L K Y X

> L K L K B A

prezzo del capitale/prezzo del lavoro prezzo di y/prezzo di x (Py/Px)A (Py/Px)B (PK/PL)A (PK/PL)B (K/L)yB (K/L)xB (K/L)yA (K/L)xA

Relazione tra prezzi relativi dei fattori e prezzi relativi

dei beni Tecniche alternative per la

produzione di un’unità di x

Tecniche alternative per la produzione di un’unità di y

capitale/ lavoro La stessa relazione in termini di prezzi relativi dei fattori è espressa come:

Il prezzo del bene x sarà più elevato in B ma più basso in A ove è meno costoso produrlo; viceversa per il bene y. Questa diversità nei prezzi relativi origina un vantaggio comparato in ciascun paese, tale che A si specializzi nella produzione del bene capital-intensive x e B produca il bene y

labour-intensive. L’eccesso di output verrà venduto nel mercato internazionale, ove A e B potranno

acquistare ciò che hanno scelto di non produrre, rispettivamente y e x, che, ai prezzi di mercato, risulta meno costoso rispetto al caso di produzione interna. Tale specializzazione implica che nel paese A aumenti la domanda di fattore capitale per produrre x, e, nonostante si spostino risorse dal settore produttivo di y verso quello di x, il prezzo relativo di K tende ad aumentare. Nel paese B accade lo stesso per il prezzo relativo del fattore lavoro, la cui domanda aumenta relativamente a quella di capitale.

La relazione tra prezzi relativi dei fattori e prezzi relativi dei beni è rappresentata nel quadrante di sinistra del seguente grafico, mentre nel quadrante a destra le curve riproducono l’insieme delle tecniche alternative per la produzione unitaria dei due beni per diversi livelli di rapporto capitale/lavoro e di prezzi relativi dei fattori.

Figura 3.2: Relazione tra rapporto capitale/lavoro, prezzi relativi dei beni, prezzi relativi dei fattori.

Gli aumenti contemporanei dei prezzi relativi dei fattori induce al pareggiamento dei prezzi relativi dei beni sul mercato dello scambio internazionale e interno (legge del prezzo unico). Il grafico precedente diviene ora:

            < P P P P L K L K B A

prezzo del capitale/prezzo del lavoro prezzo di y/prezzo di x (Py/Px)A (Py/Px)* (PK/PL)A (PK/PL)B (K/L)x* (K/L)y* (K/L) xA

Relazione tra prezzi relativi dei fattori e prezzi relativi

dei beni Tecniche alternative per la

produzione di un’unità di x

Tecniche alternative per la produzione di un’unità di y

(Py/Px)B

(PK/PL)*

capitale/lavoro Figura 3.3: Pareggiamento dei prezzi relativi dei beni e dei fattori.

Quando i beni prodotti sono due e non uno il commercio di beni diviene una valida alternativa alla mobilità dei fattori: il paese A potrebbe importare lavoro ed esportare capitale indirettamente attraverso l’esportazione del bene ad alta intensità di capitale e l’importazione del bene ad alta intensità di lavoro (viceversa per il paese B). Questo flusso commerciale potrebbe portare ad un completo pareggiamento dei prezzi dei fattori senza alcun ricorso alla mobilità degli stessi e se si realizzasse , non vi sarebbe più alcun incentivo per i lavoratori a spostarsi da A a B.

Il modello in esame non ha avuto riscontri empirici frequenti, anzi, prima Leontief, poi Moroney e Walker, hanno verificato, con metodologie diverse, risultati contrastanti con le conclusioni di Heckscher e Ohlin. In particolare, Leontief ha dimostrato che i settori di esportazione degli Stati Uniti durante gli anni Cinquanta del Novecento sono stati quelli labour-intensive, sebbene sia un paese a maggior intensità di capitale; Moroney e Walker hanno studiato le regioni meridionali U.S.A., appurando che, nonostante siano ad alta intensità di lavoro, sono esportatrici di beni ad alta intensità di capitale (Capello, 2004).

Questo paradosso del modello, noto come paradosso di Leontief, può trovare spiegazione nel fatto che il modello non tiene conto né del progresso tecnico – possibile fonte di vantaggi comparati - né della diversità degli input in termini qualitativi; in particolare, il fattore lavoro non può essere rappresentato come un input omogeneo, dato che può essere più o meno qualificato.

Resta valida l’importante conclusione del modello e cioè la convenienza a specializzarsi nella produzione in cui si impiega il fattore relativamente più abbondante, quindi relativamente meno costoso, acquistando sul mercato i beni che non produce per i bassi livelli di produttività.

La convergenza dei prezzi dei fattori in assenza della loro trasferibilità è spiegata dalla caratteristica di sostituibilità tra commercio di beni e mobilità di fattori.

3.2.1 Modello a un solo bene: mobilità dei fattori

E’ possibile effettuare una ulteriore analisi. Mantenendo l’ipotesi che A sia relativamente più dotato del fattore capitale e B del fattore lavoro, si consideri il caso in cui si produca un solo un solo bene z, ottenuto comunque dalla combinazione di K e L. Le conoscenze tecnologiche dei due paesi sono le stesse, però si differenzino per i rapporti terra/lavoro. L’esistenza di un unico tipo di bene fa sì che lo scambio internazionale sia inutile, pertanto l’unica opportunità di integrazione internazionale sarebbe dato dallo spostamento dei fattori produttivi, ma si assume che il capitale non possa essere spostato e l’unico input mobile è il lavoro. A parità di altre condizioni, il livello di output in ciascun paese dipende unicamente dalle quantità di capitale e lavoro disponibili, pertanto le funzioni di produzione rappresentative di A e B sono rispettivamente: QA= f (L, T) e QB= f (L, T)

La forma della funzione dà ulteriori informazioni su come la quantità prodotta dipende dall’offerta di uno dei fattori mantenendo fissa la quantità dell’altro.

In caso di completa chiusura del commercio internazionale di beni e fattori i lavoratori guadagneranno più in A, perché sono meno, rispetto a quanto ricavano in B. Viceversa, il capitale è meglio remunerato in B, relativamente alla remunerazione che ottiene in A.

Ciò crea un incentivo alla mobilità dei fattori produttivi: i lavoratori vorranno spostarsi da B ad A e i proprietari di capitale vorranno spostare K da A a B, che, però, non è possibile. Se fosse concessa la totale libera circolazione dei fattori, il passaggio di lavoratori da B ad A ridurrebbe l’eccesso di offerta di lavoro in B provocando l’aumento dei salari, mentre in A accade il contrario: aumento dell’offerta di lavoro e riduzione dei salari. Gli effetti sull’offerta e la remunerazione del capitale sono analoghi: in B l’offerta di K aumenta e diminuisce la sua remunerazione; viceversa in A. Se non vi sono ostacoli allo spostamento della forza lavoro (e degli altri eventuali fattori mobili), questo processo continuerà fino a portare all’uguaglianza del prodotto marginale del lavoro (e degli altri input) nei due paesi.

Nella figura sono rappresentate le curve delle produttività marginale del lavoro in A e B, che diminuiscono all’aumentare dell’impiego di L.

L’area sottesa alle due curve corrisponde al prodotto totale del bene z. Il grafico permette di riprodurre le condizioni dell’equilibrio iniziale e di quello successivo alla liberalizzazione delle migrazioni. Sull’asse orizzontale è rappresentata la forza lavoro totale nel mondo, data dalla somma dei lavoratori in A e in B: i lavoratori occupati in A sono la forza lavoro da destra verso sinistra, quelli occupati in B da sinistra verso destra.

C D E L2 L1 MPLB MPLA O Occupazione in B O*

Migrazione di forza lavoro da B ad A

Occupazione in A

Forza lavoro totale mondiale

lavoratori. La situazione iniziale è configurata nei punti D ed E, ove vi sono OL1 lavoratori in B e L1O* lavoratori in A, per cui il salario reale sarà più basso in B (punto E) che in A (punto D). L’inizio di flussi migratori induce lo spostamento di lavoratori verso il paese che offre salari più alti, A, in cui gradualmente si verifica il decremento degli stessi salari e l’aumento della forza lavoro. Poiché accade la situazione opposta in B, vi sarà incentivo alla migrazione finché i salari in A e B saranno pari (punto C, con OL2 lavoratori in B e L2 O* lavoratori in A).

= area della produzione di z nel paese B = area della produzione di z nel paese A

Figura 3.4: Curve di domanda di lavoro dei paesi A e B in presenza di migrazione.

La riallocazione della forza lavoro mondiale porta ad una convergenza dei salari reali e ad un aumento della produzione totale; specificamente in A la variazione positiva di output è misurata dall’area sottesa alla curva di prodotto marginale e compresa fra L1 e L2 (area L1L2CD), mentre in B la produzione diminuisce dell’area corrispondente compresa sotto la propria curva del prodotto marginale (area EL1L2C). L’aumento di produzione che ha luogo in A è maggiore della diminuzione che ha luogo in B ed è pari all’area CDE.

Nel complesso si può affermare che si verifica un miglioramento del benessere, ma alcuni gruppi dell’economia potrebbero subire un peggioramento delle proprie posizioni: chi lavorava in B ora riceve un salario più alto, ma per i lavoratori in A succede il contrario.

Come visto nel caso della mobilità dei beni, anche per i fattori il pareggiamento dei prezzi non sempre è verificato nella realtà, o almeno non è verificato in maniera completa, a causa dell’esistenza di barriere naturali – ad esempio il trasporto di alcune risorse naturali - e artificiali che fanno da ostacolo al commercio di fattori oppure per la specifica dotazione di risorse dei paesi, che può facilitare una completa specializzazione, o, ancora, per le diverse tecnologie.

Il modello in questione è stato prima analizzato nel caso di sola mobilità di merci, poi di sola mobilità dei fattori e si può affermare che l’introduzione dell’immigrazione nel modello non ne altera i risultati dell’analisi: in entrambi i casi si verifica l’uguaglianza nei prezzi rispettivamente dei fattori e delle merci. Il fatto che il modello di Heckscher e Ohlin tratti in maniera simmetrica i flussi migratori e di beni implica che la migrazione internazionale di persone, che si spostano per un comportamento razionale di massimizzazione dei propri ricavi, è un altro modo di assicurare che i prezzi dei fattori siano eguagliati tra i paesi. Questa caratteristica espositiva per Borjas (1989) costituisce un punto di partenza per lo studio della internazionalizzazione dell’economia globale, inteso come processo causato dal commercio di beni o di forza lavoro, sebbene il modello divenga molto complesso quando si espande oltre la semplice struttura [2x2x2] (ossia 2 paesi, 2 beni, 2 fattori di produzione). In tal modo diviene abbastanza difficile analizzare questioni come la composizione del flusso migratorio, l’impatto dei cambiamenti nelle politiche migratorie, ecc.

Va detto che il modello non dà sufficienti informazioni di certezza sul ruolo della specializzazione sul processo di crescita di un’economia, anche se lo lascia presupporre per l’aumentata produzione mondiale e per il più elevato benessere complessivo.

Nel documento Immigrazione: aspetti economici e sociali (pagine 71-77)