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I L “ MODELLO S TRASSER ” E LA NUOVA DIRIGENZA FEMMINILE

Come vedremo di seguito, il modello di organizzazione della FA pensa- to ed introdotto da Strasser con la fondazione della NSF e perfezionato negli anni successivi fu l’elemento che, nel lungo periodo, influì mag- giormente sullo strutturarsi di una dirigenza femminile nazionalsociali- sta. L’effetto pratico più immediato della nuova strutturazione fu un rapido incremento della funzionalità e dell’efficacia dell’azione della NSF ed una sua maggiore compenetrazione con la politica della NSDAP. L’azione di assistenza sociale della NSF era stata integrata da Strasser nelle attività del partito proprio per avere un forte impatto psi- cologico soprattutto sulle famiglie dei disoccupati, molti dei quali, so- prattutto i più giovani, erano già stati arruolati dalla NSDAP nei “repar- ti d’assalto” della NSDAP: le SA. Nelle varie sedi della NSF, ovunque, venivano svolti piccoli lavori di artigianato, venivano riparati calzini e camicie; altri capi o oggetti venivano prodotti e poi venduti nelle serate di beneficenza allo scopo di raccogliere fondi da destinare al Winterhil-

fsdienst (Opera nazionalsocialista d’assistenza invernale) ed ai famigliari

191 «Die Frauenarbeit ist Parteiarbeit, wer sich dagegen verfehlt, sei es in welcher Form und Äusserung nur immer, verfehlt sich gegen §4 unserer Satzungen und wird danach bestraft»: ibidem.

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di “prigionieri politici”.192 Centinaia di donne impegnavano dunque il

proprio tempo libero per raccogliere cibo e vestiario da ridistribuire ai compagni di partito bisognosi o per aiutare nelle attività domestiche e sanitarie altre donne in difficoltà (spesso mogli e figlie di SA “cadute” o in prigione, o anche semplicemente di disoccupati). Nel Baden, ad e- sempio, nell'autunno del 1931 la Gaufrauenschaftsleiterin (GFL) Ger- trud Scholtz-Klink, diede ordine, sul modello di quanto già avveniva altrove, di allestire in ogni grande città della regione una mensa per far fronte ai problemi economici di SA ed SS disoccupate. Una di queste mense era stata allestita a Mannheim dal locale gruppo femminile della NSDAP in un vecchio appartamento nel centro della città che alcune SA avevano ristrutturato. Qui si alternavano tra fornelli e bancone sette donne per ogni turno, preparando e servendo ogni giorno, al costo di 10 Pfg. l’uno, circa 150 pasti caldi, composti per lo più da una zuppa ed un secondo di patate e carne. In sei mesi la mensa servì 40mila pasti, di cui 12mila completamente gratuiti.193 Altre mense sorsero ovunque. Esse

ricevevano il cibo da un apposito ufficio distrettuale del partito. Gli ali- menti venivano acquisiti sia attraverso le offerte in denaro che gli iscritti talvolta facevano in aggiunta alla quota associativa mensile, sia attraver- so le donazioni in natura da parte di commercianti e simpatizzanti. Nel- la maggior parte dei casi la conduzione delle mense e delle altre attività

192 Frau von Gustedt la GFL del Gau Großberlin riferisce in una missiva dell’ottobre 1931 al Sektionsleiter dello stesso Gau l’opinione di Joseph Goebbels per cui «Die Kuchen sind im [...] Winter für die gesamte Parteigenossenschaft von grösser Bedeu- tung [...] im kommenden Winterhalbjahr darf kein Pg. hungern!»: Bundesarchiv Ber- lin, Betr. Arbeitslosenkuchen, 01.10.1931: f. NS 44, b. 64.

193 Die Notküche der NSF Mannheim, in «NS-Frauenwarte», 1932, n. 2, p. 44; Bun- desarchiv Berlin, Betr. Arbeitslosenkuchen, 01.10.1931, f. NS 44, b. 64.

era tutt'altro che improvvisata ed anzi veniva gestita con grande profes- sionalità. Almeno stando ai resoconti, la mensa disponeva di un contabi- le che controllava e registrava quanto veniva incamerato attraverso le donazioni ricevute e quante porzioni di cibo ogni giorno venivano pre- parate e distribuite. Oltre al mecenatismo di alcuni (invero pochi) indu- striali, e quello di alcune ricche signore della borghesia o militanti ec- centriche, durante il “periodo di lotta” le donazioni più o meno sponta- nee che venivano dalla base del partito erano un aspetto centrale del fi- nanziamento della NSDAP, in questo periodo cronicamente indebitata, e della sua costosissima propaganda. Le donne della NSF ebbero sicu- ramente un ruolo centrale nel sistema con cui il partito in quel periodo incamerava fondi; ad esempio organizzando un numero pressoché infi- nito di collette condotte per strada, lotterie e serate di autofinanziamen- to.194 A volte le donne della NSF giravano per settimane per le strade

dei quartieri cittadini con i gagliardetti in bella vista, passando porta a porta, negozio per negozio, chiedendo contributi sia in soldi che in na- tura. Talvolta dovevano agire con estrema discrezione, perché il nemico – secondo la propaganda – si nascondeva ovunque, anche tra i clienti di una salumeria, tanto da costringerle a «[raccogliere i soldi] in segreto presso i negozianti, che avevano paura di mettere a rischio la loro attivi- tà se avessero donato pubblicamente cibo o altre merci ai nazisti».195 A

tutti quelli che avevano appoggiato il “movimento” con una donazione veniva rilasciata una ricevuta che, a seconda dei casi e degli anni, consi-

194 Bundesarchiv Berlin, Zur Chronik der NS Frauenschaft, cit., f. NS 26, b. 254. 195 «...heimlich bei den Geschäftsleuten, die fürchten mussten, ihre Wirtschaft zu verlieren, wenn sie öffentlich Lebensmittel oder sonstige Waren für die Nazis gegeben hätten»: Bundesarchiv Berlin, Zur Chronik der NS Frauenschaft, cit., f. NS 26, b. 254.

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steva in un contrassegno, in una marca da bollo con le effigi del partito, in una spilletta della NSF o in una moneta fregiata dell’immancabile croce uncinata. Talvolta però esse tornavano alla sezione a mani vuote a causa di massaie e commercianti «restii ad aprire le tasche»; altre volte invece questo tipo di raccolte, nonostante la grande crisi economica, avevano degli esiti talmente ricchi da poter esser doppiamente sfruttati dalla propaganda del partito.196 È il caso ad esempio della "Fiera di Na-

tale" organizzata nel 1932 dalla NSF di Amburgo, il cui ricavato era destinato all'acquisto di regali per le famiglie numerose o della colletta condotta sempre nello stesso anno dalle donne del gruppo di Mittweida in Sassonia, per realizzare una serata di beneficenza. Secondo i resoconti ufficiali, i prodotti ed i doni raccolti furono talmente tanti e ricchi da riempire ben tre vetrine, allestite nelle strade del centro cittadino e sor- vegliate giorno e notte da una SS.197 Beneficenza, assistenza, attività ri-

creativa e militanza si fondevano quindi in un’unica campagna propa- gandistica che vedeva come protagoniste le donne. Sia che si trattasse dell’organizzazione di una colonia estiva per i figli (meglio se numerosi) di SA o SS disoccupate,198 o della realizzazione di serate di intratteni-

mento culturale con annesse onnipresenti e ripetitive conferenze sui

196 Aus der Arbeit der NS-Frauenschaft. Große Weihnachtsmesse der Hamburger

Frauenschaft, in «NS-Frauenwarte», 1933, n. 14, p. 327.

197 NS-Frauenschaft, Ortsgruppe Mittweida i. Sa., in «NS-Frauenwarte», 1932, n. 2, p. 283.

198 Come quella organizzata nel 1932 da Paula Siber, la GFL di Düsseldorf, che «Trotz Wahlkampf, Aufklärungsarbeit, ständig anwachsender Not in unseren Reihen, und eine dadurch immer mehr zusammenschrumpfende Hilfskasse» riuscì a portare in vacanza ben 135 bambini: Die NS-Frauenschaft Gau Düsseldorf bringt 135 Kinder in

temi caldi della propaganda, attraverso le donne, attraverso queste azio- ni, gli slogan nazionalsocialisti passavano tra la gente, arrivavano alla massa. Nel drammatico contesto di depressione economica e disagio sociale che si era venuto a creare a causa della sospensione degli investi- menti americani in Germania dopo il 1929, il lavoro della NSF rappre- sentava «il mezzo ideale attraverso cui dare concretezza alla propaganda nazionalsocialista». Attraverso le sue donne, spesso utilizzando metodi di propaganda porta-a-porta, il partito faceva arrivare i messaggi della

Weltanschauung nazionalsocialista nelle case della gente.199 Il lavoro

caritativo ed assistenziale svolto dalle donne della NSF, riprendendo nelle forme e nei metodi la lunga tradizione di mobilitazione patriottica a favore di poveri, reduci e disoccupati che aveva caratterizzato l’associazionismo femminile tedesco a partire dalla fine dell’ottocento, continuò ad avere per le donne un grande significato politico e politiciz- zante, tanto che effettivamente, come riporta non senza un eccesso di enfasi la Passow: «Dalla massa anonima delle attiviste di ogni classe si delineò il profilo delle dirigenti locali, circoscrizionali e distrettuali».200

Se, a livello del lavoro pratico locale, la difficile situazione degli anni precedenti sembrava essersi stabilizzata permettendo che il “travaso” da DFO e FAG potesse avvenire senza intoppi rilevanti, contrasti profondi per quanto riguarda la definizione generale della FA e la sua organizza- zione in funzione della NSDAP continuarono però ad esistere e resiste- re soprattutto tra i gruppi dirigenti locali e quello centrale di Monaco. Una delle cause, abbiamo accennato, fu sicuramente la nomina di Zan-

199 Bundesarchiv Berlin, Zur Chronik der NS Frauenschaft, cit.: f. NS 26, b. 254. 200 Ibidem.

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der a dirigente della sezione “lavoro femminile” della NSDAP. Sebbene, come puntualmente osservato da Jill Stephenson, il ruolo di Zander presso la Reichsleitung fosse esclusivamente consultivo e quindi privo di qualsiasi prerogativa di decision-making se non quella (di fatto negatale dai diretti interessati) di proporre le GFL ai GL,201 questo nuovo inca-

rico sembrava a molte donne della FA troppo simile a quello che già aveva ricoperto nel DFO. Non poche erano infatti quelle che vi ricono- scevano un vero e proprio impedimento ad una ricomposizione dei con- trasti interni e, non meno importante, un ostacolo nel raccordo tra le dirigenze locali ed il livello nazionale.

Strasser in quel periodo era pienamente consapevole della reputazione di cui godeva Zander tra le donne del movimento, quali erano dunque i reali progetti che egli aveva per la dirigenza femminile? Quale era la funzione che il gruppo dirigente femminile avrebbe dovuto assolvere nella NSDAP? Una risposta a queste domande può essere ricavata dalla lettura degli sviluppi organizzativi cui l’intera struttura della NSDAP fu sottoposta proprio nel periodo tra la chiamata di Zander a Monaco e le dimissioni che Strasser presentò ad Hitler nel dicembre 1932. Quelli erano infatti gli anni in cui una nuova, ulteriore, riforma delle strutture della NSDAP si era resa necessaria, per evitare che (dopo essersi aggiu- dicata con le elezioni di metà settembre 1930 ben 107 seggi nel parla- mento del Reich, consacrandosi come secondo partito dopo la SPD) una sua crescita incontrollata, paradossalmente, ne limitasse l’influsso che essa aveva via via conquistato sulla politica nazionale,202

201 Stephenson (1978), p. 57. 202 Stachura (1983), p. 71.

Se con la sua prima azione di riforma Strasser aveva ridefinito la presen- za territoriale della NSDAP, in questa seconda fase il ROL ridisegnò invece completamente la Reichsleitung, al fine di mettere in atto in ogni struttura del partito quelli che riteneva essere i capisaldi di questa nuova manovra, ovvero: razionalizzazione, centralizzazione ed efficienza, rea- lizzabili solo attraverso una maggiore standardizzazione strutturale ed attraverso una decisa opposizione ai fenomeni, frequenti e dannosi, di corruzione nel partito.203 Al fine di alleggerirsi del lavoro “politico”

svolto fino a quel momento per concentrarsi interamente sullo sviluppo ed il controllo dell’organizzazione in senso stretto, il primo intervento di Strasser fu quello di dividere, a livello di direzione generale, la gestio- ne della burocrazia ordinaria del partito (ROL-I) da quella più pretta- mente politica (ROL-II); le redini della prima di queste due sezioni fu- rono prese in mano da Strasser, il quale assegnò la guida della seconda a Konstantin Hierl, un suo fidato collaboratore ed amico sin dal 1925. Questa seconda sezione era nata soprattutto dalla preoccupata constata- zione da parte di Strasser che i nazisti, a fronte delle prime importanti vittorie elettorali, continuavano ad avere «solo un programma ideologi- co» e nessun programma di governo. Ritenendo invece la presa del po- tere oramai imminente, Strasser iniziò a porsi il problema, in maniera molto più pragmatica di quanto in quel momento facessero ad esempio Goebbels o lo stesso Hitler, del cosa sarebbe seguito alla «lotta per il potere» che la NSDAP stava conducendo.204 Per questo motivo orga-

nizzò la ROL-II come una sorta di “governo ombra”, con gli uffici or-

203 Ibidem.

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ganizzati sul modello dei futuri ministeri nazionalsocialisti e quindi suddivisi per ambiti d’intervento (ad esempio politica agraria, questioni giuridiche, economiche, di difesa e politica estera). Mentre la sezione di Hierl fungeva da laboratorio in cui pianificare lo sviluppo a lungo ter- mine di un sistema di governo, nella ROL-I Strasser si preoccupò di stabilizzare il partito in generale, organizzando il popolo nazionalsocia- lista in diversi gruppi d’interesse. Per ognuno di quelli che aveva indivi- duato egli creò una divisione specifica all’interno della RL, trasforman- dola così in una sorta di embrione del futuro stato corporativo.205 An-

che la costituzione di una struttura femminile razionale quale la NSF, «con la sua organizzazione centrale ed un suo corpo dirigenziale»,206 era

dunque per Strasser il primo passo per un’integrazione corporativa delle donne nel futuro Terzo Reich, insieme agli impiegati statali, ai reduci di guerra ed agli operai.

Nel contesto generale del riordino della NSDAP e, non meno impor- tante, in quello specifico della creazione della NSF e dell’ufficio di Zan- der presso la RL, vediamo dunque che l’idea di Strasser, di voler consi- derare le «donne come un gruppo d’interesse» o come una corporazio- ne, assume un valore piuttosto diverso da quello assegnatogli dalla sto- riografia sul tema, la quale si rifà fondamentalmente all’interpretazione di Stephenson per cui la NSF era «il risultato dell’insistenza generale del

205 Facendo tuttavia attenzione a non frammentare troppo l’organizzazione in un numero incontrollato di gruppi professionali, che avrebbero più che altro riproposto una divisione per classi che Strasser voleva invece eliminare: Stachura (1983), p. 72. 206 «...the result of the Party’s general insistence on keeping women out of political life, and therefore out of the essentially political mainstream activity of the NSDAP»: Stephenson (1978), p. 65.

partito a mantenere le donne fuori dalla vita politica, e quindi fuori dalle principali attività politiche della NSDAP».207 Nella sua definizione Ste-

phenson si richiama principalmente alle posizioni ideologiche del parti- to, il quale concepiva la donna esclusivamente come madre e, politica- mente, nella sola veste di elettrice; lo stesso Gregor Strasser del resto nei suoi scritti ufficiali proponeva una definizione del ruolo femminile che «a malapena si distanziava dalla dottrina tradizionale del partito e, anche quando vi erano piccole differenze, queste erano dettate dall’opportuni- tà politica».208 Nel suo long-seller Donne del Terzo Reich209 Claudia

Koonz riconosce nella militanza femminile alcune importanti spinte autonomiste sviluppatesi, secondo lei, grazie all’assenza di precisi vinco- li normativi e gerarchici per la NSF (rispetto ad esempio alle SA o alle SS) in relazione alla struttura generale della NSDAP; ciò permise lo svi- luppo di un movimento femminile nazionalsocialista (almeno in una prima fase) parallelo a quello maschile. Esso però – secondo Koonz – venne in seguito “neutralizzato” all’interno di una struttura burocratica che lo aveva reso fine a se stesso e privo di significato strettamente poli- tico.210 La lettura che Stephenson e Koonz danno della fondazione della

NSF, pur partendo da una premessa condivisibile, mette però eccessi- vamente in ombra il fatto che l’idea di costruire una specificità organiz-

207 Ivi, p. 71.

208 «...hardly deviated from traditional party doctrine, and even when there were mar- ginal differences they were dictated by the desire for political advantage»: Stachura (1983), p. 59.

209 Claudia Koonz, Donne del Terzo Reich, Firenze 1997; come nelle note precedenti, in questo lavoro si è deciso di utilizzare solo l’edizione tedesca del 1991, in quanto la traduzione italiana rispetto a questa reca notevoli tagli e riduzioni.

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zativa femminile nella NSDAP era stata fortemente sostenuta proprio dalle donne stesse, che vi vedevano forse l’ultima possibilità di essere veramente integrate in un sistema statale, così come mostrano le fonti presentate nei primi due capitoli di questo lavoro. Non va infatti sotto- valutato che, nel fragile contesto repubblicano, l’avanzata della NSDAP fu determinata da fattori molteplici, amplificati e resi dirompenti all’inizio degli anni Trenta dalla crisi economica mondiale;211 nel caso

delle donne quest’ultimi si sovrappongono e vengono rafforzati anche dalle cocenti delusioni cui la Repubblica le aveva costrette, restringen- done gli spazi e le possibilità di integrazione, o meglio, ostacolandone palesemente l’affermazione nel campo specifico del welfare. Con la NSF era invece nato un «movimento di rinnovamento femminile», che la propaganda proponeva come parte (per l’appunto integrante) di una struttura (il partito) che di lì a poco avrebbe costituito la spian dorsale del Terzo Reich. La NSF venne dunque salutata dalle donne dell’area

conservatrice e nazionalista, come una possibile via per risvegliare «le

forze femminili più profonde e rend[ere] la donna forte per il compito speciale del movimento di libertà della Germania che verrà»;212 obietti-

211 «Già prima della grande crisi la diagnosi della situazione era la seguente: tasso di disoccupazione permanentemente alto, basse quote di investimento, scarsa produtti- vità a fronte di salari relativamente alti, caduta dei prezzi e crescente indebitamento nell’agricoltura, bilancio dei pagamenti in negativo e deficit miliardario nella spesa pubblica»: Thamer (1993), p. 204. Si veda, oltre agli studi di Jürgen Falter già citati, anche Brian Ault, Joining the Nazi Party before 1930. Material Interests or Identity

Politics?, in «Social Science History», 2002, n. 2, pp. 273-310.

212 «...[eine] Frauen-Erneuerungsbewegung, die jene tiefsten Frauenkräfte wieder [erweckt] und die Frau zu den besonderen Aufgaben der Freiheitsbewegung des kommenden Deutschland stark [macht]»: Bundesarchiv Berlin, Grundsätze und orga-

nisatorische Richtlinien der Nationalsozialistischen Frauenschaft, linee guida sul lavoro

vo, come visto, fondante dell’intero processo di politicizzazione femmi- nile durante tutta la repubblica. Non poco influsso ebbe in questo sen- so, ad esempio, il Winterhilfsdienst (l’opera nazionalsocialista d’assistenza invernale), che Strasser considerava una delle colonne sulle quali costruire una vera e propria subcultura nazionalsocialista e che egli delegò completamente alle donne.213 Una certa tendenza da parte delle

donne a volersi integrare alla struttura del partito non sfugge comunque neanche a Claudia Koonz, che anzi rileva come alcune tra le “ideolo- ghe” del movimento, tra queste Sophie Rogge-Börner e Guida Diehl, fossero assolutamente convinte che Hitler, una volta al potere, non le avrebbe semplicemente rimandate ai fornelli (come sosteneva la “con- tropropaganda”); al contrario erano dell’opinione che la rivoluzione nazionalsocialista avrebbe aperto loro la strada a posizioni di rilievo e di potere nella politica e nell’amministrazione.214 Subito dopo però Koonz

relativizza questa sua osservazione, mettendo in risalto le (comunque non poche) militanti nazionalsocialiste sorprese e preoccupate dal man- tenimento sostanziale dell’assoggettamento della FA ai Gauleiter.215 In

tal modo però Koonz, forse per meglio corroborare la sua tesi dell’addomesticamento forzato della militanza femminile nella NSF, nella sua ricostruzione tende a marginalizzare eccessivamente il signifi- cato che una parte della FA dava alla collaborazione proprio con i Gau-

leiter; soprattutto le donne provenienti dalle FAG, ad esempio, vi vede-

vano un’importante via per diventare (volenti o nolenti) parte integrante

213 Così come intesa da Stachura (1983), p. 87. 214 Koonz (1991), p. 138.

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di quel blocco di potere che, intorno al 1932, i GL stavano mettendo in piedi per ampliare le proprie prerogative nei confronti dei Reichsleiter che stavano a Monaco.