• Non ci sono risultati.

Quando si vuole trattare di AGW non si può che iniziare dai modelli del IPCC (“Intergovernmental Panel on Climate Change”), un’organizzazione che fin dalla sua nascita sostiene tale teoria. L’obiettivo di questo capitolo è quindi quello di presentare le motivazioni che portano l’IPCC e i suoi sostenitori a supportare questa tesi. In particolare, una delle affermazioni più forti del IPCC è che il 97 % degli scienziati siano sostanzialmente concordi con il suo modello. Al di là dell’origine di tale affermazione (vedi riquadro seguente),si vedrà nello svolgimento di questo lavoro che non è propriamente così.

97% CONSENSUS

L'affermazione del 97% di consenso proviene da un articolo di Peter T. Doran in merito ad un'inchiesta effettuata da Margaret RK Zimmerman a 10’257 scienziati della Terra, di cui 3’146 hanno risposto. Il 97,5% di coloro che hanno risposto sono stati esclusi dopo che le loro risposte sono state ricevute. Infatti, di 3146 risposte ricevute, 79 sono state considerate per una domanda e 77 per l'altra.

76 scienziati su 79 (96,2%) hanno risposto “aumentate” a questa domanda: “Rispetto ai livelli pre-1800, pensi che la temperatura media globale sia aumentata, diminuita o sia rimasta relativamente costante?”. Osservando quanto presentato nel capitolo 2.1, risulta peculiare che non ci sia stato il 100% di consenso a questa domanda, scettici o meno. 75 di 77 (97,4%) hanno risposto “sì” a questa domanda: "Pensi che l'attività umana sia un fattore importante che contribuisca a cambiare le temperature medie globali?” Il problema di questa domanda è che può comprendere sia i gas serra che il particolato emessi dall’uomo, responsabile quest’ultimo della formazione di aerosol (vedere capitolo 2.4). Secondo lo scienziato Dave Burton [31], una domanda più coerente con quanto affermato dalla teoria AGW potrebbe essere stata: “Lei crede che le emissioni di CO2 da attività umane, come la combustione di combustibili fossili, stiano causando pericolosi aumenti della temperatura media globale?”. Con questa domanda viene racchiuso ciò con cui effettivamente si va ad intendere la teoria AGW.

Il modello IPCC

44

3.1 Breve storia

Durante gli anni Settanta si iniziò a consolidare una coscienza ambientale che ha portato l’attenzione dell’opinione pubblica su diversi temi, come per esempio le epidemie di cancro causate dai prodotti chimici, l’assottigliamento dello strato d’ozono e, appunto, il riscaldamento globale. Ciò ha portato all’esigenza di istituire un’organizzazione che si occupasse di vagliare questo problema. Fu così che nell’estate del 1988 nacque il Comitato Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC, Intergovernmental Panel on Climate Change), fondato dal Programma per l’Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP, United Nation Environmental Project) e dall’Organizzazione Metereologica Mondiale (WMO, World Metereological Organization), come organo delle Nazioni Unite. Nacque quindi dall’unione di un’associazione di ambientalisti con una di metereologi, e una delle conseguenze di ciò è che una delle prime critiche poste a questa organizzazione è che parta già dal considerare sicura l’influenza umana sul cambiamento climatico. Ciò viene ancor più evidente leggendo i “Principi” dell’IPCC, in cui si afferma che:

“The role of the IPCC is to assess on a comprehensive, objective, open and transparent basis the scientific, technical and socio-economic information relevant to understanding the scientific basis of risk of human-induced climate change, its potential impacts and options for adaptation and mitigation”.27

Come si può intendere da questa frase, se risultasse che l’attività umana non avesse una influenza importante sul cambiamento climatico l’IPCC non avrebbe più motivo di esistere. Uno degli ideologi più importanti dell’IPCC (di cui fu presidente dal 1997 al 2002) fu Robert Watson, un chimico dell’atmosfera, che ebbe un ruolo decisivo per la stesura del Protocollo di Montreal del 1987 per il controllo dei clorofluorocarburi (CFC) e da cui venne preso lo stesso tipo di meccanismo di controllo per i gas serra nella stesura del Protocollo di Kyoto. I principali componenti e gli autori leader dei rapporti del Comitato furono nominati dai governi e i Riassunti per i Responsabili Politici (SPM, “Summary for PolicyMakers”) di quei rapporti sono stati soggetti all’approvazione dei membri governativi dell’ONU. Durante la sua storia, l’IPCC ha redatto 4 rapporti, alla cui stesura hanno partecipato migliaia di scienziati. Tali rapporti sono molto voluminosi (oltre le 800 pagine) e di difficile comprensione per coloro che non sono scienziati specializzati. Ne deriva che per ogni rapporto viene scritto un riassunto, detto SPM, da un ristretto gruppo di scienziati, che viene poi rivisto e approvato, rigo per rigo, dai rappresentanti dei governi membri.

Il primo rapporto (FAR, First Assessment Report), pubblicato nel 1990, concluse che le osservate variazioni di temperatura erano “generalmente in accordo” coi modelli a gas-serra. Si pervenne alla stima di una “sensitività climatica” corrispondente, in seguito ad un raddoppio di gas-serra, ad un aumento di temperatura compreso fra 1.5 e 4.5 °C. Si calcolò che la CO2 fosse stata responsabile per oltre la metà dell'effetto serra. Si stimò che nell'ambito di un "business as usual" (BAU) scenario, la temperatura media globale sarebbe aumentata di circa 0,3 ° C per decennio durante il XXI secolo. Si stabilì che la temperatura superficiale globale media dell'aria fosse aumentata di 0,3-0,6 ° C negli ultimi 100 anni, sostanzialmente in linea con le previsioni dei modelli climatici, ma anche dello stesso ordine di grandezza della variabilità naturale del clima. Si affermò anche che ci fossero molte incertezze nelle previsioni, in particolare per quanto riguarda i tempi, la grandezza e i modelli regionali del cambiamento climatico, dovuti alla comprensione incompleta dei fenomeni riguardanti:

Il modello IPCC

45

Documenti correlati