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Un nuovo modello matematico per l’analisi finanziaria di impresa. La nuova disciplina fiscale nazionale costituirà un elemento di

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4. Un nuovo modello matematico per l’analisi finanziaria di impresa. La nuova disciplina fiscale nazionale costituirà un elemento di

notevole innovazione nel calcolo della convenienza economica dei pro­ getti di investimento e in generale o nelle scelte relative alla gestione finanziaria.

Di tutto questo dovranno tenere conto gli analisti finanziari e i responsabili aziendali in situazioni ordinarie o straordinarie della vita di impresa, quali ad esempio:

— la scelta delle strutture finanziarie di impresa;

— la scelta fra internalizzazione o esternalizzazione dell’ attività produttiva {moke or buy) (40);

— il computo del Valore Attuale Netto — VAN — di un inve­ stimento;

— la valutazione delle aziende, che richiederà, per quanto con­ cerne l’utilizzo di procedimenti reddituali o misti, la necessità di adat­ tare i metodi di calcolo dei rendimenti netti attesi alla nuova normati­ va fiscale;

— il calcolo di convenienza nella scelta leasing/mutuo-,

la definizione di base case in operazioni di project finan-cing (41);

— le scelte finanziarie in operazioni di finanza straordinaria, co­ me ad esempio nel caso di un’operazione di leverage buy mit;

— la determinazione di un Equivalente Sovvenzione Netto o Lordo (42) — ESN o ESL — nel caso dei finanziamenti connessi alla

legge 488/92. 40 41 42

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(40) Su tale scelta peserà, come visto in precedenza, l’ incidenza dell’Irap. (41) Il diverso sistema di tassazione potrebbe incidere, oltre che sui piani finan­ ziari del progetto, anche per mezzo di un più frequente uso di covenants contrattuali volte ad impedire la distribuzione di utili e a incrementare il Patrimonio investito nel progetto.

(42) I programmi di investimento delle imprese localizzate nelle « aree depres­ se » del Paese possono ricevere un sostegno finanziario nella forma di un contributo in conto capitale, grazie alla Legge 488/92. I fondi destinati alle agevolazione di detta Legge derivano in parte dagli stanziamenti dello Stato e in parte dai Fondi Strutturali della UE. L’agevolazione, consistente in un contributo in conto capitale il cui ammon­ tare massimo, espresso in Equivalente Sovvenzione Netto — ESN — o Equivalente Sovvenzione Lordo — ESL, varia in relazione ai territori in cui verranno realizzati gli investimenti e alla dimensione dell’impresa richiedente. L ’ESN tiene conto, a differen­ za ddYESL, degli aspetti fiscali connessi all’operazione, nel senso che l’agevolazione viene maggiorata della imposizione fiscale sul contributo. Il fatto che il 50% del con­ tributo erogato concorre alla formazione del reddito d’impresa e che esso sia sottoposto a normale tassazione, fin qui predeterminata nel 53,2% (Ilor + Irpeg), espone ora i soggetti economici interessati ad un nuovo processo di calcolo del fattore fiscale. Per

Infatti, se fino ad ora nel corso di qualsiasi calcolo finanziario si teneva conto di un unica aliquota (t) e di un’unica base imponibile, determinando il reddito netto come:

F „ = F , x ( l - i ) con:

Yn = reddito netto F; = reddito lordo t = aliquota fiscale

d’ora in avanti, a seguito delle citate innovazioni fiscali, si rende­ rà necessario sostituire l’espressione matematica sopra esposta con una espressione che, sebbene più complessa, riesca a tenere conto del fatto che:

I. si passerà ad un modello con tre aliquote diverse, quali: tir/,,:-, (ordinaria, 37%);

h ) i T (19% ) ;

-~t;, tjrap (con quest’ultima diversa da regione a regione); II. le basi imponibili aumenteranno da una a tre, essendo esse:

VA = Valore Aggiunto;

— Yi_Irpeg = reddito lordo imponibile Irpeg;

r ~ Yi-dit = reddito lordo imponibile Dual Income Tax; con 1 / 1 / - Irp eg F y _ f)/'p

Considerando l’ipotesi che il reddito lordo totale prodotto sia su­ periore al reddito imponibile ai fini della Dual Income Tax, e cioè che:

Y 1 " t F y _ D I T > 0 ,

riteniamo che il calcolo del reddito netto dovrà essere computato per mezzo della seguente espressione:

F „ — F y — VAX tjrapY] . irpegX tjrpeg — Yj . P)JTX tj)]T

In tal modo il reddito netto (Yn) si ottiene sottraendo dal reddito lordo (F z) l’ammontare di tasse pagate per l’Irap, per l’Irpeg e per la Dual Income Tax.

Tale nuova espressione consente di tenere conto della presenza di tre basi imponibili e di tre diverse aliquote di imposta. Ciò costringe gli operatori economici a predisporre piani finanziari molto più parti-un più ampio approfondimento cfr. Di Sabatino V, Paniciii, La politica comunitaria per la coesione economica e sociale. Forme di intervento attraverso i fondi a finalità strut­ turale, Università degli Studi di Roma, Facoltà di Economia e Commercio, Scuola di specializzazione in Diritto ed Economia delle Comunità Europee, 1990.

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colareggiati di quelli fino ad oggi sviluppati. In particolare, essi do­ vranno stimare l’ammontare di valore aggiunto prodotto e dovranno tenere conto della possibilità di usufruire di una tassazione ridotta ai sensi della Dual Income Tax, cercando di massimizzare gli eventuali vantaggi derivanti da operazioni di aumento di capitale o da esterna- lizzazione di alcune fasi del processo produttivo.

5. Conclusioni.

Il ragionamento fin qui svolto ci ha permesso di comprendere co­ me l’abolizione dell’Ilor e l’introduzione dell’Irap e della Dual Income Tax costituirà una profonda modificazione in materia fiscale e di ana­ lisi finanziaria, tale da influenzare significativamente le politiche fi­ nanziarie delle imprese e i metodi di calcolo volti alla determinazione delle scelte finanziarie ottimali.

In generale, la riforma che si preannuncia ha lo scopo dichiarato di portare ad un rafforzamento del sistema produttivo nazionale, in virtù di un innalzamento del grado di capitalizzazione delle imprese. Tale obiettivo è raggiungibile attraverso l’introduzione di meccanismi volti a diminuire la discriminazione tributaria fra capitale di debito e capitale proprio, così da rendere meno conveniente il ricorso all’inde­ bitamento.

Il processo di contrazione del beneficio fiscale da interessi passivi, analizzato nel corso del lavoro, dovrebbe condurre i responsabili aziendali verso una maggiore propensione all’autofinanziamento e, quindi, verso un maggiore equilibrio delle strutture finanziarie. La volontà del Legislatore di indurre un miglioramento strutturale degli indici di bilancio delle imprese italiane è d’altronde sottolineata dal­ l’introduzione della tassazione sui proventi dei collaterali a garanzia (Decreto 323-1996).

Non è errato ritenere che una maggiore capitalizzazione delle im­ prese italiane possa permettere processi di sviluppo più facilmente so­ stenibili, con un benefico influsso sull’andamento degli investimenti nazionali. Ove ciò si realizzasse, gli effetti positivi potrebbero arrivare a dispiegarsi anche sul mercato mobiliare nazionale, almeno in un’ot­ tica di medio-lungo periodo, consentendo un incremento del numero delle medie imprese potenzialmente « quotabili », e questo anche in virtù dell’aliquota Dit ridotta prevista.

Con riferimento alle altre ipotesi di riforma analizzate nel secon­ do capitolo, il sistema Dual Income Tax appare in grado dì ridurre la

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forte discriminazione tributaria fra capitale proprio e capitale di debi­ to, lasciando spazio alla possibilità di mettere in moto una spirale di meccanismi positivi, pur se in misura più contenuta rispetto allo sche­ ma dell'AUovoance for Corporate Equity (che prevede una tassazione del solo « extra-profitto »). La scelta della metodologia Ditgarantisce però, in paragone al sistema Ac e, maggiori entrate tributarie, cruciali per il mantenimento degli equilibri di Finanza Pubblica e per il rag­ giungimento degli standard imposti all’Italia dal trattato di Maastricht. Il sistema Ditsembra, inoltre, più facilmente adattabile alla pra­ tica contabile italiana rispetto a quello basato sulla tassazione dei flussi di cassa, soluzione questa che comporterebbe una variazione troppo netta del modus operandi abituale.

Con riferimento al sistema della Comprehensive Business Income Tax, la Dual Income Tax ha il vantaggio principale di evitare i con­ traccolpi sul sistema produttivo dovuti alla totale eliminazione del be­ neficio fiscale da interessi passivi, che, se imposta in un solo Paese, potrebbe disincentivare l’afflusso e la permanenza di capitali stranie­ ri. Tuttavia, la decisione di premiare solamente gli aumenti di capita­ le avvenuti dopo la data del 30 settembre 1996, pur offrendo un bene­ ficio a chi intende porre rimedio a politiche sbagliate fin qui seguite, non risulta invece premiante per quelle imprese che avevano già adot­ tato scelte finanziarie più equilibrate.

Tuttavia, il nuovo sistema di tassazione dei redditi di impresa basato sull’introduzione delFIrap e della Dual Income Tax comporta dei problemi legati:

• ai tempi e ai costi derivanti dalla necessità di includere l’Irap nei trattati internazionali contro le doppie imposizioni;

• alla possibile nascita di (limitati) comportamenti di concorren­ za fiscale fra regioni, a causa della differenza fra le aliquote di imposta Irap;

• alla corretta definizione del tasso di rendimento da applicare allo schema Dit, e in particolar modo alla scelta dei titoli da immette­ re nel paniere di riferimento, nonché dell’orizzonte temporale adottato;

• allo svilupparsi di processi di esternalizzazione di attività pro­ duttive, attuati al fine di ottenere una traslazione di imposta Irap;

• alla difficoltà di assicurare l’invarianza di gettito fiscale, data la complessità della riforma (43);

(43) Cfr. Monòhciiio A La fiscalità d’impresa tra Dit e Irap, in II Fisco, 12 gennaio 1998.

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• al fatto che la tassazione si effettuerà su tre diverse basi impo­ nibili, e precisamente:

— sul valore aggiunto — su cui colpirà l’Irap;

~ SU1 reddito lordo al netto di un reddito figurativo ai sensi della Dual Income Tax, su cui colpirà l’Irpeg;

sul reddito figurativo calcolato ai sensi della Dual Income Tax, su cui colpirà la Dit stessa.

Le più usuali formule di matematica finanziaria per l’individua­ zione delle scelte economiche ottimali dovranno essere adattate alla nuova normativa fiscale. Le espressioni algebriche finora usate per addivenire ad un risultato netto da imposte dovranno essere sostituite da nuove espressioni capaci di tenere conto dei cambiamenti del siste­ ma di tassazione dei redditi di impresa. Il modello proposto nel pre­ sente lavoro potrebbe contribuire al raggiungimento di tale risultato. In conclusione, lo sforzo di adattamento alla nuova normativa tributaria sarà rilevante. Il cambiamento non porterà, tuttavia, van­ taggi per tutti: le imprese con un maggiore uso della leva finanziaria perderanno, infatti, parte dei benefici connessi all’uso di capitale di debito. Le scelte relative alla struttura produttiva di impresa saranno anch’esse influenzate, e ciò a motivo di una ricerca di risparmio di im­ posta o di traslazione della stessa.

I responsabili aziendali dovranno cercare di cogliere le ampie op­ portunità offerte dal nuovo sistema di tassazione del reddito di impre­ sa, onde massimizzare il valore economico di impresa.

La rilevanza della funzione di tax planning all’interno del proces­ so di governo di impresa sarà, perciò, sempre più ampia, soprattutto ove si consideri che le esistenti possibilità di arbitraggio fiscale inter­ nazionale spingeranno verso un certo (quanto lento) processo di armo­ nizzazione fiscale a livello europeo (44). 44

(44) L ’armonizzazione delle normative tributarie dei Paesi delfUnione Euro­ pea sarà uno dei più importanti fattori di innovazione in materia fiscale del prossimo futuro. La necessità di tale processo è stata espressa — durante le considerazioni finali della 103a assemblea della Banca d’Italia — anche dal Governatore Dr. Fazio, il qua­ le, nella parte dedicata allo spazio monetario e finanziario europeo, così si è espresso: « È indispensabile, urgente, l’armonizzazione della normativa e dei trattamenti fiscali delle imprese e del risparmio ». Le recenti proposte della Commissione Europea sem­ brano muoversi in tale direzione.

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LA FISCALITÀ NEL TERZO MILLENNIO

di Giulio Tremonti

Università, degli Studi di Pavia

0. Avvertenza per il lettore.

Tentare « profezie » è da sempre un mestiere difficile e, cultural­ mente piuttosto pericoloso. L ’ultima volta che ho provato a fare « profezie » fiscali (G. Tremonti, « Una riduzione che svuota i parla­ menti », in Corriere della sera, 19 luglio 1989; G. Tremonti-V. Vitaletti, La fiera delle tasse. Stati nazionali e mercato globale nell’età del consumi­ smo, Il Mulino, Bologna, 1991) si trattava di « profezie » (i) sulla mi­ grazione fiscale dei capitali, causa di effetti sostanziali di regressività a carico soprattutto del lavoro dipendente, e (ii) sulla regressione neces­ saria dei sistemi fiscali moderni, verso forme di imposizione empirica « medioevale ».

A prova del fondamento di quelle « profezie » si può notare il fat­ to che, se pure con qualche anno di ritardo, alle stesse conclusioni so­ no arrivate: l’Unione europea, in materia di rapporto tra imposizione sui redditi e sul lavoro; VEconomist, in materia di fiscalità « medioeva­ le ». Cfr.: « Disappearing taxes », 81 maggio 1997, secondo cui: « ... in days gone by, kings used to collect most of their revenue from land ta­ xes ... how ironie it would be i f thè computer age required thè post indu­ striai world to go back to a pre-industrial tax System ».

La relativa attendibilità delle « profezie » non mi ha evitato (ha forse causato) la celebrazione di un processo rituale, officiato in B olo­ gna da un gruppo di esperti esorcisti (culturali). Il fatto che questi siano ora per lo più distratti, dall’impegno diretto od indiretto nell’ at­ tività di governo, riduce, ma non elimina del tutto, il rischio di un ri­ to di appello.

Il professor Emilio Gerelli, autore di scritti originali sull’argo­ mento, è nominato avvocato. Non potrei avere difensore (ed ispirato­ re) migliore.

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zare) che ho introdotto, nel testo che segue, l’ elemento del gioco. Per ottenere l’effetto complessivo (un millennio, in breve) ho infatti dovu­ to comprimere il tempo e fotografare gli sviluppi essenziali dell’« evolu­ zione » fiscale attesa. In questi termini, la rappresentazione fatta nel testo che segue si configura come un primo, pionieristico, esercizio di dadaismo fiscale.

1. Prima di cominciare il cammino, è opportuno fare il punto sulla « mappa » della storia. Una mappa che si sviluppa nella Figura 1.

Su questa « mappa » il « punto » attuale (ovvero: il tempo presen­ te) può essere posizionato, con sufficiente approssimazione, nell’inter­ vallo tra il numero 6 ed il numero 7.

Fig u r a 1

modello asiatico erede del modello

anseatico; fondamentalismo terrorism o neo-tribalism o mafie feudalesimo - modello

sacrorom anoim pero

(a gg re ga zion e di principati, marchesati, città-stato, etc.) fine deffimpero flussi migratori (Scapitati e ctipopoli stato-nazione

Questo è il punto « geografico & storico ». Un punto che può esse­ re ancora meglio definito, passando dal piano « geografico & storico »,

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su cui si sviluppa la « mappa », alla dimensione « poetica & politica », in cui stiamo entrando.

Si sono dunque avverate le profezie di Wolfang Goethe (« I bi­ glietti alati voleranno più in alto deU’immaginazione umana ») e di Karl Marx (« L ’antico isolamento nazionale sarà sostituito dall’inter­ dipendenza universale »).

Goethe e Marx non conoscevano gli strumenti della « modernità » (non conoscevano le automobili, la televisione, i computers), ma sono stati capaci di prevederne gli sviluppi: la dematerializzazione, la fi­ nanziarizzazione, la globalizzazione della ricchezza.

Fenomeni, tutti questi, che hanno modificato (stanno modifican­ do) radicalmente la struttura economica e sociale dell’esistente.

È su questa base che si può in specie introdurre una prima imma­ gine: la differenza tra la vecchia e la nuova struttura economica e so­ ciale dell’esistente è la stessa differenza che c’è, tra (i) un (vecchio) main frame computer e (ii) Internet.

Una differenza che può essere stilizzata nella Figura 2.

A ben vedere la struttura nuova è, in realtà, estremamente vec­ chia. In particolare, coincide perfettamente con la struttura flessibile ed anarchica originariamente tipica della società medievale europea. Si tratta solo di verificare come si sta articolando questa « regressio­ ne », come si sviluppa il passaggio a ritroso, dal mondo contemporaneo al mondo medioevale, un mondo in cui è in specie possibile vedere i tratti essenziali del mondo futuro.

Fig u r a 2

Vecchia struttura economico-sociale: Nuova struttura economico-sociale :

La vecchia struttura è: La nuova struttura è:

- verticale; - orizzontale;

- dominata da linee di potere top-down

;

- anarchia e interattiva;

- piramidale; - nodale;

- centrale; - federale;

- rigida; - flessibile;

- integrata; - autonoma;

- mossa da una logica“ cartesiana” - mossa da logiche empiriche, estese basata essenzialmente su Law & da Law <& Mathematicsad altri

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2. La struttura politica dei sistemi politici contemporanei, posti a ba­ se dello Stato-nazione, è stilizzata sul modello giacobino e basata sul principio del dominio territoriale chiuso.

Più in dettaglio, la struttura si articola come segue:

— lo Stato-nazione ha (aveva) pieno dominio sul (suo) territorio. Un dominio esercitato con mezzi fisici (barriere doganali) o con mezzi giuridici (vincolo di uso limitato della moneta, realizzato attraverso i monopoli di cambio);

; — il controllo del territorio garantisce (garantiva) allo Stato-nazio­ ne il controllo della-rrcchezza, fisicamente contenuta dal e/o nel territo­ rio (ricchezza agraria o mineraria) o basata sul territorio (fabbriche e

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